lunedì 24 novembre 2014

Terremoto 1980: a Napoli 52 vittime da non dimenticare

Una giornata per non dimenticare le vittime del terremoto che ha colpito duramente la Campania e la Basilicata, ma anche Napoli. Questo lo spirito della cerimonia di commemorazione, promossa e organizzata dall'associazione "Per migliorare", a cui ha preso parte anche il primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris, per ricordare in particolare, le 52 persone che hanno perso la vita in via Stadera, a Poggioreale (Napoli), in seguito al crollo di un palazzo residenziale.

Erano, infatti, le 19:34 di domenica 23 novembre 1980 quando una forte scossa di terremoto della durata di circa 90 secondi, con un ipocentro di circa 30 km di profondità, colpì una vasta area che si estendeva dall'Irpinia al Vulture, abbracciando le province di Avellino, Salerno e Potenza. Gli effetti di quell’oscillazione devastante, però, si estesero ad una zona molto più vasta, che interessava sostanzialmente tutta l'area centro-meridionale della penisola. Molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli, dove molti edifici erano a dir poco fatiscenti o lesionati da tempo. E proprio a Napoli, in via Stadera a Poggioreale si consumò una delle tante tragedie causate dal terribile terremoto.
 
Si tratta, sicuramente, di una giornata per riflettere sui limiti dell’azione umana di fronte alle calamità naturali e quindi sull’importanza del rispetto delle norme in materia di costruzione edilizia e sulla necessità di maggiori controlli, atti a limitarne il più possibile le conseguenze.

Come ha ricordato anche il sindaco de Magistris alla commemorazione: “è doveroso essere qui. La tragedia del terremoto è stata una ferita profonda per i parenti delle vittime e per la città. Una tragedia - ha sottolineato - a cui sono seguite tante occasioni mancate per la Campania e per Napoli perché dopo il sisma c'è stato un grande fiume di denaro pubblico che fu gestito complessivamente molto male".

Di fondamentale importanza, dunque, risultano essere le manifestazioni come questa, che vedono uniti tutti quelli che questa tragedia l’hanno vista consumarsi sotto i propri occhi con quanti, invece, l’hanno vissuta solo attraverso i racconti di un parente, perché aiutano a mantenere vivo il dolore di quella sera e alimentano la convinzione che tragedie come questa, ad oggi assolutamente evitabili, non si devono mai più riproporre.

La commozione e il forte trasporto che ancora oggi dimostra di sentire la comunità partenopea, che sempre numerosa partecipa a questa manifestazione che si perpetua già da diversi anni, ci spingono a chiedere, al Sindaco de Magistris, con grande premura e come portavoce di un chiaro e forte sentimento popolare, che questa giornata venga aggiunta nella lista delle Commemorazioni Ufficiali del Comune di Napoli come chiara espressione di una precisa volontà di non dimenticare.

di David Lebro 

Botteghe storiche: un patrimonio da tutelare e valorizzare

di David Lebro

Il centro storico, custode per antonomasia del tempo e della memoria, rappresenta il cuore pulsante della città. In esso si sono sempre concentrati arti e mestieri antichi, appartenenti ad un tempo passato. Oggi nei vicoli e nelle stradine che costeggiano questi luoghi si ritrovano tantissime botteghe che non fanno altro che tramandare e valorizzare elementi appartenenti alle storie delle singole città in cui essi sono calati. Ma nel corso degli anni altri negozietti di prossimità, sicuramente non equiparabili alla storicità dei primi, si sono aggiunti, confondendo chi passeggia per i suoi vicoli. In una sorta di eterogeneità senza fine, dunque, si sono mescolati realtà diverse per storia e tradizione. 

Anche nel centro storico di Napoli insistono diverse botteghe che hanno una tradizione centenaria e che rappresentano una forte testimonianza di valore. Tradizioni artigiane, tramandate di padre in figlio che mantengono alta la dignità e la consapevolezza dei propri usi e costumi. Per salvaguardare tali realtà era necessario dunque, disciplinarle in maniera diversa, tracciando le giuste differenze con gli altri esercizi commerciali, nati in epoca relativamente recente. 

S. Gregorio Armeno
Nei scorsi giorni il Consiglio comunale di Napoli ha approvato il Regolamento per la tutela, la promozione e la valorizzazione degli Esercizi e delle Botteghe storiche della città. Nello studio del Regolamento avevo notato che c’era una distinzione troppo piccola tra attività commerciali, attività artigianali e botteghe storiche, ecco perché sono intervenuto, con ausilio degli uffici preposti, per emendare alcuni punti del deliberato. 

In particolare, ho presentato tre emendamenti al Regolamento, tutti approvati all’unanimità dall’Assemblea, che vanno nella direzione di salvaguardare maggiormente le botteghe storiche cittadine, cercando di far emergere maggiormente le differenze tra queste e gli altri esercizi commerciali “esercizi di vicinato” che, naturalmente, non hanno pari valore come storia e tradizioni. 

