mercoledì 28 giugno 2017

Tasse in aumento alla Federico II ed è subito rivolta

di Noemi Colicchio

No tax area”: così è stato definito il perimetro che delimiterà da oggi in poi la separazione tra chi si vedrà totalmente azzerate le tasse universitarie e chi dovrà invece sopperire a tale mancanza. La Legge di Stabilità approvata in Parlamento richiede espressamente l’adeguamento da parte di tutti i corpi universitari presenti sul territorio nazionale ed anche la Federico II di Napoli ha dovuto portare la discussione in Commissione Tasse. Risultato? 

Per gli studenti con reddito inferiore ai 13 mila euro annui è previsto un totale azzeramento degli oneri finanziari relativi all’istituto, mentre per chi non supera i 30 mila euro annui si parla di riduzione sostanziale del budget imputabile. In entrambi i casi, due i requisiti richiesti: modello ISEE e carriera esami in regola con le tempistiche imposte dal piano di studi. Nello specifico, i CFU richiesti sono 10 il primo anno e 25 il secondo. 

Il progetto è più che valido: ad una prima lettura, gli si dà approvazione nella forma e ancor di più nella sostanza. Purtroppo però l’Università, così come qualsiasi azienda, necessita di far quadrare il bilancio annuale. Entrate pari alle uscite, è questo il principio. Dunque un buco così ingente (sono state fatte stime da 12 milioni di euro circa) deve essere necessariamente compensato da introiti di maggiore entità. Si parlava inizialmente di Stato - tappabuchi, capace di colmare la lacuna ma, come tutte le buone idee, è decaduta come iniziativa. Arriva dunque la “multa” più salata di sempre per il restante 40% della popolazione studentesca, che non rientrando nelle fasce elencate in precedenza, ha visto le cifre del proprio MAV semestrale aumentare in maniera considerevole già nei mesi scorsi. Dal prossimo anno in poi, si parla di un +600 euro fissi.

"Deve essere il ministero per l'Università a ricoprire il mancato gettito derivante dalla "no tax area". Siamo stufi di sentirci dire che ci troviamo agli ultimi posti delle classifiche per numero di laureati e di iscritti all'università, e poi si costringono gli Atenei a scaricare i costi dell'istruzione sulle spalle degli studenti dopo decenni di tagli indiscriminati. Non possiamo permetterci ulteriori cali di iscritti e abbandoni. Chiediamo che la Commissione ed il Rettore tengano conto delle nostre osservazioni, in modo da permettere una discussione partecipata senza alcun contingentamento di tempi. In caso contrario siamo pronti alla mobilitazione". Così Domenico Cristiano, responsabile dell’organizzazione Link Napoli, rappresentante al Consiglio degli studenti. La critica avanzata senza considerare poi le barriere di merito previste all’ingresso: un grossolano tentativo di rendere la misura meno populista, miseramente ideologico se teniamo conto delle difficoltà pratiche che alcuni “esami scoglio” di diverse facoltà o gli stessi apparati burocratici pesanti e lenti rappresentano nella realizzazione dell’obiettivo minimo prefissato in Finanziaria. 

Non solo critiche e minacce di rivolta, ma anche tante proposte avanzate in Commissione e al Rettore Gaetano Manfredi, per evitare quella che si preannuncia come una più che probabile catastrofe. “Abbiamo presentato alcune proposte in Commissione tra cui il calcolo delle perdite dell’Ateneo sulla base degli incassi che c’erano prima della riforma ISEE, la quale ha aumentato di molto il gettito derivante dalle tasse degli ultimi due anni a causa degli aumenti di reddito che si sono avuti, senza ottenere nessun ascolto”, continua Cristiano. Lo stesso aumento del numero di rate disponibili ai fini del pagamento potrebbe essere preso in considerazione, o ancora si potrebbe ricorrere ad un’operazione di sconto presso banche o enti terzi che anticipino il credito per poi richiederne il rimborso agli studenti spalmando il costo in tempistiche più lunghe. “Pensiamo comunque che questa manovra non vada fatta pagare agli studenti e riteniamo imprescindibile che le tasse non vengano aumentate per nessuno.” ha poi concluso.



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