venerdì 28 aprile 2017

Napoli: alla scoperta dei Campi Flegrei

di Marcello de Angelis

Panoramica dei Campi Flegrei 
Tra i vulcani italiani e mondiali più noti c’è senza dubbio il Vesuvio: quel gigante addormentato, simbolo di Napoli, che domina sulla città e che con le sue eruzioni distrusse Pompei ed Ercolano. Ma poco ad ovest del Vesuvio, a meno di 15km dalle sue falde, si nasconde un pericolo ben più grave. Si tratta dell’area vulcanica dei Campi Flegrei, dal greco “flègo”, "brucio", "ardo". 

E’ una vasta superficie situata nel golfo di Pozzuoli all’apparenza innocua, in quanto visivamente non ha la minacciosa immagine di una montagna, ma in realtà è una gigantesca “caldera” in stato di quiescenza sita tra la terra ferma e il mare aperto. Un immenso vulcano subacqueo il cui cratere residuo è formato dalla collina di Posillipo, dalla collina dei Camaldoli, dalla dorsale settentrionale di Quarto, dai monti di Licola-S.Severino, da Monte di Cuma e da Monte di Procida. In tutta la zona si trovano disseminati numerosi micro vulcani (almeno ventiquattro), alcuni dei quali ancora attivi, che presentano manifestazioni gassose effusive. Il più noto è la “Solfatara”, dove tra bocche eruttive, coni e fumarole, erompono vapori sulfurei che superano i 160 °C., una sorta di valvola di sfogo che mantiene la pressione costante nelle viscere del sottosuolo. 

Quello Flegreo è uno dei dieci “supervulcani” esistenti al mondo, una struttura la cui eruzione potrebbe modificare radicalmente il paesaggio per centinaia di chilometri e condizionare pesantemente il clima a livello mondiale, come già è avvenuto almeno tre volte: la prima, catastrofica, avvenne circa 40mila anni fa, la più potente del pianeta negli ultimi 200mila anni che ricoprì con le sue ceneri l’Europa fino a Mosca, bloccando i raggi del Sole e provocando un “inverno vulcanico” di due anni, il quale avrebbe contribuito all’estinzione dell’uomo di Neanderthal. La seconda avvenne circa 15mila anni fa. L’ultima, devastante, risale all’anno 1538 quando dal fondo del mare spuntò addirittura un vulcano, il Monte nuovo, in effetti il più recente d’Europa, oggi oasi naturalistica. 

Ormai dalla metà del 1500 la caldera si è assestata, ma non si è mai addormentata completamente. Infatti dal 1950, fino all’arco temporale tra il 1970-72 ed il 1982-84 gli abitanti di Pozzuoli in particolare, sono stati testimoni e vittime di un costante sollevamento ed abbassamento del suolo, quasi fosse un “respiro”. Fenomeno noto con il nome di bradisismo, ovvero movimento lento della terra, in contrapposizione con quello veloce che si realizza nel corso di un terremoto. In pochi mesi la terra si è alzata di circa 4 metri più del normale, causando l’evacuazione di migliaia di persone. Nel 2005 il suolo è tornato pian piano ad alzarsi fino a raggiungere i 40 centimetri. Nel 2012 è stata dichiarata la variazione dello stato di attività dell’area, passato dal livello “verde” a quello “giallo”. Una maggiore “allerta” che implica un monitoraggio costante attraverso i satelliti CosmoSkyMed, dall'Istituto Irea del CNR con l’Osservatorio Vesuviano e dalle stazioni dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia il quale, proprio grazie ai suoi tecnici, da inizio Aprile ha la possibilità di “ascoltare” i movimenti del magma che avvengono nelle profondità del sottosuolo Flegreo, analizzando il rumore sismico ambientale, ossia le oscillazioni del terreno causate dalle onde oceaniche, studi pubblicati sulla rivista Geophysical Research Letters.

Ma, a prescindere da tale situazione di pericolo, tenuta costantemente sotto controllo, i Campi Flegrei godono di un'enorme importanza storica e paesaggistica, ed è il luogo con il maggior coefficiente di attrazione turistica d'Italia. Tra questi Goethe che, nel suo “Viaggio in Italia” ne dà ampia descrizione. In effetti da tanti e tali sconvolgimenti tellurici e vulcanici si è creato di un panorama mozzafiato, fortemente modificato e rimodellato dalla forza della natura. "I dintorni di Napoli sono i più meravigliosi del mondo. La distruzione e il caos dei vulcani inclinano l'anima a imitare la mano criminale della natura", così era descritta la zona, osservata ed amata dal marchese François De Sade, scrittore, filosofo e aristocratico francese. 

Nel 2003, in attuazione della Legge Regionale della Campania n. 33 del 1.9.1993, è stato istituito il Parco Regionale dei Campi Flegrei al cui centro spicca la città di Pozzuoli, porto di Roma verso l'Oriente fino a quando l'imperatore Traiano non costruì il porto artificiale di Ostia. Verso occidente, si trovano il Lago d'Averno, che per un breve periodo fu utilizzato insieme al vicino Lago di Lucrino come porto militare dell'antica Roma. Il luogo di soggiorno prediletto dell'aristocrazia romana era Baia (ricadente nel comune di Bacoli), insieme all’antica Misenum, sede dell'importante flotta pretoria degli imperatori il cui “capo” rappresenta la punta estrema del Golfo di Napoli. A nord c’è il Lago Fusaro, dove si trova la graziosa Casina Vanvitelliana fatta costruire nel XVIII secolo dal re Ferdinando IV di Borbone come appoggio alle sue battute di caccia o di pesca sul lago. Per poi passare all’antica città di Cuma, la colonia greca più antica in Magna Grecia, sede dell'oracolo ove vaticinava la Sibilla Cumana. 

Il Grande Progetto Pompei per salvare gli Scavi: riaperte due domus e arrivano i fondi europei

di Antonio Ianuale 

Il giardino della casa dei Vettii
Proseguono i lavori di restauro e messa in sicurezza dell’area archeologica di Pompei stabiliti dal Grande Progetto Pompei, il documento con cui il governo ha delineato gli interventi da effettuare nel celebre sito archeologico. Se a dicembre, dopo 12 anni, era stata riaperta la Casa dei Vettii con le celebri raffigurazioni erotiche, a fine marzo è stata riaperta la Regio VII. La Regio, posta al centro di Pompei, è un quartiere importante e comprende il Foro e il primo tratto di via dell’Abbondanza, fino alla Terne Stabiane

Gli interventi di messa in sicurezza hanno permesso la riapertura della Regio che favorirà l’enorme flusso di turisti che intendono raggiungere il Lupanare, uno degli edifici più famosi e visitato dai turisti. Riapre anche la via degli Augustali, sede di una delle pochissime fontane pubbliche di marmo di Pompei. L’attrazione principale della regio VII sono le due domus al suo interno: la casa dell’Orso Ferito e la casa del Sirico

La Casa dell’Orso ferito, che prende il nome dal grande mosaico posto al suo ingresso, raffigurante un orso trafitto da una lancia, è stato costruita intorno al 50 d.c, e resa celebre per la pavimentazione in mosaico e la fontana del giardino decorata con mosaici in pasta vitrea e marmo. Per non deteriorare la preziosa pavimentazione in mosaico, i turisti si muoveranno su una pedana da dove ne potranno ammirare la bellezza. 

Domus di Sirico
La Domus di Sirico è una grande abitazione dell’insula 1, costruita nel primo secolo, unendo due case. Il nome si deve al proprietario, Vedius Siricus, commerciante e noto esponente politico, identificato da un sigillo di bronzo scoperto nella domus. Sirico era solito accogliere i suoi ospiti con la benaugurante iscrizione Salve lucro, ovvero Benvenuto Guadagno. La casa di Sirico era stata danneggiata dal terremoto del 1980, e da allora non era stata più riaperta al pubblico: al suo interno si possono ammirare affreschi perfettamente conservati, rappresentazioni di Eracle, Teti, e la costruzione del muro di Troia. Saranno ricollocati anche 3 calchi realizzati da Giuseppe Fiorelli nel 1863, danneggiati dai bombardamenti del ‘43 e recentemente restaurati. Il Grande Progetto Pompei ha suscitato l’interesse concreto anche dell’Unione Europea, tanto che la Commissione ha finanziato il proseguimento dei lavori di restauro e conservazione del prestigioso sito archeologico. Non è il primo finanziamento dell’UE, che aveva già destinato 105 milioni di euro alla realizzazione del progetto. A febbraio, la responsabile degli affari regionali dell’Unione Europea, Corina Cretu aveva visitato gli Scavi, garantendo il pieno sostegno della Comunità europea e plaudendo al Grande progetto Pompei. Il contributo dell’Europa è fondamentale: infatti dovrebbe consentire la conclusione dei lavori entro il 2018.