Da oggi, dunque, grazie agli emendamenti approvati, tutte le botteghe storiche del Centro antico cittadino, connotate da particolare valenza storica, artistica e culturale, come quelle che mettono capo a liutai, tornieri, scultori o argentieri, saranno maggiormente tutelate, in linea con quanto previsto anche dalle ultime leggi regionali. 



La comunità ebraica di Napoli festeggia i suoi 150 anni

Un passo indietro per ricordarne la storia e le tradizioni

 di Francesco Spisso

Il 2014 è l'anno in cui ricorre il centocinquantesimo anniversario della Comunità Ebraica di Napoli.
La Sinagoga risale al 1864 ed ha sede nel palazzo Sessa, nel quartiere Chiaia, in via Cappella Vecchia 31. La presenza ebraica in questa città è però molto più antica (I sec. d.C.), ma l'alternarsi dei poteri determinò per gli ebrei il susseguirsi di periodi molto negativi, come in epoca angioina, ed altri maggiormente fortunati, come durante il Regno Aragonese.
Nel 1541, durante la dominazione spagnola, tutti gli Ebrei furono espulsi dal Regno di Napoli. Questo esodo fu enormemente significativo perchè gli Ebrei rappresentavano la parte più cosmopolita del Mezzogiorno d’Italia, avendo contatti economici e culturali al di là del Regno. Ciò portò serie conseguenze giacchè l'Italia meridionale fu ancor di più condannata ad un provincialismo che ancor oggi è purtroppo non ancora completamente superato. I Borbone fecero ritornare gli Ebrei a Napoli per un breve periodo (dal 1740 al 1747), e definitivamente dal 1831.
La Sinagoga di Napoli

La rinascita della Comunità ebraica di Napoli fu favorita dai banchieri tedeschi Rothschild, che concessero un grande prestito ai Borbone, che volevano che Ferdinando tornasse sul trono di Napoli. Nel 1821 fu aperta la prima filiale della banca Rothschild in Italia, la dimora di Kalmann Mayer Rothschild era l’attuale Villa Pignatelli e per molto tempo proprio qui fu ospitato un oratorio dove gli ebrei potevano svolgere funzioni religiose.
Dopo l’Unità d’Italia, essendosi molte famiglie ebree trasferite a Napoli, venne fondata la Comunità israelitica e furono presi in affitto i locali di Via Cappella Vecchia per le funzioni religiose. La Famiglia Rothschild ha generosamente partecipato alla vita della Comunità fino al 1900, anno della morte di Adolf Carl. Nel 1910 Dario Ascarelli, allora presidente, lasciò un'ingente somma di denaro, che sommata ai lasciti di altri iscritti, furono utilizzate per acquistare i locali attuali nel 1927.
A quei tempi gli Ebrei a Napoli erano circa mille, iniziando poi a diminuire lentamente nel tempo. Dopo la seconda Guerra mondiale a Napoli rimanevano circa 500 Ebrei, mentre oggi sono addirittura molto meno (circa 160), anche se dal 2006 bisogna aggiungere i nuovi iscritti della sezione di Trani.
Per celebrare l'anniversario della Comunità ebraica partenopea è stata organizzata una mostra presso la Biblioteca Nazionale di Napoli (12 novembre-12 dicembre 2014) e presso l'Archivio di Stato di Napoli (14 gennaio-28 febbraio 2015). Arredi liturgici, testi e documenti testimoniano la storia degli Ebrei a Napoli: è interessantissimo poter ammirare un raro incunabolo ebraico edito a Napoli nel 1492 e una grammatica ebraico-latina, pubblicata a Venezia nel 1522, ma scritta dall'esule del Viceregno Abramo de Balmes, che offrono testimonianze relative all'espulsione avvenuta intorno al 1510. Non mancano documenti relativi alla loro attività commerciale, come il primo negozio di battitura a macchina The Empire, la prima sala cinematografica di Mario Recanati, la fabbrica di biancheria Salvadore Campagnano, il setificio Senigallia, ecc. Sono presenti ovviamente documenti e fotografie riguardanti le leggi razziali e lo Shoah ed infine il periodo dal dopoguerra ad oggi, mettendo in risalto alcuni avvenimenti di grande importanza storica, come la prima visita di un uomo di Chiesa ad un luogo di culto ebraico, cioè quella del Cardinale Ursi alla Sinagoga di Napoli nel 1966.

Napoli nella Giornata Nazionale contro la violenza sulle Donne.

In città un ricco calendario di eventi per dire basta ad ogni forma di sopruso

di Ginevra Giannattasio 
Noi donne, considerate per molti secoli una proprietà dell'uomo, non aventi diritti, abbiamo lottato con dignità per la nostra autonomia e indipendenza, ma ancora oggi, dopo secoli, siamo vittime di abusi. L'O.N.U., nel 1999, ha così disposto una giornata Nazionale dedicata alle donne vittime di violenza, recepita in Italia solo nel 2005.

