giovedì 30 novembre 2017

Van Gogh a Napoli, tra arte e tecnologia 3D

di Gian Marco Sbordone

A Napoli, lo scorso 18 novembre, presso la Basilica di San Giovanni Maggiore, è stata inaugurata una mostra davvero speciale. Si tratta della “Van Gogh Immersive Experience”, un evento multimediale che permette, con una tecnica del tutto nuova, di proiettare tutte le principali opere del grande artista olandese.

Lo scopo dell’ operazione, riuscita benissimo, è in sostanza quello di coniugare arte e tecnologia. Il risultato è veramente stupefacente perché consente quella che può definirsi un immersione nell'arte di Van Gogh e, contemporaneamente, fare la conoscenza della vita di un autore controverso e straordinario che non smette di stupire e affascinare.

Proprio la particolarità dello strumento espositivo consente di attrarre un pubblico molto vario. È bene infatti chiarire che l’ evento non è affatto destinato ad un pubblico di esperti ma anche di neofiti, di tutte le età. In altissima definizione vengono proiettati, su schermi giganti in 3D, i paesaggi e i ritratti del grande artista. Come spiega Bruno Tabacchini, Direttore della mostra, “è come se le opere prendessero vita”. L’ evento propone anche gli schizzi del Maestro, le lettere al fratello e tanti “pezzi” della vita e dell’ arte di Van Gogh, in un sapiente accostamento, frutto evidente di uno studio approfondito da parte dei curatori.

La mostra è divisa in tre sezioni mentre vi sono due diverse zone tematiche che presentano le opere dell’ artista e grande spazio è riservato all’interazione. Nella Basilica di San Giovanni Maggiore, in uno scenario veramente suggestivo, su otto grandi schermi vengono proiettate le immagini da sedici apparecchi ad alta definizione. I visitatori sono colpiti dalle famose e particolari tinte amate dal Maestro. Possiamo citare il blu profondo della “Notte Stellata” o il giallo di quell’ immenso capolavoro che è “I Girasoli”.

Il percorso previsto, della durata di circa un’ ora, è davvero emozionante, perché lo spettatore viene completamente risucchiato da un'atmosfera magica, grazie anche ad una stupefacente colonna sonora. Grande e giustificata soddisfazione viene espressa da Luigi Vinci, Presidente della Fondazione della Basilica di San Giovanni Maggiore, che ha messo in luce come l’ evento possa fungere da volano per attrarre più visitatori verso il Decumano del mare, attorno ai vicoletti della zona di Cosma e Damiano.

In realtà, di una maggiore diffusione della presenza turistica in quell’ area si avverte davvero il bisogno, anche per contrastare il degrado che purtroppo vi si registra. La chiesa, tra le iniziative proiettate proprio verso questo obiettivo, ogni venerdì ospiterà una rappresentazione teatrale ispirata al periodo in cui Van Gogh fu rinchiuso nel manicomio di Saint Paul. L’ opera è scritta e diretta da Mirco Di Martino e prevede la partecipazione, in scena, di Antonella Cossia e Titti Nuzzolese. Le scenografie sono state create dagli studenti dell’ Accademia delle Belle Arti, mentre i costumi sono di Annalisa Ciaramella.





Lavoro, in Italia 7 aziende su 10 investiranno in piani welfare nei prossimi mesi

di Massimiliano Pennone

Una popolazione sempre più anziana, la necessità di arrestare il rapido innalzamento della spesa pubblica per la sanità, in un contesto italiano dove è in atto un processo di detassazione per i servizi di welfare per i privati. Sono questi i fattori che stanno decretando un vero e proprio boom per il welfare aziendale in Italia, un trend in costante crescita che vede protagoniste soprattutto le aziende del Bel Paese: ben 7 imprese italiane su 10 (69%) infatti hanno rivelato l’intenzione di investire in piani welfare per i propri dipendenti.

Se il 33% ha riferito di essere già all’opera per implementare i propri piani, ben il 36% ha ammesso la decisione di mettere in campo nuovi investimenti nel settore. Un trend necessario in un contesto dove la sanità pubblica è sempre più in difficoltà nel gestire l’invecchiamento di una popolazione che necessita di crescenti cure: basti pensare che nel 2030 gli over 65 in Italia saranno ben il 26% della popolazione totale, circa 16,5 milioni di persone. Uno scenario in cui si rende necessario per lo Stato collaborare con il settore privato per abbattere la spesa sanitaria attraverso i benefit. Infatti l’Italia è tra gli stati in cui la spesa sociale incide maggiormente sul PIL: ben il 30,2%, con una crescita dell’1,5% negli ultimi 5 anni. In questo contesto si inseriscono le nuove normative a favore del welfare del settore privato, che sta conoscendo un forte sviluppo sottolineato dagli esperti del settore e dalle testate internazionali.

È quanto emerge da una recente ricerca condotta da A.T. Kearney per Sodexo Benefit&Rewards Services, intervistando oltre 50 aziende, tra grandi imprese e PMI con sede in Italia, i cui risultati sono stati presentati in occasione del World Business Forum di Milano per mettere in luce i piani presenti e futuri delle aziende italiane relativi al welfare e quali sono le ragioni che le spingono a investire nel settore.

Oggi trend e bisogni in ambito HR sono sempre più in evoluzione e, secondo noi, il tema della humanification, tema portante del World Business Forum 2017, è la chiave per guidare le aziende nel trovare le risposte più adatte alle necessità dei propri dipendenti, facendo tornare le persone al centro del progetto – spiega Sergio Satriano, CEO di Sodexo Benefit&Rewards ServicesMigliorare la qualità della vita non è per noi solo uno slogan, ma una concreta ambizione per tutti i nostri interlocutori interni ed esterni. Risulta quindi sempre più importante affidarsi a leader nei servizi welfare, come Sodexo, in grado di fornire alle aziende clienti tutti gli strumenti ed i servizi per la realizzazione di un piano flessibile per la propria popolazione aziendale. Sodexo inoltre da anni ha puntato sulla digitalizzazione dei servizi come ulteriore chiave per concretizzare al meglio l’offerta rendendola dinamica e flessibile sulle nuove necessità ed esperienze d’uso dei nostri consumatori: più attenzione all’individuo, alla sua autonomia non solo decisionale ma anche operativa nel fruire come, quando e con chi vuole dei nostri servizi”.