In aumento i morti sul lavoro: ma quali?

di Noemi Colicchio

I primi due mesi del 2017 registrano un aumento del 33% di morti sul lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dai recenti risultati delle ricerche condotte dalla CGIA - Associazione artigiani piccole imprese - di Mestre. I numeri parlano chiaro: si passa dai 95 casi del 2016 ai 127 di oggi. 

Complici senz’ombra di dubbio i tragici incidenti che hanno coinvolto il centro nord della penisola nel periodo citato: quando il 18 gennaio scorso una valanga di 120 mila tonnellate tra neve e detriti si è abbattuta sull’Hotel Rigopiano, hanno perso la vita 29 persone, di cui 12 lavoratori. E ancora, impressa nelle menti resterà la vicenda dell’elicottero del 118 schiantatosi da un’altezza di 600 metri a Campo Felice, nei pressi dell’Aquila, in cui tra i 6 morti si contano anche 2 dei soccorritori dell’Hotel Rigopiano stesso. Se le due sciagurate vicende influiscono sul rendiconto dei decessi più recenti, inevitabile una riflessione su quanto emerge anche dai numeri relativi agli infortuni: 98.275 casi, 1.834 in più rispetto allo stesso periodo del 2016 (+1.9%). Raccapricciante scoprire ancora una volta di essere indietro rispetto al resto del mondo nella tutela dei diritti del lavoratore in quanto cittadino. Misure di sicurezza ignorate ed impianti non a norma da un lato incontrano, dall’altro, uomini e donne che pur di lavorare si accollano il rischio ed accettano condizioni precarie, per la loro sanità mentale e fisica. 

I dati appena citati, tra l’altro, non tengono conto di quelle che ormai vengono definite dalla stampa “morti bianche”, non perché le vittime siano giovani d’età ma perché appartenenti a categorie ibride, non tutelate, in vita come in morte. Parliamo di lavoratori non iscritti all’ INAIL – Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali - o tenuti a nero, impossibili da inserire nelle statistiche nazionali, impossibili da risarcire anche in maniera simbolica. In genere ogni anno, delle circa 1.018 denunce di incidenti, il 40% viene scartato poiché afferente a “rischio generico”. Per fare un esempio, lo spostamento casa lavoro è coperto dall’assicurazione ma una breve sosta, anche se necessaria, non viene considerata rientrante nei canoni istituzionali. 

Forze armate, liberi professionisti, personale di volo, vigili del fuoco spesso e volentieri sono iscritti ad altri istituti assicurativi: ai 21 milioni di assicurati ufficiali, dunque, sarebbero da aggiungere almeno altri 2 milioni di cittadini, le cui morti saranno probabilmente raccontante dagli strilloni, ma non rientreranno burocraticamente nella lista Inail. 

Interessante a tal proposito il lavoro svolto dall’ Osservatorio indipendente di Bologna, guidato da Carlo Soricelli: “Vede, noi monitoriamo tutti quei fatti di cronaca che sfuggono alle statistiche ufficiali: dagli agricoltori in pensione schiacciati dai trattori (ne abbiamo contati 141 nel 2016) ai muratori assoldati a giornata che cadono dalle impalcature. Una strage silenziosa, che scompare dai radar delle istituzioni pubbliche”. 

D’altro canto l’Inail fa sentire la sua voce, sottolineando che la notizia di un lavoratore deceduto, chiunque esso sia e pur non tutelato da contratto regolare, perviene ai loro uffici. Qualora poi dovesse emergere una morte sul posto di lavoro e per cause ad esso legate, all’Inail spetta l’onere di indennizzo, riscosso poi dall’ente stesso a spese del datore di lavoro. Volendo, potremmo alleggerire il carico sottolineando come tra il 2016 e il 2015 l’aumento degli infortuni in termini assoluti sia stato dello 0.7%. Ad onor del vero, però, sarà anche necessario sottolineare che dati assoluti non favoriscono la reale comprensione delle problematiche. Infatti, essendo aumentati sia il numero di ore occupate che gli occupati stessi, secondo la CGIA avrebbe senso parlare di veri miglioramenti solo in caso di reale conteggio proporzionale tra i vari fattori citati. 

Insomma, a lanciare uno sguardo agli anni scorsi ci si sente quasi fortunati. Se gli anni ’70 contavano una media di 1,6 milioni di infortuni e 630.000 morti sul lavoro, ad oggi possiamo dire che le cose vadano decisamente meglio. Il punto è sempre lo stesso: quanto può dirsi realmente veloce un leone che insegue giraffe invece che gazzelle?

Il fenomeno dell’immigrazione in Italia e in Europa:ecco i numeri

di Teresa Uomo

Boom di sbarchi sulle coste italiane e di migranti ospitati nelle strutture del sistema di accoglienza. Quanti ne sono arrivati e continuano ad arrivare ogni giorno? Quanti hanno perso la vita nel disperato viaggio attraverso il Mediterraneo? 

Il 2016, secondo i dati del Viminale, si è chiuso su questi due fronti con numeri da record. I migranti sbarcati nel 2016 sono stati 181.436, circa il 18% in più dell’anno precedente (153.842) e oltre il 6% in più del 2014 che aveva registrato 170.100 arrivi. Diversamente dagli anni passati, il picco c'è stato ad ottobre, con numeri (27.384) tre volte superiori a quelli registrati nello stesso periodo del 2015 (8.915). Altro dato da registrare è quello dei minori non accompagnati; i ragazzi giunti in Italia da soli sono stati il doppio del 2015: 25.772 rispetto ai 12.360. Sul fronte dell’accoglienza il balzo in avanti è stato ancora più significativo, con 176.554 migranti rispetto ai 103.792 del 2015.

Il 2016 è stato un anno caratterizzato da grandi arrivi. Secondo l’UNHCR, The UN Refugee Agency, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, gli arrivi via mare nei primi mesi del 2016 sono stati 46.714 rispetto ai 47.463 del 2015. Migranti e rifugiati provenienti da diversi paesi africani, quali Nigeria, Gambia, Somalia, Guinea, Costa d’Avorio, Senegal, Sudan, Mali

La spinta all’emigrazione da questi paesi deriva da fattori di instabilità politica e sociale: 5.022 persone sono morte in mare cercando di raggiungere l’Europa nel 2016. Secondo l’UNHCR, tra il 1 Gennaio e il 31 Dicembre 2016 sono sbarcate in Europa 361.678 persone, tra cui 181.405 in Italia. Mentre, sempre secondo i dati UNHCR, tra il 1 Gennaio e il 28 Febbraio 2017 sono sbarcate in Italia 13.437 persone: un dato importante, superiore a quello dello stesso periodo del 2016, quando arrivarono 9.101 persone. I numeri più alti di approdo su territorio italiano si registrano in Sicilia

Sul fronte dell’accoglienza, un salto in avanti è stato ancora più significativo, con 176.554 migranti presenti rispetto ai 103.792 del 2015. Gran parte sono ospitati nelle strutture temporanee: 23.822 negli SPRAR (il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati); 14.694 nei Centri di prima accoglienza. La prima regione italiana ad avere il primato dei migranti accolti è la Lombardia (23.046), seguita da Lazio (14.886), Piemonte (14.347), Veneto (14.224), Campania (14.312), Sicilia (14.076), Toscana (12.456), Emilia Romagna (12.259) e Puglia (12.136). Ultima la Valle d'Aosta (288).
                                

Decreto Minniti sull’immigrazione: favorevoli o contrari?

di Teresa Uomo

Il Ministro dell'Interno Marco Minniti
Con 240 voti a favore, 176 contrari e 12 astenuti, il Decreto Minniti passa al Senato: un Decreto Legge che propone una serie di norme dedicate al contrasto dell’immigrazione illegale, ad esempio la costituzione di nuovi CIE, Centri di Identificazione ed Espulsione, sparsi su tutto il territorio italiano. 

Il compito dei CIE sarebbe quello di identificare i migranti che non sono in possesso dei requisiti per l’accoglienza come rifugiati, individuare i paesi di provenienza e procedere al rimpatrio. 

I CIE, negli ultimi anni, hanno avuto innumerevoli critiche: l’accusa è quella di essere di fatto dei “lager” nei quali vengono tenute in stato di reclusione persone che non hanno commesso alcun reato. Il Governo Gentiloni si limita a moltiplicare i CIE e a cambiargli nome. Le nuove regole dovrebbero accelerare i tempi di accettazione o rifiuto delle domande d’asilo politico. 

L’innovazione più eclatante è l’eliminazione di uno dei tre gradi di giudizio, l’appello. Il richiedente a cui viene negato lo status di rifugiato potrà ricorrere solo in Cassazione, senza passare come in tutti gli altri casi per l’appello. In questo modo, però, si introduce una sorta di iter giudiziario discriminato per una specifica categoria di persone, con effetti potenzialmente devastanti sul principio base per cui “la legge è uguale per tutti”. 

