di Marcello de Angelis
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Panoramica dei Campi Flegrei |
Tra i vulcani italiani e mondiali più noti c’è senza dubbio il Vesuvio: quel gigante addormentato, simbolo di Napoli, che domina sulla città e che con le sue eruzioni distrusse Pompei ed Ercolano. Ma poco ad ovest del Vesuvio, a meno di 15km dalle sue falde, si nasconde un pericolo ben più grave. Si tratta dell’area vulcanica dei Campi Flegrei, dal greco “flègo”, "brucio", "ardo".
E’ una vasta superficie situata nel golfo di Pozzuoli all’apparenza innocua, in quanto visivamente non ha la minacciosa immagine di una montagna, ma in realtà è una gigantesca “caldera” in stato di quiescenza sita tra la terra ferma e il mare aperto. Un immenso vulcano subacqueo il cui cratere residuo è formato dalla collina di Posillipo, dalla collina dei Camaldoli, dalla dorsale settentrionale di Quarto, dai monti di Licola-S.Severino, da Monte di Cuma e da Monte di Procida. In tutta la zona si trovano disseminati numerosi micro vulcani (almeno ventiquattro), alcuni dei quali ancora attivi, che presentano manifestazioni gassose effusive. Il più noto è la “Solfatara”, dove tra bocche eruttive, coni e fumarole, erompono vapori sulfurei che superano i 160 °C., una sorta di valvola di sfogo che mantiene la pressione costante nelle viscere del sottosuolo.
Quello Flegreo è uno dei dieci “supervulcani” esistenti al mondo, una struttura la cui eruzione potrebbe modificare radicalmente il paesaggio per centinaia di chilometri e condizionare pesantemente il clima a livello mondiale, come già è avvenuto almeno tre volte: la prima, catastrofica, avvenne circa 40mila anni fa, la più potente del pianeta negli ultimi 200mila anni che ricoprì con le sue ceneri l’Europa fino a Mosca, bloccando i raggi del Sole e provocando un “inverno vulcanico” di due anni, il quale avrebbe contribuito all’estinzione dell’uomo di Neanderthal. La seconda avvenne circa 15mila anni fa. L’ultima, devastante, risale all’anno 1538 quando dal fondo del mare spuntò addirittura un vulcano, il Monte nuovo, in effetti il più recente d’Europa, oggi oasi naturalistica.
Ormai dalla metà del 1500 la caldera si è assestata, ma non si è mai addormentata completamente. Infatti dal 1950, fino all’arco temporale tra il 1970-72 ed il 1982-84 gli abitanti di Pozzuoli in particolare, sono stati testimoni e vittime di un costante sollevamento ed abbassamento del suolo, quasi fosse un “respiro”. Fenomeno noto con il nome di bradisismo, ovvero movimento lento della terra, in contrapposizione con quello veloce che si realizza nel corso di un terremoto. In pochi mesi la terra si è alzata di circa 4 metri più del normale, causando l’evacuazione di migliaia di persone. Nel 2005 il suolo è tornato pian piano ad alzarsi fino a raggiungere i 40 centimetri. Nel 2012 è stata dichiarata la variazione dello stato di attività dell’area, passato dal livello “verde” a quello “giallo”. Una maggiore “allerta” che implica un monitoraggio costante attraverso i satelliti CosmoSkyMed, dall'Istituto Irea del CNR con l’Osservatorio Vesuviano e dalle stazioni dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia il quale, proprio grazie ai suoi tecnici, da inizio Aprile ha la possibilità di “ascoltare” i movimenti del magma che avvengono nelle profondità del sottosuolo Flegreo, analizzando il rumore sismico ambientale, ossia le oscillazioni del terreno causate dalle onde oceaniche, studi pubblicati sulla rivista Geophysical Research Letters.
Ma, a prescindere da tale situazione di pericolo, tenuta costantemente sotto controllo, i Campi Flegrei godono di un'enorme importanza storica e paesaggistica, ed è il luogo con il maggior coefficiente di attrazione turistica d'Italia. Tra questi Goethe che, nel suo “Viaggio in Italia” ne dà ampia descrizione. In effetti da tanti e tali sconvolgimenti tellurici e vulcanici si è creato di un panorama mozzafiato, fortemente modificato e rimodellato dalla forza della natura. "I dintorni di Napoli sono i più meravigliosi del mondo. La distruzione e il caos dei vulcani inclinano l'anima a imitare la mano criminale della natura", così era descritta la zona, osservata ed amata dal marchese François De Sade, scrittore, filosofo e aristocratico francese.
Nel 2003, in attuazione della Legge Regionale della Campania n. 33 del 1.9.1993, è stato istituito il Parco Regionale dei Campi Flegrei al cui centro spicca la città di Pozzuoli, porto di Roma verso l'Oriente fino a quando l'imperatore Traiano non costruì il porto artificiale di Ostia. Verso occidente, si trovano il Lago d'Averno, che per un breve periodo fu utilizzato insieme al vicino Lago di Lucrino come porto militare dell'antica Roma. Il luogo di soggiorno prediletto dell'aristocrazia romana era Baia (ricadente nel comune di Bacoli), insieme all’antica Misenum, sede dell'importante flotta pretoria degli imperatori il cui “capo” rappresenta la punta estrema del Golfo di Napoli. A nord c’è il Lago Fusaro, dove si trova la graziosa Casina Vanvitelliana fatta costruire nel XVIII secolo dal re Ferdinando IV di Borbone come appoggio alle sue battute di caccia o di pesca sul lago. Per poi passare all’antica città di Cuma, la colonia greca più antica in Magna Grecia, sede dell'oracolo ove vaticinava la Sibilla Cumana.