di Marcello de Angelis
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La Mostra d'Oltremare |
Mancano ancora tre mesi e poco più alla pubblicazione dei risultati definitivi e già si parla dell’esame di Avvocato 2015, svoltosi come ogni anno anche a Napoli, alla Mostra d’Oltremare nei giorni 15, 16 e 17 dicembre. Già, perché quest’anno le solite critiche sull’altissima percentuale di bocciati e le conseguenti discussioni, sono state bruscamente precedute da vere e proprie accuse.
Siamo a Milano, sede di Corte d’Appello che quest’anno esamina gli elaborati degli aspiranti avvocati partenopei. È il mese di febbraio e siamo alla terza settimana di correzioni quando una delle quindici sottocommissioni al lavoro si rende conto che due compiti sono identici fra loro: virgole e punti compresi. Fin qui niente di straordinario, dato che in qualsiasi esame, dal più semplice al più complesso, capita che più candidati possano “collaborare” per trovare più facilmente soluzioni o semplicemente per confrontarsi. Ma in questo caso c’è qualcosa di diverso e che supera il livello della cosiddetta “normale amministrazione” ed è stato il Corriere del Mezzogiorno che grazie ad una fonte anonima ha riferito i contorni della vicenda.
Svolgendo una successiva serie di controlli incrociati tra tutti i 150 membri delle sottocommissioni, è stato constatato che una quantità enorme di elaborati erano perfettamente uguali. I compiti fino ad oggi corretti sono 1/3 dei 4.400 complessivi consegnati, in pratica il 20 per cento degli elaborati sarebbe copiato. E non è tutto: i compiti sono risultati identici alle soluzioni postate su sito internet specializzato, ad appena due ore dalla dettatura delle tracce. Ma dal web al foglio protocollo quelle soluzioni come ci sono arrivate? La risposta non può essere che una: i candidati hanno utilizzato i cellulari di ultima generazione per collegarsi alla rete.
A questo punto si pongono due questioni: la prima, gravissima, è quella dei controlli; l’altra è quella del copia-incolla effettuato da giovani che dovrebbero essere, in un prossimo futuro, depositari e tutori del diritto e delle legge. Per quanto concerne la prima questione, è fondamentale ricordare che le prove, come detto, si sono tenute a Napoli e i controlli, per non dire addirittura le perquisizioni (non c’è da meravigliarsi, in altre sedi vengono effettuate fin dentro gli zaini dei candidati), avrebbero dovuto farli all’ingresso dei padiglioni dove l’esame si è svolto. È ovvio che qualcosa non ha funzionato.
Siamo a Milano, sede di Corte d’Appello che quest’anno esamina gli elaborati degli aspiranti avvocati partenopei. È il mese di febbraio e siamo alla terza settimana di correzioni quando una delle quindici sottocommissioni al lavoro si rende conto che due compiti sono identici fra loro: virgole e punti compresi. Fin qui niente di straordinario, dato che in qualsiasi esame, dal più semplice al più complesso, capita che più candidati possano “collaborare” per trovare più facilmente soluzioni o semplicemente per confrontarsi. Ma in questo caso c’è qualcosa di diverso e che supera il livello della cosiddetta “normale amministrazione” ed è stato il Corriere del Mezzogiorno che grazie ad una fonte anonima ha riferito i contorni della vicenda.
Svolgendo una successiva serie di controlli incrociati tra tutti i 150 membri delle sottocommissioni, è stato constatato che una quantità enorme di elaborati erano perfettamente uguali. I compiti fino ad oggi corretti sono 1/3 dei 4.400 complessivi consegnati, in pratica il 20 per cento degli elaborati sarebbe copiato. E non è tutto: i compiti sono risultati identici alle soluzioni postate su sito internet specializzato, ad appena due ore dalla dettatura delle tracce. Ma dal web al foglio protocollo quelle soluzioni come ci sono arrivate? La risposta non può essere che una: i candidati hanno utilizzato i cellulari di ultima generazione per collegarsi alla rete.
