lunedì 25 gennaio 2016

Trasporti: aumenti in vista per autostrade, voli ed alta velocità

di Danilo D'Aponte

Anno nuovo, aumenti nuovi, è questo il costante feeling con cui vengono accolti ogni anno i viaggiatori, che lo siano per lavoro o per diletto, e non è mai una bella accoglienza. Proprio questo mese mi sono occupato del paventato aumento del pedaggio ad opera della Tangenziale di Napoli, che va vista in un'ottica generale di aumenti autostradali. Il Ministero dei Trasporti ricorda, però, di avere chiesto ai concessionari di prorogare anche per il 2016 gli sconti per i pendolari, e fa sapere inoltre che l’aumento dei pedaggi delle autostrade riguarda solo 6 tratte su 26, essendo stati congelati gli altri aumenti, proprio come per il caso dell'arteria cittadina campana.

Non va meglio a chi utilizza voli, perché, come sottolinea il Codacons, gli aumenti interesseranno, e molto, anche il costo dei biglietti aerei, a cui sarà aggiunta un'addizionale comunale di 2,50 €. Il quadro generale è esposto proprio dal presidente del Codacons, Carlo Rienzi: «per le autostrade si registrano aumenti medi dello 0,86%, ma per molte tratte i rincari sono solo sospesi e potrebbero essere sbloccati a breve. A ciò si aggiungono pesanti aumenti tariffari anche per i treni: per l'alta velocità sono scattati l'1 gennaio 2016 rincari medi dei biglietti del +2,7% che raggiungono quota +3,5% su alcune tratte molto utilizzate dai viaggiatori come la Roma-Milano», e si è già detto dell'addizionale comunale sui biglietti aerei.

Freccia rossa
Trenitalia, l'azienda delle Frecce, specifica che i ritocchi riguardano «solo le Frecce» rosse, argento e bianche. Rienzi vede il tutto come una vera e propria stangata, quella che subiranno i cittadini, perché dalle loro tasche usciranno 1,4 miliardi di euro in più, solo alla voce trasporti, e ci sono altre associazioni che dichiarano che gli aumenti saranno invece circa 2,4.

Ma sono giustificati tali aumenti? La domanda è cruciale dall'ottica non solo dei consumatori, ma anche dei commercianti, i quali sanno che a un ulteriore aumento delle loro spese non potrà per forza corrispondere un aumento dei costi dei loro prodotti, pena l'ulteriore stop degli acquisti, che già in generale non vanno benone, come dimostra un po' ovunque la partenza lenta dei saldi.

E perché si innesca questa catena? Beh, perché il trasporto dei beni di consumo su gomma la fa da padrone nel commercio italiano. Allora la risposta alla domanda di sopra è “nì”, perché di recente si è assistito a una lieve diminuzione del costo del greggio, a cui è seguito, ancora più lentamente, una diminuzione del costo dei carburanti, rispetto a qualche tempo fa, dove entrambe le cose sembravano schizzare all'impazzata (anche a causa di tumulti in Oriente, in zone cruciali per l'estrazione della materia prima). Ma può sembrare più giustificato se si analizza il caso del trasporto su rotaie, dove ingenti sono stati i costi di ammodernamento delle reti ferroviarie veloci, e non è un caso che Trenitalia si sia affrettata a specificare che, dal canto suo, solo quelle tratte sarebbero state interessate dagli aumenti.

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