di Teresa Uomo
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, viene enunciato dalla prima parte dell’Articolo 1 della Costituzione Italiana, secondo cui il lavoro viene riconosciuto come uno dei principi fondamentali della vita economica e sociale del Paese. Il lavoro, infatti, viene riconosciuto prima di tutto come diritto del cittadino, ma anche come suo dovere, a seconda che sia un lavoro dipendente o altra attività capace di produrre reddito.
Già da molti anni, parlando di lavoro, iniziano a levarsi diverse discussioni dovute ai gravi problemi che girano intorno ad esso. Una delle grandi piaghe che affligge l’economia di molti Paesi, ma soprattutto di quella italiana, è la disoccupazione. Un problema che accomuna molti giovani, che dopo aver dedicato anni e anni allo studio, si ritrovano ad essere catapultati in un mondo lavorativo quasi inesistente.
I giovani e la crisi economica sono ormai diventati un binomio inscindibile. La colpa di tutto ciò viene attribuita spesso ai datori d lavoro che riducono le assunzioni ricorrendo sempre più spesso alla stipulazione di contratti lavorativi a tempo determinato, ossia il precariato o addirittura ricorrendo al “lavoro nero”. Ciò presenta molti lati negativi, tra cui l’illegalità dell’attività; quindi, il datore di lavoro molto spesso, per evitare problemi con la legge, evita di avvalersi di dipendenti, e ciò provoca un calo delle persone che svolgono attività lavorativa. Il lavoro oltre ad essere tutelato dalla Costituzione, viene tutelato dallo statuto dei dipendenti.
Uno degli articoli più importanti è l’Articolo 18 della Costituzione Italiana che tutela i diritti del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo. Invece per la tutela del lavoratore sotto il profilo economico vi è l’Articolo 36 della Costituzione che afferma: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se stesso e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Infatti, la legge prevede una retribuzione minima, affinché al lavoratore venga garantita una buona qualità di vita.
Nel nostro Paese si parla spesso di disoccupazione che aumenta giorno per giorno e l’economia del Paese che peggiora sempre più. La precarietà e la disoccupazione uccidono i giovani. L’abbandono dei giovani, completamente lasciati a se stessi e senza la possibilità di costruirsi un futuro, costituisce senza dubbio uno dei tratti più preoccupanti e delicati dell’attuale società.
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