giovedì 27 ottobre 2016

“Napoli e il suo proprio re” in mostra fino al 31 Dicembre all’Archivio di Stato

di Marcello de Angelis

Carlo di Borbone
Il 20 gennaio 2016 è ricorso il 300esimo anniversario della nascita di Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, nato a Madrid il 20 gennaio 1716 e luogo in cui scomparve il 14 dicembre 1788. Capostipite della Casa Reale Borbone delle Due Sicilie, fu il quinto figlio di Filippo V di Spagna, ma il primogenito dei nati dal secondo matrimonio di quest’ultimo con la nobile italiana Elisabetta Farnese. Egli fu un uomo dal carattere forte e un sovrano estremamente moderno per i suoi tempi: amava circondarsi di intellettuali, artisti e uomini politici che portavano avanti le idee dell’Illuminismo, ponendo in primo piano l’intelletto umano contro l’ignoranza e la superstizione in una Città che non è mai stata all’avanguardia su questi “temi”. Fu grazie alle opere di menti illuminate come quelle di Giambattista Vico, Antonio Genovesi, Gaetano Filangieri, Antonio Broggia o Mario Pagano che Napoli, insieme a Parigi, contribuì fortemente alla corrente, non limitandosi semplicemente a seguirla.

Era il 1734, quando durante la guerra di successione polacca Carlo, a capo delle truppe spagnole, conquistò i regni di Napoli e di Sicilia, sottraendoli alla dominazione austriaca ed il 10 maggio di quello stesso anno entrò trionfante a Napoli, rendendola Capitale di uno Stato tornato ad essere sovrano e indipendente. Fu incoronato come Carlo III di Sicilia ma, nella città partenopea, dove avrebbe dovuto essere re con l’appellativo di Carlo VII, egli rifiutò quella numerazione scegliendo un semplice “Carlo”, per distinguersi dai predecessori, che tanto indipendenti non potevano altrettanto dirsi

L'eredità lasciata dagli austriaci era pesante: la popolazione era allo stremo oberata da pesantissime tasse, i baroni feudali esercitavano un potere soffocante sul contado ridotto in una condizione di schiavitù e miseria. Tra gli atti di governo più clamorosi e radicali del giovane re per ovviare a tale disastrosa situazione ci fu la tassazione dei beni ecclesiastici (molto numerosi grazie a speciali privilegi del passato) che permise di triplicare le entrate del Regno

Bernardo Tanucci, suo uomo di fiducia e primo ministro, intraprese un programma riformatore amministrativo e finanziario togliendo poteri e privilegi a chi sfruttava risorse senza recare un tangibile beneficio allo stato e fu artefice del Concordato con la Chiesa Cattolica del 1741, in cui si sanciva la supremazia dello stato. La politica finanziaria ispirata ai più moderni principi apportò grandi risultati all’economia del Regno che, nel giro di un decennio, raggiunse i livelli economici dell'Inghilterra e della Francia.
Lo stemma del Regno delle Due Sicilie

È però di natura artistica, architettonica e archeologica il più grosso segno che Carlo ha lasciato a Napoli e dintorni: a lui si deve l’apertura sistematica degli scavi di Ercolano, Pompei e Stabia; il Real Teatro di San Carlo, che sostituì il San Bartolomeo; la Reggia di Portici, la Reggia di Capodimonte con l’annessa fabbrica di porcellane e la maestosa Reggia di Caserta, affidata a Luigi Vanvitelli, per rivaleggiare con quella di Versailles col contestuale Acquedotto Carolino (dal nome del re), allo scopo di portare l’acqua alle meravigliose fontane del giardino all’italiana e, quindi, alla reggia stessa.

Da ricordare ancora il Foro Carolino (oggi Piazza Dante) sempre ad opera del Vanvitelli e che vanta alcune sculture di Giuseppe Sanmartino, l’artista del Cristo Velato; il gigantesco Real Albergo dei Poveri dell’architetto Ferdinando Fuga; il rinnovamento e ampliamento di Palazzo Reale; la fondazione della Real Fabbrica di Capodimonte per la produzione della porcellana; la fondazione dell’Accademia delle Belle Arti. Grazie a tutto ciò, Napoli divenne una grandissima Capitale europea, sicuramente e di gran lunga la più importante d’Italia.

Carlo si adoperò sempre per migliorare la Città sia dal punto di vista militare, che da quello culturale (istituì nuove accademie e cattedre nel Regno, nonché la Biblioteca Reale, divenuta poi la grande Biblioteca Nazionale e il Museo Nazionale), promulgò leggi per l’incremento dell’agricoltura e della pastorizia e migliorò il caos legislativo varando un nuovo codice nel 1752.

Il giovane Borbone era veramente innamorato della sua Capitale e del suo popolo al punto da imparare la Lingua Napoletana per diventare egli stesso napoletano e comprendere meglio la sua gente. Nel 1759 il trono di Spagna rimase vuoto, a seguito della morte senza eredi del fratellastro Ferdinando VI, così fu costretto a malincuore ad occuparlo col nome di Carlo III, decretando quindi la definitiva separazione tra la corona spagnola e quelle napoletana e siciliana. 


La locandina della Mostra "Napoli e il suo proprio re"
Lo scorso 22 settembre nella Sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli, proprio in onore di questo incredibile sovrano e del suo storico genetliaco, è stata inaugurata la mostra documentaria “Napoli e il suo proprio re”, organizzata nell’ambito delle Celebrazioni per il tricentenario della sua nascita. Al pubblico viene presentato un complesso di rarità che conta oltre novanta documenti, tra stampe, mappe, lettere, relazioni e atti ufficiali esposti nell’ex Refettorio del Monastero dei Santi Severino e Sossio, sede antica e prestigiosa del Grande Archivio. Frammenti attraverso i quali ricostruire i venticinque anni di un governo sempre teso a migliorare la città di Napoli.

Diciotto vetrine ricche di testimonianze sulla sua persona, sul suo operato e sulle personalità che lo affiancarono, ovvero coloro che furono chiamati a collaborare nei vari settori di intervento, volti alla costruzione del nuovo Stato. In successione tematica e cronologica si individuano alcune tappe significative del suo governare: dall’avvento al trono alle riforme istituzionali e politiche più significative, agli interventi sul tessuto urbanistico e architettonico della Capitale. Immagini di un’epoca e dell’esperienza umana e istituzionale di Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio rivissute attraverso le prestigiose Sale. 

La mostra, che sarà visitabile fino al 31 dicembre 2016, rientra nel programma di eventi che vanno a celebrare il tricentenario della nascita del cosiddetto “monarca illuminato”, assoluto protagonista anche del recente “Maggio dei Monumenti 2016”.

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