venerdì 16 dicembre 2016

CIS di Nola: via libera al salvataggio

di Antonio Cimminiello

Una veduta dall'alto del CIS di Nola
Il copione sembrava, tragicamente, il solito. Crisi economica, indebitamento “necessario”, tracollo. E il tutto si produce con maggior impatto, quando in gioco è il destino di un polo logistico e commerciale all’ingrosso e al dettaglio, da quasi 30 anni punto di riferimento per più di 300 imprese, qual è senza dubbio il CIS-Interporto Campano

Le prime avvisaglie si erano avvertite nel 2010, quando non è stato più possibile contare su regolari entrate finanziarie (chi usufruisce dei locali del polo paga un canone locatizio periodico). Tutto ciò ha rappresentato l’inizio di un calvario, che ha raggiunto l’apice nel 2015 con l’accertamento di una massa debitoria enorme, pari a ben 740 milioni di euro. Ma quando il fallimento sembrava l’epilogo più scontato, ecco l’intervento decisivo del Tribunale di Nola, che autorizza un accordo finalizzato alla ristrutturazione delle passività

In parole povere, viene resa operativa l’intesa già raggiunta tra le banche (che vantano nello specifico crediti per 600 milioni di euro) ed i vertici del Cis- Interporto Campano. Se da un lato l’accordo riconosce alle banche parziali poteri decisionali- come ad esempio quello di nominare i componenti di alcuni organi direttivi- dall’altro esso mira ad assicurare un rilancio industriale, che porterà essenzialmente alla riqualificazione, riaffitto o vendita dei locali da tempo ormai inutilizzati per il fallimento delle aziende che in passato se ne avvalevano. 

Ancora una volta un dialogo costruttivo tra le parti ha dimostrato come sia possibile superare insieme momenti economici difficili, senza dover passare necessariamente per un’inaccettabile rinuncia ai propri diritti o per un’inevitabile chiusura delle attività, soprattutto quando queste ultime non sono soltanto fonte di perdite. A tal proposito è sufficiente pensare alla centralità che assume anche l’Interporto di Nola (sede di officine di importanti aziende italiane) o il noto centro commerciale “Vulcano Buono”, anch’esso parte integrante del gruppo presieduto da Gianni Punzo ed impegnato attualmente in una specifica trattativa con istituti bancari per trovare una soluzione in ordine all’estinzione dei propri debiti, pari a più di 100 milioni di euro. La speranza è che tale esempio possa essere seguito per risolvere altre, se non più drammatiche, situazioni riguardanti la realtà lavorativa in Campania: la vertenza Almaviva, per citarne una, è purtroppo una ferita ancora aperta.

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