venerdì 26 febbraio 2016

Le radici di un successo: il "MADE IN Italy"

di Germana Guidotti

Il ‘Made in Italy’ è l'emblema del modello di industria all'italiana che si è imposto a livello internazionale e che è (stato) al centro dell'attenzione generale. Attenzione però, perché se da un lato si è rivelata foriera di studi approfonditi e riflessioni di tipo sociologico, antropologico, statistico, economico, culturale, aventi come oggetto proprio l’indagine sulle radici del successo del ‘marchio Italia’, dall’altro ha fatto sì che si sviluppasse, ahimè, la tendenza all’imitazione, alla copia.



Tale modello può vantare una lunga e per molti versi esaltante stagione di successi, e negli ultimi anni è riuscito, per merito soprattutto delle imprese d'avanguardia, a migliorare le proprie performances sotto il profilo tecnico-produttivo, organizzativo manageriale, del marketing e della creatività. Tuttavia, da qualche tempo il ‘Made in Italy’ sembra avere perso il proprio caratteristico slancio e fatica ad allinearsi alla nuova e più agguerrita concorrenza internazionale. Si trova, pertanto, ad attraversare una fase di riorganizzazione, di riassetto al proprio interno, nel tentativo di recuperare in primis una maggiore efficienza nella gestione delle varie fasi di cui si compone la catena del valore-prodotto (marketing, comunicazione, produzione-distribuzione e logistica); in secondo luogo sta cercando la via migliore per ri-lanciare se stesso come brand sui mercati internazionali, in seno ai quali appare aumentata in maniera sensibile la competitività.

Del resto, i successi che in anni recenti le imprese leader del ‘Made in Italy’ hanno conseguito, pur in presenza di situazioni di mercato difficili, confermano in toto l'importanza che oggi rivestono appropriate e qualificate strategie di marketing e di vendita, supportate naturalmente da congrue risorse finanziarie e organizzative, al fine di costruire posizioni solide, durature nel tempo, e difendibili sul mercato. Infatti, più che mai questo settore così rilevante per l'economia nazionale, inevitabilmente, vede dipendere i propri successi, o al contrario i propri fallimenti, precipuamente dall'individuazione di politiche, attuate sia a livello di sistema-paese (strategie governative, pianificazioni collettive, etc.) sia a livello di singole imprese, in grado di rafforzare la presenza, l'immagine e il posizionamento dei prodotti italiani tradizionali sui mercati globali. In altre parole, tutto si rivela frutto di scelte ben precise e ponderate.

Recenti statistiche dimostrano che oggetti e prodotti ‘Made in Italy’ sono presenti in tutte le case del mondo, dunque, nella dimensione del privato, ma anche nelle scuole, negli uffici, nelle strade, negli ospedali, negli alberghi, etc., dunque nella dimensione pubblica. Un successo di tal genere è determinato da cinque fattori fondamentali: la funzionalità, sinonimo di efficienza, il gusto, la cura dei materiali, la qualità e l’innovazione dei processi produttivi.


Alcuni dei settori in cui 'il Made in Italy' eccelle
I settori in costante crescita, che rappresentano tasselli importanti nella storia della ‘Made in Italy’, sono: l’arredamento (non casualmente il Designer in Italia è una delle figure professionali più interessanti e ricercate), l’agroalimentare, la produzione industriale e la produzione artigianale.

La moda e i beni di lusso italiani sono ambiti in tutto il mondo, grazie alla creatività di molti stilisti, progettisti, architetti, che hanno reso lo stile italiano tra i più apprezzati in assoluto.


Per quanto concerne il comparto agroalimentare, secondo fonti Istat l’Italia si conferma il primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Sgt (produttori e trasformatori), conferiti dall’Unione Europea. Infatti, i prodotti agroalimentari ‘Made in Italy’ di qualità riconosciuti sono complessivamente in continua ascesa e riguardano per lo più quelli base della tradizione culinaria italiana, quali frutta, verdura, formaggi, olio extravergine di oliva e carni fresche. Sempre l’Istat ha comunicato che sono sensibilmente aumentati gli operatori certificati. Per le imprese agroalimentari italiane ricevere una certificazione di qualità rappresenta un concreto Passepartout per l’export, perché senza questi “bollini” i prodotti alimentari di qualità, come i prodotti biologici, rischierebbero di non essere accettati sui mercati internazionali, a causa dell’eventuale mancata tracciabilità, con ripercussioni estremamente negative e gravi danni per l’economia del Paese. Attualmente, il contrasto alle frodi alimentari, dall’adulterazione alla sofisticazione alla manipolazione, ricopre un ruolo fondamentale e si basa su un sistema di controlli, svolti dalle autorità competenti, che hanno nell’accreditamento il punto di forza che garantisce competenza, trasparenza e indipendenza dei laboratori di prova e degli organismi di certificazione, e che sinergicamente fondono la propria azione con quella governativa, atta ad assicurare la qualità degli alimenti e a tutelare la salute dei consumatori.