"Tana Libere Tutte" é lo slogan scelto quest’anno dal Comune di Napoli per celebrare e commemorare domani, 25 novembre, la Giornata Nazionale Contro la Violenza sulle Donne. Anche quest'anno, infatti, il Comune ha organizzato un calendario ricco di eventi per dire basta ad ogni forma di sopruso. Il sindaco Luigi de Magistris, insieme a tutta l'Amministrazione Comunale, ha voluto lanciare un forte segnale di solidarietà contro il femminicidio, ancora oggi protagonista delle pagine della nostra cronaca e ferita aperta della società.

L'interesse degli amministratori territoriali ad affrontare una tematica così delicata dal punto di vista sociale e culturale rappresenta già un palpabile segno di cambiamento e rinnovamento, nonché della volontà di non demandare, ma risolvere un problema. Il Comune di Napoli ancora una volta lancia un messaggio chiaro per la lotta contro la violenza femminile, sostiene le associazioni del terzo settore e rafforza gli sportelli sanitari che svolgono un ruolo decisivo per il recupero psico-fisico delle donne lese.

Domani dalle ore 9:00 alle 13:30 si terrà presso il Centro Antiviolenza del Comune di Napoli (Palazzetto Urban) l'evento "Fleurs International" nell’ambito del Progetto Rete Interistituzionale Antiviolenza "Figure professionali strategiche per la riduzione del rischio nella violenza domestica"; alle ore 10:00, presso la Sala del Consiglio Comunale, "Lui per lei", un ponte tra Napoli e New York contro la violenza sulle donne, seguirà alle 16:00 presso Castel Nuovo, Sala dei Baroni, l'incontro "Forum di discussione sui Centri Antiviolenza".

La V Municipalità ha inoltre, istituito centri per la raccolta di scarpe da donna, rigorosamente di colore rosso, per poi esibirle domani a piazza Vanvitelli come simbolo delle vittime. Si è scelto di emulare l'opera" Zapatos Rojos" dell'artista messicana Elina Chauvet, che nel 2009 esibì in segno di denuncia 33 paia di scarpe femminili rosse, tante quante le donne che persero la vita nel femminicidio del 1993 a Ciudad Juàrez. In Messico, tutt’oggi, sono rapite, stuprate, uccise dalle bande del posto centinaia di donne ogni anno, davanti all'indifferenza e al silenzio-assenso del governo locale. Rosso è il colore del sangue di tutte le donne che non ci sono più, la loro colpa più grande solo quella di essere nate donne, alcune di aver scelto l'uomo sbagliato, altre di essere nate sotto governi malati, altre solo di aver attraversato una strada troppo buia. Le scarpe rappresentano così i passi rubati al cammino di quelle donne, a cui è stata tolta la vita, ma non la loro anima. "Scarpe rosse per ricordare e non dimenticare."

E' possibile sconfiggere la violenza, smantellando il muro dell'omertà, terreno fertile dove si consuma il reato, questa volta insieme alle istituzioni e agli amministratori del territorio, per dare sostegno a chi si è rialzato, aiuto a chi ancora ha bisogno. La violenza si combatte con la cultura, con la sensibilizzazione nelle scuole, perciò l'Amministrazione Comunale ha pianificato diversi convegni in merito: alle ore 9:00, sempre nella Sala dei Baroni si terrà "La prevenzione: le Scuole raccontano", in cui interverrà il sindaco De Magistris; lo Sportello Rosa della Polizia di stato presenta invece il Progetto Aurora, nell'ambito del quale si terrà, presso il Liceo Mazzini, il dibattito tra studenti e servizi socio-sanitari del territorio "Servizi Territoriali: Esperienza e Confronto". Ammirevole è l'impegno dell'associazione "Plurale al femminile", in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura, che, alle 20:00 in Piazza Forcella metterà in scena frammenti di esperienza teatrale con le donne di Forcella.

Imperdibile infine, è l'appuntamento, che si svolgerà il giorno 26 novembre, alle 17:00, nella sala Silvia Ruotolo, in via Morghen 84, "Diciamo No alla Violenza Contro le Donne". La sera alle 19:00, ultima tappa, forse la più incisiva, della manifestazione, sarà il Corteo che partirà da via Luca Giordano per terminare a Piazza Degli Artisti. La fiaccolata è il passo per creare un momento catartico di unione e coesione tra concittadini, per condividere e alleggerire quel peso che ancora molte donne portano con sé, non facendole sentire sole e discriminate.

