venerdì 29 aprile 2016

Mito e Natura: l’antica arte greca tra gli Scavi di Pompei e il Museo Archeologico di Napoli

di Antonio Ianuale


La cultura del mondo greco-romano nell’ambientazione suggestiva di Pompei e Napoli è al centro della mostra “Mito e Natura” allestita negli Scavi di Pompei e nel Museo Archeologico di Napoli. Una mostra che ha riscosso un grande successo nell’allestimento milanese di Palazzo Reale, che adesso sarà fruibile nelle due sedi culturali campane: dal 16 marzo al 15 giugno agli Scavi di Pompei, mentre al Museo Archeologico la mostra continuerà fino al 30 settembre. Una sinergia tra due luoghi simboli dell’arte del Mezzogiorno, in passato gestite dalla stessa sovraintendenza, attualmente affidate a due direttori autonomi ed indipendenti. Dalla Grecia, terra per eccellenza della mitologia e della natura, giungono a Pompei 180 opere d’arte, attraverso le quali analizzare e riscoprire l’antico legame tra il mito, la natura e l’uomo: le opere in esposizione mirano ad evidenziare l’azione dell’uomo sull’ambiente e a rappresentare la natura nei suoi vari aspetti.



Tra vasi, dipinti, terrecotte, statue, affreschi e altri oggetti di lusso, ordinati cronologicamente, dal VII sec. a.C. fino al II d.C., si ricostruisce un passato unico per ricchezza. Le opere arrivano da musei italiani ed esteri: dal Museo Archeologico di Atene, dal Kunsthistoriches Museum di Vienna e dal Louvre, nonché dalla stessa Pompei. Il progetto vede la partecipazione anche della casa editrice Electa, curatori della mostra sono Gemma Sena Chiesa, Angela Pontrandolfo e Valeria Sampaolo per la sede napoletana, e Massimo Osanna, Grete Stefani e Michele Borgongino per Pompei.

Nella location napoletana si potranno apprezzare gli spazi verdi e il design dei giardini, luoghi destinati alla meditazione e a quell’otium litteratum tanto caro agli antichi. In occasione della mostra sono stati riaperti due giardini storici per rivalorizzare quel rapporto tra uomo e natura troppo spesso trascurato nell’epoca contemporanea. Partendo dall’antichità, si muove una riflessione tutta coeva agli utenti e ai visitatori che si stanno accalcando nelle sedi predisposte. A Pompei sono state riaperte cinque domus dopo gli interventi di restauro: la Casa di Giulia Felice, la Casa di Ottavio Quarto, la Casa della Venere in Conchiglia, la Casa del Frutteto, la Casa di Marco Lucrezio. Sempre a Pompei al percorso si aggiunge la sezione Natura morta, che è stata allestita nella Piramide all’interno dell’Anfiteatro. Una ricostruzione molto accurata, funzionale alla mostra, come spiega Massimo Osanna, soprintendente di Pompei: "I giardini sono stati ricostruiti in maniera filologica, seguendo sia le indicazioni che venivano dalla paleobotanica sia quelle documentali ma abbiamo mantenuto anche in parte la risistemazione voluta in alcuni di essi da Amedeo Maiuri".

Tra i pezzi più famosi ed interessanti da vedere sicuramente la Lastra della Tomba del Tuffatore, manufatto dell’arte funeraria, custodito nel sito archeologico di Paestum, al centro di molti studi ed interpretazioni. Il manufatto raffigura un uomo nudo che si lancia da un trampolino piuttosto alto verso un corso d’acqua sottostante, a rappresentare, secondo l’archeologo Mario Napoli, l’inizio del viaggio per l’aldilà. Il corso d’acqua potrebbe simboleggiare il mistero della morte, che accoglie l’uomo. Non si sottovaluta anche una connotazione sportiva, visto che già nelle colonie della Magna Grecia si disputavano i giochi sportivi. Tra i vasi, genera grande interesse il celebre vaso blu, conosciuto anche con il nome di Anforisco, custodito nel museo archeologico di Napoli. Il vaso ha la forma di un'anfora vinaria, sul cui corpo si svolge una scena di vendemmia. Accanto agli uomini impegnati nella vendemmia, troviamo suonatori di flauto o di siringa che allietano il lavoro dei loro compagni. La decorazione in vetro-cammeo ne aumenta il fascino. Tra gli affreschi citiamo “Affresco con paesaggio mitologico di gusto idilliaco. Paride Pastore”, in cui è rappresentato l’eroe troiano, pastore prima e guerriero poi nel contesto naturale. Paride spesso è rappresentato nella sua veste di pastore in numerose raffigurazione d’arte greca, sempre a contatto con la realtà naturale. Non mancano anche manufatti di natura morta, affreschi che rappresentano frutti riprodotti insieme a vasellame e ad animali. Un genere che nasce nel mondo ellenistico-romano per affermarsi anche nella pittura moderna.

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