Concorso INPS: Certi bandi non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.

di Noemi Colicchio 

Dopo ben dieci anni di silenzio, l’INPS finalmente lancia un nuovo bando la cui comunicazione ufficiale viene twittata negli inizi del mese di Novembre dal Presidente Tito Boeri: aperte 365 posizioni lavorative, nonostante le assunzioni supereranno il migliaio con ogni probabilità. Sul sito INPS si legge infatti: "È stata adottata dal Presidente dell'INPS la determinazione che indice un concorso pubblico, per titoli ed esami, a 365 posti di analista di processo-consulente professionale, area C, posizione economica C1. Con questa procedura concorsuale, il cui bando sarà pubblicato prossimamente sulla Gazzetta Ufficiale, si avvia il reclutamento di 365 funzionari su tutto il territorio nazionale, ma presso i Ministeri competenti sono in corso le procedure che potranno consentire l’ampliamento dei posti a disposizione fino a oltre mille". 

Di seguito i criteri necessari al fine di accedere al concorso: i candidati dovranno essere in possesso di una Laurea Magistrale in ramo economico o giurisprudenziale, oltre attestato riconosciuto di lingua inglese livello B2. Inoltre, tra i titoli che attribuiscono maggiore punteggio, vi è il possesso di una certificazione livello C1 inglese o livello superiore (ben 5 punti). 

Come prevedibile, non poche polemiche sono sorte circa le competenze linguistiche richieste. Il problema non riguarda tanto la necessità del concreto utilizzo dell’inglese, quanto le modalità attraverso cui in Italia vengono rilasciati certificati di quest’ordine, tra l’altro da presentare in corso di validità. Al di là della poco ragionevolmente contestata dissonanza tra le reali mansioni che i dipendenti svolgeranno una volta assunti e i pre-requisiti cui si fa riferimento nel bando (Legge Madia docet), una reale diatriba potrebbe aprirsi circa i costi che una certificazione simile comporta: oltre che da sostenere per l’esame in sé, anche riguardo un eventuale corso preparatorio non c’è da scherzare in quanto ad importi. E’ da considerare più che rilevante la natura dell’examination B2 level: pieno zeppo di frasi idiomatiche, phrasal verbs e strutture della lingua inglese che esulano totalmente dallo studio di matrice scolastica cui si è abituati. Insomma, un formatore è più che consigliato per superare l’esame. 

Due prove scritte e una orale, risposte multiple su una vastità di argomenti dalla portata notevole: bilancio, pianificazione, programmazione e controllo; contabilità pubblica, organizzazione e gestione aziendale; diritto amministrativo e costituzionale; diritto civile; diritto del lavoro e legislazione sociale; diritto penale; elementi di analisi economica; elementi di statistica e matematica attuariale; scienza delle finanze e economia del lavoro. Saranno ammessi alla prova orale i candidati che avranno ottenuto un punteggio di almeno 21/30 negli scritti

La domanda di partecipazione va presentata online entro il 31 Dicembre, per poi sottoporsi ai test previa valutazione del CV inviato. La graduatoria stilata dall’ente avrà poi validità per tre anni e nominerà i tirocinanti dei successivi quattro mesi. Superata questa fase di prova, poi, si sarà assunti a pieno titolo all’interno della struttura. Procedure chiare e limpide, insomma. Resta aperta la questione requisiti, soprattutto quello di lingua inglese: valido o non valido? 

Alla Mostra d’Oltremare di Napoli arrivano i lego. Al via “Brick Live”

di Gian Marco Sbordone

Alla Mostra D’ Oltremare, dal 1 al 17 dicembre, arriva “Brick Live”: la fiera dedicata al mondo Lego. Si tratta della prima edizione e giustamente c' è grande attesa per l’ evento al quale parteciperanno alcuni tra i migliori costruttori Lego al mondo. Non solo, nella circostanza, saranno esposte le loro opere, ma i costruttori, che potremmo sicuramente definire artisti, ne creeranno altre esclusivamente per il pubblico presente. Così sarà possibile assistere alla creazione di lavori artistici originali.

La fiera Brick Live è per tutti e, del resto, è noto che il mondo Lego affascina adulti e bambini. Per questi ultimi si è pensato di mettere a disposizione degli enormi contenitori pieni di mattoncini con i quali i più piccoli potranno divertirsi. Ma, come detto, la fiera è per tutti ed infatti anche gli adulti potranno cimentarsi nella realizzazione dei propri lavori.

Gli organizzatori dell’ evento hanno previsto varie aree tematiche. Tra queste ricordiamo “Technic”, destinata ai giovani, che prevede l’ utilizzo di mattoncini tecnici; “Animals” : uno spazio in cui verranno esposti enormi esemplari di animali, come l’ elefante e la tigre, fatti con i mattoncini; “Mosaic” : un enorme tappeto realizzato con la tecnica del mosaico, ovviamente sempre con i pezzi Lego; “City”: una città di mattoncini che si potrà visitare. Ma tanti altri saranno gli spazi espositivi ciascuno dei quali incentrato su un tema. Molto importante l’ area denominata “Architecture”, che è lo spazio dedicato alle scuole e ai bambini che, grazie alla guida di esperti Lego, potranno imparare, oltre che la storia dei mattoncini, il loro possibile utilizzo, non solo nel mondo dei giochi ma anche in quello del lavoro. I più piccoli saranno peraltro invitati a realizzare opere riuniti in gruppo.

E’ evidente, quindi, l’ alto valore educativo di questo evento, concepito per stimolare la fantasia e lo spirito creativo, ma anche per riunire i bambini, far nascere fra loro l’ esigenza fondamentale del “gioco di squadra”. La fiera avrà sicuramente un grandissimo successo e la Mostra d’ Oltremare, ancora una volta, si afferma come lo spazio espositivo più importante della Campania ma, sicuramente, anche tra i più rilevanti a livello nazionale per la qualità e la valenza, non solo economica e commerciale, ma anche artistica e culturale delle tematiche proposte con gli eventi organizzati.

La circostanza che la fiera sia prevista nel periodo natalizio contribuirà a rendere l’ atmosfera alla Mostra d’Oltremare ancora più magica. I bambini ne resteranno incantati e riceveranno stimoli sicuramente importanti. Gli adulti torneranno bambini, che vuol dire che faranno venir fuori la parte migliore di tutti noi che per fortuna non scompare mai.


