mercoledì 30 luglio 2014

Giovani laureati e lavoro: quale futuro in Italia?

Alla scoperta del Job Placement

Job Placement: un ponte tra università e mondo del lavoro
Cosa volete fare da grandi? A questa domanda da bambini rispondevamo con estrema facilità e sicurezza. Oggi, purtroppo, non appena si affronta il mondo universitario la certezza comincia a svanire. Si deve, infatti, fare i conti con un sistema universitario totalmente slegato dal mondo del lavoro e i nostri giovani laureati appaiono come un agglomerato di nozioni astratte: troppo studio e troppa poca esperienza lavorativa!
In quest’ottica, si pone il Job Placement: termine inglese che significa letteralmente “collocamento”, ma che, in realtà identifica tutte quelle attività volte a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di un professionista (consigli sul percorso formativo più adatto alle proprie ambizioni e attitudini, supporto nelle fasi di ricerca di un’occupazione e intermediazione con le aziende per la creazione di reali opportunità professionali). L’idea nasce proprio dall’esigenza di creare un ponte di collegamento tra il mondo dell’università e quello del lavoro. Compito difficile perché impone di favorire l’incontro tra domanda ed offerta in una congiuntura economica non certo facile come l’attuale, nella quale tanti giovani, spesso anche molto preparati, non riescono a trovare lavoro e sono troppo spesso costretti ad accontentarsi di un lavoro non confacente con il proprio percorso di studi. In questo contesto è importante per i giovani poter usufruire di un’informazione imparziale, chiara e di facile accesso. Il Job Placement, in particolare, si concentra su quest’ultima fase di formazione del laureato, che rappresenta il transito dall’università al mondo del lavoro, con l’obiettivo di ridurne i tempi e di realizzare contatti tra domanda e offerta, mirati alla migliore coincidenza tra le competenze dal laureato ed i profili professionali necessari alle aziende. Il Job Placement, infatti, da un lato, offre ai giovani informazioni sulle prospettive occupazionali, sui profili professionali acquisibili, sui servizi disponibili, sugli sbocchi professionali e sulle occasioni di formazione continua e di lavoro, dall’altro alle imprese, offre consulenza qualificata per l’analisi della domanda, per la selezione dei candidati in possesso dei profili professionali richiesti e per la gestione delle procedure di attivazione dei tirocini e dei contratti di apprendistato. Oramai, quasi tutte le università si sono adeguate a questa tendenza ed hanno istituito degli uffici “placement” ad hoc. La legge n.183 del 4/11/2010 ha poi sancito l’importante attività di intermediazione degli Atenei che pubblicano i curricula degli studenti sin dalla loro immatricolazione e fino a 12 mesi dalla laurea, allo scopo di consentire alle aziende accreditate di consultare in forma anonima e gratuita la banca dati nazionale dei curricula (www.cliclavoro.gov.it) ed una volta individuati quelli di interesse, di far riferimento diretto all’Ateneo di afferenza per avere contatti e maggiori dettagli. In Campania, a riguardo, si può citare l’ufficio placement dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, che attraverso il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, mira a favorire l'incontro fra i laureati dell'Ateneo, ai quali offre un supporto alla circolazione del curricula, e le imprese che usufruiscono così di un canale di contatto diretto per le attività di recruitment; oppure il servizio “Job&Placement” fornito dall’A.Di.S.U. Ateneo “Federico II” sul proprio sito web agli studenti iscritti a quell’ateneo e si propone come punto di riferimento per quanti sono impegnati nella difficile ricerca di un inserimento professionale adeguato alle proprie capacità e competenze. Ma, nonostante tutti i buoni auspici, la situazione concretamente non è delle migliori: le recenti indagini fornite dal Consorzio AlmaLaurea sottolineano che, benchè negli ultimi anni la condizione occupazionale sia migliorata, la disparità tra la situazione italiana ed europea resta elevata. Infatti, il nostro non sembra essere un paese per laureati se si considera che, nonostante la percentuale di questi sia del 27%, tra le più basse del mondo (negli Stati Uniti è al 40%), permangono ugualmente forti difficoltà di accesso al mondo lavorativo. La colpa principale è da attribuire a un mercato del lavoro ingessato e ingiusto in cui la percentuale di persone che trova lavoro grazie ad amici e conoscenti è passata in pochi anni dal 28% a oltre il 40%, i giovani che lo trovano grazie ai centri dell'impiego sono appena il 2,5%, gli addetti in Italia sono pochissimi, uno per ogni 150 disoccupati, contro 1/48 in Germania e 1/24 in Gran Bretagna.
Emerge, dunque, una triste controtendenza del nostro Paese: mentre il contrarsi dell'occupazione negli altri Paesi ha portato alla crescita della la quota di occupati ad alta qualificazione, da noi è avvenuto il contrario: ciò spinge sempre più i nostri giovani laureati a scappare all’estero rinforzando l'ossatura dei sistemi produttivi dei nostri concorrenti.

di Giovanna Cerbone

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