martedì 26 luglio 2016

Regione Campania: il disegno di legge sulla cannabis terapeutica all'esame della commissione sanità

di Luigi Rinaldi

L’utilizzo della cannabis per scopi terapeutici è stata per tanti anni oggetto di dibattito scientifico e culturale. Nel nostro Paese, a differenza del resto d’Europa, sull’argomento non si è riuscita a formare un’opinione comune, forse anche per ragioni di natura morale. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni, molte Regione italiane, nonostante pareri talvolta divergenti, hanno approvato leggi che consentono l’erogazione di farmaci a base di cannabinoidi per scopi terapeutici.
Pochi giorni fa, anche la Regione Campania ha dato il via, dinanzi alla Commissione Sanità, alla discussione ed al confronto sul disegno di legge che prevede una serie di disposizioni organizzative per l'erogazione di farmaci e preparati a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche, nell'ambito del servizio sanitario regionale. “Il presupposto di questa proposta di legge - ha spiegato il presidente della Commissione sanità, Raffaele Topo, - parte dai comprovati dati scientifici a sostegno dell’efficacia degli effetti benefici della canapa nella cura di particolari malattie, in particolare per i pazienti affetti da Sla, da Aids e quelli sottoposti a terapie antitumorali. Sono risultati che vanno incoraggiati. Sarà la prima volta che la Regione Campania si doterà di un dispositivo normativo riguardante terapie che prevedono l’uso di farmaci con i principi attivi cannabinoidi”.

L’efficacia farmacologica dei cannabinoidi è ormai provata da studi universalmente condivisi. I medicinali che li contengono sono indicati nel trattamento farmacologico per contrastare la nausea ed il vomito in pazienti affetti da neoplasie e Aids (trattati con farmaci antiblastici e antivirali). Risultati incoraggianti provengono anche dagli studi riguardanti l’attività antidepressiva, anticonvulsivante, antispasmodica, antitumorale e stimolante l’appetito. I cannabinoidi hanno un effetto analgesico, e, pertanto, agirebbero in sinergia con gli oppioidi. Permetterebbero, cioè, di ridurre i dosaggi degli analgesici oppiacei necessari a trattare il dolore cronico.
Gli effetti collaterali sono minimi, e comunque, così come per gli oppioidi, non è riportata alcuna tossicità d’organo. I dati positivi provenienti dal mondo scientifico, non collimano, però, con i tanti pregiudizi e preconcetti che non hanno ancora consentito di superare il panorama disomogeneo venutosi a creare nel nostro Paese. Uno scenario molto confuso che ha determinato un’inaccettabile diseguaglianza sociale, con cittadini di serie A e di serie B, che possono usufruire o meno di farmaci potenzialmente utili per il dolore, a seconda della regione di appartenenza. Si tratta di una discriminazione eticamente e moralmente inaccettabile, specie se si considera una legislazione nazionale molto garantista nei confronti dei cittadini affetti da dolore cronico. In questo contesto ci ritroviamo a dover importare questi farmaci dall’estero, quando il nostro Paese possiede il know-how necessario alla loro preparazione.

Attualmente le regioni che hanno introdotto dei provvedimenti che riguardano l’erogazione di medicinali a base di cannabis sono nove: Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia, Umbria. Le normative regionali convergono tutte nel disciplinare l’erogazione dei medicinali a carico dei propri Servizi sanitari regionali (SSR), ma sotto altri aspetti presentano, però, una notevole disomogeneità. Bisogna solo augurarsi che sulla scia della Regione Campania, anche altre Regioni intraprendano questo innovativo percorso, per alleviare le sofferenze di tante persone ammalate.

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