martedì 29 agosto 2017

Maturità 2017, lodi al Sud: scoppia la polemica

Noemi Colicchio


Tra pochi giorni i portoni delle scuole si riapriranno per fagocitare orde di giovani e giovanissimi al loro primo anno tra i banchi. C’è chi invece ha salutato con gioia la fine di Agosto, perché apripista di una nuova carriera universitaria, lasciandosi alle spalle una tra le maturità più discusse dell’ultimo decennio. Dopo l’inaspettato Claudio Magris del 2013 e le improponibili prove di matematica che nessuno o quasi è mai riuscito a terminare nel tempo prestabilito, ecco che il tornado di polemiche targato 2017 travolge il sistema di votazioni ed i risultati che ne sono conseguiti. 

Poche settimane dopo la fine degli esami, il MIUR pubblica l’annuale rapporto circa la distribuzione percentuale delle lodi su tutta l’Italia, distinguendo regione per regione anche in virtù delle differenze maturate rispetto all’anno precedente. A quanto pare, record assoluto è stato registrato a Sud del paese: con 944 lodi su 5.494 totali, la Puglia si aggiudica il titolo di regione con più alta concentrazione di "secchioni" in assoluto! Assurdo pensare a come in realtà lo scorso anno, la proporzione fosse ancora più favorevole: 934 su 5.133 (+20%). Il resto del Meridione non è da meno. Fa parlare bene di sé soprattutto la Campania, dove gli studenti con lode passano da 713 a 802. Sicilia inclusa nel podio, con 516 eccellenze totali. 

Rovescio della medaglia: man mano che saliamo verso il Nord, la situazione peggiora. I 100 scarseggiano, le lodi sono da cercare con il lanternino. Se la percentuale nelle tre regioni prima citate ruota intorno all’1,4 % o 1,3 %, in Lombardia non superano lo 0,5 %, quasi tre volte in meno. Stesso discorso, o quasi, per gli altri capoluoghi più in alto della capitale.

L’orgoglio studentesco del Nord Italia non tarda a scalpitare: com’è possibile che ci sia una così alta concentrazione di meriti solo al Sud? Qualcosa non quadra. Si parla di criteri di valutazione errati, non solo applicati durante l’esame di maturità stesso ma anche nell’intero corso dell’anno. Di certo portare al quinto anno ragazzi con pagelle zeppe di 8 e 9, significherà facilitarli e non di poco verso la lode ed il plauso accademico. Eppure ottenere un buon voto a conclusione del percorso liceale non è cosa da poco. Ormai i test di ammissione in facoltà a numero chiuso si contano sulle dita di una mano e, per i sopravvissuti, non vale più la regola del punteggio condizionato dal voto della maturità. Quest’ultimo risulta però fondamentale nel calcolo degli sgravi economici di cui, sempre all’università, possono beneficiare gli studenti più meritevoli.

Arma di contestazione: come mai alle prove Invalsi, univoche invece su tutto lo stivale, i risultati migliori sono stati registrati nelle regioni che ad oggi sembrano essere quelle meno dedite allo studio? Croce e delizia perfino dei professori, gli Invalsi vengono introdotte in forma beta nel 2007, ad oggi compiono 10 anni di attività e stragi motivazionali di enorme entità. Interrogano in italiano e matematica studenti dagli 11 ai 18 anni, con lo scopo di raddrizzare il tiro in caso si palesino con evidenza deficit di apprendimento, specchio riflesso di deficit nell’insegnamento. Il Sud è infinitamente più in difficoltà del Nord Italia nel dare risposta ai non poco difficili quesiti di suddetti test. Dunque, dov’è la verità?

Che i parametri di valutazione siano diversificati in funzione della cultura che li genera e poi li accoglie, è cosa buona e giusta. Valutare con più larga manica un elaborato scritto correttamente in italiano, in un contesto degradato e di completo abbandono come quelli che spesso si vivono nel Meridione, è cosa buona e giusta, ma purtroppo che mai potrà essere realmente compresa da chi vive in tranquillità i propri anni di scuola. Il voto della maturità non cambia la vita e se c’è una cosa che l’università insegna è proprio questa: la cadenza mensile con cui si affrontano esami durante questi anni sembra estenuante ma, in realtà, è fortemente formativa. Basti pensare che per il resto dell’esistenza, gli esami hanno addirittura cadenza giornaliera. E lì, la lode, manco garantisce sgravi fiscali.



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