Non tutti sono a favore di questo decreto: c’è chi pensa che esso negherebbe diritti e garanzie fondamentali della persona ai soggetti più vulnerabili. Spiega il Ministro “l’Italia propone dei propri principi non solo per gestire il problema internazionale, ma anche per imporsi come punto di riferimento al di fuori dei confini nazionali”.

Approvata poi la legge che protegge i minori stranieri non–accompagnati. Lo scorso 29 marzo la Camera ha approvato una legge che garantisce maggior protezione ai minori non-accompagnati che arrivano in Italia. La legge è la prima in Europa ad occuparsi dei vari aspetti fondamentali della vita delle persone minorenni che arrivano in Italia: tra questi, l’identificazione e l’accertamento dell’età dei minori migranti, la promozione del loro affidamento e l’accesso alla cura e all’istruzione. Entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge, in ogni tribunale per i minorenni dovrà essere istituito un elenco di “tutori volontari”. I tutori devono essere persone disponibili ad assumere la tutela di minori stranieri non accompagnati. È poi prevista la possibilità di supportare i minori fino al compimento dei 21 anni, nel caso ci sia bisogno di un percorso più lungo di integrazione in Italia.


Napoli: “Maggio Dei Monumenti” dedicato a Toto’

di Gian Marco Sbordone

Il “Maggio dei Monumenti”, iniziativa che si ripete ormai da oltre vent’anni, rappresenta un contenitore di eventi di grande rilievo per la città di Napoli. Nato con l’ intento di porre all’ attenzione il degrado in cui versavano molte importanti opere d’ arte cittadine, resta oggi un’occasione straordinaria per mettere in evidenza i tesori artistici e culturali di Napoli e per favorirne la conoscenza da parte di tutti, in primo luogo degli stessi napoletani che, purtroppo, spesso non hanno loro stessi consapevolezza della grandezza della città in cui si trovano a vivere.

Il Maggio napoletano, senza dubbio, ha contribuito nel corso degli anni al rilancio della città nei circuiti artistico-culturali e turistici e, possiamo dire, sia tra i più importanti antidoti, oggi, contro le attività denigratorie, mortificanti e purtroppo anche automortificanti di cui è vittima la città. Esso, inoltre, è un’ occasione eccezionale anche per le associazioni culturali e le istituzioni per cimentarsi nell’elaborazione di progetti artistici e culturali.

Mentre lo scorso anno il tema del maggio è stato: “Carlo Di Borbone”, a trecento anni dalla nascita, quest’ anno il tema sarà “Totò, Il Principe Della Risata”. E’ prevista una serie corposissima di iniziative (consultabili sul sito del Comune di Napoli www.comune.napoli.it), che partiranno proprio dai luoghi in cui il principe è nato, il Rione Sanità e dalla sua casa natale che, purtroppo, ancora oggi versa in uno stato di abbandono. Si sono quindi programmati spettacoli, concerti, installazioni, nonché la ricostruzione di set cinematografici. Il Rione Sanità diventerà esso stesso una sorta di museo all’aperto in cui sono previsti percorsi enogastronomici e visite guidate. Non vi è dubbio che questa imponente rievocazione di Totò, della sua figura, del suo genio, è da apprezzare sotto ogni profilo. Essa, peraltro, appare anche come una sorta di intervento riparatore, da parte della città e soprattutto delle sue Istituzioni, nei confronti di uno dei suoi più straordinari esponenti. 

Una scena del film "Uccellacci e uccellini"
E’ noto, infatti, che il Principe Della Risata ha conosciuto uno strano destino, sia in vita che in morte. Apprezzato, osannato dai napoletani, fu infatti snobbato dalla critica, malgrado avesse ampiamente dimostrato, a prescindere dalle capacità, di incarnare in modo mirabile la napoletanità, doti di attore assolutamente straordinarie anche in ruoli drammatici in cui si cimentò. Basti pensare alla sua interpretazione in “Uccellacci e uccellini” di Pierpaolo Pasolini.

Anche dopo la sua morte, intorno a Totò si registrarono atteggiamenti contrastanti e spesso incomprensibili. Il popolo pretese, dopo i funerali romani, altre esequie a Napoli, che non poteva essere privata della possibilità di rendergli l’ estremo saluto. Con grande gioia e soddisfazione, quindi, dobbiamo accogliere l’ individuazione di Totò e della sua arte come tema del prossimo “Maggio Dei Monumenti”. Anche la Rai, nel frattempo, gli ha dedicato ultimamente un programma trasmesso dall’ Auditorium di Napoli, che ha messo in giusta luce, senza eccessi oleografici ma con un taglio storico, il Totò uomo e il Totò artista. Viva il “Maggio Dei Monumenti” allora, viva Totò e soprattutto viva Napoli ed i suoi figli migliori.                     

                                                                                                                                                           

Accoglienza migranti: il sistema SPRAR in Italia

di Teresa Uomo


Accoglienza integrata, basata su progetti portati avanti assieme agli enti locali, che prevede anche iniziative di integrazione e avviamento al lavoro. Ma cos’è e come funziona lo SPRAR? La rete di accoglienza SPRAR - Sistema per la Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati - è stata istituita ai sensi dell’art. 32 l.n. 189/2002, e in seguito ad un protocollo d’intesa del 2001 stipulato dal Ministero dell’Interno, dall’ANCI e dall’UNHCR, l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati.


Lo SPRAR si propone due obiettivi principali: 

1. offrire misure di assistenza e di protezione al singolo beneficiario;

2. favorirne il percorso di integrazione attraverso l’acquisizione di una ritrovata autonomia. 

I SERVIZI:

Accoglienza diffusa di 132 richiedenti asilo e rifugiati in Centri di accoglienza, ed appartamenti reperiti sul mercato provato:
  •  60 posti in due strutture di accoglienza per uomini adulti;
  •  19 posti in una struttura di accoglienza destinata a neo-maggiorenni;
  •  27 posti in appartamenti per uomini adulti;
  •  8 posti per uomini adulti in appartamento in semi-autonomia;
  • 12 posti per donne adulte potenziali vittime di tratta in una struttura di accoglienza;
  •  6 posti per donne adulte in appartamento in semi-autonomia.

SERVIZI FINALIZZATI ALL'INTEGRAZIONE
  • insegnamento della lingua italiana (livelli A0-A1-A2);
  • attività di orientamento per la formazione e/o riqualificazione professionale;
  • progetti di tirocinio sostenuti con borse di lavoro;
  • facilitazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro presso aziende e agenzie interinali;
  • accompagnamento all’inserimento lavorativo;
  • orientamento e accompagnamento per la ricerca di soluzioni abitative in autonomia.

SERVIZI DI TUTELA
  • attività di informazione, sensibilizzazione e counseling sul diritto d’asilo e sulle procedure di riconoscimento della protezione internazionale;
  • sostegno in tutte le fasi di preparazione dell’audizione in Commissione Territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale;
  • segretariato sociale a tutti gli accolti in merito ai diritti, alle prestazioni, alle risorse sociali del territorio e alle modalità di accesso ai vari servizi (Rilascio CF, C.I. Tessera Sanitaria, Iscrizione CPIA);
  • interfaccia con Questura, Prefettura, Commissioni ed accompagnamento per la risoluzione di problematiche relative al riconoscimento della protezione internazionale ed al rilascio del permesso di soggiorno;
  • sostegno psico-socio-sanitario, e pratiche per la certificazione medico legale degli esiti di tortura.
Obiettivo dello SPRAR è garantire l’accoglienza, la tutela legale e il sostegno necessario per consolidare l’autonomia socio-economica e l’integrazione nel territorio. Dal 2001, esso ha indubbiamente segnato un momento di svolta nella storia dell’asilo in Italia. Lo SPRAR può contare su una rete strutturale di enti locali che accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi d’asilo, per realizzare progetti di accoglienza integrata destinati a richiedenti protezione internazionale, rifugiati, titolari di protezione sussidiaria e umanitaria, grazie al sostegno del terzo settore. I progetti territoriali di accoglienza vengono effettuati dagli Enti Locali, e possono essere rivolti a singoli adulti e nuclei familiari, oppure a famiglie monoparentali, donne sole in stato di gravidanza, minori non accompagnati.

Negli ultimi tempi il Sistema ha conosciuto rilevanti ampliamenti, sia per quanto riguarda la capacità dei posti messi a disposizione per l’accoglienza, sia per quanto riguarda i beneficiari accolti. Tali ampliamenti, disposti dal Ministero dell’Interno, sono avvenuti in risposta ad un fenomeno di afflussi consistenti. In diversi anni, si è progressivamente passati dai 1.365 posti disponibili del 2003 ai 20.752 del 2014. Nel 2015 lo SPRAR ha visto il consolidarsi della rete di accoglienza per un totale di 21.613 posti, e nel primo semestre del 2016 la capienza è salita a 27.089 posti.

