di Teresa Uomo
Napoli è in festa. Grandi festeggiamenti per la candidatura dell’arte dei pizzaioli napoletani come patrimonio dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite, per l’Educazione, la Scienza e la Cultura). Grazie alla campagna mondiale #PizzaUnesco, iniziata con una petizione online lanciata su Change.org dal presidente della Fondazione UniVerde Alfonso Pecoraro Scanio, è stato raggiunto un milione di firme per la candidatura.
Promossa da Coldiretti e da Associazione Pizzaioli Napoletani, la pizza napoletana è stata ufficialmente candidata come patrimonio dell’UNESCO. Si vuol battere l’agguerrita concorrenza straniera. Successivamente la campagna è diventata internazionale. Le firme sono arrivate dall’Asia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Filippine e Cina, grazie al contributo del team di Salvatore Cuomo, ambasciatore e pioniere della pizza napoletana in estremo oriente. Forte il contributo anche della catena Rosso Pomodoro. Una mobilitazione lanciata da Pecoraro Scanio in occasione del PizzaVillage di Napoli e che ha coinvolto anche centinaia di personalità dello spettacolo e della cultura.
Il presidente della Fondazione UniVerde sostiene però che resta ancora l’ultimo scoglio da superare, quello più difficile, convincere i circa 200 Paesi membri dell’Unesco a votare per la pizza napoletana. Un obiettivo che Pecoraro Scanio non intende lasciarsi sfuggire. A Parigi, il 14 marzo, in occasione della manifestazione francese sulla pizza ‘Parizza’ è stato consegnato il primo milione di adesioni a sostegno della candidatura. Poi il via alla sede mondiale dell’Unesco a presentare proprio l’arte dei Pizzaiuoli napoletani e, alla presenza dell’ambasciatrice italiana presso l’Organizzazione, Vincenza Lomonaco, si inizieranno a sfornare e a distribuire pizze ai rappresentanti dei Paesi membri seguendo rigorosamente le tecniche di impasto e di cottura della tradizione partenopea. Insomma, conquistare i giurati prendendoli per la gola. «L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani» è stata scelta come simbolo del made in Italy nel mondo dopo il grande successo di Expo.

Quella che si prospetta dunque è una vera e propria battaglia per riappropriarci di fronte al mondo intero di una delle nostre più antiche e apprezzate tradizioni.
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