mercoledì 29 giugno 2016

Ripristinati gli uffici del Giudice di Pace di Frattamaggiore, Maddaloni, Lauro, Acerra e Gragnano

di Luigi Rinaldi

Con il decreto del 27 maggio 2016, il Ministro della Giustizia ha stabilito il ripristino di determinati Uffici del Giudice di Pace soppressi ai sensi dell’art.2, comma 1 bis, del decreto legge n. 192 del 31 dicembre 2014, convertito, con modificazioni, nella legge n. 11/2015. Dal 2017, dunque, torneranno a regime ben 51 degli Uffici del Giudice di Pace che erano stati soppressi negli anni scorsi per via del riordino della geografia giudiziaria, scelta giustificata da ragioni di spending review e ottimizzazione delle risorse della giustizia.

In Campania apriranno nuovamente i battenti, il prossimo 02 gennaio 2017, gli Uffici del Giudice di Pace di Acerra, Frattamaggiore, Maddaloni, Lauro e Gragnano. Il ripristino di tali Uffici è frutto dell’art.3, comma 2, del dlgs n. 156/2012, ove è previsto che, entro sessanta giorni dalla pubblicazione delle sedi soppresse, agli enti locali interessati, anche consorziati tra loro, sarebbe stata concessa la possibilità di richiedere il mantenimento degli Uffici, con competenza sui rispettivi territori, anche tramite eventuale accorpamento, facendosi carico delle spese di funzionamento ed erogazione del servizio giustizia, compreso il fabbisogno di personale amministrativo, che deve essere messo a disposizione dallo stesso ente.

Per tanti Comuni, il ripristino degli Uffici del Giudice di Pace rappresenta il conseguimento di un obiettivo di fondamentale importanza, onde consentire ai cittadini di non sentirsi isolati, né dal punto di vista geografico né da quello amministrativo. Si rischia, però, che dopo la solita propaganda elettorale, alcuni Comuni, come già successo nel recente passato (negli ultimi 18 mesi sono state soppresse oltre 100 sedi del Giudice di Pace originariamente mantenute dai Comuni), si rendano conto di non avere i mezzi finanziari per garantire il funzionamento degli Uffici, né personale amministrativo, sempre di estrazione comunale, adeguatamente formato e che molte delle sedi riaperte finiscano solo per creare problemi e disservizi all’utenza ed agli operatori della giustizia per essere, poi, nuovamente soppresse per inadempimento del Comune agli obblighi di efficienza stabiliti dalla legge.

E’ evidente che l’attuale normativa, sotto molti profili, è lacunosa perché prevede una piccola formazione iniziale di appena due mesi per i dipendenti inviati dagli uffici comunali, i quali molto spesso sono del tutto impreparati, sia sotto il profilo della formazione che sotto quello della cultura giudiziaria. Non è nemmeno chiaro chi avrà il compito di formarli e quali saranno i criteri con i quali saranno formati. Una situazione che rischia di ripercuotersi sul livello di soddisfazione dei cittadini, i quali potrebbero non ricevere tempestiva risposta alle loro richieste di documentazioni o semplici informazioni. Appare, quindi, improcrastinabile una radicale riforma della magistratura onoraria, che ponga ordine nella complessa macchina della magistratura di Pace, che negli ultimi ha subito tanti cambiamenti, molto spesso accettati ma non condivisi.

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