mercoledì 22 luglio 2015

La crisi colpisce ancora…ed è sempre il Sud a pagarne le conseguenze

di Teresa Uomo

L’Italia sembra essere fuori dalla crisi, ma il Sud rimane sempre più indietro. Un Paese che già dagli ultimi mesi dell’anno scorso sta emergendo dalla crisi faticosamente. I segnali sono però deboli e la disoccupazione di lunga durata ha un’incidenza maggiore sui senza lavoro.
La crescita si concentra nel Centro e nel Nord, mentre il Mezzogiorno sprofonda, con una perdita di mezzo milione di occupati dall’inizio della crisi.
Il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, afferma: “la dimensione del problema è tale che, se non si recupera il Mezzogiorno alle dimensioni di crescita e sviluppo su cui si sta avviando il resto del Paese, sviluppo e crescita non potranno che essere penalizzati rispetto agli altri Paesi”.
La crisi, dunque, ha accentuato l’uso/abuso del part-time, come forma di sottoccupazione. L’inizio di ripresa migliorerà solo leggermente una situazione che rimane ancora negativa. Continua a crescere la disoccupazione di lunga durata. Sono i giovani a pagare il prezzo più salato e più alto di questi ultimi anni di crisi.
L’istruzione paga. Una situazione decisamente migliore per chi ha un livello di istruzione più alto, mentre la crisi ha falcidiato i meno istruiti.
Il Sud rimane indietro. Le aree del Mezzogiorno si caratterizzano per una consolidata condizione di svantaggio legata a condizioni di salute, carenza di servizi, disagio economico, disuguaglianze sociali, scarsa integrazione degli stranieri residenti.
La crisi colpisce ancora il meridione, maggiormente le fasce più deboli, giovani, famiglie a basso reddito e donne. Ad una riduzione dei posti di lavoro e ad una precarizzazione della vita corrisponde una diminuzione dei consumi. A Sud si concentra maggiormente la perdita di lavoro determinata dalla crisi. Quello che allarma è il dato che riguarda i giovani tra i 15 e i 34 anni. Queste perdite toccano anche i giovani altamente formati.

Studiare serve soprattutto ad emigrare. Esistono due fasi di emigrazione: la prima riguarda lo studio: un giovane su quattro dei giovani meridionali studia al Nord e di questi, due su tre trovano lavoro al Nord. La seconda concerne i laureati. Laureati meridionali che hanno cambiato residenza verso il Nord. Esiste un flusso migratorio sempre più crescente verso il Nord. Ad andarsene sono soprattutto i giovani più dinamici e qualificati in cerca di migliori opportunità di formazione e opportunità professionali. Un fenomeno che è causa e conseguenza dell’impoverimento economico e culturale del Mezzogiorno.

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