lunedì 30 ottobre 2017

Raccolta del sangue: le anomalie in Campania

di Antonio Cimminiello

Non bastava un sistema sanitario ancora non in grado di raggiungere livelli qualitativi dignitosi. Un vespaio di polemiche, destinato a interessare anche altre sedi - sono già state presentate due interpellanze al riguardo in Parlamento - ha riguardato questa volta un ambito particolarmente sensibile, e cioè la raccolta del sangue in Campania. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato questa volta da un servizio della nota trasmissione televisiva “Le Iene”

In Italia la donazione di sangue ed emocomponenti è ovviamente regolata da un’apposita normativa; quanto all’organizzazione, “...Il modello italiano - si precisa nella Legge 219/2005 - prevede il coinvolgimento del Servizio Sanitario e delle Associazioni di Volontariato”. Ed attualmente è Avis a rappresentare “...la più grande organizzazione di volontariato del sangue italiana che, grazie ai suoi associati, riesce a garantire circa l’80% del fabbisogno nazionale di sangue”. La raccolta avviene attraverso presidi di vario tipo, sia fissi che mobili

Analizzando la situazione in Campania, emerge però un dato davvero anormale: a fronte di una presenza regionale media di presidi fissi in grado di poter superare anche le centinaia di unità, in Campania tali presidi sono appena nove, e addirittura ci sono presidi fissi in attesa di apertura. Qual è la ragione? Sembra che alla base di tutto ci siano ostacoli puramente formali, di natura burocratica; non bisogna dimenticare che allo stato le deleghe in materia sanitaria sono state assunte- e tra l’altro pure a seguito di un iter molto travagliato- dallo stesso Governatore Vincenzo De Luca

In sostanza, da ben due anni si verificano problemi con i Dipartimenti di prevenzione in ordine al necessario accreditamento. Le vere note dolenti sembrano però essere altre. Una situazione del genere costringe infatti l’affidamento massiccio ad un servizio di raccolta mediante presidi mobili (le cd. “autoemoteche”) che attualmente in Campania arrivano a 25: più della metà di essi appartengono alla famiglia Pecora, alcuni componenti della quale rivestono ruoli apicali in Avis a livello nazionale e locale.

La domanda sorge spontanea: ma in questo modo non si favorisce una sorta di “monopolio” nella gestione della raccolta del sangue, anche avuto riguardo alla situazione economica sottesa (per ogni sacca di sangue raccolta è previsto un rimborso economico) ? Ma c’è di più, purtroppo. Il servizio de “Le Iene” ha evidenziato taluni casi in cui la raccolta del sangue è avvenuta nelle autoemoteche in dispregio di alcune condizioni essenziali, come la richiesta di un documento di riconoscimento o la necessità di non assunzione di stupefacenti per un determinato periodo. E tutto ciò avviene in un momento di grande tensione al riguardo a livello nazionale: si pensi ad esempio all’incredibile recrudescenza della malaria, che sta imponendo in più aree lo stop alle donazioni di sangue, o al caso paradossale verificatosi di recente all’Ospedale Cardarelli di Napoli con la trasfusione di sangue infetto ad una giovane donna (raccolto però in base ad una falsa dichiarazione del donatore). La risposta in Campania da parte di chi nella sanità ci ha voluto “mettere la faccia” non potrà a questo punto farsi attendere, in attesa di quella da parte del Ministero della Salute circa la necessità di ispezioni ed accertamenti per rimuovere ogni anomalia.




Nessun commento:

Posta un commento