Il mezzogiorno nella crisi globale

Prospettiva euro-mediterranea per rilanciare lo sviluppo del Sud

di Michele Capasso

Nel corso dell’ultimo decennio il giudizio sulle politiche per il Mezzogiorno si è fatto sempre più severo. Gli scarsi risultati raggiunti hanno così favorito una riconsiderazione delle politiche di intervento straordinario e, più in generale, hanno avuto l’effetto di riaprire un dibattito pubblico, politico e culturale sulla questione meridionale e sugli squilibri Nord-Sud.
Il grave processo di deterioramento del capitale fisso, sociale e produttivo in atto nel Mezzogiorno ha avuto pesanti effetti sul mercato del lavoro ed ha inciso in modo determinante sulla ripresa di una rilevante ondata migratoria. E’ ancora molto forte e diffusa, infatti, in gran parte del Paese, la convinzione che i problemi dell’Italia coincidano in realtà con quelli delle zone forti e che basti rimettere in moto la locomotiva del Nord per fare ripartire l’Italia. In tal modo il pericolo è che si perda di vista, ancora una volta, la dimensione nazionale del problema meridionale e, per questa via, che si indebolisca il convincimento che sia necessario assicurare, al perseguimento dell’obiettivo dello sviluppo del Sud e della coesione del Paese, un impegno macroeconomico certo e duraturo nel tempo. E’ ancora insufficiente, d’altra parte, l’attenzione delle classi dirigenti meridionali alla dimensione strutturale e macro regionale dei fattori che sono alla base del gap di crescita registrato nell’ultimo decennio, rispetto al resto del Paese e alle altre regioni deboli della U.E.
Il rischio è che permanga la tendenza a privilegiare interventi diffusi sul territorio, in grado di accontentare le esigenze locali e/o congiunturali, rispetto ad interventi di più ampio respiro sulle condizioni del contesto economico e produttivo. Di contro, è auspicabile che i responsabili delle istituzioni e degli enti locali e territoriali adottino comportamenti che radicalmente si distacchino dalle insoddisfacenti esperienze del passato, che hanno largamente concorso a screditare le politiche meridionalistiche, a causa degli sprechi nella gestione delle cospicue risorse loro assegnate e dell’intrinseca debolezza delle scelte adottate nel merito degli interventi. 
Il Mar Mediterraneo visto dallo spazio
Le considerazioni sopra riportate acquistano una valenza particolare se vengono riferite alla situazione attuale del Mezzogiorno all’interno di un contesto territoriale più ampio qual è l’area del Mediterraneo. Il fatto che il Mezzogiorno italiano si trovi al centro di tale area geo-politica, che sta subendo profonde e tendenzialmente positive trasformazioni ed innovazioni, non deve costituire fattore di facile ottimismo, ma deve spingere verso scelte strategiche che sappiano utilizzare quanto di meglio è possibile per assolvere ruoli logistici incisivi, cioè ruoli reali e non solo declamati o sbandierati. Le regioni meridionali, in definitiva, devono porsi alla testa di un disegno progettuale nazionale, e fare delle scelte politiche, tecniche, infrastrutturali, logistiche, che tengano conto dei cambiamenti che si potranno verificare nel corso dei prossimi decenni nel Mediterraneo, nei Paesi europei e nei Paesi Nord-Africani e Medio-Orientali che lo circondano. 
La politica deve dimostrarsi capace di contrastare ogni possibile spreco nella progettazione e valutazione preventiva dei tempi e dei costi delle opere da realizzare, perché ogni spreco è da considerare nemico del bene comune. E questo soprattutto nelle realtà meno avanzate, e quindi oggi più deboli, verso le quali occorrono concreti interventi che siano nazionali e strategici, pensati sempre nell’ottica del futuro.
Nell’ attuale situazione storica, dunque, per una macro regione grande quanto l’insieme del Mezzogiorno, ciò si può garantire solo in una prospettiva economica e geo-politica che sappia guardare insieme all’Europa e al Mediterraneo.

lunedì 17 novembre 2014

CAAN: fallimentare gestione Diana su mercato ittico

di David Lebro

Un modo barbaro e fallimentare di portare avanti trattative e concertazioni, questo è l’atteggiamento che ha contraddistinto Lorenzo Diana nella gestione della problematica del mercato ittico di Napoli, mercato che, a quanto pare, neanche questo Natale ritornerà nella storica sede di Duca degli Abruzzi.

Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni dal Sindaco e dall’Assessore Panini e le chiare indicazioni del Consiglio comunale sul rientro, in tempi brevi, dei mercatali nella loro originaria struttura, c’è da registrare un comportamento totalmente negativo da parte del Presidente Diana, non curante di qualsiasi sistema di relazioni istituzionali. Risultano quasi incredibili, infatti, le pretese che, nel corso della chiusura della mediazione, Diana ha avanzato ai mercatali, proponendo formule contrattuali del tutto atipiche, come l’assurda richiesta di procedere allo scomputo dei lavori dal canone accessorio solo a partire dal terzo anno, di avere come deposito cauzionale sul contratto ben 4 mensilità, a differenza delle 2 di solito richieste o, in relazione alla durata, di non assumere la formula del “6 più 6” fermandosi solo ai primi 6 anni. Insomma, sembra proprio che il Presidente Diana invece di favorire il rientro si stia impegnando al massimo per ostacolarlo e proseguire una trattativa senza fine.

