giovedì 19 novembre 2015

Alluvione nel Sannio: la voglia di ripartire

di Antonio Cimminiello

Solo poche settimane fa una straordinaria ondata di maltempo ha messo in ginocchio gran parte della Campania. La regione sannitica è stata quella che ha dovuto fare i conti con le conseguenze più gravi: case inondate d’acqua, strade diventate torrenti di fango, e fiumi tracimati. Dovendosi anche registrare la morte di alcune persone. Questi ed altri effetti sono dovuti all’incidenza di molteplici fattori.

Effetti dell'alluvione
A prescindere dalla straordinarietà dell’evento naturalistico- 140 mm di pioggia circa caduti in poche ore- c’è però l’amara sensazione che sia mancata negli anni un’esatta valutazione del rischio idrogeologico, il quale, del resto, attanaglia larga parte del Belpaese: l’alluvione ha comportato lo straripamento dei fiumi Calore e Tammaro, i cui argini non avevano mai ricevuto un’adeguata manutenzione territoriale- con la predisposizione di canali di sfogo e strutture similari- nonché un’adeguata attività di ripulitura. Non a caso, la Procura della Repubblica di Benevento ha ipotizzato il reato di “inondazione colposa”.

A ciò si aggiunge il black-out che ha praticamente fatto saltare la linea fognaria beneventana, ben cinque punti della rete stradale provinciale e l’intera zona industriale in località Pantano: segno di una infelice pianificazione urbanistica e tenuta delle infrastrutture, che, di certo, non può trovare scusante nella violenza della natura.

Infine, si registra l’assenza di un’interazione istituzionale che quanto meno avrebbe potuto contenere l’impatto del disastro: tristemente nota è la polemica mediatica che ha visto protagonisti il sindaco di Benevento Fausto Pepe e ed il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Per il primo cittadino, infatti, la comunicazione della Protezione Civile non avrebbe evidenziato il rischio, visto che “…il bollettino con allerta a livello arancione, tradotto, significa piogge moderate e non certo alluvione…” mentre per il capo della Protezione Civile “quel territorio era in allerta” ma “bisognerebbe capire cosa prevedeva per quel livello di allerta il piano comunale”.

Nonostante tutto la voglia di ripartire è stata più forte dello scoramento, e senza dubbio meritano un plauso le iniziative solidali che, immediatamente, sono state messe in campo per salvare soprattutto le realtà economiche e produttive fiore all’occhiello del Sannio: dall’hashtag #SaveRummo a salvaguardia dell’omonimo pastificio operante con successo fin dal 1846, fino a “Prendici così”, l’invito ad acquistare bottiglie di vino di Solopaca salvate dal fango.

Nel frattempo, a seguito dell’approvazione dello stato d’emergenza, il Consiglio dei ministri ha destinato 38 milioni agli interventi relativi ai danni, dopo lo stanziamento di un milione di euro deciso a seguito della riunione operativa tenutasi in prefettura a Benevento con i sindaci del beneventano ed i vertici regionali.

Tutto ciò può solo dare impulso ad un’attività di ricostruzione e riordino che si prospetterà imponente. Ma, a fronte di centinaia di milioni di euro di danni, 4000 aziende ferme e una produzione agricola bloccata, secondo le stime, per almeno cinque anni, si comprende come prevenzione e coordinamento possano fare molto più di iniziative emergenziali.

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