di David Lebro
Lo dipingono tutti come un uomo sobrio, riservato, schivo. Dotato di grande equilibrio, saggezza e lungimiranza. Garante della Costituzione e della legalità e un profondo conoscitore delle dinamiche istituzionali e politiche. Questo, in sintesi, il ritratto del neo presidente, Sergio Mattarella che, dopo aver superato abbondantemente il quorum, da qualche settimana, si è insediato al Palazzo del Quirinale. Principale regista della sua candidatura è senza dubbio Beppe Fioroni che, insieme al Vicesegretario PD Lorenzo Guerini, ha visto in Mattarella, sin da subito, la persona giusta per trovare la più ampia condivisione possibile tra le forze politiche.
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Sergio Mattarella |
Emblema del cattolicesimo democratico incarnato da Aldo Moro, il vero punto di riferimento del suo agire politico, Mattarella ha sempre lavorato, come lui, in punta dei piedi e sempre con la massima discrezione e autorevolezza. Un presidente, dunque, apparentemente poco in sintonia con lo stile mediatico al quale siamo ormai abituati, e più propenso ad evitare i riflettori che ad attirarli.
La formazione cattolica, l’impegno sociale, la politica, quella che all’inizio non ha rincorso, ma nella quale si è ritrovato quasi per necessità all’indomani dell’omicidio del fratello Piersanti, hanno profondamente segnato il percorso di vita di Mattarella. E proprio l’ansia di rinnovamento della classe dirigente, fortemente auspicata dal fratello, e la volontà di continuare a portare avanti quel cammino ha fatto scattare in lui la molla dell’impegno politico.
“Occorre recuperare credibilità e questo vuol dire soprattutto moralità” ricordava al congresso della DC del 1984. La necessità di ripartire proprio dalla questione morale rendeva bene l’idea della caratura morale dell’uomo. Soprattutto perché fare politica in quegli anni significava saper “mediare”, resistere alle provocazioni delle lobby di potere e mantenere la schiena dritta, nonostante il contesto difficile e le tensioni sociali in atto.
La formazione cattolica, l’impegno sociale, la politica, quella che all’inizio non ha rincorso, ma nella quale si è ritrovato quasi per necessità all’indomani dell’omicidio del fratello Piersanti, hanno profondamente segnato il percorso di vita di Mattarella. E proprio l’ansia di rinnovamento della classe dirigente, fortemente auspicata dal fratello, e la volontà di continuare a portare avanti quel cammino ha fatto scattare in lui la molla dell’impegno politico.
“Occorre recuperare credibilità e questo vuol dire soprattutto moralità” ricordava al congresso della DC del 1984. La necessità di ripartire proprio dalla questione morale rendeva bene l’idea della caratura morale dell’uomo. Soprattutto perché fare politica in quegli anni significava saper “mediare”, resistere alle provocazioni delle lobby di potere e mantenere la schiena dritta, nonostante il contesto difficile e le tensioni sociali in atto.
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Aldo Moro |
Si può affermare con forza che Mattarella ha attraversato la storia della Repubblica Italiana. Una vita trascorsa nella Democrazia Cristiana. Eletto per la prima volta in Parlamento nel 1983, da sempre nella corrente di Moro, la più a sinistra della sinistra della Dc, è stato tra i protagonisti della nascita del Partito Popolare Italiano insieme con Beniamino Andreatta e Rosi Bindi. Prima nella Margherita, poi tra i fondatori dell’Ulivo. Più volte ministro, membro della Consulta, padre della storica legge elettorale che segnò la svolta in senso maggioritario, negli anni, Mattarella ha lasciato il segno e lo ha fatto sempre con la calma che lo caratterizza.
Nei giorni scorsi anche il Wall Street Journal ha voluto celebrare l’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. E lo ha fatto sottolineandone l’unicità della leadership, già rinvenibile nel suo discorso di insediamento e il conforto per la notizia che in Europa ci sia ancora un Paese “che ha la volontà di affrontare i maggiori problemi del nostro tempo”. Non è un caso che proprio nel discorso alle Camere abbia toccato temi importanti come la crisi economica, la necessità di correre sulle riforme e portare avanti politiche di crescita, il rispetto della Costituzione e dei diritti civili. E ancora la Resistenza, il rispetto della legalità, la lotta alla criminalità organizzata e alla mafia, ma anche quella alla corruzione e all'evasione fiscale. Come molti hanno notato, anche se Mattarella non lo ha mai citato apertamente, Moro è stato ben presente in quei 35 minuti di discorso e ne ha costituito il riferimento culturale, politico ed etico.
Il nuovo Presidente, insomma, anche alla luce dell’ampia maggioranza con cui è stato eletto, ha tutte le carte in regola per fare la differenza e da uomo del Sud, di certo, non farà mai mancare il suo contributo al nostro territorio.
Nei giorni scorsi anche il Wall Street Journal ha voluto celebrare l’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. E lo ha fatto sottolineandone l’unicità della leadership, già rinvenibile nel suo discorso di insediamento e il conforto per la notizia che in Europa ci sia ancora un Paese “che ha la volontà di affrontare i maggiori problemi del nostro tempo”. Non è un caso che proprio nel discorso alle Camere abbia toccato temi importanti come la crisi economica, la necessità di correre sulle riforme e portare avanti politiche di crescita, il rispetto della Costituzione e dei diritti civili. E ancora la Resistenza, il rispetto della legalità, la lotta alla criminalità organizzata e alla mafia, ma anche quella alla corruzione e all'evasione fiscale. Come molti hanno notato, anche se Mattarella non lo ha mai citato apertamente, Moro è stato ben presente in quei 35 minuti di discorso e ne ha costituito il riferimento culturale, politico ed etico.
Il nuovo Presidente, insomma, anche alla luce dell’ampia maggioranza con cui è stato eletto, ha tutte le carte in regola per fare la differenza e da uomo del Sud, di certo, non farà mai mancare il suo contributo al nostro territorio.