martedì 22 dicembre 2015

Slitta il bando del concorsone per la scuola. Attesa anche per il nuovo TFA

di Antonio Ianuale



Sono giorni di attesa per i docenti precari, che sperano di ottenere l’agognata cattedra, superando il prossimo concorsone per la scuola pubblica. Il bando per il nuovo concorso a cattedra doveva essere bandito entro il 1 dicembre, come disposto dalla Legge 107, più conosciuta come La Buona Scuola, ma tutto è stato bloccato per la riforma delle classi di concorso. Queste modifiche rispondono all’esigenza di aggiornare lo schema delle classi di concorso che risale addirittura al 1989. Nella nuova bozza dello schema per le classi di concorso, oltre all’aggiornamento e all’accorpamento di alcuni corsi di laurea, ne vengono introdotti di nuovi, con l’ aggiunta di undici nuove materie.

Una nuova disciplina sarà la lingua italiana per gli stranieri, contrassegnata dal codice A23, mentre grande attenzione è stata riservata al liceo musicale dove saranno introdotte nuove classi di concorso. I laureati in Scienze Politiche, tagliati fuori nel precedente schema potranno insegnare diritto ed economia se in possesso dei crediti nelle discipline di diritto pubblico generale, istituzioni di diritto privato, diritto amministrativo e diritto commerciale. Il Consiglio di Stato ha però bocciato la riforma delle classi di concorso, bloccando l’uscita del bando e chiedendo al Miur un approfondimento in merito. L’uscita del bando adesso dovrebbe concretizzarsi nell’anno nuovo, ma il contenuto del bando è già ipotizzabile, con un buon margine di certezza: in palio ci sono 63mila e 700 cattedre, i bandi saranno tre, uno per la scuola dell’infanzia e della primaria, uno per il sostegno e l’ultimo per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Potranno accedervi solo i docenti abilitati, tramite il TFA o il PAS, i laureati in Scienze della formazione primaria che hanno conseguito la laurea dopo il 2010/2011 secondo il vecchio ordinamento, i diplomati magistrali, i "congelati" Ssis. Per i docenti che aspirano ad entrare nelle scuole medie e superiori, sembra scongiurata la prova preliminare, che invece sarà il primo ostacolo per gli aspiranti docenti per la scuola dell’infanzia e per la primaria.

La prova scritta sarà una novità: va in pensione il tradizionale compito scritto, che lascia il passo alla prova computer-based, svolta quindi al computer. La prova orale invece non ha subito mutamenti: sarà la simulazione di una lezione frontale. Chi vincerà il concorso sceglierà l’ambito territoriale e non più la scuola di destinazione. In attesa di cominciare il lungo percorso verso l’insegnamento ci sono anche i freschi laureati e i docenti che non sono in possesso dell’abilitazione, che invece attendono il bando del Tfa, percorso obbligato per partecipare al prossimo concorso della scuola del 2018.



Il bando era previsto per gennaio, ma lo spostamento del concorso a cattedra, ha ritardato anche l’uscita del bando per il terzo ciclo Tfa, adesso atteso per il mese di febbraio. Non dovrebbero esserci sorprese, con la formula ormai standard: sarà richiesta una laurea vecchio ordinamento o una laurea specialistica/magistrale riconosciuta con i crediti necessari all’insegnamento; un diploma Isef valido per l’insegnamento per il Tfa di Scienze Motorie; o titoli di studio non rientranti in quelli previsti dal d.m. 39/98 e 22/2005 ma ad essi equipollenti. Potranno partecipare anche i congelati Ssis in soprannumero e i docenti di ruolo o già in possesso di abilitazione per una classe di concorso diversa da quella che intendono conseguire. Per l’iter del tfa sarà prevista una prova preliminare composta da 60 domande a riposta multipla, sulla classe di concorso di appartenenza e sull‘analisi linguistica di articoli di giornale e/o saggi, una prova scritta in base alle specifiche classi di concorso, una prova orale, dove l’aspirante docente dovrà simulare una lezione frontale, proprio come nel concorso a cattedra. Gli aspiranti docenti sperano che l’anno nuovi porti i tanto desiderati bandi del concorso scuola e del tfa, ma intanto conviene cominciare già a studiare perché le prove si preannunciano molto selettive ed impegnative.

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