Negli ultimi due anni, 2015 e 2016, una quota importante degli ampliamenti ha riguardato la categoria dei minori stranieri non-accompagnati, protagonisti di continui arrivi sul territorio italiano, e interessati da recenti modifiche normative tese ad incrementare la loro tutela. 

Il modello SPRAR garantisce un’accoglienza sicura e strutturata dei minori stranieri non-accompagnati anche non richiedenti asilo, così come previsto dal “Piano Nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non-accompagnati” (Intesa sancita in Conferenza Unificata il 10 luglio 2014). 



Totò: un principe laureato

di Noemi Colicchio


“[…] Questa moneta servono a che voi vi consolate dei dispiacere che avreta 
perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii,
che siamo noi medesimo di persona, vi mandano questo 
perché il giovanotto è uno studente che studia
che si deve prendere una laura
che deve tenere la testa al solito posto,
cioè sul collo.; 

Salutandovi indistintamente
I fratelli Capone (che siamo noi). ”



Chissà cosa avrebbe detto, il Principe della risata, a proposito della medaglia al valore che gli è stata attribuita post mortem dall’Università più antica d’Italia, la Federico II di Napoli. Quella famosa “laura”, invece che al nipote, l’hanno data a lui. Avrebbe gridato al miracolo o sarebbe finito a prendere in giro tutti per questa clamorosa papera? La curiosità di vedere un punto interrogativo dipinto sul suo volto, tra un sopracciglio alzato e il naso aquilino ancor più storto del normale, mi accompagna da quando è stata resa nota la celebrazione dell’evento. 

Data fissata e già trascorsa, 5 Aprile, nell’Aula Magna dell’Università, alla presenza di tutti i personaggi più importanti del territorio e non. Qualcuno avrà dormito, altri si saranno commossi, altri ancora mossi da un sincero affetto avranno ricordato con il sorriso Antonio De Curtis, tirando un sospiro di sollievo per un’umanità ancora non del tutto priva di senno, talvolta conscia dei grandi tesori avuti tra le mani. Sono trascorsi 50 anni dalla sua morte: un fine carriera travagliato da recensioni non sempre positive. Ma si sa, i grandi vengono capiti a posteriori. L’essere umano non è quasi mai in grado di comprendere il cambiamento epocale quando è in atto. Sempre Epimeteo, mai Prometeo. Ecco perché quando c’è un precursore dei tempi bisogna curarlo, accudirlo come si fa con le buone idee, metterlo al riparo da giudizi negativi fini a se stessi e preservarne la memoria. 

Una carriera da oltre 50 titoli di teatro, 97 pellicole cinematografiche, 9 telefilm raggiunti a seguito di un’immensa gavetta che lo portò da vero scugnizzo napoletano ai palchi più prestigiosi d’Italia. Una figura non sempre apprezzata, non pienamente compresa probabilmente, stroncata in più occasioni da giornalisti mai occasionali, ma sempre fedeli al triste rito della critica ottusa. Personaggio nato per stupirci, per consolarci.

Conferimento della laurea honoris causa a Totò
Ha unito il paese quando c’erano spinte alla divisione, ha consolato tutti, da Nord a Sud, il ricco e il povero. A Napoli c’era e c’è ancora il concetto di consolazione. Si dice “ci siamo consolati” quando si vede una cosa bella, una cosa che esiste solo a Napoli, forse per tutte le dominazioni subite. Totò ha il grande merito di averci consolato dopo il dramma della Seconda Guerra Mondiale; ha interpretato, come nessun’altro, la fraternità sopraggiunta dopo l’odio. I nemici della guerra. Totò è arrivato e ha conciliato tutti, ci ha consolato con le risate e la sua cultura intelligente e sorridente”. Questo il commento di Renzo Arbore a seguito della celebrazione, uno dei più convinti fautori dell’attribuzione. Presenti anche il Ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini, commosso perché “da bambini era una passione di mio padre e l’ho tramandata alle mie figlie. È importante che il ricordo si tramandi attraverso le generazioni”. Così il premio, restando in tema e in famiglia, l’ha ritirato la nipote di Totò, Elena de Curtis, figlia di Liliana, a cui il Rettore Manfredi ha consegnato la pergamena della laurea honoris causa per celebrare suo nonno come primo laureato del corso appena istituito presso l’Ateneo in Discipline della musica e dello spettacolo

E se l’erede De Curtis è convinta che il commento a caldo del nonno sarebbe stato il classico “Alla faccia del bicarbonato di sodio!”, possiamo dire e scrivere in tutta onestà e napoletanità, che la prima esclamazione a seguito della cerimonia, con ogni probabilità, sarebbe stata “Ma mi faccia il piacere!”


Presentata la decima edizione del Napoli Teatro Festival: apre Battiato

di Antonio Ianuale

Ruggero Cappuccio 
La nuova edizione del Napoli Teatro Festival è stato presentata il mese scorso al Teatrino di Corte di Palazzo Reale, in Piazza del Plebiscito a Napoli, dal Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, dal Presidente della Fondazione Campania dei Festival, Luigi Crispello, dal Direttore Artistico del Napoli Teatro Festival Italia, Ruggero Cappuccio. La prestigiosa manifestazione, giunta alla sua decima edizione, inizierà il prossimo 5 giugno e terminerà il 10 luglio, coinvolgendo teatri e strutture di tutte le province campane. Sono circa ottanta i titoli del vasto e completo programma del Festival, a cui si aggiungono concerti e percorsi di formazione e perfezionamento per i giovani artisti interessati. 

Il nuovo direttore artistico del Festival, Cappuccio ha delineato il fulcro della decima edizione: “Napoli è la terra di Vico, di Croce, di Caccioppoli, di Roberto De Simone, e di tanti ancora. Non esiste altro luogo al mondo in cui autori di altissimo livello sono stati anche indimenticabili attori, come Viviani, Eduardo, Petito. È il Teatro che contiene i Teatri. La decima edizione del Festival sarà un viaggio intorno alle culture teatrali di Napoli, dell’Italia e del mondo, una ricerca della necessità di consapevolezza che presiede all’arte della scena. Per approfondire quanto il valore del sapere antico trovi la sua più affascinante gemmazione nella instancabile capacità di rinnovamento e di rinascita”. 

Gli spettacoli saranno divisi in dieci sezioni, dagli spettacoli italiani a quelli internazionali passando per spettacoli musicali, balletti, cinema e mostre, fino alla sezione Sportopera dove assistiamo ad una compenetrazione tra lo sport e l’arte dove l’attore e l’atleta ricercano forme e radici comuni. Grandi nomi per i workshop gratuiti organizzati: da Peter Brook, ad Andrea Renzi, a Tomi Janežič

Tra i laboratori in programma il Mozzarella NiggaLab, un laboratorio sulla costruzione e l’utilizzo di strumenti fatti con materiali riciclati. Il Napoli Teatro Festival celebra il grande drammaturgo inglese William Shakespeare, a cui sono dedicati: Quel gran pezzo della Desdemona, in cui è chiara l’eco per il dramma shakespeariano dell’Amleto, mescolato alla tradizionale commedia sexy all’italiana, Pulci Shake and Speare miscellanea di drammi shakespeariani più celebri, tra cui Macbeth, Romeo e Giuletta e Otello, Concerto per Amleto con la partecipazione e la voce di Fabrizio Gifuni. A Shakespeare è dedicato anche il progetto Globe/Al Shakespeare dove i sei registi coinvolti dirigeranno un’opera a testa: La Commedia degli Equivoci, Giulio Cesare, Otello, Tito Andronico, Racconto d’Inverno, Le Allegre Comari di Windsor. Altri testi particolarmente significati nella gloriosa storia del teatro che andranno in scena: Le Serve del drammaturgo francese Genet, i Malvagi di Dostoevskij, Il Prometeo di Eschilo, Le Baccanti di Euripide. Il drammaturgo Giuseppe Sollazzo si è reso autore di un testo molto interessante: La Moliere, dove sulla scena troviamo la moglie dell’autore dell’Avaro, Armande Béjart che si interroga sul mistero dell’amore. 

La decima edizione della manifestazione non poteva optare per un inizio comune: l’inaugurazione è infatti, affidata a Franco Battiato che si esibirà il 5 giugno a Piazza Plebescito: durante l’esibizione di Battiato saranno proiettate le fotografie di Antonio Biasucci, mentre alle canzoni si alterneranno brani letti da Mimmo Borrelli, Fabrizio Gifuni e Imma Villa.


Wine & The City 2017: a Napoli dal 5 al 26 maggio

di Danilo D'Aponte

Wine & The City, manifestazione che unisce il piacere del vino con la creatività, nata nel 2008 (da un’idea di Donatella Bernabò Silorata come “Fuori salone del vino” di Vitignoitalia), per la sua decima edizione sarà di scena dal 5 al 26 maggio 2017.

