giovedì 19 febbraio 2015

Nel mirino del Jobs act i contratti di lavoro “flessibili”

I contratti atipici sotto la lente di ingrandimento del Consiglio dei Ministri

di Alessandro Coccia

Mancano pochi giorni al terzo atto della riforma del lavoro, che avrà come obiettivo quello di porre correttivi alla disciplina dei contratti a termine. I primi due decreti attuativi del Job Act (la Legge n. 183/2014), hanno riguardato rispettivamente l'introduzione della figura del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e la nuova Aspi (assicurazione sociale per l'impiego), che ha allargato la fruizione del sussidio di disoccupazione anche ai co.co.pro e ad altre tipologie contrattuali alle quali tale istituto era, prima, precluso. Il Consiglio dei ministri del 20 febbraio si occuperà di dare un'altra fondamentale risposta all'esigenza sociale di rilanciare lo sviluppo occupazionale del paese attraverso un azione di contrasto al fenomeno del “precariato”. Saranno, quindi, analizzati al microscopio i rapporti di lavoro “atipici”, detti anche “flessibili”. Grande, pertanto, è l'attesa relativa al testo del provvedimento che si andrà a discutere ed approvare. Numerose sono le indiscrezioni che circolano a riguardo, tuttavia il documento non è stato ancora divulgato. «L’obiettivo è quello di promuovere il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, per effetto del mix tra maggiore flessibilità in uscita e incentivi, contrastando l’area grigia dei contratti parasubordinati, che mascherano rapporti di subordinazione» con queste parole si è espresso il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Il provvedimento dovrebbe, pertanto, ridurre drasticamente le tipologie contrattuali, secondo l'orientamento del Jobs act di privilegiare come forma di assunzione il contratto a tempo indeterminato. A tal fine si dovrà prevedere un periodo ponte tra le due discipline nel quale disciplinare la dismissione dei contratti flessibili ancora attivi.
Così sembra dall'interpretazione di una nota del Presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano della Camera dei Deputati nella parte in cui afferma che: “Ci auguriamo ...che venga prosciugato il mare delle forme di assunzione precarie e che aumenti il numero degli occupati. In questo contesto diventa del tutto naturale cancellare il lavoro coordinato e continuativo ed a progetto, gli associati in partecipazione, il lavoro ripartito e a chiamata, nonché’ ridurre a 24 mesi la durata massima del contratto a termine. Ci auguriamo che il Consiglio dei ministri di venerdì prossimo vari queste misure dando senso compiuto e coerenza agli interventi del Governo sul mercato del lavoro”. Pare infatti che il governo si appresti a intervenire sulla continuità e sulle proroghe dei contratti a termine riducendo il termine massimo da 36 a 24 mesi e abbassando il numero massimo di rinnovi da 5 a 3. Nell'ordine del giorno dell'adunanza del 20 febbraio si troverà spazio per correggere il nuovo regime delle partite Iva come si deduce dalle dichiarazioni del Ministro del lavoro Giuliano Poletti rilasciate ad un convegno con i militanti del Pd di Torino e i vertici piemontesi di Confindustria e dei sindacati. L'intenzione di intervenire sulla disciplina dei lavori autonomi è stata confermata anche il giorno di San Valentino dal Presidente del Consiglio con un tweet e ribadita dallo stesso Renzi in un intervista alla radio, dove annunciando di presentare la riforma fiscale nel CDM del 20 febbraio ha dichiarato che "nei decreti delegati sul fisco c'è anche lo spazio per modificare in meglio le norme sulle partite Iva”.

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