Il sindaco dovrebbe intervenire al più presto per rimuovere ogni difficoltà che, di volta in volta, il Presidente Diana pretestuosamente solleva e impegnarsi a sanare questa logorante e scandalosa situazione che si è venuta a determinare negli ultimi 2 anni. Si, perché è opportuno ricordare, che la “vicenda” del mercato ittico a tanto risale e la lunga battaglia portata avanti dal Consiglio comunale lo testimonia.

Come dimenticare la commozione dell’Aula consiliare di via Verdi nonché quella dei mercatali tutti, il giorno in cui è stato approvato l’importante Ordine del giorno, condiviso da tutti i consiglieri, con il quale si stabiliva che non sarebbe mutata la destinazione d'uso della struttura di Duca degli Abruzzi a mercato del pesce fresco. In quell’atto venne sancito, inoltre, che si sarebbe provveduto alla sua completa riattazione secondo le prescrizioni dell'ASL, dando la momentanea disponibilità agli operatori, per il tempo necessario allo svolgimento dei lavori, di poter usufruire delle strutture messa a disposizione dal CAAN di Volla. Con tale documento si confermava, infine, la necessità di continuare ad utilizzare il tavolo tecnico come strumento di confronto e concertazione tra le parti con l’obiettivo di ottimizzare tempi e snellire procedure. Ad oggi, purtroppo, non resta che registrare il fatto che, non solo nonostante lo sforzo di tutti, Il Presidente Diana continua ad ostacolare il percorso di ritorno degli operatori del mercato ittico di Napoli nella loro sede di piazza Duca degli Abruzzi, ma cerca anche di allungare inesorabilmente i tempi, non curante delle difficoltà e dei problemi di un settore, come quello dell’ittico, trainante per l’intera economia cittadina.

mercoledì 12 novembre 2014

Napoli: Paura al Vomero, ma i cittadini si ribellano

di Alessia Nardone

I cittadini napoletani dimostrano ancora una volta la volontà di ribellarsi alla camorra, uniti e senza paura. Questa volta la protesta nasce in due quartieri cosiddetti della “Napoli bene” scossi da un episodio che ha ferito e preoccupato molto tutti gli abitanti della zona.
 
Comunemente considerate zone “franche” rispetto alle faide di camorra, domenica 9 in tarda sera hanno assistito ad un misterioso agguato che appariva proprio come un avvertimento, una subdola manifestazione della presenza sul territorio di qualcuno a cui dover dar conto. Uomini a bordo di potenti moto, almeno tre, sfrecciando sulle strade che collegano i due quartieri hanno seminato il panico sparando all’impazzata. Proiettili sono stati trovati conficcati nella carrozzeria di numerose auto in sosta, in alcune vetrine di negozi e in un portone. Dalle prime impressioni dell’Arma militare dei Carabinieri, che sta eseguendo l’indagine, i colpi sono stati sparati ad altezza d’uomo. In molti hanno vissuto quei momenti di terrore, ai quali per fortuna o per “miracolo” – sarebbe il caso di dire – non sono seguite vittime. Sull’accaduto sono in corso le indagini per identificare i responsabili, anche avvalendosi della video-sorveglianza pubblica e privata presente in zona. Molti sospetti ricadono su quello che sembra essere stato un particolare accanimento dei malfattori su un palazzo e che guida verso una pista che riporta a due clan di camorra e che accende l'allarme rosso per una zona storicamente estranea alle faide riconducibili alla criminalità organizzata.
 
Le indagini sono ancora in corso ma i cittadini non perdono tempo e decidono di organizzare una passeggiata, da Piazza Immacolata a Piazza degli Artisti, per la legalità della quale si sono fatti promotori Libera e la FAI. L’iniziativa tenutasi il sabato successivo, ha goduto dell’adesione di tanti cittadini, oltre duecento i partecipanti, provenienti anche da altre zone della città. Presenti i rappresentanti delle forze dell'ordine di polizia e carabinieri.

Intanto il Sindaco Luigi De Magistris, sempre attento a queste tematiche, giustifica con queste parole la sua assenza: “Solo la concomitanza della firma del protocollo d'intesa per la Nunziatella - un atto di straordinaria importanza per la città - mi ha impedito di sfilare al Vomero assieme ai miei concittadini."

"Sono certo che le Forze dell'Ordine, che sono impegnate in prima linea nel garantire sicurezza ai cittadini, sapranno dare una rapida risposta sull'episodio assicurando alla giustizia i responsabili." Questo il commento finale del primo cittadino.