Importante novità di caratura internazionale è l'introduzione dell'evento “chef al museo”, che vedrà la partecipazione di due chef stellati che saranno impegnati in altrettante location museali. E questo era per quanto concerne i luoghi pubblici, ma scenario della manifestazione saranno anche luoghi privati come studi di architetti, in cui avverranno happening, cene, aperitivi in ristoranti, pizzerie, aperitivi in boutique, cene nomadi in case private e teatro in spazi non convenzionali. Inoltre itinerari urbani insoliti, azioni d’arte, musica e design animeranno la città all’insegna dell’ebbrezza creativa. Parteciperanno più di 100 cantine, omogeneamente provenienti da tutta Italia e, altra prima volta, anche dall'estero, precisamente dalla Slovenia.

E ancora: siti pubblici e privati tra musei (come il Museo Archeologico Nazionale), boutique, gallerie d’arte e design, grandi alberghi, atelier di artisti e creativi, ristoranti, wine bar, giardini, monumenti e vigne metropolitane in un crossover di appuntamenti intorno alla cultura e al piacere del buon vino. Ci sarà poi Slow Food Edizioni che condurrà l'enoteca nel Complesso di San Domenico Maggiore, dove si terranno laboratori di degustazioni con vini da loro selezionati.

Il presidio Slow Food è solo una delle parti coinvolte nell'organizzazione della manifestazione, che vanta il patrocinio, tra gli altri, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, La Banca del Vino, Comune di Napoli, le Municipalità, Movimento Turismo del Vino e Federalberghi Napoli. La carta dei vini coinvolti nell'evento è vasta e annovera, oltre ad importanti cantine campane, anche il Movimento Turismo del Vino della Lombardia, al suo debutto nella manifestazione. Ci sarà inoltre la possibilità, al costo di 10 euro, di sottoscrivere una card che darà accesso a sconti validi tutto l'anno, in oltre 40 indirizzi tra boutique, enoteche, ristoranti, pizzerie e musei. Per maggiori informazioni sulla card, o per il programma: www.wineandthecity.it 

Proprio il sito web ci offre una definizione su cosa sia, o meglio, cosa sia diventata in questi 10 anni Wine & The City: una rassegna diffusa e in movimento che si reinventa ogni anno. È un’azione collettiva che mette in rete menti creative e in moto la città. È performance e installazione sul tessuto urbano, è scoperta e spettacolo, è viaggio nella città più irrazionale e bella che esista. 


Innovazione e ricerca: intesa tra Campania e Lombardia

di Antonio Cimminiello

Vincenzo De Luca e Roberto Maroni
E chi lo dice che Nord e Sud non possono cooperare? Una recente iniziativa intrapresa dalle Regioni Campania e Lombardia lo rende invece possibile. Gli enti presieduti rispettivamente da Vincenzo De Luca e Roberto Maroni hanno firmato infatti di recente un protocollo d’intesa riguardante una serie di settori particolarmente delicati ed interessanti quali ricerca, innovazione e semplificazione amministrativa

Il protocollo garantisce innanzitutto la possibilità di giovarsi del “know how” che la regione lombarda può già vantare in diversi contesti, come ad esempio i modelli di gestione del bilancio. Proprio in merito a tale aspetto si è raggiunto un accordo sulla gestione dei conti pubblici, il cui fine sarà il miglioramento della spesa, un ottimo risultato per una regione, quella campana, che solo di recente ha risanato la propria situazione finanziaria. Interessante poi è la decisione di sperimentare proprio un’iniziativa in tema di assistenza e sicurezza attuata per prima dalla Lombardia: si tratta del varo del “numero unico delle emergenze”, che rientra nel più ampio progetto di forme di collaborazione in tema di sburocratizzazione (il numero, per dirne una, permette la segnalazione di una situazione di pericolo spingendo un pulsante e senza doverla illustrare a voce, con un’indubbia e vantaggiosa riduzione dei tempi d’intervento). 

La disponibilità di questo bagaglio di competenze e preparazione viene altresì assicurata, in maniera più attiva, nel campo della ricerca medico-scientifica: l’intesa predispone forme di integrazione tra i centri di ricerca delle due regioni, oltre che un collegamento al grande polo di ricerca internazionale che sta prendendo vita attualmente a Milano in zona Expo. E ci sarà spazio anche per la valorizzazione delle “bellezze made in Campania”. E’ prevista infatti la realizzazione, sempre a Milano, di un vero e proprio “show-room permanente”, il cui obiettivo sarà la promozione di tutte le eccellenze campane, da quelle culturali- ad esempio attraverso la presentazione dei cartelloni teatrali- fino a quelle agroalimentari ed enogastronomiche (costo dell’operazione: 500.000 euro all’anno circa).

In definitiva, il protocollo d’intesa mirerà a recuperare il nostro ritardo e bruciare le tappe", ha auspicato De Luca al momento della firma. Dal canto suo Maroni ha apprezzato questa scelta “coraggiosa” , in primis l’adesione ai criteri lombardi di gestione della spesa pubblica, la cui efficienza potrebbe portare ad una loro estensione a tutte le Regioni creando così i cd. “costi standard”, con tutti i benefici del caso, visto che, parole testuali del governatore della Lombardia, ” costi standard significa risparmiare ogni anno 23 miliardi di euro della spesa delle regioni”. 

"La città ribelle - il caso Napoli" la nuova avventura di de Magistris

di Marcello de Angelis

Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris
Si chiama “La città ribelle - il caso Napoli” il libro presentato lo scorso primo Aprile alla Domus Ars di Via Santa Chiara, scritto dal Sindaco di Napoli Luigi de Magistris in collaborazione con la giornalista Sarah Ricca ed edito da Chiarelettere. Nel dibattito condotto da Sandro Ruotolo e condito dagli interventi di Rosaria De Cicco che ha letto alcune parti dell’opera, è venuta fuori la vera anima di questo testo che, lungi dal voler essere la semplice summa di quanto ha fatto de Magistris tra quella storica prima elezione a Sindaco di Napoli e della omonima città Metropolitana nel 2011 alla trionfale riconferma del 2016 attraverso le mille difficoltà incontrate e le tante soddisfazioni raccolte, esso è in realtà il punto di partenza di una nuova grande avventura.

Luigi de Magistris, l’ex magistrato deluso, colui che ha saputo reinventarsi brillante politico, è stato l’uomo capace di ridisegnare la storia di una metropoli che, mal gestita da persone impreparate, si trovava ormai sull’orlo della bancarotta, preda della malavita e invasa dai rifiuti. Oggi molti di quei problemi sono stati risolti e quella che è una realtà incontestabile per i napoletani, proprio non va giù alle vecchie correnti partitocratiche e ad alcune che si definiscono nuove, ma che poi non lo sono, le quali hanno cercato di non vedere e finto di non capire quanto la città sia cambiata. Ciò perché il modo di far politica del Primo Cittadino è completamente innovativo ed ha permesso alla gente di sentirsi finalmente davvero vicina al potere, al loro “Sindaco di strada” (come lui ama definirsi): ha fatto crescere la voglia di partecipare! Dai centri sociali ai collettivi studenteschi, dalle associazioni dei cittadini ai comitati di lotta, in una rivoluzione culturale e politica che sta avendo come forza motrice proprio questo popolo vero e sincero, dalla storia millenaria. 

"La caratteristica della nostra Napoli" - dichiara de Magistris - "è quella di essere una città che si ribella alla criminalità e alla malapolitica… qui si sta costruendo un processo di autonomia sull’abbattimento delle paure, sulla presa di coscienza che le differenze sono una ricchezza e non un pericolo, un progetto dove il popolo deve diventare protagonista del suo destino in una Napoli non più legata ad apparati partitocratici o sistemi mafiosi, a corruzioni, a lobby, congreghe o circuiti di potere politico né locali, né regionali o nazionali, resistendo ai tentativi di occupazione istituzionale e alle politiche di austerità”. Tutto ciò passando anche per la rivoluzionaria delibera “Napoli città dei beni comuni” che ne ha fatto l’unica città in Italia che ha reso pubblica l’acqua, non ha privatizzato servizi essenziali e non ha licenziato nessuno. Una rivoluzione che perlatro viene da lontano basata sull’ Occupy Movement (movimento di protesta internazionale che dal 2011 si rivolge soprattutto contro la disuguaglianza economica e sociale) e che ripercorre la storia delle città come centri propulsori della lotta di classe e dei movimenti di riappropriazione dei diritti collettivi. 

Cogliendo l’occasione della presentazione del suo libro, il Sindaco ha affermato che durante l’assemblea della “Internazionale dei Beni comuniin programma a settembre, sarà presentato ufficialmente il manifesto istituzionale di demA, la lista civica Democrazia Autonomia di cui è Presidente e che lo aveva già sostenuto alle elezioni comunali 2016, divenuta lo scorso 3 febbraio un movimento a tutti gli effetti. Un manifesto già insito nel suo libro quando auspica di “contribuire alla nascita di un movimento nazionale di liberazione dal basso che sia un punto di incontro fra autonomie perché noi non siamo per un uomo solo al comando" ridisegnando il rapporto governo/cittadini lontano dal vecchio sistema dei partiti che per decenni ha governato il paese. 

