venerdì 29 aprile 2016

Il “Maggio dei Monumenti” a Napoli

di Marcello de Angelis

Tutto iniziò con un fatto davvero surreale accaduto in uno dei quartieri più popolosi di Napoli: la Pignasecca. Era il mese di maggio dell’anno 1992 quando in un condominio venne ritrovato un portone del ‘500 appartenente al Palazzo Reale. Recuperato, fu successivamente trasportato al Castel Nuovo, ove si trova ancor’oggi. Tale evento fece prendere coscienza alle istituzioni partenopee dello stato di abbandono in cui versava l’immenso patrimonio di bellezze che Napoli ha avuto in dono, sia dalla natura particolarmente benevola, sia dall’estro e dalla genialità dei più grandi personaggi che, almeno una volta nella loro vita, si sono incrociati con questa città donandole un po’ della loro arte: pittorica, letteraria o architettonica.

In realtà già nel 1984 in Francia si svolse una campagna di sensibilizzazione storico-artistica dove l’allora ministro dei beni culturali emanò un decreto con il quale tutti i monumenti di interesse storico-artistico di proprietà privata, sarebbero dovuti restare aperti al pubblico in determinati periodi dell'anno. Prendendo spunto da questo episodio, nel 1991 si svolse in terra nostrana una versione, per così dire, embrionale dell’attuale manifestazione, sempre su iniziativa privata, la “Machina ludens”, dove erano previste una serie di visite museali e un ventaglio di concerti nel corso di cinque domeniche di maggio, seguìto poi nel biennio ’92-’93 dall’evento “Monumenti Porte Aperte”, con l'intento di recuperare e valorizzare alcuni tra i monumenti più significativi della città. Ma fu solo nel 1994 che l'amministrazione comunale di Napoli decise di organizzare un evento analogo e di pianificarlo periodicamente: nacque così “Il Maggio dei Monumenti” come lo si conosce oggi. Musei e collezioni private che normalmente restavano chiusi tutto l’anno divennero, pertanto, finalmente fruibili dal grande pubblico con passeggiate tematiche nel centro storico ed itinerari selezionati (talvolta a pagamento, altre volte gratis), per riscoprire il patrimonio artistico della città. Evento che si è avvalso di sinergie e collaborazioni di notevole caratura, come quella con la Regione Campania e con altri prestigiosi Enti ed Associazioni e che col tempo è diventato una vera e propria kermesse di livello internazionale registrando ogni anno un altissimo interesse da parte dei visitatori.

Con il Maggio dei Monumenti, si è avuta inoltre la trasformazione del Centro Storico cittadino in “Museo Aperto”, inserito nel 1995 dall'Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Originale caratteristica dell’evento è la scelta di trattare una tematica ben precisa ogni anno che fa da fil rouge tra tutti gli eventi in programma. Quest’anno di comune accordo l’Assessorato alla cultura del Comune di Napoli col professore della Seconda Università di Napoli Francesco Cotticelli, d'intesa con il Sindaco Luigi de Magistris, Napoli dedicherà il “Maggio dei monumenti 2016”, ovvero la XXII edizione, al trecentesimo anniversario della nascita di Carlo III di Borbone ed al 700 musicale-artistico napoletano nella figura di Giovanni Paisiello.

Per anni l’attività artistica e culturale che arricchiva la Napoli borbonica è stata ignorata e dimenticata, anche dagli stessi napoletani. I Borbone erano in realtà dei sovrani molto più “illuminati” rispetto alle altre monarchie europee, padroni di un regno ricco e dalla cultura viva e pregnante, vicini al popolo e aperti nei confronti dell’arte. Ciò ha portato ad una rivalutazione dell’intero lascito di quel periodo florido della nostra storia.

