di Antonio Cimminiello
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L'Istituto Buonarroti a Caserta |
L’anno scolastico che si sta avviando ora a conclusione sicuramente sarà ricordato per molto tempo, e non tanto per esperienze positive. Se su tutto ha prevalso lo stato di vera e propria confusione, conseguenza della non proprio perfetta messa in atto della nota riforma della “Buona scuola”, purtroppo non sono mancate altre vicende altrettanto amare. E’ il caso dell’improvvisa chiusura “forzata” di alcuni istituti scolastici nel territorio casertano, decisa in primo luogo dall’ente provinciale.
In realtà tutto ha avuto inizio con la decisione, adottata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, di sottoporre a sequestro preventivo l’"Istituto “Buonarroti” di Caserta: tale decisione ha rappresentato lo sbocco di un’indagine, già iniziata tempo fa, nella quale si contesta il reato di omissione di lavori in edifici e costruzioni che minacciano rovina.
L’effetto domino non ha tardato a manifestarsi, portando alla chiusura di altre tre scuole, ma in realtà coinvolgendo addirittura più di 80 istituti: il rischio è che il riscontro tanto di deficit strutturali quanto certificativi possa portare ad una chiusura totale. Ma come si è potuta originare una situazione del genere? L’Ente Provincia di Caserta è in situazione di dissesto finanziario a partire dalla fine del 2015.
Come le altre province italiane, la completa attuazione della “riforma Delrio” ne avrebbe dovuto comportare la scomparsa ma, come è noto, tutto si è arenato a causa del risultato referendario del Dicembre 2016. In questo modo la riforma è stata attuata solo in parte, con annessa restituzione allo Stato dei fondi tradizionalmente riservati alle Province, cosicchè l’ente campano - già immerso in una situazione economica recessiva - si è ritrovato a dover operare ancora, conservando importantissimi ambiti di competenza (dalla manutenzione delle strade a quella di taluni edifici scolastici), ma praticamente senza denaro in cassa.
E così la situazione è precipitata; e meno male che l’anno scolastico sta per concludersi, verrebbe da dire. Sono comunque allo studio soluzioni alternative, ed altri soggetti istituzionali hanno già cercato di muoversi concretamente: è il caso della Regione presieduta da Vincenzo De Luca, la quale ha stanziato un milione di Euro per far fronte nell’immediato alle situazioni più critiche. Ma è davvero inconcepibile come una platea davvero considerevole di studenti non solo possa essere così facilmente privata di un diritto imprescindibile quale quello allo studio, ma venga costretta già da mesi a vivere in una situazione di precarietà, i cui ultimi sviluppi hanno solo assunto i contorni di una “tragedia annunciata”. Senza dimenticare, anche questa volta, il solito paradosso nostrano, se si pensa che esiste a livello nazionale un fondo unico per l'edilizia scolastica pari a ben 3,9 miliardi di euro, e destinato proprio alla messa in sicurezza, ristrutturazione e realizzazione di edifici scolastici.
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