mercoledì 28 giugno 2017

I porti del Sud esclusi dai grandi traffici con la Cina

di Luigi Rinaldi

Il presidente Gentiloni con il premier cinese
Ancora una volta le regioni meridionali vengono penalizzate dalle scelte del Governo italiano. In questo caso parliamo dei grandi traffici commerciali con il Sol Levante. Il premier Paolo Gentiloni, in visita ufficiale a Pechino, ha chiuso un accordo economico con il Governo cinese, offrendo la disponibilità di tre porti, guarda caso tutti appartenenti alle regioni del Nord, Trieste, Genova e Venezia, destinati a fungere da terminali dei traffici con l’Oriente. 

Una scelta pericolosa quella del Governo italiano di escludere i porti del Sud dalle nuove Vie della Seta, che rischia di affossare sempre di più l’economia dei territori circostanti. Importanti stazioni portuali come Napoli, Salerno, Taranto, Gioia Tauro e gli stessi porti siciliani finiranno per assumere una posizione marginale da un punto di vista economico, vanificando ogni progetto di crescita. Purtroppo il predominio economico cinese condiziona pesantemente anche le strategie commerciali del nostro Governo. 

La scelta del premier, infatti, non è stata causale e, nonostante la delusione per le promesse non trasformate in fatti, ha una sua logica. La Cina sta concentrando tutte le sue attività sul Pireo, dove si è spostata anche la Cosco, dopo aver abbandonato la città partenopea. L’obiettivo è quello di far breccia nei mercati del Centro - Nord Europa ed in quest’ottica, la Cina si sta avvalendo degli scali dell’Alto Adriatico e Tirreno, ragion per cui il premier Gentiloni non aveva molte scelte a sua disposizione. Il presidente di Confindustria Campania, Costanzo Jannotti Pecci, ha giudicato “inaccettabile ed incomprensibile la decisione del Governo di non puntare sulle regioni del sud come hub per la portualità commerciale di oltreoceano, nonostante molte di esse siano ricomprese, oltretutto, nel corridoio Scandinavo - Mediterraneo previsto dalle Reti Ten-T. Auspichiamo -ha concluso Jannotti Pecci- che il presidente della Regione Campania condivida tali riflessioni e si faccia promotore di un cambio di rotta in tal senso, cogliendo l'importante occasione fornita dal piano One belt, one road”. 

A queste dichiarazioni ha subito risposto il Ministero dei Trasporti con una nota: “Nel corso delle numerose missioni in Asia (Iran, Cina, Vietnam, Giappone) il Governo ha costantemente sottolineato la natura unitaria del sistema portuale italiano. Non trovano dunque fondamento le preoccupazioni espresse da Confindustria Campania. La Via della Seta ha nel nord Adriatico e nel nord Tirreno i suoi terminali naturali per le grandi navi porta container che servono il centro Europa, questo perché le grandi navi approdano nel porto più vicino alla loro meta così come accade in tutto il mondo. Va tenuto conto però che gli operatori cinesi sono presenti in tutti i porti senza distinzioni. Il sistema portuale italiano - conclude la nota del Mit - può offrire grandi opportunità di crescita, come dimostra l'importante piano di sviluppo del porto di Napoli appena approvato, ma si basa anche sul riconoscimento delle peculiarità di ogni area”. 



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