La sicurezza passa dall’ educazione

di Gian Marco Sbordone

A Napoli, nel Rione Sanità il 40% dei ragazzi frequenta la scuola in modo discontinuo o non la frequenta affatto. E’ un dato allarmante e riguarda non la scuola primaria e dell’ infanzia, ma la scuola media inferiore e, ancor di più, quella superiore. Il 17 ottobre scorso, in occasione dei festeggiamenti per l’ avvio del nuovo anno scolastico, la Municipalità, i Presidi delle scuole e gli educatori delle associazioni territoriali hanno firmato un protocollo che prevede una serie di iniziative per contrastare tale fenomeno.

È stato giustamente messo in evidenza come sia necessario l’aiuto del Governo sotto il profilo finanziario perché, senza adeguate risorse, non è possibile organizzare e gestire progetti in modo continuativo in questo campo. È un dato di fatto che, negli ultimi anni, se sono state adottate varie misure per contrastare la diffusione della delinquenza e della criminalità organizzata, scarso risulta invece l’ impegno sociale ed educativo.

Eppure appare evidente che sicurezza ed educazione, culturale e sociale, sono intimamente collegate. In alcuni quartieri cittadini, dove degrado e fenomeni delinquenziali sono purtroppo più diffusi, occorre urgentemente un cambio di marcia. Non è possibile, infatti, continuare ad affrontare certe tematiche esclusivamente sotto un profilo “militare”. 

Occorre innanzitutto lavorare affinchè si affermi il valore positivo della scuola. Infatti il problema dell’ evasione scolastica ha radici nelle stesse famiglie ove la frequentazione scolastica dei figli viene considerata in modo tutt’altro che positivo. E se un tempo i ragazzi abbandonavano la scuola per ragioni essenzialmente economiche, in quanto molte famiglie abbisognavano della collaborazione di tutti, anche dei più piccoli, per sopravvivere, oggi il fenomeno appare molto più legato ad un modello culturale negativo. Si ritiene, infatti, che la scuola sia una perdita di tempo, poiché l’ affermazione sociale passa essenzialmente attraverso canali economici e non culturali. Occorre fare soldi per essere considerati tra gli amici, nel quartiere e nella vita: è questo che emerge purtroppo in modo diffuso.

Senza scendere nella valutazione sociologica delle responsabilità anche dei Media, circa la diffusione di questo schema sociale, si può facilmente affermare che esso, in ambienti depressi sotto il profilo economico e con scarse possibilità di “far soldi” in modo lecito, svolgendo un lavoro dignitoso, può aprire la strada, con sconcertante facilità, all’ adesione da parte dei ragazzi a percorsi criminali.

E allora è quanto mai urgente investire in “sicurezza sociale” poiché, come dice Laura Marmorale, Assessore alla scuola della III Municipalità di Napoli, “quando le persone sono tutelate, seguite e incoraggiate, si abbassano i livelli di criminalità”. E bisogna cominciare a seguire gli adulti, se si vogliono salvare i ragazzi. Fare in modo che negli adulti possa maturare il convincimento della necessità che i ragazzi seguano percorsi di istruzione adeguati, senza accondiscendere, come purtroppo spesso fanno, alle demotivazioni dei loro figli. Non è un obiettivo facile da raggiungere e c’è bisogno del coinvolgimento di tutte le istituzioni per conseguirlo. Tuttavia, è l’unica strada che possa essere percorsa per il futuro della nostra società.


Celiachia, 250mila euro in borse di studio per la ricerca a studenti campani

di Massimiliano Pennone

Capire meglio la risposta immunitaria nei pazienti con celiachia, scoprire i geni più coinvolti nella malattia, individuare nuovi obiettivi terapeutici o biomarcatori per monitorare lo stato di salute dei celiaci, capire se particolari grani antichi possano entrare nella loro dieta per migliorare la qualità di vita ampliando le opportunità alimentari: sono i temi di studio che affronteranno nei prossimi tre anni i 5 vincitori delle borse di studio assegnate dalla Fondazione Celiachia Onlus dell’Associazione Italiana Celiachia.

Annunciati durante il convegno nazionale AIC, tra i premiati una netta prevalenza di donne: 4 su 5 under 35. Atenei campani in testa con tre borse di studio assegnate, tra l’Università ‘Federico II’ di Napoli e l’Università della Campania Vanvitelli’. “Siamo orgogliosi di promuovere da 8 anni questa iniziativa, che dimostra un impegno a sostegno della ricerca, costantemente cresciuto negli anni e che rispecchia ciò in cui crediamo: fornire un contributo per migliorare la salute e la qualità di vita dei pazienti” – dichiara Ornella Lovello, Presidente della Fondazione Celiachia ONLUS - “Le 5 nuove borse di studio triennali da 85.000 euro ciascuna per un totale di 425.000 euro, vanno ad aggiungersi agli oltre 2,4 milioni di euro con cui, dal 2010 al 2016, abbiamo finanziato 20 progetti di ricerca scientifica di altrettanti ricercatori. Dal loro impegno sono scaturiti oltre 30 lavori scientifici pubblicati in riviste internazionali, attraverso i quali si sono compiuti concreti passi avanti per una migliore comprensione della malattia che ci potrà portare a prevenirla, diagnosticarla e trattarla al meglio. I dati emersi da alcuni degli studi finanziati negli anni passati saranno discussi anche durante il convegno, a dimostrare i positivi risultati ottenuti grazie all’impegno diretto della Fondazione Celiachia nel sostegno della ricerca scientifica”.

Se infatti da una parte gli italiani sono convinti sostenitori della ricerca medico-scientifica, che risulta al primo posto fra le “buone cause” per una donazione, dall’altra sono ben 6 milioni in meno i donatori rispetto a 12 anni fa e le Associazioni pazienti sono fanalino di coda fra i destinatari raccogliendo appena l’1% dei fondi.  “Oggi Fondazione Celiachia è considerata alla stregua delle più importanti charities nazionali che finanziano la ricerca” - osserva Giuseppe Di Fabio, Presidente AIC - “Abbiamo raggiunto questo risultato perché abbiamo sempre ritenuto fondamentale garantire che le risorse raccolte con il 5 x 1000, vadano a sostenere una ricerca di alto livello, fin dalla scelta dei ricercatori meritevoli di sostegno sia in qualità di ricercatori senior indipendenti, di provata qualità scientifica, sia come giovani laureati o neo-dottori di ricerca, per aiutarli a intraprendere la carriera presso centri non-profit di ricerca italiani, pubblici e privati. La nostra iniziativa vuole favorire la cultura della ricerca in Italia valorizzando i giovani talenti, nella convinzione che spendere in ricerca non sia un costo ma uno dei migliori investimenti per il Paese e soprattutto per i pazienti”.