A questo punto si pongono due questioni: la prima, gravissima, è quella dei controlli; l’altra è quella del copia-incolla effettuato da giovani che dovrebbero essere, in un prossimo futuro, depositari e tutori del diritto e delle legge. Per quanto concerne la prima questione, è fondamentale ricordare che le prove, come detto, si sono tenute a Napoli e i controlli, per non dire addirittura le perquisizioni (non c’è da meravigliarsi, in altre sedi vengono effettuate fin dentro gli zaini dei candidati), avrebbero dovuto farli all’ingresso dei padiglioni dove l’esame si è svolto. È ovvio che qualcosa non ha funzionato.
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I candidati all'opera |
Quello che si è verificato ha anche un risvolto comico immaginando la fantozziana scena dei candidati che consegnano alla sorveglianza il telefonino obsoleto, tenendo con loro l’ultimo modello, che servirà qualche ora più tardi per collegarsi con internet. Tutte le prove scritte risultate copiate sono state immediatamente annullate ed è stato allertato l’ispettore ministeriale (ne esiste uno per ogni sessione di verifica) che ha messo a verbale le irregolarità riscontrate.
Ora il Ministero della Giustizia dovrà decidere cosa fare e come intervenire: il concorso potrebbe arrivare addirittura dritto dritto in Procura, e finire, come extrema ratio, per essere annullato integralmente, anche se al momento non ci sono conferme di esposti. L’Ordine degli Avvocati di Napoli, tra i più prestigiosi d’Italia e che conta oltre 14 mila iscritti con una media di circa un migliaio di nuovi iscritti ogni anno, pone da tempo la questione dei controlli quasi inesistenti. Il Presidente Armando Rossi ha immediatamente precisato che è stata pretesa massima trasparenza e rigore nello svolgimento delle prove scritte, sottolineando la necessità di rigidi controlli facendo presente che da anni viene richiesta la schermatura dei locali dove si svolgono gli esami, compito che dovrebbe essere esclusivamente della Corte di Appello, visto che l’Ordine deve limitarsi alla mera designazione di parte dei componenti delle commissioni di esame scelti tra gli Avvocati iscritti alle giurisdizioni superiori.
A sua volta il Presidente della Corte di Appello di Napoli Giuseppe De Carolis intervistato dal Corriere del Mezzogiorno ha affermato che effettivamente la Corte di Appello sovrintende gli aspetti organizzativi dell’esame, di concerto con la commissione presieduta da un Avvocato, ma per l’espletamento dei controlli si avvale delle forze dell’ordine che presidiano gli ingressi, ognuno con una propria competenza sulla zona assegnata. Ma la difficoltà consiste proprio nel perquisire tutti i candidati.
Servirebbero controlli efficaci, magari istallando dei metal detector, ma non ci sono fondi a disposizione, visto che l’intera operazione è costosa e complicata. C’è poi l’altrettanto grave questione dei candidati: gli aspiranti Avvocati che hanno coltivato il sogno di realizzarsi professionalmente sognando di seguire le orme dei grandi maestri dell’avvocatura e che hanno spudoratamente copiato da un sito internet imboccando la scorciatoia più illegale. Una situazione che porta a riflettere in modo serio su un panorama che tocca tasti delicati quali la cultura giuridica di se stessi, dei propri mezzi e delle proprie possibilità intellettive ed intellettuali. E soprattutto sulla propria onestà.
