di Luigi Rinaldi

E’ questo lo sconcertante quadro che emerge nella prima relazione semestrale del 2016 della Direzione Investigativa Antimafia. Un’ulteriore novità rispetto al passato riguarda la presenza di figure femminili a capo dei clan, con un ruolo sempre più determinante nella gestione delle attività illecite.
Nella città di Napoli risultano attive circa 40 organizzazioni camorristiche, con oltre 1.000 affiliati e con una notevole capacità di rigenerarsi, nonostante le numerose operazioni condotte dalla magistratura e della polizia giudiziaria, riuscendo a trovare nuove leve da arruolare nel misero e degradato contesto sociale in cui operano. L’attività principale dei clan resta sempre il traffico internazionale di sostanze stupefacenti, ma le organizzazioni risultano in grado di interferire in ben cinque settori: appalti pubblici, sanità, scommesse sportive, mercato agro - alimentare e gestione dei rifiuti.
Appare cambiata la strategia dei clan storici (Contini, Di Lauro, Amato – Pagano, Licciardi, Mallardo, Mazzarella, Moccia), i quali limitano il ricorso ad azioni violente per lasciare la gestione delle attività esecutive a gruppi satellite, onde dedicarsi ad attività criminali di più alto profilo, come il riciclaggio ed il reimpiego di denaro di provenienza illecita.
Nell’area centrale di Napoli, roccaforti del clan Contini sono le zone del Vasto, Arenaccia, Rione Amicizia, Ferrovia e Borgo Sant’Antonio Abate, mentre a Poggioreale regnano sempre i Mazzarella, ancora forti anche nel quartiere Forcella, con il supporto della famiglia Del Prete e con in mezzo le nuove leve della terza generazione dei Giuliano e alcuni “girati” dello stesso clan Mazzarella.
Il quartiere Sanità è la zona dove nel 2016 la faida tra clan è stata più feroce: da una parte gli Esposito-Genidoni-Spina, supportati dal gruppo di Walter Mallo (Miano), dall’altra i Vastarella, alleati con i Savarese-Sequino, e supportati dai Lo Russo (oggi quasi tutti collaboratori di giustizia) e dai Licciardi della Masseria Cardone.
Nella zona del Cavone si riscontra una situazione di instabilità che vede contrapposti il clan Lepre con quello degli Esposito, attivo anche nei Quartieri Spagnoli. Qui invece il declino dei Mariano, dopo arresti e pentimenti, ha favorito l’ascesa dei Ricci e di nuovi clan emergenti.
A Chiaia sono presenti i gruppi Piccirillo-Frizziero e Cirella-Strazzullo. A Posillipo invece il clan facente capo ad Antonio Calone risulta indebolito dopo l’arresto di quest’ultimo, avvenuto lo scorso 9 giugno.
Nell’area Nord il clan storico della zona collinare di Napoli è quello della famiglia Cimmino con il boss, Luigi Cimmino, arrestato il 5 marzo 2016 in Veneto dopo una latitanza di quasi un anno. Gli affari illeciti restano però saldamente nelle mani delle figure più anziane dell’organizzazione criminale. Quelli di Secondigliano e Scampia sono i territori in cui agiscono più clan.
In particolare sono sempre presenti i Licciardi, nella zona della Masseria Cardone, e i Di Lauro a Scampia, guidati dai figli di Paolo detto Ciruzzo ‘o milionario, alcuni scarcerati di recente o altri latitanti da anni come Marco Di Lauro irreperibile da oltre 12 anni. Quest’ultimo si contende con la Vanella Grassi il controllo del traffico di stupefacenti, nonostante i “girati” siano stati colpiti duramente da arresti e blitz.
Nella zona delle Case Celesti a Secondigliano è ancora attivo il clan Marino mentre a San Pietro a Patierno si registra una supremazia dei superstiti del clan Bocchetti. Presente invece nei comuni a nord di Napoli (Melito, Arzano e Casavatore) il clan degli Amato-Pagano, gli Scissionisti di Scampia che hanno trovato la loro roccaforte in questi territori.

Il quartiere di San Giovanni a Teduccio è scenario dei contrasti tra le famiglie Mazzarella e Rinaldi-Reale-Formicola. A Barra invece appare in difficoltà il sodalizio Cuccaro-Aprea, fenomeno che potrebbe provocare l’ascesa di clan emergenti o l’allargamento della propria zona di influenza da parte dei gruppi presenti a Ponticelli.
Infine, nell’area Ovest è in corso da diversi mesi una violenta guerra tra lo storico clan dei Pesce-Marfella-Foglia e il gruppo emergente capeggiato da Salvatore Romano e supportato dai reduci dei Mele.
Zona in continuo fermento criminale nel 2016 anche quella di Soccavo dove sono contrapposti i clan Vigilia, supportati dai Pesce-Marfella di Pianura, e il gruppo Sorianiello, aiutato invece dalle nuove leve di Pianura e dai Giannelli di Bagnoli.
Diversa invece la situazione nel Rione Traiano, diventato negli ultimi anni la principale piazza di spaccio presente a Napoli. Sono ben quattordici i luoghi di smercio che si dividono le famiglie Puccinelli e Cutolo. I clan del Rione Traiano hanno però subito un duro colpo in seguito all’operazione condotta dai carabinieri, al termine delle indagini della magistratura, che il 31 gennaio 2017 ha portato all’arresto di ben 88 affiliati a varie famiglie riconducibili al gruppo principale dei Puccinelli.
Il 2016 è stato l’anno nel quale le forze dell’ordine hanno smantellato quel che restava del clan D’Ausilio, predominante a Bagnoli. A Fuorigrotta invece sono tre i clan a dividersi il territorio nella penombra: i Zazo nella zona dello stadio San Paolo, il sodalizio Iadonisi per la parte vecchia del quartiere e i Baratto-Bianco zona via Leopardi-via Cumana.
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