venerdì 25 settembre 2015

Emergenza criminalità a Napoli: quali soluzioni?

di Antonio Cimminiello

L’episodio più recente risale ad alcune ore fa. Un giovane, la cui “colpa” è stata quella di fare footing nei pressi del Bosco di Capodimonte, si trova attualmente all’ospedale in prognosi riservata per aver reagito ad un tentativo di rapina. L’ultimo episodio di una escalation di violenza che si è abbattuta su Napoli, ma che forse evidenzia ancora di più il rischio che lentamente sembra concretizzarsi: il rischio di vedere messa a repentaglio la stessa civile convivenza.

La Polizia di Stato sulla scena di un crimine
Pazzesca è stata la spirale di omicidi che da qualche mese a questa parte ha interessato la città partenopea, dalla Sanità a Forcella passando per Pianura e Fuorigrotta. Impressionanti le modalità utilizzate, ma a cadere sono sempre più under 20, espressione di una delinquenza che vuole andare oltre i confini della microcriminalità, “conquistando” quartieri e piazze a dispetto delle vecchie gerarchie camorristiche, e quindi una delinquenza disposta a tutto, sparando all’impazzata anche contro persone incolpevoli, come probabilmente il 17enne Gennaro Cesarano, ucciso nel quartiere Sanità.

Comprensibile lo sdegno della popolazione -quella onesta- a fronte di dichiarazioni e scelte politiche in apparenza palesemente insufficienti. Qual è infatti la risposta delle istituzioni? Qualcosa è cambiato in questi mesi, ma l’improvvisa mole di violenza attuale sembra rendere ciò impercettibile. Negli ultimi anni è cresciuto il numero delle telecamere di videosorveglianza installate, grazie soprattutto all’utilizzo dei Fondi PON 2000-2006 e 2007-2013, ma ciò non basta: ad Aprile 2015 ben 110 telecamere su 140 risultavano fuori uso per carenza delle risorse necessarie per la loro manutenzione, il che ha portato all’isolamento di alcuni quartieri, tra cui proprio la Sanità, teatro del recente omicidio Cesarano (dove a quanto pare non risulterebbe neanche la presenza di telecamere). Anche il più incisivo intervento delle forze dell’ordine, grazie alla predisposizione di operazioni ad hoc quale ad esempio “Alto Impatto”, ha permesso a Napoli di posizionarsi al 32mo posto tra le città italiane più sicure, sopra Milano, ma l’efferata violenza degli episodi recenti ha messo in secondo piano anche tale progresso.

Malumori ha suscitato la scelta del Ministro degli Interni Angelino Alfano di inviare a Napoli “solo” 50 agenti, a fronte di episodi che tendono a ripetersi in un territorio complessivamente molto vasto. Sul tema così si è espresso il Governatore della Campania Vincenzo De Luca: “la camorra c’è, ma contiamo di avere a disposizione gli strumenti in grado di contrastarla”, parole alle quali si accompagna l’intenzione dell’Ente regionale di dar seguito a un appalto già espletato dalla precedente amministrazione regionale attraverso l’inizio, nei prossimi giorni, dei lavori per le telecamere che interesseranno zone nevralgiche quali San Gregorio Armeno, via Duomo, ed altre zone del centro storico, cui seguirà la definizione con le forze dell'ordine, Questura e Prefettura, di un piano da finanziare con i fondi europei per estendere il più possibile la videosorveglianza.

L’effettiva sinergia tra istituzioni forse può rappresentare la vera arma efficace per far si che anche le più semplici attività realizzatrici della persona umana possano tornare ad esplicarsi in quella sicurezza che deve essere propria di ogni contesto civile. E questo, nonostante Napoli non sia Baghdad, o quanto meno, non lo sia ancora.

Nessun commento:

Posta un commento