Carlo III di Borbone
Carlo di Borbone nacque a Madrid il 20 gennaio 1716, diventò sovrano di Napoli e della Sicilia nel 1735 e, dal 1759, della Spagna, col nome di Carlo III (la corona partenopea passò al figlio Ferdinando). Egli fu un grandissimo innovatore. Sue sono le grandi e funzionali trasformazioni urbanistiche, a lui si deve il grande incremento delle arti, grazie alla sua capacità di creare a corte un ambiente molto ricettivo nei confronti della letteratura, la scultura e l’architettura e sopratutto la musica. Durante il suo regno rese la corte di Napoli al pari delle più grandi corti europee dell’epoca. A lui, inoltre, si devono le grandi costruzioni come l'edificazione del teatro San Carlo, il lirico più antico d'Europa realizzato in 270 giorni e inaugurato il 4 novembre 1737, giorno dell'onomastico del sovrano; ma anche la Reggia di Capodimonte, la Reggia di Caserta, famosa in tutto il mondo come diretta rivale della più famosa Versailles, il Fòro Carolino (oggi piazza Dante), l’Albergo dei Poveri, ma anche l’inizio degli scavi archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia.

Giovanni Paisiello
Per quanto riguarda la seconda figura celebrata quest’anno, verrà dedicata a Giovanni Paisiello, tra i vari eventi, una serie di concerti a tema in tutti i fine settimana di maggio, nel cortile del Maschio Angioino.

Egli è stato uno dei compositori d’opera più importanti e influenti del Classicismo. Nacque a Taranto e lì frequentò il liceo dai Gesuiti, ma la bellezza della sua voce attirò talmente l'attenzione che nel 1754 venne inviato a studiare al conservatorio di Sant'Onofrio a Napoli, dove studiò sotto la supervisione di Francesco Durante, divenendo successivamente suo assistente. Da qui in poi la sua ascesa musicale lo portò in giro per l’Europa, al cospetto delle maggiori personalità dell’epoca, desiderose di ascoltare le sue opere. Fu maestro di cappella, insegnante a Napoli e rappresenta, con Domenico Cimarosa, l’ultima fioritura dell'opera comica napoletana. Le opere di Paisiello sono 94 (almeno quelle conosciute) e abbondano di melodie sempre apprezzate per la loro delicata bellezza. La sua produzione di musica sacra fu molto ampia e si dilettò nella realizzazione di 51 composizioni di musica strumentale da camera. È noto, inoltre, per aver composto Viva Ferdinando il re, adottato nel 1816 come inno nazionale del Regno delle Due Sicilie. Il British Museum conserva numerosi manoscritti delle partiture di molte sue opere, donate da Domenico Dragonetti. La biblioteca dei Girolamini di Napoli possiede un'interessante raccolta di manoscritti che registrano le opinioni di Paisiello sui compositori a lui contemporanei, e ce lo mostrano come un critico spesso severo, soprattutto del lavoro di Pergolesi.

Napoli si appresta quindi ad accogliere i curiosi visitatori con le sue meraviglie architettoniche come la Reggia di Capodimonte, il Palazzo Reale, il Real Albergo dei Poveri, obelischi, monasteri, chiostri, le note vie del presepe, catacombe, scavi archeologici all’aperto e sotterranei, fregi monumentali, colonne medievali di antichi palazzi storici. Trecento le chiese con il relativo tesoro artistico: Caravaggio, Donatello, Giuseppe Sanmartino, Luca Giordano, Cosimo Fanzago. In conclusione si può ben dire che Napoli è da sempre caratterizzata da una storia meravigliosa e terribile al tempo stesso, disseminata di eventi altissimi, di storie degradanti, di normalità giornaliera e di fatti surreali. Uno di questi è stato narrato all’inizio di queste righe: un avvenimento che all’epoca, quanto oggi, portò stupore, meraviglia e rabbia, considerando la poca importanza data al nostro patrimonio artistico. Ma se quel portone del ‘500 non si fosse trovato in quel condominio della Pignasecca probabilmente, anzi sicuramente, non avremmo questa imponente manifestazione che ci rende famosi finalmente per qualcosa di positivo. Quindi…ben venga la follia di questa città e le sue storie surreali.

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