di David Lebro
La
vicenda dell’ICI-IMU sulle scuole paritarie ha generato non poche
polemiche. Anche se parlare solo di polemiche o di interpretazioni
ideologiche sembra quasi riduttivo. A scatenare l’attenzione pubblica,
la recente sentenza della Corte di Cassazione che, accogliendo il ricorso del Comune di Livorno, ha disposto il pagamento dell’Ici non versato dal 2004 al 2009 alle scuole paritarie.
Sostanzialmente, la sentenza crea il presupposto giuridico per cui gli
Enti locali, per esigenze di bilancio, potranno richiedere alle stesse
il pagamento di quella che oggi chiamiamo Imu. Il rischio che si
intravede è quello della chiusura di tanti istituti che, considerati i
bilanci già in rosso, non riuscirebbero più a coprire le spese
necessarie per la gestione.
Anche se la Cassazione ha subito chiarito che la sentenza non obbliga a pagare,
poiché non si tratta di una sentenza definitiva, ma di annullamento con
rinvio al giudice competente e l’onere di provare il carattere non
commerciale dell’attività spetta agli istituti, indubbiamente, apre una
riflessione su una giudizio che sottovaluta o ignora alcuni concetti
fondamentali. Proviamo ad elencarne alcuni. Innanzitutto, il diritto
costituzionale all’istruzione, che deve essere garantito a ogni
cittadino, e il diritto alla libertà di scelta delle famiglie per quanto
riguarda l’insegnamento. Ma anche il fatto che le scuole paritarie
non solo non sottraggono risorse alla scuola pubblica, ma garantiscono
un notevole risparmio per casse dello Stato. Bisogna tener presente,
infatti, che il costo medio di un iscritto ad una scuola paritaria per
lo Stato è nettamente inferiore rispetto ad un iscritto ad una pubblica.
E, come ha sottolineato anche Monsignor Galatino, Segretario generale della CEI,
a fronte dei 520 milioni che ricevono le paritarie, che ad oggi
accolgono circa un milione e 300 mila allievi, lo stesso Stato risparmia
oltre 6 miliardi e mezzo di euro. Va da sé che sarebbe davvero un
paradosso, nonché una follia, costringere alla chiusura questi istituti
che, a maggior ragione in tempi di crisi, risultano fondamentali. Altra
riflessione, necessaria da fare, riguarda le finalità e il contesto in
cui sorgono le scuole paritarie. Forse si ignora che la maggior parte di esse sopperiscono alla mancanza di una struttura pubblica.
Basti solo pensare al fatto che la percentuale più alta delle scuole
paritarie è rappresentata dalle scuole dell’infanzia, un settore dove lo
Stato, dall’Unità ad oggi, è sempre stato inadempiente.
Il nodo che si è creato, ricorda il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, riguarda il concetto ente commerciale,
perché se una scuola che chiede una retta, tra l’altro irrisoria, viene
definita a prescindere attività commerciale, senza considerare
l’utilità pubblica delle attività che presta in settori di attività
considerati di interesse generale e senza scopo di lucro, allora si apre
un enorme vaso di pandora. Insomma il punto è che il tema è così
complesso da non poterlo ridurre a delle categorie assolute.

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