L’appuntamento vedrà la partecipazione di movimenti e comitati che arriveranno da tutta Italia e dall’Europa, con cui il movimento demA lavora per la costruzione di una lista per le prossime elezioni europee. “Sarà un evento importante” - ha ribadito de Magistris - “Napoli e’ un’esperienza già riconosciuta come movimento politico e credo che questo sia importante per il Mezzogiorno, per l’Italia, per il Mediterraneo e anche per l’Europa”.

Il volume, il terzo pubblicato dopo “Giustizia e potere” del 2009 e “Assalto al PM. Storia di un cattivo magistrato” del 2010, si arricchisce del supporto di due grandi penne napoletane: Maurizio de Giovanni, secondo cui “e' la storia di un Sud diverso, che non accetta più stereotipi, che non vuole essere il castello degli orrori di un paese che è troppo luna park per essere veroed Erri De Luca: “ho conosciuto l’orgoglio ferito, mortificato dei miei concittadini, il loro rancore… Oggi riconosco il sentimento opposto, non solo di riscatto dalla condizione subalterna, ma di fierezza”. 

Kokocinski, in mostra fino al 5 giugno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli

di Massimiliano Pennone

Alessandro Kokocinski
Dal 7 aprile al 5 giugno il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospiterà la mostra personale esclusiva dell’artista di Porto Recanati Alessandro Kokocinski. Di madre russa e padre polacco, l’artista ha trascorso i primi anni della sua vita in Sud America e negli anni Sessanta ha lavorato in un circo come acrobata a Buenos Aires, dove poi ha lavorato come scenografo teatrale. Fondamentale l’esperienza del 1969, quando fu schedato dal regime per aver militato nei gruppi rivoluzionari, per poi emigrare a Santiago del Cile, dove espose i suoi famosi disegni di denuncia politica.

Kokocinski. La Vita e la Maschera: da Pulcinella al Clown, sarà il nome della manifestazione, organizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo. Una sorta di prosecuzione dell'esposizione realizzata nel 2015 presso il Museo di Palazzo Cipolla a Roma. Oltre settanta opere saranno accessibili al pubblico nei prossimi mesi, fra dipinti, sculture, altorilievi, installazioni, disegni, filmati, versi poetici e libri d’artista. Nella collezione esposta ci saranno anche le opere ispirate alla metamorfosi della «maschera», definite dall’artista «mediatrice fra noi e il vuoto insondabile celato».

Molte opere fra quelle esposte saranno poi quelle composte utilizzando la cartapesta, materiale essenziale di quasi tutti i lavori di Kokocinski, mentre l’itinerario della manifestazione sarà organizzato seguendo tre grandi installazioni: Olocausto del Clown tragico, Non l’ho fatto apposta e Sguardo al futuro nascente, recentissima creazione appositamente realizzata per questa esposizione.

Kokocinski combina da sempre l’impronta del fantastico russo col realismo tipico dell’arte sudamericana, ma anche la tradizione pittorica italiana e spagnola coi monumenti del teatro popolare napoletano. Pulcinella affianca Petruška, dove la figura della maschera rimane centrale in molte delle opere dell’artista. Il progetto espositivo è infatti fortemente caratterizzato da atmosfere evocative, largamente ispirate al tema del mascheramento e del rispecchiamento, ma anche identità, doppio, e disidentità.

L’arte di Kokocinski va letta in parallelo alla sua esperienza di vita, e la mostra dà un forte contributo in tal senso, in quanto costituisce l’occasione per conoscere non solo l’opera di un uomo che ha vissuto direttamente alcune tra le più grandi tragedie del Novecento”, ricorda il Prof. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro. “Il messaggio di Kokocinski”, conclude il Emanuele, “ruota intorno al rispetto per la dignità umana, condizione indispensabile perché questo nostro mondo sia sempre più orientato alla mutua comprensione e alla collaborazione tra i popoli, al di là delle rispettive convinzioni religiose, culturali e politiche di ciascuno”.

In contemporanea con la mostra napoletana, alla Galerie Clichy di Firenze fino al 22 giugno saranno esposte le opere su carta dell’artista, mentre è già disponibile il libro di Tiziana Gazzini, giornalista e saggista, "Kokocinski. Vita straordinaria di un artista". Nel libro, la vita dell’artista è raccontata in chiave romanzesca dove arte ed esperienza vanno di pari passo a ricostruzioni effettuate grazie alla rara documentazione d'archivio messa a disposizione dalla Fondazione Alessandro Kokocinski.


Le meraviglie della pittura napoletana: Mattia Preti

di Marcello de Angelis

Ritratto del pittore Mattia Preti
Napoli è una città che trasuda arte da ogni singola pietra che la compone. Arte nata talvolta dall’intelletto di preziosi tessitori di parole o da sapienti modellatori della materia, ma soprattutto da pittori che con un geniale utilizzo di pennelli e tavolozze riuscivano ad imprimere, ora su tela, ora sottoforma di affreschi, tutta la loro rabbia e tutte le loro pulsanti passioni, gioie, ossessioni e paure. Tra questi troviamo, senza ombra di dubbio, Mattia Preti, che napoletano non era, ma che ha regalato alla città opere di impareggiabile bellezza. 

Terzo di una numerosa stirpe appartenente al ceto delle famiglie "onorate", ovvero non ricche di beni materiali ma di "qualità morali e intellettuali", nacque a Taverna (Catanzaro) il 24 febbraio 1613 e morì nel 1699 a La Valletta. La sua vita fu assai movimentata: affidato alle cure del dotto sacerdote Marcello Anania, a diciassette anni si trasferì a Roma dove il fratello maggiore Gregorio aveva una bottega d’arte e dove si perfezionò nella pratica pittorica. Vi resta quasi 25 anni, periodo durante il quale nascono, fra gli altri, gli affreschi di San Giovanni Calibita, di San Carlo ai Catinari e di Sant'Andrea della Valle

Personalità complessa, caratterizzata dal desiderio di raggiungere rapidamente il modello dei maestri del ‘500, elemento fondamentale del suo stile, fu in principio l’immergersi in quell’immenso enigma chiaroscurale sulle orme del per poi convergere in una compiuta teatralità barocca nella maturità. Proprio come Michelangelo Merisi, suo faro illuminante e fonte d’ispirazione, i suoi dipinti nascondevano la violenta tensione del duello, l’irrequietezza, l’impeto, la rabbia. Con uguale intensità destreggiava il pennello e la lama provocando le stesse vittime, cosa che gli valse il soprannome di “pittore con la spada”, infatti, spesso ritrarrà se stesso con i simboli del pennello e della lama. 

Sempre sulla scia del Merisi e del “naturalismo”, popolò i suoi quadri di personaggi veri, ritratti nei loro ambienti come botteghe o taverne, tratteggiati con un forte realismo accentuando i contrasti tra luci ed ombre. Nel 1642 fu nominato Cavaliere di Obbedienza Magistrale dell’Ordine di Malta, da parte di papa Urbano VIII. Da allora il suo appellativo divenne il “Cavalier Calabrese”.

Tra il 1653 e il 1656 Mattia decise di spostarsi a Napoli. Le motivazioni travalicano i limiti del racconto storico confondendosi con la leggenda: l’artista in quei tempi era stato coinvolto in duelli più o meno cruenti, per i quali comunque era sempre riuscito a cavarsela con la giustizia papalina, ma l’ultimo gli fu fatale e non perdonato, in quanto aveva ammazzato un critico d’arte, reo ai suoi occhi di aver mal giudicato gli affreschi di S. Andrea della Valle. Abbandonata Roma in fretta e furia, si diresse verso Napoli inseguito dalle guardie del Papa. In quel periodo la città era circondata da un cordone sanitario a causa della peste e nessuno vi poteva entrare o uscire. Preti fu bloccato dai soldati di guardia. Impugnata la spada ne ammazzò uno riuscendo a passare. Inseguito, fu riconosciuto, arrestato e condannato a morte. Ma si salvò ancora una volta grazie alla sua arte: il tribunale della Vicaria gli commutò la pena capitale in quella di dipingere, senza alcun compenso, quadri votivi su tutte e 7 le porte della città. E qui torniamo alla realtà storica accertata, ovvero che tra il 1657 e il 1659 iniziarono i lavori.

