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Social Housing |
Il tanto auspicato rilancio di Bagnoli, da anni
invocato da tutte le forze politiche e mai concretamente decollato,
sembra essere arrivato ad un punto di svolta. Lo dimostra l’attenzione e
l’impegno che l’Amministrazione comunale sta portando avanti, in
accordo con il Ministero dell’Ambiente e gli altri Enti Locali convolti.
L’obiettivo è arrivare al più presto alla formalizzazione di un atto,
sul quale faticosamente si è arrivati ad un accordo, che permetta di
sbloccare le risorse necessarie al primo vero ostacolo: la bonifica e la
riqualificazione ambientale. Il Ministro dell’Ambiente Galletti, nei
giorni scorsi, ha rassicurato i principali attori coinvolti sui fondi
necessari. Già 48 sono i milioni pronti ad essere investiti in tal
senso, mentre ulteriori sovvenzioni saranno reperite nella
programmazione dei fondi UE 2014/2020. Indubbiamente, la bonifica di un
territorio da più di venti anni martoriato e avvelenato da rifiuti
tossici rappresenta la condizione ineludibile da cui ripartire, ma la
riqualificazione dell’area ex Italsider di Bagnoli non può prescindere
anche da un ridisegno del tessuto urbano e da un ripensamento
dell’attuale offerta di edilizia residenziale. Proporre soluzioni
abitative innovative e, soprattutto, che superino il vecchio concetto
dei quartieri popolari quasi ghettizzati, è la strada giusta da seguire
per costruire anche a Bagnoli quartieri sempre più ecosostenibili.
L’housing sociale, che garantisce integrazione e benessere abitativo,
potrebbe essere dunque, la risposta giusta da dare ai cittadini. A
maggior ragione in un territorio in cui questa possibilità, negli anni,
sembra essere stata poco contemplata. L’housing sociale consiste
infatti, nell’offerta di alloggi e servizi abitativi a prezzi contenuti.
I destinatari sono i cittadini con reddito medio basso che non riescono
a pagare un affitto o un mutuo sul mercato privato, ma non possono
nemmeno accedere ad un alloggio popolare. I giovani dunque, potrebbero
essere i principali destinatari di questa offerta. Ecco perché nell’area
occidentale, se davvero l’Amministrazione comunale intende realizzare
la cosiddetta cittadella dei giovani, lo sviluppo urbanistico si deve
conciliare con l’esigenza di offrire a questi ultimi un incentivo a
rimanere nel proprio territorio. Le opere di housing sociale, nel
rispetto delle normative vigenti in materia e basandosi su sinergie
pubblico-private, potrebbero essere realizzate sui suoli su cui si
potrebbe già lavorare. Naturalmente, il punto è realizzare prodotti per
uso abitativo caratterizzati da una puntuale sostenibilità ambientale,
obiettivo realizzabile anche attraverso la valorizzazione di aree e di
complessi già edificati. La valorizzazione sarebbe indirizzata
prevalentemente su aree il cui contesto è caratterizzato da una presenza
di servizi e infrastrutture, tali da rendere il prodotto altamente
connesso alle funzioni del territorio. Va da sé che questo nuovo tessuto
urbano, fatto di abitazioni che ottimizzino l’uso delle risorse
climatiche e paesaggistiche, si inserisce, finalmente, in una nuova
cultura edilizia europea improntata sulla sostenibilità sociale,
economica ed ambientale. E’ il minimo che si possa fare per restituire
dignità ad un territorio che da anni è in attesa di essere
riqualificato.
di David Lebro
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