di Gian Marco Sbordone
Pochi giorni dopo il tanto discusso e contestato vertice su Bagnoli, il Premier Matteo Renzi è tornato a Napoli in occasione degli Stati generali del turismo.
La prima tappa del Presidente del Consiglio è stata Capodimonte, a seguire il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, dove un tempo vi era il più grande polo siderurgico d’ Italia voluto da Ferdinando II di Borbone nel 1840 e che, nel 1845, divenne fabbrica di rotaie e locomotive a vapore.
La prima affermazione di Renzi concernente il turismo: “Al Sud c’è un grande spreco di bellezza, non è possibile che la provincia di Bolzano abbia più turisti stranieri del Sud. Il Museo di Capodimonte ha opere d’ arte straordinarie, ma fa solo centoquarantamila visitatori l’anno. Qualcosa a livello di comunicazione non funziona”.
E dopo aver ammesso di non essersi mai recato, prima di quel momento, ad ammirare le bellezze culturali napoletane il Premier ha continuato: ”Il governo è pronto ad investire un miliardo per la cultura, il turismo è elemento di cultura politica e di orgoglio nazionale. I napoletani e non solo devono tornare a sentire l’orgoglio di far parte dell’Italia.”
Premesso che – senza offesa per nessuno – dalle nostre parti l’ orgoglio di essere napoletani è il principale sentimento nel quale si riconosce quantomeno la maggioranza dei nostri concittadini – ed è giusto che sia così – bisognerebbe tra le altre cose, prima di ricorrere a discorsi retorici sull’ appartenenza alla patria, conoscere e diffondere, senza riserve, con onestà e trasparenza, il racconto di tanti avvenimenti storici che hanno contribuito alla formazione di disparità economiche e sociali a livello territoriale nel nostro Paese. Uno di questi avvenimenti è proprio legato a Pietrarsa. Qui infatti, dopo l’Unità d’ Italia si assistette ad un rapidissimo e inesorabile declino di quella che era stata un’industria florida e redditizia. Moltissimi operai vennero licenziati, gli stipendi dimezzati. Il malcontento esplose in una protesta degli operai che fu soffocata nel sangue il 6 agosto del 1863, data in cui Carabinieri e Bersaglieri del nascente Regno d’ Italia non esitarono ad aprire il fuoco sugli operai napoletani uccidendo almeno quattro persone.
Agli Stati generali del turismo è intervenuto anche Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. “La tre giorni di Pietrarsa è stato un importante momento di discussione sulle sfide del turismo italiano. Per la prima volta il governo ha dato il via a una grande campagna di consultazione pubblica, aperta a tutti, per definire il piano strategico del turismo sul quale l’Italia punterà nei prossimi anni” – ha dichiarato il Ministro.
Negli ultimi tempi, i passi avanti per quanto concerne lo sviluppo del turismo – a Napoli e in tutta l’Italia - sono stati ben visibili. Tuttavia resta il paradosso di un Paese in cui, soprattutto al Sud, non si riescono a trarre adeguati vantaggi economici dal tipo di turismo che per noi dovrebbe essere il più remunerativo, il turismo culturale.
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Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi |
La prima tappa del Presidente del Consiglio è stata Capodimonte, a seguire il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, dove un tempo vi era il più grande polo siderurgico d’ Italia voluto da Ferdinando II di Borbone nel 1840 e che, nel 1845, divenne fabbrica di rotaie e locomotive a vapore.
La prima affermazione di Renzi concernente il turismo: “Al Sud c’è un grande spreco di bellezza, non è possibile che la provincia di Bolzano abbia più turisti stranieri del Sud. Il Museo di Capodimonte ha opere d’ arte straordinarie, ma fa solo centoquarantamila visitatori l’anno. Qualcosa a livello di comunicazione non funziona”.
E dopo aver ammesso di non essersi mai recato, prima di quel momento, ad ammirare le bellezze culturali napoletane il Premier ha continuato: ”Il governo è pronto ad investire un miliardo per la cultura, il turismo è elemento di cultura politica e di orgoglio nazionale. I napoletani e non solo devono tornare a sentire l’orgoglio di far parte dell’Italia.”
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Alcuni dei treni esposti al Museo di Pietrarsa |
Premesso che – senza offesa per nessuno – dalle nostre parti l’ orgoglio di essere napoletani è il principale sentimento nel quale si riconosce quantomeno la maggioranza dei nostri concittadini – ed è giusto che sia così – bisognerebbe tra le altre cose, prima di ricorrere a discorsi retorici sull’ appartenenza alla patria, conoscere e diffondere, senza riserve, con onestà e trasparenza, il racconto di tanti avvenimenti storici che hanno contribuito alla formazione di disparità economiche e sociali a livello territoriale nel nostro Paese. Uno di questi avvenimenti è proprio legato a Pietrarsa. Qui infatti, dopo l’Unità d’ Italia si assistette ad un rapidissimo e inesorabile declino di quella che era stata un’industria florida e redditizia. Moltissimi operai vennero licenziati, gli stipendi dimezzati. Il malcontento esplose in una protesta degli operai che fu soffocata nel sangue il 6 agosto del 1863, data in cui Carabinieri e Bersaglieri del nascente Regno d’ Italia non esitarono ad aprire il fuoco sugli operai napoletani uccidendo almeno quattro persone.
Agli Stati generali del turismo è intervenuto anche Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. “La tre giorni di Pietrarsa è stato un importante momento di discussione sulle sfide del turismo italiano. Per la prima volta il governo ha dato il via a una grande campagna di consultazione pubblica, aperta a tutti, per definire il piano strategico del turismo sul quale l’Italia punterà nei prossimi anni” – ha dichiarato il Ministro.
Negli ultimi tempi, i passi avanti per quanto concerne lo sviluppo del turismo – a Napoli e in tutta l’Italia - sono stati ben visibili. Tuttavia resta il paradosso di un Paese in cui, soprattutto al Sud, non si riescono a trarre adeguati vantaggi economici dal tipo di turismo che per noi dovrebbe essere il più remunerativo, il turismo culturale.
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