martedì 26 luglio 2016

Gomorra: fenomeno di costume o specchio della realtà?

di Danilo D'Aponte

Il 2016 segna i 10 anni dalla pubblicazione di Gomorra di Roberto Saviano, che ha dato origine ad un film per il cinema prima e ad una fiction per Sky dopo. Proprio l'enorme successo di pubblico e critica che la serie sta riscuotendo divide i più. Si sono ideologicamente creati due "partiti", quelli che ritengono che il fenomeno nasca e si esaurisca su pellicola, e quelli che incolpano la serie (e le relative parti in causa, tra cui Saviano) di generare e al tempo stesso alimentare il mito della mafia made in Napoli.

Per Saviano si tratta di una sorta di déjà-vu, già all'epoca della pubblicazione della sua opera più famosa i lettori si dividevano tra entusiasti e critici della prima ora. Per uno come me cresciuto a Secondigliano, e con un percorso scolastico che si è sviluppato, anche, a cavallo con la prima faida di Scampia (di cui si è ampiamente parlato in Gomorra, e da cui la serie trae ampiamente) la verità sta nel mezzo. Non tanto perché conosca vagamente persone coinvolte nella pellicola prima, e nella serie televisiva poi, ma perché vedo quotidianamente i due lati della medaglia sottolineati a voce alterna dai due "partiti" di cui prima.

Ci sono quelli che ritengono che Gomorra abbia il merito di metterci tutti davanti a una realtà già nota, con i dovuti accorgimenti scenici del caso, ma che pur sempre di realtà, in parte, si tratti. La critica più forte mossa da questi sarebbe quella che la fiction genererebbe mistificazione ed emulazione, con il ruolo del capo cosca con un fascino paragonabile a quello di un asso del pallone. Insomma, che si fornisca a menti ancora acerbe un modello sbagliato, lo stesso modello sbagliato che è alla base di molti componenti delle baby gang che stanno falcidiando le nostre strade.

Nella frangia di sostenitori ci sono, tuttavia, quelli che si pongono anche davanti al lato "artistico" della vicenda. Per quelli che appoggiano questa visione, infatti, la serie dovrebbe godere della stessa dignità e apprezzamenti delle grandi produzioni di Hollywood di stampo mafioso. Quanto ai meriti artistici dell'opera, si tratta comunque del punto più alto del made in Italy attuale. Sky, insomma, avrebbe tra le mani quanto di più valido offerto dal panorama televisivo nostrano. Tra quelli che riconoscono tali meriti artistici alla fiction è il noto critico, e docente universitario, Valerio Caprara.

C'è poi, invece, chi ritiene che la serie di Gomorra abbia il demerito di romanzare troppo la realtà, mercificando un'area di Napoli già demonizzata da problemi realmente in essere. Questi sono preoccupati che, nel danno del degrado, ci possa anche essere la beffa di una realtà distorta all'altare dello share. Che quindi, in questo proliferare di criminali dallo sharme d'oltreoceano, dalle vesti sgargianti, dalle passioni folli e quant'altro, si offra sì un modello di camorrista "cool", ma che in cotanto fascino, di riflesso, appaia tutto più buio di quello che è. Anche l'apparente totale mancanza di opposizione da parte dello Stato, e di chi lo rappresenta. Con le forze dell'ordine a fare la parte dell'agnello sacrificale, mai realmente credibili in questa moderna epopea alla Scarface.

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