di Marcello de Angelis
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Parthenope |
Il curioso nome di “Pizzofalcone” risale invece al Duecento, quando il re Carlo I d’Angiò decise di praticare proprio su quest’altura la caccia col falcone, facendovi costruire per l’occasione una importante falconiera. Lo sviluppo della zona ebbe inizio a partire dal XVI secolo con la costruzione di ville nobiliari e complessi conventuali come quello della Nunziatella, di Santa Maria degli Angeli e di Santa Maria Egiziaca.
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Vista della Chiesa dell'Immacolatella |
Nel 1857, per volontà del re Ferdinando II (così come descritto nell’iscrizione in bassorilievo posta sul portale d’ingresso) venne integralmente ristrutturata anzi, per essere precisi, venne proprio ridisegnata con una struttura più ampia, a “croce greca”, e ricostruita dall’architetto Francesco Jaoul che andò a demolire la precedente struttura.
Alcuni scritti del 1856 testimoniano che al suo interno vi erano disposti cinque altari di marmo pregiato, raffinate statue poste in appositi incavi ed in bella mostra alle pareti, tele di Raffaele Spanò e Giovanni Girosi. Come ulteriore elemento atto ad impreziosire tutto ciò, bastava salire le scale che portavano all’ingresso per poter ammirare l’incredibile vista mozzafiato sull’intero golfo: da punta Campanella a Mergellina con Castel dell’Ovo al centro che, a picco sul mare, completava l’opera.
Era davvero bella la “Chiesa delle Montagnelle”! E mantenne tale bellezza fino al 1943, anno in cui una bomba piovuta dal cielo durante i raid aerei anglo-americani sulla città, la colpì in pieno. Venne però ben presto restaurata e riaperta nel primo dopoguerra. Purtroppo però, in seguito al terremoto dell’Irpinia del 1980, il Santuario fu dichiarato “soggetto a seri problemi di agibilità”, per poi essere chiuso e abbandonato.
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Il degrado della chiesa dell'Immacolatella |
Quei preziosi altari sopradescritti giacciono sepolti da cumuli di detriti, sporcizia e calcinacci piovuti dalle pareti; le statue e i dipinti sono misteriosamente scomparsi nel silenzio più totale e sull’altare maggiore il Tabernacolo è stato forzato e il marmo frantumato. L'antica porta di legno è letteralmente sradicata e il pavimento è ormai sepolto da resti di “visite non autorizzate” da parte di clochard, tossicodipendenti e animali randagi. I banchi in legno sono stati ammassati in malo modo e senza alcun motivo su di un lato della navata.
Napoli, con il suo centro storico più grande d'Europa, è senza dubbio un coacervo di splendidi tesori, questo è lampante! Ma molti di essi, versano in uno stato di deterioramento indicibile. E l’area del Monte Echia è evidentemente fra queste. Un intervento immediato è da ritenersi assolutamente necessario, così come una presa di coscienza sia da parte dell’Amministrazione comunale che di quella locale, ossia la I Municipalità, fresca di nomina. Insomma bisogna far presto, perché intanto lo stato di abbandono della Chiesa “dell’Immacolatella a Pizzofalcone” e dell’intera area, degradata da “culla” della civiltà partenopea a “cassonetto” dell’ignoranza, della incuria e della strafottenza napoletana, ha raggiunto già livelli indecorosi, basti solo pensare al fatto che tutta la zona è utilizzata ormai da anni come discarica a cielo aperto per rifiuti di ogni genere.
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