venerdì 26 febbraio 2016

Lunga scia di omicidi di camorra, ma l'esercito non serve


di Gian Marco Sbordone

Quello degli omicidi compiuti dalla criminalità organizzata a Napoli è un triste fenomeno che ci sembra riduttivo e superficiale classificare come “problema”. Esso è molto di più: si tratta di una piaga, di una squallida e sistematica mattanza che, pur essendo in alcuni periodi intervallata da una calma apparente e da una relativa “tranquillità”, avvelena la città, la violenta e contrappone una tetra oscurità all’ abbagliante luce che da sempre caratterizza questa terra, la sua storia, la sua gente.

Diversi omicidi, racchiusi in un arco temporale di pochi giorni, hanno costituito l’ ennesima pugnalata inferta ad una città che sembra non trovare pace. La sporca e abietta mano della camorra ha ucciso a Saviano, dopo aver colpito nei quartieri di Ponticelli e di Cavalleggeri.

Un’ escalation di violenza che sta avendo luogo, paradossalmente, in seguito a numerosi arresti di boss che hanno creato un “vuoto di potere” all’interno dei vari clan, favorendo così l’entrata in scena di “nuove leve”. Giovani, in alcuni casi giovanissimi, aspiranti boss che si contendono il controllo del territorio e dello spaccio di stupefacenti. Sono spietati, bande di balordi esaltati che agiscono spesso sotto l’ effetto di droghe. Per essi, l’eventualità che persone comuni ed estranee ai loro affari possano ritrovarsi sulla traiettoria dei proiettili, di certo non rappresenta un problema.

Il Ministro degli Interni Angelino Alfano
Per fronteggiare l’emergenza criminalità sono stati inviati a Napoli 250 militari che saranno impiegati in operazioni di controllo del territorio. Per il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, “questa è la pronta risposta dello Stato, che avevo assicurato durante il Comitato per l'Ordine e la Sicurezza, dedicato al capoluogo campano”. “Queste unità di rinforzo -ha continuato il Ministro- rappresenteranno con più forza il presidio di legalità che noi intendiamo contrapporre agli episodi di violenza e di recrudescenza della criminalità e alle faide interne che in questo momento caratterizzano le azioni criminali, potenziando il controllo del territorio e rafforzando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”.

Militari alla stazione di Napoli Centrale
E così l’ opinione pubblica torna, ancora una volta, a porsi una domanda che è sempre la stessa: inviare l’ esercito a Napoli è opportuno? Servirà a qualcosa? Da parte nostra, la risposta che ci sentiamo di dare è un secco e convinto no. No, inviare l’ esercito non serve a nulla. Per far fronte ad una simile emergenza occorrerebbe agire in maniera decisa e sistematica su quello che è un tessuto sociale che, specialmente in determinati quartieri della città, racchiude al proprio interno situazioni di estrema povertà e abbandono. Uno scenario di degrado culturale e morale che per la criminalità organizzata costituisce un terreno fertilissimo per reclutare nuovi adepti seminatori di morte.

Più di tutto occorre una cosa: la scuola. Ad oggi Napoli è una città in cui ancora troppo alta è la percentuale di dispersione scolastica. Solo l’ istruzione può giocare un ruolo fondamentale nell’ inculcare nelle menti dei più giovani che quella del boss malavitoso è una figura che va disprezzata, che deve generare ribrezzo anziché desiderio di emulazione. Bisognerebbe sempre tenere a mente le parole che Raffaele Cantone, Presidente dell’ autorità nazionale anticorruzione, pronunciò non molto tempo fa; parole che appaiono come un lampo di verità in mezzo a tanta ipocrisia: ”Per vincere la camorra serve un esercito di insegnati”.

Non va poi dimenticato che tutti questi episodi di violenza così efferati e ravvicinati scoraggiano chi nella nostra città potrebbe investire, creando così opportunità di lavoro, altro fattore fondamentale per fare in modo che certi giovani non finiscano con l’essere attratti dal guadagno facile per poi venire risucchiati in un abisso senza via di uscita. Inutile girarci intorno, fino a quando la lotta alla camorra non verrà inquadrata in una prospettiva del tutto diversa sarà difficile credere che un giorno nel nostro territorio qualcosa possa realmente cambiare.

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