L’Esercito di Terracotta al centro di Napoli: è già boom di visite

di Antonio Ianuale 

A Napoli arriva la mostra internazionale “L’esercito di terracotta e il Primo Imperatore” in esposizione dal 24 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018 nella Basilica dello Spirito Santo, in via Toledo 402 a Napoli

L’esercito di terracotta è considerata l’ottava meraviglia del mondo per impatto visivo, ed è una delle grandi scoperte archeologiche contemporanee: nel marzo 1974 durante uno scavo di un pozzo, un contadino cinese trovò delle fosse sepolcrali contenenti statue in terracotta di soldati armati. 

Queste statue erano a guardia del mausoleo del primo imperatore Qin Shi Haungdi, in carica per soli dieci anni ma che contribuì alla grandezza del suo impero. A lui si deve infatti la Muraglia Cinese e la costruzione di tantissimi palazzi nella capitale cinese. L’imperatore designò quest’esercito di terracotta a vegliare sulla sua tomba. L’esposizione si snoda in 1.800 metri quadri attraversando quella che fu la storia del Primo Imperatore, il suo esercito, le conquiste militari, la creazione e il mantenimento dell’Impero, lo straordinario processo di costruzione dell’Esercito di Terracotta. 

L’esercito di terracotta è composto da 8.000 statue che dal terzo secolo avanti Cristo sorvegliano il mausoleo, ma solo una parte saranno oggetto della mostra: infatti, fanno parte dell’esposizione “solo” 170 soldati in dimensioni reali cui si aggiungono armi, vasellame e oggetti d’arte. Allo spettacolo visivo si associa il supporto di pannelli esplicativi, videoproiezioni, autoguide, per trasportare il pubblico nella Cina antica. Il curatore della mostra, Fabio di Gioia ha evidenziato il legame tra la città di Napoli e la cultura cinese: “La scelta di Napoli per esporre la grande mostra internazionale sull’Esercito di Terracotta e il Primo Imperatore, poggia su importanti affinità culturali. Basti pensare alla grandiosa e vivida operosità che fu necessaria alla realizzazione dell’imponente meraviglia oggi ritrovata nella Necropoli di Xi’an, all’ingegnosa capacità organizzativa, alla velocità di produzione e alla notevole raffinatezza del lavoro degli artigiani che hanno dato volto e carattere sempre diversi a oltre 8.000 sculture”. Napoli è l’unica tappa italiana prevista da questa straordinaria mostra che ha fatto registrare una grande successo nella sua prima settimana: oltre 5.000 presenze e file interminabili di visitatori in attesa di ammirare l’esercito di terracotta nel centro della città. La mostra sarà in città fino al 28 gennaio.

Il napoletano Federico Cafiero de Raho nuovo Procuratore Nazionale Antimafia

di Gian Marco Sbordone

Federico Cafiero De Raho
Grande soddisfazione per la nomina di Federico Cafiero de Raho a Procuratore Nazionale Antimafia. Napoletano, 65 anni, e in Magistratura dal 1978, prende il posto di Franco Roberti, anch’ egli napoletano, in pensione per raggiunti limiti di età. La nomina di Cafiero de Raho appare ancor più significativa perché è stata votata praticamente all’ unanimità.

Il nuovo Procuratore Nazionale Antimafia ha svolto sempre funzioni requirenti. Infatti, è stato Pubblico Ministero prima a Milano e poi per oltre vent’ anni a Napoli dove, dal 2006, è stato Procuratore aggiunto nell’ ambito della DDA. Importantissime, in quest’ ultima veste, le indagini condotte sul clan dei Casalesi. Tale organizzazione ha spadroneggiato per decenni in molti Comuni della Provincia di Caserta, estendendo la propria influenza anche oltre i confini regionali. A proposito dei Casalesi, si è parlato di organizzazione di tipo più propriamente mafioso che camorristico per le affinità di struttura e di modus operandi con le organizzazioni malavitose siciliane.

A Cafiero De Raho va il merito di aver contribuito in un modo determinante, con le sue inchieste, ed in particolare con il famoso processo denominato “Spartacus”, a scompaginare il clan dei Casalesi. Il processo Spartacus è stato paragonato, per importanza, al famoso maxiprocesso di Palermo perché, come quello, ha consentito di svelare non solo tutto l’ organigramma dei sodalizi criminali, ma anche i rapporti con imprenditori e amministratori locali.

Nominato Procuratore Capo a Reggio Calabria nel 2013, Cafiero de Raho si è distinto anche in quella terra per alcune inchieste molto importanti nella lotta alla n’ drangheta. E in particolare si ricorda l’operazione “Mataurus”.

Il maggiore successo che si può ascrivere alla Procura di Reggio Calabria sotto la guida di Cafiero de Raho, è il fatto che in pochi anni quell’ ufficio inquirente ha potuto contare su tredici collaboratori di giustizia e due testimoni. È questo un dato molto significativo in un territorio in cui domina la più assoluta omertà.

Del resto a Cafiero si deve il pentimento di Carmine Schiavone, il primo collaboratore del clan dei casalesi.È certo che anche presso la Procura Nazionale Antimafia il magistrato napoletano conseguirà eccellenti risultati grazie alla sua grande capacità organizzativa e alle doti di investigatore di razza che ha dimostrato in tutta la sua carriera.

A Cafiero de Raho sono pervenuti gli auguri di numerosi esponenti politici ed istituzionali così come sono pervenuti tantissimi ringraziamenti a Franco Roberti, altro grande magistrato napoletano, per il servizio reso al Paese.

