di Luigi Rinaldi

Ai lavori hanno partecipato i più famosi studiosi internazionali di agricoltura ed economia, i quali hanno spiegato come curare la terra, arginare l’inquinamento ambientale e combattere l’illegalità nel settore agricolo. L’obiettivo dell’agricoltura biodinamica, infatti, è quello di ripristinare il “ciclo chiuso”, in base al presupposto per cui un organismo funziona efficacemente quando tutti i suoi organi lavorano in armonia.
E’ dal terreno che tutto nasce: l’erba dei prati, gli ortaggi, i cereali e le colture arboree, per cui tanto più il terreno è sano e vivo, tanto più gli animali e l’uomo che si nutrono dei prodotti della terra saranno più sani. Secondo l’agricoltura biodinamica è mangiando che ci curiamo. Ovviamente se le piante sono state trattate con prodotti chimici, tutte le proprietà terapeutiche saranno irrimediabilmente compromesse. L’idea è questa: la produzione di cibi sani e genuini può rappresentare la leva su cui puntare per creare sviluppo ed occupazione soprattutto nel Sud Italia.
Sempre più la società italiana riconosce l’agricoltura biodinamica come strumento di eccellenza per garantire il benessere degli individui su basi etiche e sociali. In un’epoca in cui l’uomo ed il pianeta soffrono per i danni dello sfruttamento delle risorse e dell’inquinamento, diventa ancora più necessario promuovere attività etiche e morali mirate alla salvaguardia della salute dell’uomo e dell’ambiente, sia attraverso azioni di sensibilizzazione verso i consumatori, sia offrendo metodi di rigenerazione del suolo.
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Terreno coltivato secondo i principi dell'agricoltura biodinamica |
In questo contesto, lo straordinario patrimonio agroalimentare del Sud Italia merita particolare attenzione ed impegno, in quanto, attraverso gli strumenti dell’agricoltura biodinamica, si può creare una via sostenibile per favorire economia, salute, occupazione e turismo. In Italia aumentano sempre di più le aziende che rispettano gli standard di questa nuova dottrina che propone una agricoltura di qualità che tuteli il suolo anziché impoverirlo. Sono oltre 4.500 le aziende agricole italiane che hanno scelto di adottare la teoria di Rudolf Steiner, il filosofo austriaco che negli anni Venti per primo ipotizzò un nuovo modo naturale di trattare il terreno agricolo. Un metodo che rifiuta totalmente gli additivi chimici e prevede alcune operazioni pratiche (come lo studio delle fasi lunari) per rivitalizzare la fertilità dei terreni senza rinunciare alla qualità dei cibi.
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