Ricordiamo questa passeggiata per ricordare tutte le manifestazioni, individuali e collettive, che hanno visto protagonisti i cittadini italiani, per sottolinearne l’onesta, la dignità, la saggezza e il coraggio.

lunedì 10 novembre 2014

Luigi de Magistris torna a palazzo san giacomo

Già pronto il ricorso del Ministero dell’Interno al Consiglio di Stato

di Michele Capasso
Il Prefetto di Napoli ha deciso di impugnare l’ordinanza del Tar Campania che ha consentito a Luigi de Magistris di tornare alla guida di Palazzo San Giacomo. Anche due associazioni avevano già proposto ricorso al Consiglio di Stato avverso il provvedimento del Tar al fine di ottenere nuovamente la sospensione di de Magistris da Sindaco della città partenopea. I ricorsi saranno discussi in camera di consiglio il prossimo 20 novembre dalla III Sezione del Consiglio di Stato.

Ad oggi il Tar, rimandando la palla alla Consulta, consente al Sindaco di tornare in carica. Se la Consulta dichiarerà incostituzionale parte della legge Severino, de Magistris potrà continuare a svolgere le funzioni di Sindaco. In caso contrario, il Tar passerà all’esame delle contestazioni di merito sul provvedimento del Prefetto, finora non valutate. E si aprirebbero due strade: una sentenza favorevole a de Magistris per un vizio del provvedimento prefettizio o una contraria. In quest’ultimo caso, il Tar ripristinerà la sospensione da Sindaco.
A giudizio del Presidente della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro, serviranno circa 6-7 mesi, perché la Consulta esamini la vicenda.
Se la legge Severino è incostituzionale, può deciderlo solo la Corte Costituzionale.
Il Tar Campania, sul ricorso presentato da Luigi de Magistris, ha comunque deciso di inviare gli atti alla Consulta per non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli articoli 10, primo comma, lettera c) e 11, primo comma, lettera a) del decreto legislativo 235/2012 e ha sospeso l'efficacia del provvedimento del Prefetto di Napoli. La prima sezione del Tar della Campania, Presidente Cesare Mastrocola, era stata sollecitata ad esprimersi sul ricorso presentato da de Magistris contro il provvedimento del Prefetto che lo scorso primo ottobre lo aveva sospeso dalla carica di Sindaco del capoluogo partenopeo in base alla legge Severino.
Il Tar ha quindi accolto la richiesta di sospendere l’efficacia del provvedimento del Prefetto, che a sua volta aveva sospeso de Magistris dalle funzioni di Sindaco dopo la condanna penale in primo grado (un anno e tre mesi per abuso d’ufficio commesso quando era PM a Catanzaro, nel 2007, acquisendo tabulati telefonici di alcuni parlamentari).
La legge Severino, varata dal governo Monti alla fine del 2012, prevede la sospensione del Sindaco condannato per una serie di reati, tra cui l’abuso d’ufficio. All’indomani della condanna di de Magistris, il Ministro degli Interni Angelino Alfano aveva annunciato la sospensione in Parlamento: «Le statuizioni del decreto legislativo 235/2012 appaiono chiare e del resto hanno trovato applicazione in due casi analoghi». Nelle ore successive, il Prefetto aveva firmato il provvedimento. Ma de Magistris aveva subito presentato ricorso al Tar. Il Tar ha paralizzato quel provvedimento del Prefetto perché ha un dubbio sulla costituzionalità della legge Severino, chiede alla Consulta di risolverlo e nel frattempo restituisce a de Magistris le funzioni di Sindaco.
Il dubbio di incostituzionalità riguarda la presunta retroattività della legge Severino. Secondo il Tar, la norma della legge applicata per de Magistris potrebbe violare gli articoli 2, 4, 51 e 97 della Costituzione. In sintesi: de Magistris è stato eletto Sindaco di Napoli nel 2011, quando la legge Severino non esisteva e una condanna in primo grado per abuso d’ufficio non impediva di diventare Sindaco.
Anche Berlusconi invocò l’incostituzionalità della legge Severino «perché retroattiva» e gridò allo scandalo. Ma il Senato non si rivolse alla Corte Costituzionale per dirimere la questione, come pure chiedevano alcuni giuristi tra cui Nicolò Zanon, recentemente nominato da Napolitano giudice costituzionale, e quindi presto chiamato a decidere sulla stessa legge Severino. Ma il Tar Campania precisa che il suo dubbio riguarda il caso di un soggetto condannato con sentenza non definitiva.
Finora, la stessa norma era stata applicata per altri Sindaci e Consiglieri comunali, senza che alcun Tribunale ne mettesse in dubbio la costituzionalità. De Magistris ha sollevato quattro questioni di incostituzionalità. Tre, come già fatto da altri tribunali in altri casi, sono state bocciate. Una, inedita, accolta. La Costituzione non pone limiti temporali alle eccezioni di costituzionalità, purché siano rilevanti e fondate.


martedì 4 novembre 2014

Napoli: il Consorzio Chiaja illumina le strade del quartiere

di Gennaro Tullio

Si illumina il quartiere Chiaia di Napoli e da quest’anno la luce è più forte grazie al Consorzio Chiaja, nato proprio allo scopo di migliorare il quartiere. In Consorzio, infatti, si è fatto promotore dell’illuminazione di tutte le strade secondarie che interessano la zona per l’intero periodo natalizio.