                                                                                

Caserma "Boscariello" di Napoli: tra dubbi e programmi

di Antonio Cimminiello

L' ex Caserma Boscariello di Miano
Il taglio del nastro, quello si, c'è stato. Alla presenza dei ministri Lotti e Pinotti nonchè dei principali esponenti degli enti locali, il 26 Ottobre scorso è stato sancito ufficialmente l'inizio dei lavori alla ex Caserma "Boscariello" nel quartiere napoletano di Miano. L'obiettivo di tale ambizioso progetto - con un investimento di circa 100 milioni di euro - è quello della riqualificazione, e precisamente tramite la nascita di una vera e propria "cittadella dello Sport", nell'ambito di un complesso in realtà più ampio e polifunzionale, visto che ci sarà spazio anche per un centro della Polizia di Stato

Il vecchio presidio militare era già finito in prima pagina non tanto come esempio di immobile da recuperare (e ora recuperato, almeno sulla carta), quanto piuttosto per la sua designazione quale luogo entro il quale far dimorare, seppur in via temporanea, le famiglie Rom, per un totale di alcune centinaia di persone, prima abitanti il campo di Via Cupa Perillo a Scampia oggetto di un vasto incendio solo pochi mesi fa. Neanche l'inaugurazione in pompa magna in realtà sembra aver fugato ogni preoccupazione, data la paura - soprattutto per gli abitanti di tale quartiere, già provati per altri motivi - che ciò che nasce provvisorio possa poi diventare definitivo. 

Il piano abitativo d'emergenza ha una durata precisa, che non va in ogni caso oltre la fine del 2017, attestata la piena compatibilità tra la presenza delle tende e lo svolgimento dei lavori. Ma il condizionale, come detto, resta d'obbligo. Infatti lo stesso sindaco di Napoli Luigi de Magistris non ha mancato di lanciare i suoi strali all'indirizzo del Ministero della Difesa, "colpevole" a suo avviso dei ritardi burocratici che non permettono una rapida riconsegna delle aree necessaria per sistemare la tendopoli temporanea che dovrà ospitare le famiglie Rom e di conseguenza tutti gli altri interventi (come ad esempio i lavori per la bonifica e la riqualificazione proprio dell'ex campo a Scampia), accusa questa subito rispedita al mittente. 

Certamente la realizzazione di un polo sportivo atteso da quasi 10 anni - e tanto voluto dagli atleti Gianni e Pino Maddaloni, da sempre impegnati in prima persona per il recupero delle periferie - in un territorio dove lo sport può davvero equivalere a riscatto sociale, non potrebbe che fare bene; ma tutto ciò si intreccia con un problema, quello dell'emergenza abitativa, che in virtù delle proprie dimensioni va ben oltre la sola "questione Rom". A tal proposito risale proprio a questi giorni la firma, da parte dell'Assessore all'Edilizia Carmine Piscopo, del progetto esecutivo per la demolizione delle Vele della vicina Scampia (con annessa riqualificazione della Vela Celeste, l'unica destinata a sopravvivere), il che per ora fornisce rassicurazioni circa il rispetto dei tempi originariamente programmati, anche se ci sarà ancora molto da fare: si pensi alla ricollocazione dei nuclei familiari, quest'ultima davvero difficile e che si trascina ormai da anni e tra mille ostacoli (compreso il fatto che non tutte le famiglie rispettano i requisiti prescritti per l'assegnazione delle case familiari). Insomma, la vicenda della ex Caserma "Boscariello" sembra destinata ad assumere per più aspetti un rilievo centrale se non addirittura decisivo quanto all'immagine di Napoli, città tra l'altro che ospiterà le Universiadi 2019, e che proprio sul restyling delle strutture sportive dovrà giocoforza ancora di più puntare. E sempre con un occhio agli altri problemi, compreso quello degli alloggi.




A Napoli arriva il “Piccolo Regno Incantato”, in scena al Complesso di San Domenico Maggiore

di Massimiliano Pennone

A Napoli arriva il “Piccolo Regno Incantato”, che fino al prossimo 7 gennaio animerà il Complesso di San Domenico Maggiore. Grande spettacolo dedicato alle fiabe, prodotto e organizzato da Volare Srl, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

I dettagli dell’evento sono stati esposti il 9 novembre scorso alla stampa a Palazzo San Giacomo, in Sala Giunta, da Nino Daniele, assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli; Annamaria Palmieri, assessore all’Istruzione e alla Scuola; Francesco Chirico, Presidente Municipalità 2; Giulio Cacciapuoti, project manager Love Studio e amministratore delegato Volare Srl; Francesco Mele, presidente CDA Volare Srl e Simone Malucchi, ideatore e regista dello spettacolo.

“Il Piccolo Regno Incantato”, che ha riscosso un grande successo di pubblico e critica a Montecatini Terme, con oltre 50.000 visitatori in due edizioni, sancisce anche il gemellaggio tra due città. San Domenico, con le sue vetrate, i corridoi, gli ampi spazi tutti meravigliosamente coordinati diventa il luogo ideale per descrivere un palazzo, un regno. “Il Piccolo Regno Incantato”, dove bambini e adulti, attraverso l’esperienza diretta, incontrano e dialogano con i personaggi delle fiabe.

Tra fantasia e realtà, va in scena un grande spettacolo teatrale, in cui i personaggi esistono veramente e si muovono all’interno di scene fisse, che ricreano i posti magici della fiabe, tutti collegati tra di loro dal cammino che l’ospite dovrà fare. Ogni personaggio apre e chiude la scena, evoca la propria fiaba, ma si ricollega a ciò che immediatamente prima gli ospiti hanno visto e hanno ascoltato. E così di scena in scena, di personaggio in personaggio, si rivela una grande rappresentazione emozionale, dove non c’è distanza tra chi recita e chi assiste, ma tutti sono protagonisti sullo stesso palcoscenico. 

Con il claim “Se ci credi esiste”, “Il Piccolo Regno Incantato” arriva nel Complesso di San Domenico Maggiore con 30 attori che proporranno al pubblico uno spettacolo itinerante, trasportandolo, attraverso 15 scene tematiche allestite in uno spazio di 600 mq, nei mondi delle favole più belle di sempre: Cenerentola, I Tre Porcellini, Cappuccetto Rosso, Peter Pan, La Spada nella Roccia, Pinocchio, Alice nel Paese delle Meraviglie, Biancaneve e Mary Poppins. Fino al 19 novembre, collegandosi al sito ilpiccoloregnoincantato.com, sarà possibile acquistare i biglietti con una promo: 10 euro (intero) e 9 euro (ridotto; da 3 a 11 anni), senza diritti di prevendita. I bambini fino a 2 anni hanno ingresso gratuito.

“Il Piccolo Regno Incantato” è il grande evento con cui si presenta alla città Volare Srl, una realtà che mette in rete 18 imprenditori e professionisti della città. L’obiettivo è quello di valorizzare il grande patrimonio culturale e artistico di Napoli e di sostenere le start up, creando anche una sinergia forte e positiva con il pubblico e promuovendo lo sviluppo sociale ed economico del territorio.