La sua pittura talvolta oscura si trasformò sulle porte in qualcosa di sublime. Sette affreschi tutti con soggetti religiosi che invocano pietà e misericordia verso il Cielo nei confronti della popolazione decimata dalla violentissima peste. Di queste 7 opere rimane visibile solo quella su Porta San Gennaro, dove il Santo Patrono è ancora riconoscibile come lo è il tocco geniale dell'artista che divenne, in poco tempo, uno dei più importanti esponenti della pittura napoletana e cittadino del Regno di Napoli a tutti gli effetti. Delle altre pitture, ormai perdute, si conservano le bozze nella Pinacoteca a Capodimonte. Appunti in cui vi si scorge lo stile del maestro ormai giunto a piena maturazione. Una velocità e facilità di esecuzione che lo avvicina al più giovane Luca Giordano con il quale ebbe fecondi scambi, che porteranno la pittura partenopea verso il nuovo ed innovativo linguaggio barocco contribuendo a sviluppare la “Scuola Pittorica Napoletana”.

Rimase a Napoli otto anni. Tra i suoi capolavori: il soffitto della chiesa di San Pietro a Maiella, con le "Storie della vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d’Alessandria", due redazioni del "Figliuol prodigo", che oggi si trovano al museo di Capodimonte e a Palazzo Reale, il “San Sebastiano” per la chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori, la “Madonna di Costantinopoli” nella chiesa di Sant’Agostino agli Scalzi, le composizioni ad affresco raffiguranti la “Gloria di San Domenico di Guzman” che un tempo decoravano la cupola della chiesa di San Domenico in Soriano a piazza Dante, gli unici realizzati dall’autore in tutta la città ed eseguiti nell'anno 1664, ma andati perduti a causa della forte umidità insita nella materia che forma la cupola. 

La pittura è stata per Mattia Preti l’essenza della sua vita ed il tramite per avvicinarsi a Dio, opere molto profonde in cui il pennello è gestito con l’audace sicurezza propria dei grandi maestri. Nel 1661 l'artista si trasferì a Malta, chiamato dal Gran maestro Raphael Cotoner e diventò "Cavaliere di Grazia" dell'ordine gerosolimitano di Malta il 15 settembre 1661, realizzando circa 400 opere tra tele ed affreschi. 


Napoli e le telecamere alla Sanità: si comincia

di Antonio Cimminiello

Il quartiere Sanità a Napoli
Era il Settembre 2015 quando al quartiere Sanità il giovanissimo Genny Cesarano perse la vita, vittima di una “stesa” , manifestazione di forza di un clan locale, fatta di spari a ripetizione e dalla mira impazzita; la colpa di Genny, colpito da un proiettile vagante, fu solo quella di trovarsi nel momento sbagliato al posto sbagliato. Ma può definirsi tale una semplice strada o piazza? Può un intero quartiere essere ostaggio della criminalità? 

A più di un anno di distanza da quel terribile episodio prende il via l’installazione di un sistema di videosorveglianza. Precisamente, si procederà all’installazione di 19 telecamere, il cui compito sarà quello di rappresentare un valido deterrente alla commissione di reati, oltre che fonte di preziosi indizi per la ricostruzione di quelli già commessi. La gara d’appalto è stata aggiudicata, e a tale passo seguirà in tempi brevi il montaggio delle videocamere. Restituire sicurezza alla Sanità è il tassello di un più ampio progetto, teso soprattutto a far riscoprire e “vivere” un quartiere antico, in grado di trasudare storia, leggenda e bellezza, nonché esso stesso simbolo della realtà partenopea, avendo nato i natali all’indimenticato Totò. 

Proprio il lungo tira e molla -tra l’altro non ancora conclusosi- in ordine all’iniziativa di creare un museo in onore del “principe della risata” aveva rappresentato nel tempo un sintomo di una sorta di scarso interesse delle istituzioni nei confronti del quartiere, affiancandosi però alla più grave emergenza della criminalità organizzata, che proprio negli ultimi tempi ha subito una vera e propria escalation. 

Soltanto nel Dicembre 2016 le vetrine della locale e famosa pasticceria “Poppella” - nota in tutto il mondo per le sue specialità, in primis l’ormai celebre “fiocco di neve”- testimonianza della creatività e della voglia di fare in grado di contrastare ogni pregiudizio e difficoltà, furono interessate da un raid -addirittura mattutino -a colpi di pistola. Il tutto in una realtà, l’intera città di Napoli, nella quale- situazione aggiornata al Gennaio 2017- erano ben 124 su 210 le telecamere si installate ma non funzionanti

Senza dimenticare il solito “groviglio” di competenze, che avrebbe potuto costituire per la Sanità e non solo un serio ostacolo (basta solo ricordare che sarà il Ministero dell’Interno ad occuparsi della manutenzione delle videocamere, mentre il Comune di Napoli provvederà ai costi per la loro alimentazione elettrica). Ora qualcosa sembra muoversi, nella speranza di non trovarsi di fronte ad una nuova “incompiuta”: non c’è “cantiere infinito” che tenga, quando in gioco è l’incolumità pubblica.


Nuovi finanziamenti della Regione Campania per l’autoimprenditorialità

di Luigi Rinaldi

Sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 29 del 3 aprile 2017 è stato pubblicato il Decreto Dirigenziale n. 208 del 31 marzo 2017 “Avviso Progetti per autoimprenditorialità”. La Regione mette a disposizione 4 milioni di Euro, di cui 1,5 per l’imprenditoria femminile. Le iniziative imprenditoriali ammissibili sono ditte individuali o cooperative, che potranno usufruire di un finanziamento di 25.000,00 euro pro capite e di percorsi di servizi di orientamento ed accompagnamento all’avvio delle attività, garantiti dalla società in-house della Regione, Sviluppo Campania.

I Centri per l’Impiego saranno il luogo deputato all’approfondimento della misura, svolgendo azione di raccordo nel mercato del lavoro. La Regione Campania intende, dunque, favorire e stimolare la progettazione e la realizzazione di attività imprenditoriali, sia individuali che cooperative, nonché migliorare l’accesso delle donne all’occupazione, mediante l’erogazione di servizi reali e finanziari. Si tratta di un importante investimento diretto al reinserimento occupazionale degli ex percettori di ammortizzatori sociali.

I beneficiari della misura sono: ex percettori di mobilità ordinaria o in deroga (scaduta negli anni tra il 2013 ed il 2017), attualmente senza reddito e residenti in Campania; ex percettori di disoccupazione ordinaria, ASPI, MiniASPI, NASPI, Disoccupazione edile (223/91 e 451/94), scaduta tra il 2012 ed il 2017. La misura, concordata dall’Assessorato al Lavoro della Regione Campania con le parti sociali, nell’ambito degli incontri effettuati per la gestione e destinazione delle risorse autorizzate dal Ministero del Lavoro e dal Ministero dell’Economia per gli ammortizzatori sociali in deroga, va evidentemente a soddisfare la propensione di coloro che manifestano la ferma volontà di intraprendere l’attività di impresa, ma che attualmente risultano soggetti deboli del sistema economico. I soggetti richiedenti sono tenuti ad inviare per via telematica la domanda. Sono ancora in corso di definizione le modalità di sottoscrizione del contratto con il beneficiario e la conseguente erogazione nonché le modalità di monitoraggio dell’attuazione delle attività di autoimprenditorialità.


Conoscere la lingua: l'italiano come strumento di integrazione

di Teresa Uomo

Con l’anno scolastico 2014/2015 prendono avvio i CPIA, Centri Provinciali per l’istruzione degli Adulti, che svolgono le stesse funzioni finora realizzate dai CTP, Centri Territoriali Permanenti. I CPIA rispondono ad una sempre più vasta e complessa domanda di istruzione e formazione proveniente da parte di soggetti “deboli”.

I corsi di istruzione dei CPIA prevedono diverse soluzioni, tra cui percorsi di istruzione di primo livello, percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana. I percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana, destinati ad adulti stranieri, sono finalizzati al conseguimento di un titolo che attesta il raggiungimento di un livello di conoscenza della lingua italiana non inferiore al livello A2 del Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue, elaborato dal Consiglio d’Europa. Imparare la lingua del Paese in cui si vive è uno dei passi più importanti per capire il mondo in cui si abita e farsi capire da chi ci circonda. 

La lingua è il mezzo principale per interagire nella vita sociale del paese in cui si vive. In un contesto migratorio, conoscere la lingua del paese ospitante, permette di potersi muovere ed agire in completa autonomia, interagendo così nelle diverse situazioni quotidiane. Essenziale per lo straniero è l’apprendimento della nuova lingua del paese “ospite”. È importante adattarsi al nuovo ambiente, alla nuova cultura, e al nuovo modo di vita del Paese: un punto importante per raggiungere un senso di appartenenza e di adattamento. L’apprendimento della lingua italiana da parte dell’immigrato in Italia è molto importante sia per l’accoglienza che per l’inserimento sociale. L’integrazione è uno dei fattori socioculturali che condizionano l’apprendimento della L2 da parte degli immigrati. A tal proposito A. Tosi cita “[…] ogni straniero adottando l’italiano non abbandona la madrelingua, ma piuttosto innesta la seconda lingua sulla prima, sviluppando quella affascinante e complessa condizione di bilinguismo che è tipica di chi, da bambino o da adulto, impara a vivere con due lingue diverse”. 