L’ambizioso progetto, curato dall'Art Director del Consorzio Roberta Bacarelli e con l'aiuto dei rappresentanti di strada, Simona Spatarella, Anita Sisimbro, Claudia Catapano, Sara Lubrano, Maria di Pace, Paola Aisler, Roberta Mango, Sergio D'Abundo, Maurizio Tassieri, Massimo di Porzio e Paolo di Rienzo, Grazia Acunzo, ha coinvolto i consorziati e molte altre attività commerciali, che si sono tassati per pagare le luminarie che, dal 20 novembre all' 8 gennaio, illumineranno quelle strade che di solito restavano al buio.

Così, oltre alle strade principali illuminate dal Comune (via Morelli, via Filangieri, via dei Mille, via Vittoria Colonna, piazza dei Martiri, via Chiaia, piazza Vittoria e piazza Amedeo) anche le altre del quartiere Chiaja finalmente saranno accese a spese dei commercianti. Parliamo di: via Carlo Poerio, via Bisignano, via Vannella Gaetani, via Cavallerizza, via Alabardieri, vico Belledonne, vicoletto Belledonne, via Nisco, via Carducci, via San Pasquale, via Fiorelli, via s. Teresa, via Ferrigni, piazzetta Rodinò.

Una delle luminarie installate nel quartiere Chiaja
Giovedì 20 novembre è prevista grande folla in piazza dei Martiri, alle ore 17, per il fatidico momento dell’accensione delle luminarie, celebrate con un brindisi offerto da La Caffettiera. Chiaja non è solo shopping ma è anche solidarietà ed è per questo che il Consorzio ha scelto come testimonial dell'accensione delle luminarie padre Calogero, parroco della Chiesa di Santa Caterina, una persona speciale che con semplicità ed efficienza svolge il suo lavoro nel quartiere. Ogni giorno nella sua parrocchia c'è una mensa per 30 poveri dove ad ora di pranzo viene servito da volontari del quartiere un pasto completo. Si è pensato di creare una sinergia tra il consorzio e la parrocchia per la mensa e le molteplici iniziative di padre Calogero. Tutti i consorziati potranno donare cibo, abiti e scarpe e lo si potrà fare con regolare bolla di consegna in modo da avere il rimborso dell'iva.

“Domenica”, dice il Presidente del Consorzio, Carla della Corte, “ascoltando l'omelia di padre Calogero sono rimasta colpita dalla semplicità e dalla forza delle sue parole con cui spronava tutti noi a non criticare solo le inefficienze altrui, dello Stato e del Comune, ma di unirsi e cercare ognuno nel proprio piccolo di aiutare la collettività a migliorare. Questo mi piacerebbe che diventasse lo spirito del Consorzio: Uniti, senza inutili critiche, per migliorare!"

lunedì 3 novembre 2014

Napoli: al via il grande progetto UNESCO - Centro Storico

di Alessia Nardone

Con l’annuncio dell’avvio del restauro della Cappella Santa Maria Assunta dei Pignatelli, situata in Largo Corpo di Napoli, al termine di via Nilo, ha inizio la concreta attuazione del Grande Progetto Unesco - Centro storico di Napoli. Tale Progetto, finalmente al via, prevede numerose opere di recupero e ri-funzionalizzazione del patrimonio monumentale, dichiarato per il suo valore storico e culturale, patrimonio dell’umanità.
 
Esterno Cappella Santa Maria Assunta
In merito, l'Assessore regionale Edoardo Cosenza, che ha la delega del Presidente Caldoro al coordinamento dei Grandi progetti e gli Assessori comunali Carmine Piscopo (Urbanistica e Centro storico Unesco) e Mario Calabrese (Lavori pubblici, Infrastrutture e Grandi progetti), rendono noto:

"E' stata consegnata questa mattina all'impresa che eseguirà i lavori, l'area di cantiere per l'intervento di recupero, adeguamento funzionale e restauro della cappella S. Maria dei Pignatelli a Largo Corpo di Napoli che rientra nel Grande progetto Unesco-Centro Storico di Napoli e vale 700mila euro". E continuano: "Andiamo avanti con le procedure per fare in modo che tutti i lotti abbiano inizio al più presto. E' stata infatti appena pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale anche la gara per i lavori di restauro, adeguamento funzionale ed impiantistico e miglioramento degli standard di sicurezza e fruizione della Farmacia Storica Complesso ospedaliero degli Incurabili, che rientra nel Grande progetto Unesco-Centro storico di Napoli".
Nello specifico i lavori previsti nella cappella Santa Maria Assunta edificata dalla famiglia Pignatelli di Toritto riguarderanno principalmente il restauro dell'apparato decorativo interno, con la pulitura ed il consolidamento delle lastre di marmo dei rivestimenti verticali, ma anche il restauro della volta a incannucciata, degli stucchi, delle cornici e delle decorazioni pittoriche delle volte. Infine saranno restaurati anche le pavimentazioni in marmo e in cotto.