Carlo Verna, nuovo Presidente dell’ Ordine nazionale dei Giornalisti

 di Gian Marco Sbordone

Carlo Verna
Grande soddisfazione in tutto l’ambiente giornalistico campano per l’ elezione a Presidente dell’Ordine di Carlo Verna. Napoletano, 59 anni, Verna ricoprirà il prestigioso incarico grazie al voto favorevole di 49 consiglieri su 59. La larga maggioranza che ha decretato la nomina di Verna è evidentemente un segnale importante di fiducia che, da Nord a Sud, ha determinato un successo molto gratificante. Infatti sono stati ben 16 ordini di giornalisti regionali, tra i quali quello della Campania, a candidare Verna.

Carlo Verna è entrato in Rai giovanissimo e si è occupato soprattutto di sport, ma è stato anche conduttore ed inviato speciale del telegiornale regionale della Campania. Dagli inizi degli anni ’90, per il giornale Radio Rai, ha seguito vari campionati mondiali ed europei di nuoto, palla a nuoto, tuffi e nuoto sincronizzato.

Dal 1988 è la voce di “Tutto il calcio minuto per minuto” dalla Campania e ha curato per sei anni, su Rai3, la trasmissione sportiva nazionale “Ci siamo”. Dal 2006 al 2012 è stato segretario dell’USIGRAI, sindacato dei giornalisti della Rai.

A Carlo Verna sono giunte le congratulazioni di numerosi esponenti politici ed istituzionali, nonché della Federazione nazionale della stampa che, in un comunicato, ha espresso l’ auspicio che con l’elezione di Carlo Verna e con il nuovo gruppo dirigente “possa finalmente lavorare in spirito di collaborazione con gli altri enti della categoria per affrontare i nodi cruciali della professione”. Anche per l’ USIGRAI l’ elezione di Verna è da accogliere con grande soddisfazione perché “Verna è un convinto riformatore, che rende oggi possibile il rinnovamento di un ente troppo ingessato”. Viene auspicato, inoltre, l’ istituzione di un giuri’ per la correttezza dell’ informazione.

Non è particolarmente consueto avere una tale unanimità di consensi allorquando si delinea l’elezione ai vertici di un’ associazione o di un ordine di categoria. È evidentemente un indiscutibile segno della stima di cui gode Carlo Verna, una stima trasversale e profonda e, tale circostanza, darà sicuramente al giornalista napoletano la spinta necessaria per condurre un mandato all’insegna di scelte costruttive di cui evidentemente la categoria aveva bisogno. Occorre anche dire, e non è cosa di poco conto, che Verna è molto apprezzato anche tra tutti i fruitori dell’ informazione, e non solo di quella sportiva, per l’ equilibrio e la pacatezza con cui esercita la professione. Con una punta di orgoglio campanilistico, infine, dobbiamo plaudere al successo di Carlo, che rappresenta, ancora una volta, l’alto livello su cui si attestano oggi, come del resto anche in passato, i giornalisti di Napoli e della Campania.


La rottura del legamento crociato: un incubo per atleti e società di calcio

di Luigi Rinaldi

I ritmi vertiginosi del calcio moderno, con partite che si giocano a distanza di pochissimo tempo l’una dall’altra, pongono a serio rischio l’integrità fisica degli atleti. Oggi i calciatori si infortunano con maggiore frequenza rispetto al passato e quando ciò accade i tempi di recupero sono spesso lunghi e complessi. Tra le varie tipologie di infortunio, a farla da padrone, da alcuni anni a questa parte, è la rottura del legamento crociato. Sotto il profilo anatomico, il crociato è uno dei legamenti più importanti essendo responsabile della stabilità del ginocchio. Quando l’atleta è costretto ad impegni fisici ravvicinati e di grande intensità, tali da sottoporre l’articolazione del ginocchio ad un superlavoro, può accadere che improvvisamente i legamenti vadano incontro a rottura. Sull’incidenza dello stress fisico rispetto al verificarsi dell’infortunio si sono pronunciati vari medici specialisti nel settore. 

Secondo alcuni, tra le principali condizioni che causano questo tipo di infortunio, vanno annoverate innanzitutto le eccessive partite giocate in un breve lasso temporale e con tempi di recupero troppo brevi nonché la velocità del calcio moderno, con calciatori sottoposti a continui scatti, che sicuramente non agevolano la salute del ginocchio. Ultima vittima di questo genere di infortunio è stato Faouzi Ghoulam, forte esterno sinistro della SSC Napoli, il cui ginocchio destro ha fatto improvvisamente crack nel corso della gara di Champions League Napoli Manchester City. L’esterno azzurro è stato utilizzato dal Napoli, nella stagione in corso, per 1468 minuti. Ciò vale a dire che il campione algerino non è stato quasi mai sostituito. Rispetto ad uno stress così alto, è stato sufficiente un appoggio sbagliato del piede per causare l’infortunio. 

Roberto D'Anchise, responsabile dell'Unità operativa di chirurgia del ginocchio dell’Istituto Ortopedico “Galeazzi” di Milano ha pubblicamente dichiarato che il sistema calcio deve cercare di preservare al meglio la salute dei calciatori, con calendari più confacenti alle necessità fisiologiche degli stessi. Altri specialisti, come il medico sociale della SSC Napoli, Prof. Alfonso De Nicola, affermano, invece, che la rottura del crociato non è minimamente prevedibile. In un recente intervento, presso l’Università Parthenope di Napoli, De Nicola ha sostenuto che la statistica dei crociati che si rompono è uguale a quella degli anni scorsi. Piuttosto, il problema riguarderebbe l’impossibilità di prevenire questo genere di infortunio. Secondo De Nicola i motivi per cui si rompe il crociato non sono necessariamente da ricercare nel maggior utilizzo di un calciatore o nel carico degli allenamenti. Bisogna indagare anche in altre direzioni. Ad esempio chiarendo come mai i crociati si rompono sempre nel corso delle gare, su terreni di gioco diversi da quelli sui quali gli atleti si allenano nel corso della settimana. 