La punta di diamante dell’accoglienza in Italia è lo SPRAR, ossia il Sistema per la Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati. Dopo l’approdo in territorio italiano, si attua una prima accoglienza attraverso la permanenza temporanea nei centri di accoglienza per richiedenti asilo; successivamente vengono inseriti in attività di formazione o progetti per la ricerca del lavoro, e perché ciò sia possibile, hanno bisogno di conoscere la lingua. L’apprendimento della lingua italiana è da lungo tempo considerato essenziale per l’orientamento dei rifugiati in un nuovo paese. La lingua è uno strumento non solo di comunicazione, ma di inclusione sociale. Ciascun corso di lingua ha l’obiettivo di fornire gli strumenti per quell’interazione che è il presupposto irrinunciabile di qualunque percorso di integrazione. 

La conoscenza della lingua italiana, per i migranti, è il primo essenziale elemento di inclusione, fattore di integrazione fra culture, veicolo di armonizzazione delle diversità, oltre che strumento indispensabile di inserimento sociale, nei suoi vari aspetti, quali lavoro, servizi, diritti, doveri, socializzazione. I corsi di italiano L2, lingua seconda, hanno un ampio orizzonte, ponendosi come “corsi di integrazione linguistico-sociale”. La lingua italiana, quindi, come veicolo necessario per costituire un mutamento della propria condizione. La lingua come strumento di democrazia, perché i migranti sono cittadini stranieri in uno stato democratico che ha il dovere di dare a tutti loro gli strumenti per ritornare ad essere titolari di diritti e di garantire loro la costruzione e la realizzazione del loro progetto di vita.


La Parrucchiera: una nuova luce su Napoli

di Danilo D'Aponte

Ci siamo occupati di recente del successo de I Bastardi di Pizzofalcone e ancora prima di Gomorra, e con loro abbiamo visto Capri, il centro storico di Napoli, Chiaia, Vomero, Scampia e ciò nonostante non abbiamo ancora visto tutte le anime della nostra bella città. Ma come potrebbe essere altrimenti? Sono così tante. 

La Parrucchiera, pellicola del napoletano Stefano Incerti, si inserisce in questo "filone partenopeo" con personaggi della periferia che riscattano anni di stenti e di privazioni nella realizzazione dei propri sogni. Le molte anime di cui prima sono quelle di Rosa, interpretata da Pina Turco (che, a proposito di Gomorra, nella serie TV interpretava Deborah), bella ragazza dei Quartieri spagnoli, che lavora come parrucchiera (da cui il titolo del film) nel negozio di Patrizia e Lello. Quest'ultimo è così ossessionante nelle sue avance da costringere la protagonista a scappare. A sua volta Patrizia, sentendosi tradita dalla protagonista (che aveva sempre visto come una figlia), prende le parti del consorte lasciando Rosa senza lavoro. E poi ci sono le migliori amiche di Rosa: Micaela e Carla, transessuale molto sensibile. E proprio con loro che Rosa proverà a realizzare il suo sogno, il "mettersi in proprio", aprendo un proprio salone nei Quartieri spagnoli.

La pellicola prende la sua svolta quando il negozio di Rosa non solo si afferma, ma arriva addirittura a essere un concorrente valido per il salone di Lello e Patrizia al Vomero. Ad aiutarla in questa sua "avventura" Salvatore, suo grande amore, non senza le difficoltà che si possono incontrare stando in commercio. Sarà allora che il grande cuore delle donne partenopee verrà fuori. Una città ricca di set, spesso contemporanei, alcuni dei quali, hanno ospitato le riprese del film: dal Vomero a Porta Nolana, e poi Chiaia, i Quartieri Spagnoli dove è il negozio di Rosa, Porta Capuana e la Sanità.

Napoli è quasi un'altra protagonista del film, o per dirla con le parole di Incerti: "Napoli è parte integrante del progetto, con il mondo borghese e quello dei quartieri, centro e periferia che convivono a due passi. Due realtà incarnate da due donne". Su questo solco si inseriscono anche i Foja (autori delle musiche insieme a Emiliana Cantone, Rakele e Tony Tammaro, anche attore in questa occasione) che di Napoli dicono: "è diversa da quella di Gomorra, con un valore estetico alto e senza tempo [...] la bellezza della città viene fuori grazie ai colori delle scene esterne e interne".

Napoli, biblioteca di Castel Capuano: inaugurata la nuova sala di lettura

di Marcello de Angelis


Nella meravigliosa cornice della Biblioteca “Alfredo De Marsico” in Castel Capuano di Napoli, si è svolta, nei giorni scorsi, l’inaugurazione della nuova Sala di Lettura dedicata alla memoria dell’avvocato Flavio Zanchini, a poco più di un anno dalla sua scomparsa. Presidente dell’ Ente Biblioteca per oltre un decennio, fino al momento in cui è assurto al grado più alto tra le cariche “politiche” dell’avvocatura napoletana, Zanchini è diventato Presidente dell’Ordine degli Avvocati dopo una quarantennale carriera forense. Profondo amatore, conoscitore e sapiente custode del bagaglio giuridico/letterario presente tra quei monumentali scaffali, egli ha contribuito con dedizione e passione a dare una spinta a quella che oggi è tra le Biblioteche più rinomate d’Italia, essendo il luogo simbolo della cultura giuridica napoletana e meridionale. 

La biblioteca, infatti, ospita circa 80.000 volumi tra cui antiche opere dei secoli XVI, XVII e XVIII che costituiscono nel loro insieme il cosiddetto Fondo Antico: una inestimabile eredità culturale che rappresenta quel vincolo intellettuale che lega storicamente magistrati e avvocati. Collezioni che partono proprio dalle donazioni di questi ultimi ed esprimono la cultura giuridica della città di Napoli.

Davanti ad un folto pubblico di colleghi, amici e semplici conoscenti hanno tratteggiato la figura del Presidente Zanchini esaltandone le doti attraverso le testimonianze dell’Avvocato Roberto Fiore, attuale Presidente dell’Ente Biblioteca “De Marsico”, dell’Avvocato Maurizio Bianco, segretario dell’Ordine, dell’Avvocato Luigi Iossa, decano dell’Avvocatura napoletana e maestro dell’eloquentia e, ovviamente, dell’attuale Presidente dell’Ordine, Avvocato Armando Rossi che ha commentato “dobbiamo molto al Presidente Zanchini, un uomo che si è speso tanto nel promuovere la catalogazione e la conservazione di numerosissimi testi e vere rarità, un patrimonio che ci invidia tutta Europa”.


Ondate di ricordi suddivisi in racconti ora struggenti, ora brillanti, che non hanno mai ceduto il passo alla nostalgia fine a se stessa, ma solo funzionali a definire il grande Professionista (la “P” maiuscola è d’obbligo) ma soprattutto il grande uomo con un cuore d’altri tempi e il rispetto per la Toga che indossava. Il momento più emozionante è stato, alla presenza dei familiari, lo “scoprimento” della targa che intitola il nuovissimo ambiente al Presidente Zanchini, posta sotto la grande scritta “Il libro, testimone del passato, garante del futuro”, profondamente evocativa circa l’importanza e la forza della parola scritta, primo immenso strumento di civiltà e progresso. 

Ospite illustre dell’evento è stato il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris cui è stata consegnata una pergamena in memoria di suo nonno Luigi, componente del Consiglio di Amministrazione della Biblioteca “De Marsico” negli anni a cavallo tra la monarchia e la repubblica. “Nell’occasione del ricordo del grande Avvocato Flavio Zanchini, mi è stata fatta questa sorpresa che mi riempie di emozione e di gioia” - ha commentato il Primo Cittadino - “mio nonno fu magistrato e pubblico ministero e per alcuni anni rappresentante della Procura Generale presso il Consiglio Direttivo della Biblioteca. Questo ricordo lo conserverò per sempre nel mio studio e per sempre apprezzerò questo atto di gentilezza istituzionale e umana che avete avuto nei miei confronti”. Oltre ai componenti del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, molte le autorità intervenute tra cui il Consigliere Comunale nonché Vicesindaco della Città Metropolitana David Lebro e il Presidente della Corte di Appello Giuseppe De Carolis di Prossedi

La cerimonia si è conclusa con la presentazione del nuovo portale online www.bibliotecastoricadicastelcapuano.it fortemente voluto dall’Avvocato Zanchini per rendere fruibile a tutti l’antico patrimonio librario conservato nelle sale dell’Ente. Il portale contiene una dettagliatissima galleria fotografica in forma digitale e ad altissima definizione delle sale, delle sue antiche tele e dei suoi preziosi manoscritti.