di Antonio Ianuale
Il 16 giugno del 1313 nasceva a Certaldo, un piccolo comune fiorentino, Giovanni Boccaccio, una delle personalità più rilevanti della storia letteraria e culturale italiana. Dal 1327, il giovanissimo Boccaccio, si trasferisce a Napoli, al seguito del genitore, per imparare il mestiere mercantile e bancario. Il soggiorno napoletano sarà decisivo per l’avvenire del letterato fiorentino: se nel Complesso di San Domenico, Boccaccio studia i primi rudimenti del diritto, sono le giornate trascorse alla Biblioteca Reale, che lo avvicinano alle opere di Dante e ai classici latini, e lo stimolano ad intraprendere la strada della letteratura.
La Napoli del Trecento, non è solo una città intrisa di stimoli culturali, ma anche la capitale della vita mondana, sede della corte angioina, ambiente spensierato e cortese dove Boccaccio conosce ed impara ad apprezzare il fascino delle nobildonne napoletane. Da questi incontri nasce l’opera la “Caccia di Diana”, in cui Boccaccio teorizza l’elevazione spirituale che raggiunge l’uomo quando si innamora. L’amore è il sentimento che prevale nelle opere del periodo napoletano: dal “Filostrato”, in cui vi è una ripresa dello sfortunato amore tra l’eroe troiano Troilo e la bella Criseide, al “Filocolo”, dove si narra della leggenda medievale dei due amanti Florio e Biancofiore, fino al testo “Teseida delle nozze d’Emilia”, dove all’amore di Emilia e Palemone si mescola la materia epica. Gli scrittori del tempo si legavano spesso a donne, a cui dedicavano i loro testi, con la speranza di conquistare il loro cuore.
È proprio a Napoli che Boccaccio conosce l’amore della sua Fiammetta, nome fittizio, dietro cui dovrebbe celarsi una certa Maria d'Aquino, presunta figlia di Roberto d'Angiò. Boccaccio racconta con ricchezza di dettagli il primo incontro con Fiammetta, avvenuto il sabato santo del 1336 nella chiesa di San Lorenzo Maggiore. Il giovane letterato se ne innamora perdutamente e ci lascia traccia di questo amore tormentato nelle opere scritte una volta ritornato a Firenze: il poema allegorico-didattico, “l’Amorosa Visione” e “l'Elegia di Madonna Fiammetta”, una specie di lunga lettera in nove capitoli, in cui la protagonista femminile, allontanandosi dalla tradizione letteraria dell’epoca, racconta le proprie sofferenze d'amore, occupando un ruolo decisamente attivo ed originale per il tempo. A Napoli Boccaccio si inserisce completamente nella società del tempo, imparando a conoscerla e a coglierne i molteplici aspetti, compreso quella di una lingua diversa dal fiorentino, che comunque Boccaccio studia e adopera nelle sue opere.
La conoscenza della città di Napoli si evince nel capolavoro del Boccaccio. Nel “Decamerone” infatti sono molte le novelle ambientate a Napoli, dove assistiamo a dettagliate descrizioni dei vicoli della città. Come nella novella con protagonista il giovane mercante Andreuccio da Perugia, che giunto a Napoli viene prima ingannato e derubato e poi costretto a vagare tra i vicoli bui di una città pregna dell’atmosfera del tempo. Se la novella di Andreuccio da Perugia è la più celebre, Napoli torna come sfondo in altre delle cento novello del Decamerone: la novella di Madonna Beritola, quella di Ricciardo Minutolo, di Elisabetta da Messina, di Peronella, di Niccolò da Cignano ed infine quella di Gian di Procida.
La Napoli raccontata così abilmente dal Boccaccio è una città “lieta, pacifica, abbondevole, magnifica”, per prendere in prestito i versi del Boccaccio stesso che rimpiangerà per sempre il suo distacco, improvviso e doloroso dalla città per far ritorno nella sua Firenze.
La Napoli del Trecento, non è solo una città intrisa di stimoli culturali, ma anche la capitale della vita mondana, sede della corte angioina, ambiente spensierato e cortese dove Boccaccio conosce ed impara ad apprezzare il fascino delle nobildonne napoletane. Da questi incontri nasce l’opera la “Caccia di Diana”, in cui Boccaccio teorizza l’elevazione spirituale che raggiunge l’uomo quando si innamora. L’amore è il sentimento che prevale nelle opere del periodo napoletano: dal “Filostrato”, in cui vi è una ripresa dello sfortunato amore tra l’eroe troiano Troilo e la bella Criseide, al “Filocolo”, dove si narra della leggenda medievale dei due amanti Florio e Biancofiore, fino al testo “Teseida delle nozze d’Emilia”, dove all’amore di Emilia e Palemone si mescola la materia epica. Gli scrittori del tempo si legavano spesso a donne, a cui dedicavano i loro testi, con la speranza di conquistare il loro cuore.
È proprio a Napoli che Boccaccio conosce l’amore della sua Fiammetta, nome fittizio, dietro cui dovrebbe celarsi una certa Maria d'Aquino, presunta figlia di Roberto d'Angiò. Boccaccio racconta con ricchezza di dettagli il primo incontro con Fiammetta, avvenuto il sabato santo del 1336 nella chiesa di San Lorenzo Maggiore. Il giovane letterato se ne innamora perdutamente e ci lascia traccia di questo amore tormentato nelle opere scritte una volta ritornato a Firenze: il poema allegorico-didattico, “l’Amorosa Visione” e “l'Elegia di Madonna Fiammetta”, una specie di lunga lettera in nove capitoli, in cui la protagonista femminile, allontanandosi dalla tradizione letteraria dell’epoca, racconta le proprie sofferenze d'amore, occupando un ruolo decisamente attivo ed originale per il tempo. A Napoli Boccaccio si inserisce completamente nella società del tempo, imparando a conoscerla e a coglierne i molteplici aspetti, compreso quella di una lingua diversa dal fiorentino, che comunque Boccaccio studia e adopera nelle sue opere.
La conoscenza della città di Napoli si evince nel capolavoro del Boccaccio. Nel “Decamerone” infatti sono molte le novelle ambientate a Napoli, dove assistiamo a dettagliate descrizioni dei vicoli della città. Come nella novella con protagonista il giovane mercante Andreuccio da Perugia, che giunto a Napoli viene prima ingannato e derubato e poi costretto a vagare tra i vicoli bui di una città pregna dell’atmosfera del tempo. Se la novella di Andreuccio da Perugia è la più celebre, Napoli torna come sfondo in altre delle cento novello del Decamerone: la novella di Madonna Beritola, quella di Ricciardo Minutolo, di Elisabetta da Messina, di Peronella, di Niccolò da Cignano ed infine quella di Gian di Procida.
La Napoli raccontata così abilmente dal Boccaccio è una città “lieta, pacifica, abbondevole, magnifica”, per prendere in prestito i versi del Boccaccio stesso che rimpiangerà per sempre il suo distacco, improvviso e doloroso dalla città per far ritorno nella sua Firenze.
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