A sostegno di quanto dichiarato dal Prof. De Nicola, il Dott. Riccardo Ciatti, primo assistente del Prof. Mariani a Villa Stuart a Roma, ove è stato operato lo sfortunato terzino algerino, in alcune recenti interviste, ha sottolineato che le scarpe che oggi utilizzano i calciatori inchiodano sempre di più il piede al terreno, per cui in caso di torsione brusca, il ginocchio può subire gravi danni. Quando esistevano i tacchetto tondi, invece, le torsioni si scaricavano su piede e caviglia e si stressava molto meno il ginocchio. Resta il fatto che la rottura del crociato costringe l’atleta ad un lungo ed estenuante periodo di stop, con gravi ripercussioni sia per il calciatore, talvolta fermato all’apice della sua carriera agonistica, sia per la società di appartenenza che rischia di dover rivedere i propri programmi nel pieno della stagione.


Ecosistema Urbano 2017: disastro al Sud, Napoli rimandata sui trasporti, aria e rinnovabili

di Antonio Ianuale

L’annuale rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani è stato pubblicato nel mese di ottobre ed evidenzia un quadro preoccupante per l’intera penisola. L’indagine si basa su 16 parametri divisi nelle macroaree Aria, Acqua, Rifiuti, Energie rinnovabili, Mobilità e Ambiente urbano. La classifica mostra un notevole distacco tra le città del Nord che registrano dei dati molti buoni e le città del Sud che si attestano in fondo alla classifica: il podio è tutto del Nord con Mantova al primo posto seguita da Trento e Bolzano, mentre le ultime posizioni sono di Enna, Brindisi, Viterbo. Uniche eccezioni meridionali, Oristano e Cosenza che ottengono ottimi risultati, attestandosi tra le prime quindici città. 

Le città campane non brillano e mostrano dati molti preoccupanti: la migliore è Benevento che si piazza al 35esimo posto, non male neanche Avellino al 43esimo, male Caserta al 95esimo, tra le ultime città. Salerno è rimandata e si piazza al 62esimo posto pagando dazio per la qualità dell’aria e per il trasporto pubblico. Napoli non va oltre l’87esimo posto e fa meglio solo di Roma tra i capoluoghi di provincia. 

Tra i punti dolenti evidenziati dall’indagine, si riscontrano le infrastrutture dedicate alle biciclette quasi inesistenti, il trasporto pubblico tra i peggiori in Italia, la differenziata non oltre il 25%. Analizzando le macro aree indagate vediamo che le città campane mostrano delle differenze e delle similitudini: per quanto riguarda la qualità dell’aria Napoli, Caserta e Benevento sono nell’ultima fascia, Avellino fa poco meglio, mentre Salerno si attesta ad un buon livello. Sulla mobilità, Napoli si attesta tra le peggiori in Europa, con un record di tempi di attesa alle fermate dei bus, che LegaAmbiente cosi sintetizza: «A Napoli ciascun abitante effettua 151 viaggi l’anno sui mezzi pubblici. Siamo ancora lontani dalle altre grandi metropoli e citta’ turistiche come Venezia con 640 viaggi per abitante, Roma 514 viaggi e Milano 472. E, per quanto riguarda l’offerta di servizio di trasporto pubblico, a Napoli c’è un dato, relativo alla percorrenza annua per abitante dei mezzi pubblici, di 26 km, tra i peggiori in Italia. Hanno fatto peggio solo Palermo e Messina». 

Cattive notizie anche sui rifiuti: Napoli si attesta in fondo a questa specifica classifica, sebbene la raccolta differenziata sia cresciuta, resta molto lontano dagli standard accettabili. Non va meglio sulle energie rinnovabili e sull’ecologia dove Napoli è ancora tra le ultime città nella rilevazione: il capoluogo partenopeo risulta infatti tra le città più inquinate con la presenza eccessiva di biossido di azoto nell’aria, e di polveri sottili a cui si accompagna una minore depurazione dell’acqua. La necessità di un cambio di passo è stata avvertita dalle associazioni ambientaliste del territorio che hanno convocato gli Stati Generali del Verde per discutere dei progetti atti al necessario cambio di passo per tutelare l’ambiente e la vivibilità della città.

Scampia: un campo da calcio in memoria di Antonio Landieri

di Gian Marco Sbordone

Lo stadio di Scampia dedicato ad Antonio Landieri
E’ veramente una bella notizia, di quelle che ridanno speranza, l’inaugurazione, a Scampia, di un campo di calcio dedicato ad Antonio Landieri, vittima innocente della camorra, ucciso 13 anni fa. Si trovò, come si dice, al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ci fu un conflitto a fuoco tra camorristi e Antonio fu colpito a morte per errore. All’ epoca gli inquirenti credettero che anche il giovane fosse tra i camorristi e, come avviene in questi casi, per motivi di ordine pubblico gli furono vietati i funerali. Dolore su dolore per la madre Raffaella che oggi è giustamente soddisfatta.

Non c’ è gioia nelle sue parole, non può esserci mai più gioia se ti viene strappato un figlio in quelle circostanze, tragiche e assurde. Adesso dice che però, al suo povero Antonio, è stata ridata perlomeno la dignità. Il ragazzo non poteva giocare a calcio per le sue condizioni fisiche e si accontentava di vedere gli altri giocare.

E adesso i ragazzi del suo quartiere giocano su un campo dedicato a lui, è come se Antonio giocasse.
Una vittoria importante insomma, a cui si è giunti dopo una battaglia giudiziaria e tanto impegno per difendere la memoria di quel ragazzo sfortunato, portato avanti con determinazione dalla sua famiglia e dal cugino, Rosario Esposito La Rossa, che oggi fa lo scrittore con discreto successo, raccontando quello che normalmente si tace quando si parla di Scampia, che non è solo droga, camorra e degrado, ma anche un quartiere dove si tocca con mano la solidarietà di tante brave persone, laboriose ed oneste.

La cerimonia di inaugurazione è avvenuta l’ 8 novembre scorso, alla presenza del Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, degli Assessori Del Giudice e Clemente, e del Prefetto incaricato dal Ministro dell’ Interno per il risanamento della cosiddetta Terra Dei Fuochi. 

La presenza del Prefetto è legata alla circostanza che il terreno di gioco, in materiale sintetico, è stato realizzato con la gomma riciclata di pneumatici usati, grazie al protocollo contro l’ abbandono dei pneumatici siglato tra Ministero dell’ Ambiente, Comuni e Prefetture di Napoli e Caserta ed Ecopneus. Quindi quest’ inaugurazione ha un ulteriore valore aggiunto nell’ ambito della lotta alla criminalità nelle sue diverse forme, tra le quali c’ è anche quella che minaccia la nostra salute ed il nostro ambiente.

