di Noemi Colicchio
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Jo Jhonson |
I giovani laureandi potranno comporre il proprio piano di studi attraverso una diversa gradazione tra più blocchi di materie, appartenenti anche a facoltà differenti. La tabella degli orari sarà tutta da regolare sulla base delle disponibilità dello studente e dei suoi interessi. Sarà poi compito del nuovo ufficio di coordinamento evitare una gestione confusionaria degli aspetti didattici e organizzativi.
La proposta è in cantiere da parecchio tempo, ma sembra essere in dirittura d’arrivo la sua approvazione. Ruolo chiave quello rivestito da J. Jhonson - tra l’altro, fratello del Ministro degli esteri Boris - grande sostenitore di questa nuova ed evolutiva visione. Ad oggi in Inghilterra è già possibile strutturare il proprio momento formativo attraverso una diversa combinazione di crediti provenienti anche da Università diverse, ma è una pratica ancora in disuso poiché relegata ad un ristretto numero di istituti appartenenti a questa rete e esclusivamente alla fine di un anno accademico.
La proposta è in cantiere da parecchio tempo, ma sembra essere in dirittura d’arrivo la sua approvazione. Ruolo chiave quello rivestito da J. Jhonson - tra l’altro, fratello del Ministro degli esteri Boris - grande sostenitore di questa nuova ed evolutiva visione. Ad oggi in Inghilterra è già possibile strutturare il proprio momento formativo attraverso una diversa combinazione di crediti provenienti anche da Università diverse, ma è una pratica ancora in disuso poiché relegata ad un ristretto numero di istituti appartenenti a questa rete e esclusivamente alla fine di un anno accademico.
La riforma, qualora fosse definitivamente approvata, sarebbe solo una nota a piè pagina di un libro già scritto più che bene: il sistema universitario inglese, infatti, è uno tra i più all’avanguardia nel mondo intero. Vanta tra i suoi meriti, sorvolando sulle classiche questioni relative a strutture adeguate, campus ben progettati, preparazione degli studenti non solo teorica ma soprattutto pratica e proiettata al mondo del lavoro, corpi docenti di altissimo livello accademico e ben bilanciati tra quote maschili e femminili.
Mentre in Italia gli ultimi dati pubblicati dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca hanno sottolineato ancora una volta una disparità di genere inaccettabile, le differenze con l’estero non tardano a farsi notare, soprattutto con l’Inghilterra. Al 31 dicembre 2016 è stata registrata una percentuale del 22% di presenze femminili tra gli insegnanti in cattedra universitaria: 8 su 10 sono uomini; in Inghilterra invece il rapporto può considerarsi paritario, 50 e 50. In Italia sono cifre da capogiro, eccetto che nell’ambito della ricerca, dove lo scarto sembra essere meno evidente: 43 contro 57.
Passi da gigante o solo rifiniture di un motore già ben avviato, la proposta del governo conservatore funge ugualmente da modello e fonte di ispirazione per un buon progetto innovativo, capace di rendere profittevole l’impegno dei giovani nel coltivare competenze e passioni necessarie alla costruzione del futuro desiderato.
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