lunedì 2 febbraio 2015

Maschere e colori: Carnevale a Napoli tradizione vecchie e nuove

di Alessia Nardone

Il carnevale è la festa che per eccellenza rappresenta il connubio tra il Sacro e il profano. Giorni in cui ci si può sbizzarrire con scherzi, travestimenti e tanto gioioso divertimento. Ogni città ha una maschera tradizionale ma anche un modo per festeggiarlo, dalla tavola alle strade. Le prime informazioni sul carnevale napoletano risalgono al XVI secolo e ci sono pervenute grazie all’opera “Ritratto o modello delle grandezze, delle letizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli”, scritta dal Marchese Giovan Battista del Tufo. Una festa riservata all’alta aristocrazia napoletana, la quale ben mascherata aderiva a tornei, balli e battute di caccia al toro. Presto però anche il popolo, affascinato dalle mascherate decide di scendere nelle piazze e nei vicoli per festeggiare. Costumi tradizionali e travestimenti stravaganti, giochi, orge, canti osceni e ricchi di doppi sensi fino alla rappresentazione volgare delle commedie popolari.
Pulcinella
Nel Cinquecento nasce anche Pulcinella, tipica maschera napoletana. Un personaggio creato da Silvio Fiorillo per la sua commedia “La Lucilla costante con le ridicole disfide e prodezze di Policinella”. Una maschera che per certi aspetti incarna perfettamente un certo tipo napoletano che riesce a sorridere ai problemi, schernendo pubblicamente i potenti di cui racconta segreti e malefatte. Scaltro, irriverente ma anche emblema della peggiore cialtroneria, tipicamente italiana. Da qui «l’Italia è il Paese di Pulcinella» per intendere una nazione ritenuta poco seria soprattutto all’estero e soprattutto dal punto di vista politico.

In perfetto stile Pulcinella, il carnevale a Napoli oggi è festeggiato nei luoghi più bui, nei vicoli dei quartieri più arretrati e malfamati, come se i cittadini in quei giorni volessero ridere e sorridere alle avversità, sbeffeggiando con suoni e colori il resto della città. Creare una “tradizione” in un quartiere “senza storia” è partito tutto da questo obiettivo di Felice Pignataro e sua moglie Mirella che assieme ai loro Gridas (Gruppo risveglio dal sonno) decisero di organizzare, nel 1983, il primo Carnevale del quartiere Scampia. Oggi giunto alla XXXIV edizione il Corteo di Carnevale di Scampia riscuote sempre più interesse da parte sia dei napoletani che da gente proveniente dal resto dell’Italia. Ogni anno viene scelto un tema sociale di attualità, per questo 2016: «CONTINENTI E CONTENUTI ovverossia LA DERIVA DEGLI INCONTINENTI … ASPETTANDO LA PANGEA», in riferimento ai contrasti e alle guerre tra Stati, l’unica soluzione pare essere la Pangea, un supercontinente primordiale, verso cui ri-tendiamo, o ci piacerebbe tendere, per non avere più distanze né barriere fisiche e mentali.

Ma se carnevale dura una settimana perché accontentarsi di un solo corteo? Ed ecco che per la sua undicesima edizione il Carnevale di Montesanto, affronta il tema delle paure: “La paura di ciò che è diverso. La paura del presente, la paura del futuro. La paura delle guerre e delle bombe. La paura di crescere troppo in fretta. La paura dei confini e delle barriere. La paura di cambiare o di restare sempre uguali. Conosci la tua paura, sconfiggi i tuoi mostri… ARUAP arrevotamm’a paura!”

Alla sesta edizione il Carnevale di Materdei sceglie di puntare tutto su un incoraggiamento a fare di più per il proprio quartiere: “Voliamo liberi senza FRONTIERE. Abbelliamo il MONDO, cominciando dal nostro QUARTIERE…”

Alla prima edizione, invece, Bagnoli, sempre in lotta per la riqualificazione del quartiere, decide in questa occasione di far scendere in campo noti e meno noti Supereroi. A detta degli organizzatori anche Jeeg Robot è contrario al commissariamento e pronto a combattere.

Sulla scia, quest’anno, anche Forcella e i Quartieri Spagnoli danno vita a diverse attività laboratoriali tese alla costruzione di carri allegorici e maschere. Un modo stimolare la creatività dei più piccoli, per discutere di temi importanti e insegnare l’arte del riciclo.

Tra tradizioni vecchie e nuove speriamo di salvare la lasagna del martedì grasso e Pulcinella, ma allo stesso tempo puntiamo al futuro incoraggiando la nascita di nuovi Cortei di quartiere.

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