di Noemi Colicchio
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Valeria Fedeli, Ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca |
«I sottoscritti dichiarano di proclamare l’astensione dallo svolgimento degli esami di profitto nelle Università italiane durante la prossima sessione autunnale dell’anno accademico 2016-2017, precisamente nel periodo compreso tra il 28 agosto e il 31 ottobre 2017». Così comincia la lettera indirizzata al Ministero dell’Istruzione ai ministeri dell’Economia e a quello del Lavoro e ai Magnifici Rettori delle Università italiane. Una lista più lunga delle 95 tesi di Lutero – che pure vennero affisse alla Chiesa di Wittenberg il 31 Ottobre del 1517 – con oltre 5.400 nomi tra docenti e ricercatori di ben 79 Università italiane è quella che sta seminando panico e terrore tra i giovani universitari, ormai rassegnati a vedersi cancellata un’intera sessione di esami, con conseguenti ovvi ritardi sulla loro carriera accademica.
Oggetto del contendere è un provvedimento di legge richiesto dai dotti a gran voce, in base al quale le classi e gli scatti stipendiali dei Professori, dei Ricercatori Universitari e dei Ricercatori degli Enti di Ricerca Italiani aventi pari stato giuridico vengano sbloccati a partire dal 1° gennaio del 2015, anziché, come è attualmente, dal 1° gennaio 2016. Inoltre i docenti chiedono che il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015.
In altre parole: mentre gli altri pubblici dipendenti, una volta sbloccati gli stipendi, hanno avuto aumenti che tenevano conto anche degli scatti mancati (senza arretrati, ovviamente) per i Professori universitari invece, questo periodo di cinque anni è stato completamente buttato nel dimenticatoio. «E’ come se non li avessimo vissuti - spiega Giuseppe De Nicolao, uno degli aderenti allo sciopero - significa che fino alla liquidazione avremo meno scatti di tutti: per un professore ordinario si parla di una perdita complessiva in tutta la carriera di centomila euro almeno».
Non è della stessa opinione la ministra Valeria Fedeli che non ha gradito l’annuncio dello sciopero dei docenti. «La cosa che mi ha colpito – ha detto qualche giorno fa la Fedeli – è il fatto che quattro mesi prima dichiarino uno sciopero per ottobre. Lo trovo improprio per due ragioni: per scelta, etica e stile c’è un confronto aperto, si dovrebbe negoziare e il confronto aperto con chi rappresenta anche quel mondo c’è». A controbattere, le 10.000 firme che due anni fa andarono a corredare lo “sciopero bianco” indetto al fine di aprire quanto meno un canale di comunicazione mai trovato con le istituzioni. Ad oggi, la protesta vera e propria sembra essere divenuta l’unica strada percorribile.
In alcuni atenei sale la richiesta di “non belligeranza” agli studenti da parte dei professori, che promettono di cancellare solo il primo degli appelli previsti dall’ordinamento per non pesare in maniera eccessivamente ingiusta sul percorso universitario dei giovani italiani. Insomma, delle “corse protette”, come le innumerevoli prese al volo da centinaia di migliaia di studenti, magari anche nel giorno del loro esame. Fissato nell’incuranza di altri scioperi, quelli delle metropolitane.
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