di Antonio Cimminiello
Una linea di trasporto ferroviario che garantisce la mobilità di più di 25 milioni di passeggeri l’anno merita attenzione. Se poi essa finisce per collegare una città come Napoli alla sua ampia provincia e a territori di importanza strategica, come Pompei e Sorrento, quest’attenzione deve essere triplicata. Si sta parlando della ex-Circumvesuviana, dal 2013 incorporata nell’EAV, la holding partecipata dalla Regione Campania: un colosso dal patrimonio netto di circa 10 milioni di euro, che aumentano a quasi 300 se si considera il valore complessivo di produzione, ma al tempo stesso gravato da una situazione debitoria che ha inevitabilmente inciso sulla qualità del trasporto soprattutto avuto riguardo alla città partenopea e relativa provincia. E, probabilmente, l’attenzione di cui si è detto non c’è stata, trattandosi di una situazione che perdura ormai dal 2012, nonostante alcuni interventi istituzionali, tra cui lo stanziamento di 80 milioni di euro per la ristrutturazione dei treni ad opera del governo Caldoro.
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Il treno della Cumana andato a fuoco |
Nel frattempo questa paralisi cosa ha causato? Le conseguenze sono all’ordine del giorno. E se da un lato la miriade di corse cancellate all’ultimo momento produce ormai uno scoramento quotidiano per chi ha bisogno di una celerità quanto meno da Paese civile per soddisfare i propri bisogni, lo stato stesso delle infrastrutture e dei mezzi utilizzati- ormai vetusti, continuamente in officina e pure oggetto di raid vandalici- va ben oltre il suscitare una semplice arrabbiatura. A volte, purtroppo, il rischio è quello di mettere a repentaglio la stessa incolumità dei passeggeri, basti ricordare che solo 2 mesi fa ha preso fuoco un treno della Cumana, in servizio da più di 50 anni). Per quanto riguarda la ex Circumvesuviana poi, per la quale sono in circolazione appena 50 treni, il problema sembra essere anche organizzativo. Non ha avuto seguito infatti l’invito, rivolto al personale tecnico-amministrativo, a presentare domanda volontaria per svolgere un’attività straordinaria di controlleria soprattutto presso le stazioni maggiormente colpite dal problema dell’evasione. Nessuna domanda è stata presentata, dopo che già negli anni scorsi si era cercato quanto meno di incrementare il personale addetto al controllo dei titoli di viaggio (oggi ridotto a sole 60 unità) prima con un piano di qualificazione del 2013 e poi, addirittura, con l’affidamento di tale riorganizzazione ad una società esterna, ugualmente senza successo. Questo nulla di fatto, grave in quanto concernente un problema delicato quale la lotta ai “portoghesi” -il cui numero neanche la riorganizzazione dei titoli di viaggio sembra aver ridimensionato- dimostra anche il clima di sfiducia riguardante lo stesso personale dell’ente, alla pari dell’utenza già provato da continua tensione anche a causa di voci di possibili tagli.
“Il sistema dei trasporti in Campania è da ricostruire. Occorrono qualificate risorse umane ed ingenti risorse finanziarie in un progetto chiaro che coinvolga i lavoratori ed i cittadini”: così all’atto di insediamento e in maniera lungimirante si era espresso il nuovo presidente dell’EAV Umberto De Gregorio. I fondi ordinari e straordinari già erogati da Regione e Governo nazionale con contratto di servizio e “piano Voci” rappresentano soltanto un primo passo. Ci vuole ancora tanto, per evitare la perdurante e ingiustificata compromissione di un diritto -la libertà di muoversi strumentale allo sviluppo della propria personalità- che la Costituzione tutela.
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