di Gian Marco Sbordone
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Pompei |
Pompei contiene in sé e rappresenta un patrimonio straordinario ed incomparabile di storia, di archeologia e di cultura ed evoca anche, con la proiezione visiva, degli effetti di una terribile eruzione vulcanica, il terrore e il fascino delle forze dirompenti della natura. Pompei è tutto questo, è la vita e la morte. Pompei è anche, però, tuttavia, un esempio di incuria, di superficialità e di poca o nulla lungimiranza se pensiamo alle condizioni disastrose in cui il sito archeologico è stato tenuto ed ai danni che, di tanto in tanto, esso ha subito proprio a causa dell’ incuria.
Pompei esprime quindi una contraddizione dolorosa per come non si riesca a salvaguardare e a valorizzare un patrimonio che attira milioni di visitatori incantati, ogni anno, da tutto il mondo. Ed è per questo che un cambio di passo che sembra si stia registrando negli ultimi tempi, deve essere salutato con grande ottimismo. Un cambio di passo i cui meriti, ci pare di poter dire, vadano riconosciuti al Ministro della Cultura Franceschini, che sta dimostrando incisività, serietà e grande impegno nella tutela di tutto il patrimonio artistico e culturale del Paese e i cui frutti si stanno vedendo anche a Pompei.
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Dario Franceschini e Corina Cretu |
La visita del Commissario Europeo alle Politiche Regionali Corina Cretu del 9 febbraio, al sito archeologico, è stata motivo di grande soddisfazione. Il Commissario ha dichiarato, nel corso della conferenza stampa sullo stato di avanzamento dei lavori del “Grande Progetto Pompei”, che “il progetto è diventato un esempio da seguire” aggiungendo, rivolta al Ministro Franceschini, al Direttore della Soprintendenza Massimo Osenna, e al Direttore del Grande Progetto, il Generale Luigi Curatoli “potete essere fieri di voi”. E in quella circostanza, il Ministro ha dichiarato che “Pompei era prima un esempio negativo, mentre ora è un luogo simbolo di una storia di riscatto”.
Il momento clou della visita del Commissario Europeo, è stato il sopralluogo all’ interno della "Casa dei casti Amanti", su Via dell’ Abbondanza. Si tratta di un’ unica grande insula che comprende anche la Domus dei Pittori al Lavoro e alcune botteghe e si estende per oltre 1500 metri quadrati. La Domus era stata aperta per la prima volta nel 2010 e poi richiusa. Dopo la visita istituzionale, è stata resa fruibile al pubblico dall’ 11 al 14 febbraio, prima dell’ avvio dei lavori che ne consentiranno il restauro globale e la valorizzazione.
La Domus rappresenta uno straordinario spaccato di vita dell’ epoca, in quanto vi sono stati trovati numerosi attrezzi da lavoro, oggetti di vita quotidiana e anche i resti di alcuni muli, che sicuramente servivano per il lavoro di macina. Non c è dubbio, quindi, che la giornata del 9 febbraio ha rappresentato un momento di grande e legittima soddisfazione, non solo per Pompei ma per il Mezzogiorno e per l’ intero Paese.
Naturalmente non possiamo non riflettere, ancora una volta, proprio in questa circostanza, sulle occasioni mancate, su quello che poteva essere e non è stato. Perché è evidente che la straordinarietà di Pompei non è stata sfruttata che minimamente ai fini della valorizzazione turistico- culturale e quindi economica dell’ intera area. Pompei avrebbe potuto costituire, ma sicuramente può ancora costituire, un volano potentissimo per un rilancio complessivo. Un rilancio anche dell’ orgoglio, sicuramente ferito dalle impietose immagini dei crolli, dei danni e dell’ incuria, che hanno fatto il giro del mondo, infliggendoci un’ ulteriore ferita, purtroppo meritata.
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