Prodotti DOP e IPG


Anche il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha riconosciuto pubblicamente che il sistema italiano delle denominazioni registrate come Dop, Igp e Sgt è uno dei più avanzati al mondo; a riprova del fatto che il nostro Paese è capace di mettere in campo misure che vanno oltre quelle richieste dall’Europa e testimoniano quanto nel nostro paese le maglie dei controlli siano strette e gli standard di sicurezza per la salute dei consumatori elevati. Basti pensare che nell’ambito delle attività di certificazione, ogni anno vengono svolte 600 mila ispezioni e analizzati più di 200 mila campioni di prodotti dagli organismi di controllo ufficiale coordinati dal Ministero della Salute, e parallelamente gli organismi di certificazione -accreditati e poi autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali- eseguono più di 30 mila controlli di qualità sui prodotti alimentari. Ma nonostante ciò rimangono purtroppo frequenti gli episodi di adulterazioni, falsificazioni e contraffazioni di prodotti alimentari, in primis quelli importati dai paesi extra comunitari.

Circa l’artigianato industriale italiano, sono tante le realtà del nostro paese in cui il saper fare continua a rappresentare un ingrediente essenziale, una certezza di qualità e di innovazione. E spesso tali realtà appartengono all’Italia poco conosciuta, ma vitale e sorprendente. Infatti, la riscoperta del lavoro artigiano, non solo in Italia, supera i confini dell’economia ed obbliga ad una importante riflessione su cosa significhi nella società odierna, completamente massificata, omologata e globalizzata, la parola ‘creatività’, guardata anche nell’ottica di opportunità di rilancio e sviluppo. Del resto, i vantaggi competitivi delle imprese italiane che fanno grande il ‘Made in Italy’ nel mondo dipendono senza dubbio dalla logica dei distretti industriali, aree mono-prodotto tipiche del nostro Paese, dove anche le piccole imprese, essendo in relazione fra loro, riescono a competere nei mercati globali. Il modello tradizionale dei distretti, tuttavia, negli anni recenti è mutato. Oggi in Italia nei distretti si sono affermate poche imprese leader, che sono riuscite ad imporre una forte immagine di marca ed un dominio dei canali di distribuzione.

Rimangono pertanto le medie imprese italiane di origine artigianale, che hanno mantenuto nel corso degli anni un legame culturale profondo con la dimensione e la cultura dell’artigianato, lo zoccolo duro della produzione, tanto da essere definite quarta forma di capitalismo.

Quali allora i possibili futuri scenari per l’economia italiana totalmente dipendente dal ‘Made in Italy’? Senz’altro la contaminazione e compenetrazione sempre più stretta fra lavoro artigiano ed economia globale. Il lavoro artigiano o meglio un approccio culturale alla produzione tuttora improntato a una dimensione artigianale, lungi dall’apparire anacronistica, rappresenta invece la cifra più caratterizzante dell’economia italiana. Ciò che accomuna le imprese italiane che hanno successo a livello globale, e contestualmente le differenzia da quelle presenti in altre Paesi, come il settore della moda, del design, dei materiali di finitura per l’industria delle costruzioni, delle macchine utensili, etc., è la capacità tutta artigianale di adattare l’offerta alle specifiche esigenze e richieste del mercato, e in ultima analisi dei clienti. Nelle medie imprese italiane di successo la tradizione del lavoro artigiano si pone dialetticamente in rapporto con l’industria internazionale ed emerge che il tratto realmente distintivo e specifico della produzione italiana è la non standardizzazione: la capacità cioè di produrre su misura a costi relativamente contenuti (chiaramente più elevati rispetto ad un prodotto standardizzato, ma inferiori a quelli di un potenziale produttore estero che decida di cimentarsi sulla via della personalizzazione).

La forza del ‘Made in Italy’ risiede dunque nella sua competitività dinamica, che ha saputo accettare le sfide imposte dai mercati internazionali e rinnovarsi, coniugando perfettamente passato e futuro, tradizione ed innovazione.

Nessun commento:

Posta un commento