Ora il Ministero della Giustizia dovrà decidere cosa fare e come intervenire: il concorso potrebbe arrivare addirittura dritto dritto in Procura, e finire, come extrema ratio, per essere annullato integralmente, anche se al momento non ci sono conferme di esposti. L’Ordine degli Avvocati di Napoli, tra i più prestigiosi d’Italia e che conta oltre 14 mila iscritti con una media di circa un migliaio di nuovi iscritti ogni anno, pone da tempo la questione dei controlli quasi inesistenti. Il Presidente Armando Rossi ha immediatamente precisato che è stata pretesa massima trasparenza e rigore nello svolgimento delle prove scritte, sottolineando la necessità di rigidi controlli facendo presente che da anni viene richiesta la schermatura dei locali dove si svolgono gli esami, compito che dovrebbe essere esclusivamente della Corte di Appello, visto che l’Ordine deve limitarsi alla mera designazione di parte dei componenti delle commissioni di esame scelti tra gli Avvocati iscritti alle giurisdizioni superiori.
A sua volta il Presidente della Corte di Appello di Napoli Giuseppe De Carolis intervistato dal Corriere del Mezzogiorno ha affermato che effettivamente la Corte di Appello sovrintende gli aspetti organizzativi dell’esame, di concerto con la commissione presieduta da un Avvocato, ma per l’espletamento dei controlli si avvale delle forze dell’ordine che presidiano gli ingressi, ognuno con una propria competenza sulla zona assegnata. Ma la difficoltà consiste proprio nel perquisire tutti i candidati.
Servirebbero controlli efficaci, magari istallando dei metal detector, ma non ci sono fondi a disposizione, visto che l’intera operazione è costosa e complicata. C’è poi l’altrettanto grave questione dei candidati: gli aspiranti Avvocati che hanno coltivato il sogno di realizzarsi professionalmente sognando di seguire le orme dei grandi maestri dell’avvocatura e che hanno spudoratamente copiato da un sito internet imboccando la scorciatoia più illegale. Una situazione che porta a riflettere in modo serio su un panorama che tocca tasti delicati quali la cultura giuridica di se stessi, dei propri mezzi e delle proprie possibilità intellettive ed intellettuali. E soprattutto sulla propria onestà.
L’esame di abilitazione alla professione forense andrebbe rivoluzionato dalle fondamenta, come ha anche dichiarato l’Avvocato Botti in una recente intervista, frazionandolo in più prove da sostenere nel corso della pratica forense, in cui verificare l’aumento del grado di competenza via via acquisito, ad opera di commissioni atte ad interrogare i candidati su problemi concreti ed attuali della professione. Si eviterebbe così anche lo scandalo dei tanti, tantissimi praticantati fittizi e si premierebbero i giovani che in Tribunale ci mettono piede sul serio. Chi è totalmente privo di reale confidenza con atti e uffici giudiziari sarebbe individuato subito. Soprattutto poi si dovrebbe incominciare a mettere assieme teoria e pratica fin dagli studi universitari, troppo distanti dalla reale attività forense di un giurista. Per non parlare poi del costante moltiplicarsi delle offerte formative con università telematiche e del fatto che la facoltà di giurisprudenza non è a numero chiuso.
Basterebbe specializzare i corsi di studio in modo da distinguere chi vuol fare l'Avvocato da chi vuole lavorare nella Pubblica Amministrazione o diventare Notaio o Magistrato. A questo punto non resta che aspettare la fine delle correzioni degli elaborati per far luce su questa vicenda tanto delicata, che mette in gioco non solo il rigore e la professionalità di chi è chiamato a far rispettare le regole, ma anche l'onestà intellettuale di quelli che si sottopongono con scrupolo e correttezza ad una prova d'esame.
Basterebbe specializzare i corsi di studio in modo da distinguere chi vuol fare l'Avvocato da chi vuole lavorare nella Pubblica Amministrazione o diventare Notaio o Magistrato. A questo punto non resta che aspettare la fine delle correzioni degli elaborati per far luce su questa vicenda tanto delicata, che mette in gioco non solo il rigore e la professionalità di chi è chiamato a far rispettare le regole, ma anche l'onestà intellettuale di quelli che si sottopongono con scrupolo e correttezza ad una prova d'esame.
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