di Antonio Ianuale
«Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario». Queste poche parole di Primo Levi, tratte da "Se questo è un uomo", evidenziano la necessità di ricordare e documentare la persecuzione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. A tale scopo nel 2005, l’ONU ha designato il Giorno della Memoria che cade ogni 27 gennaio, data dell’entrata ad Auschwitz dell’Armata Rossa, che ha portato alla scoperta delle violenze subite nel famoso campo di concentramento.
L’Italia celebra il giorno della Memoria secondo gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000. Secondo l’art. 1 «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». L’art. 2 invece, sottolinea che: «In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere».
Forse non tutti sono a conoscenza dell’intreccio tra la città di Napoli e il popolo ebraico, così la ricorrenza può essere occasione per rievocare e scoprire una dolorosa pagina della nostra storia. La comunità ebraica di Napoli, infatti, è tra le più antiche d’Italia: i primi insediamenti risalirebbero al I secolo d.C., la prima sinagoga tra il X e il XII secolo. La popolazione ebraica aumentò sensibilmente, ma il clima mutò rapidamente, fino al 1510 quando il re Ferdinando ordinò la cacciata degli ebrei dal Regno di Napoli. Nel 1541 gli ebrei furono tutti espulsi dal Regno. Re Carlo permise il rientro degli ebrei nel 1740, ma solo sei anni dopo furono nuovamente espulsi. Il rientro definitivo si avrà nel 1831 anche grazie all’interessamento della famiglia di banchieri tedeschi Rothschild.
L’attuale sede della comunità ebraica, con annessa Sinagoga, si trova in alcuni locali del palazzo Sessa, al n. 31 del vico Santa Maria a Cappella Vecchia, e fu inaugurata il 19 giugno del 1864, grazie all’appoggio proprio dei Rothschild. La comunità ebraica di Napoli è una delle ventuno comunità ebraiche in Italia e nel 2014 ha festeggiato il suoi 150 anni di storia.
Una pagina triste e molto dolorosa riguarda le deportazioni subite durante la seconda guerra mondiale, argomento del libro di Nico Pirozzi “Traditi - Una storia della Shoah napoletana”. Nelle pagine del sociologo napoletano, esperto della storia del popolo ebraico sono tracciate le storie di 25 ebrei napoletani che, deportati, hanno trovato la morte nei campi di concentramento nazisti. Tra le vittime c’era anche la piccola Luciana Pacifici, nata a Napoli nel 1943. Nello stesso anno la piccola venne deportata insieme alla famiglia, spedita al campo di concentramento di Auschwitz. Non vi arriverà mai, perché morirà di stenti durante il viaggio.
Nel novembre scorso l’amministrazione comunale ha dedicato una via alla memoria di Luciana Pacifici. Non una via come le altre, ma la via che portava il nome di Gaetano Azzariti, presidente del Tribunale della razza fascista. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris commentò in quell’occasione: «la nostra è una città di pace e noi vogliamo continuare nel nostro processo di costruzione di una città votata alla pace. Si al dialogo e si ai ricordi utili ad evitare nuovi conflitti». Una nota di colore si aggiunge al quadro descritto: il Calcio Napoli venne fondato dall’imprenditore Giorgio Ascarelli, ebreo.
L’Italia celebra il giorno della Memoria secondo gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000. Secondo l’art. 1 «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». L’art. 2 invece, sottolinea che: «In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere».
Forse non tutti sono a conoscenza dell’intreccio tra la città di Napoli e il popolo ebraico, così la ricorrenza può essere occasione per rievocare e scoprire una dolorosa pagina della nostra storia. La comunità ebraica di Napoli, infatti, è tra le più antiche d’Italia: i primi insediamenti risalirebbero al I secolo d.C., la prima sinagoga tra il X e il XII secolo. La popolazione ebraica aumentò sensibilmente, ma il clima mutò rapidamente, fino al 1510 quando il re Ferdinando ordinò la cacciata degli ebrei dal Regno di Napoli. Nel 1541 gli ebrei furono tutti espulsi dal Regno. Re Carlo permise il rientro degli ebrei nel 1740, ma solo sei anni dopo furono nuovamente espulsi. Il rientro definitivo si avrà nel 1831 anche grazie all’interessamento della famiglia di banchieri tedeschi Rothschild.
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L'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz |
Una pagina triste e molto dolorosa riguarda le deportazioni subite durante la seconda guerra mondiale, argomento del libro di Nico Pirozzi “Traditi - Una storia della Shoah napoletana”. Nelle pagine del sociologo napoletano, esperto della storia del popolo ebraico sono tracciate le storie di 25 ebrei napoletani che, deportati, hanno trovato la morte nei campi di concentramento nazisti. Tra le vittime c’era anche la piccola Luciana Pacifici, nata a Napoli nel 1943. Nello stesso anno la piccola venne deportata insieme alla famiglia, spedita al campo di concentramento di Auschwitz. Non vi arriverà mai, perché morirà di stenti durante il viaggio.
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La targa della via intitolata a Luciana Pacifici |
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