Ricordiamo che la cappella, risalente alla metà del XIV secolo, fu costruita dalla famiglia Pignatelli quale cappella privata da annettere al proprio palazzo e in epoca recentemente donata all’Università Suor Orsola Benincasa con l’obbligo di restauro e riapertura al pubblico.

Tale preziosissima struttura in stile barocco fu restaurata ed ampliata una prima volta nel 1477 e successivamente nel 1736, periodo in cui Fedele Fischetti realizzò le bellissime decorazioni delle volte e il ritratto dell’Assunta sull’altare maggiore. A fine restauro da ammirare ci sarà anche il rinascimentale sepolcro di Carlo Pignatelli realizzato da Angelo Aniello Fiore, situato alla sinistra dell’altare maggiore e nel lato opposto la cappellina risalente al XVI, con paramento marmoreo e volta emisferica.

In una Napoli sempre più affollata di turisti non vediamo l’ora di poter fare ammirare tali bellezze, delle quali purtroppo anche il popolo napoletano non ha potuto godere per molto tempo, nella speranza che incuria e immondizia siano presto sostituite da storia, cultura e bellezza.

Città metropolitana: presentata prima bozza regolamento

di David Lebro

In questi giorni abbiamo assistito alla prima seduta consiliare della Città Metropolitana di Napoli, il nuovo Ente che, per effetto della legge Delrio ha sostituito la Provincia partenopea. Ma cos’è la legge Delrio? E’ la cosiddetta legge 56 del 7 aprile 2014 che, nello spirito di riordino e semplificazione degli Enti Locali, ridisegna confini e competenze delle amministrazioni.

Il territorio della Città metropolitana coincide con quello della “ex Provincia”, ma il comma 6 della Legge prevede tuttavia, per i Comuni delle Province limitrofe, la possibilità di aderire ad una Città metropolitana, previo parere positivo della relativa Regione. Una delle novità più rilevanti riguarda senz’altro il fatto che viene abolita completamente la vecchia modalità di elezione dei consigli e delle giunte provinciali, diventando elezioni di secondo livello. In pratica non sono più i cittadini a votare e ad eleggere direttamente i propri rappresentati, ma i sindaci e i consiglieri che rientrano nell’area metropolitana.

In particolare, i nuovi organi della Città Metropolitana sono:

  • il Sindaco metropolitano che di diritto è il Sindaco del Comune capoluogo,
  • il Consiglio metropolitano, eletto a suffragio ristretto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della Città Metropolitana,
  • la Conferenza metropolitana, composta dal Sindaco metropolitano e da tutti i sindaci dei 92 Comuni appartenenti alla Città Metropolitana.
 
Il Consiglio è l’organo di indirizzo e controllo, che approva regolamenti, piani, programmi e può adottare o meno gli atti sottoposti dal Sindaco metropolitano. Ha anche potere di proposta dello statuto e poteri decisori finali per l’approvazione del bilancio.

La Conferenza metropolitana invece è competente per l’adozione dello statuto e ha potere consultivo per l’approvazione dei bilanci. Lo statuto può attribuirle poi altri poteri propositivi e consultivi.

Ritornando a Napoli, l’obiettivo, a questo punto, è sicuramente mettersi al lavoro, cercando di ottimizzare il più possibile i tempi. Fortunatamente, nel corso della prima seduta è già stata presentata una prima bozza di regolamento provvisorio per il funzionamento del Consiglio metropolitano. Un punto di partenza per iniziare subito a disciplinare tempi, modi, strumenti e attività da svolgere in questa fase costituente. Indubbiamente, favorire la coesione istituzionale nel processo di costruzione del nuovo Ente e condividere con tutte le forze politiche e sociali la redazione dello Statuto devono essere gli obiettivi principali, ma per andare in questa direzione bisogna lavorare tutti insieme, sin dal primo momento, nel rispetto di tutte le sensibilità esistenti. Anche con chi non ha trovato degna rappresentanza in Aula e con tutte le parti sociali, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria che vogliono offrire il proprio contributo. Solo ascoltando e coinvolgendo tutti si potrà far sì che i cittadini si sentano davvero partecipi nella costruzione di questo nuovo organismo, lo considerino realmente uno strumento operativo efficace e, soprattutto, capace di intercettare i bisogni del territorio.