Giustamente molto soddisfatto il Sindaco de Magistris che ha dichiarato durante la cerimonia: “Napoli è schierata, sta dalla parte delle vittime di camorra. Questo campo è dei ragazzi”. Oggi c’è un altro Antonio Landieri a giocare su quel campo. E’ il nipote del giovane ucciso per sbaglio dalla camorra e di cui porta il nome. Anche il piccolo Antonio partecipa al taglio del nastro, che si svolge mentre volano palloncini colorati e tanti ragazzi corrono felici sul terreno di gioco.

Veramente una bella giornata dunque, una di quelle da ricordare. Ricordare appunto, non come sterile esercizio retorico, ma come impegno perché le cose cambino. E le cose possono cambiare anche attraverso queste operazioni che non sono evidentemente solo simboliche. Attraverso l’ apertura del campo di Scampia, intitolato ad Antonio Landieri, si è fatta giustizia alla memoria di un ragazzo ingiustamente accomunato alla criminalità ( e non a caso erano presenti alla cerimonia i familiari di molte altre vittime innocenti della malavita organizzata), ma si è fatta giustizia anche di tanti stereotipi. Scampia, in verità, in questi ultimi anni, ci ha fornito numerosi altri esempi positivi di attività e strutture aperte a favore dei giovani e dei più deboli. Continuiamo così.




Campania Loves Differenziata, un progetto che va nella direzione giusta

di Gian Marco Sbordone

Il tema dello smaltimento dei rifiuti, nell’ ambito della più generale questione ambientale è, come è noto, una delle emergenze degli ultimi tempi. I ritardi con i quali si è diffusa la coscienza dell’ importanza di tale questione è altrettanto nota ed è ascrivibile alla cecità della politica e della classe dirigente del nostro Paese. Non si è trattato, invero, solo di cecità ma, piuttosto, del colpevole anteporre l’ economia, o meglio l’arricchimento, alla salvaguardia delle risorse naturali e della salute. Del resto anche oggi, sulle questioni relative all’inquinamento e alle sue conseguenze sul clima, non sembra che la sensibilità e la volontà dei grandi della terra sia particolarmente rilevante nè unanime.

C’ è da dire che da noi, almeno sul fronte della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, si è assistito negli ultimi anni a significativi passi avanti. Se pensiamo a quale era la situazione in Italia solo alcuni decenni fa, allorquando l’unico sistema di smaltimento consisteva nello sversamento nelle discariche, ci rendiamo conto che, effettivamente, oggi il sistema è decisamente migliorato.

Non basta, ovviamente, soprattutto perché appare indispensabile che occorre che, di pari passo, si proceda a costruire una coscienza collettiva sull’esigenza di garantire un ciclo di raccolta e di smaltimento dei rifiuti il più possibile compatibile con la salvaguardia dell’ ambiente. C’ è bisogno di spiegare, educare, insistere sull’ argomento rivolgendosi innanzitutto ai ragazzi e, quindi, affrontare la questione nelle scuole.

Per questo il progetto della Regione "Campania Loves Differenziata” appare di grande rilevanza. Si tratta di una serie di iniziative volte proprio alla sensibilizzazione delle fasce giovanili sul fondamentale tema del ciclo dei rifiuti. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il CONAI e, nell’ ambito, i ragazzi sono invitati a creare prodotti, in senso materiale o artistico, che esaltino l’ importanza del riciclo dei rifiuti. Si tratta, quindi, di un concorso, diviso in due sezioni. La prima è denominata ArtEco e prevede che i ragazzi realizzino oggetti, vestiti, accessori, ma anche prodotti tecnologici, utilizzando materiali di recupero. La seconda, chiamata FIlmEco, invece, invita ad ideare spot e video originali sul tema della raccolta differenziata nell’ ambito di un ciclo di rifiuti virtuoso e, appunto, compatibile con l’ ambiente.

Nel corso degli ultimi anni le iniziative su questi argomenti in effetti non sono mancate e riteniamo, come detto precedentemente, che sia questa una strada da seguire con sempre maggiore insistenza. I migliori risultati, infatti, potranno essere conseguiti solo allorquando i comportamenti virtuosi scaturiranno da una profonda convinzione. Non basta, alla fine, affidarsi esclusivamente alle regole e alle sanzioni. Crediamo, inoltre, che la diffusione della giusta sensibilità circa il corretto smaltimento dei rifiuti, possa fungere da linea guida per la diffusione di una “coscienza ambientale” in senso generale al fine di scongiurare i pericoli che incombono sull’ ecosistema e che, oggi, minacciano seriamente la qualità della vita e la salute di tutti.

Violenza di genere, un centro specializzato al Cardarelli e un cortometraggio per sensibilizzare

di Massimiliano Pennone

la platea
Lo scorso 7 novembre, nell’Aula Mediterraneo dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, è stato presentato il cortometraggio prodotto dalla Maxima Film di Marzio Honorato e Germano Bellavia, contro la violenza di genere. La presentazione è avvenuta durante la conferenza stampa “Il Cardarelli è al fianco delle donne”, tenuta dal Direttore generale dell’ospedale Cardarelli, Ciro Verdoliva, in presenza dell’Assessore regionale Chiara Marciani, che annovera tra le sue deleghe quella alle Pari opportunità; la Dott.ssa Elvira Reale, responsabile scientifico del Centro Dafne, che nei primi 10 mesi di attività ha effettuato 144 interventi a tutela di vittime di violenza di genere; l’attore e produttore Marzio Honorato; il regista del cortometraggio Corrado Ardone e gli attori protagonisti Rosalia Porcaro e Antonio Pennarella.

Il Centro Dafne – codice rosa, è un luogo dove le pazienti possono trovare il dovuto sostegno da parte delle psicologhe dell’Associazione Salute Donna, ma anche la consulenza necessaria ad inserire in cartella un referto che chiarisca, e dia valore legale, al danno psicologico che è conseguenza della violenza fisica o morale. «Le nostre psicologhe sono pronte ad accogliere e sostenere tutte le pazienti che vorranno rivolgersi a noi» spiega Elvira Reale, psicologa – Rappresentante Regionale dell’Osservatorio Nazionale Antiviolenza e Direttore Scientifico del Centro Dafne – codice rosa del Cardarelli. «Questo percorso, oltre che essere un adempimento previsto dalla legge, è il primo fondamentale passo per una possibile uscita dalla violenza. La direzione generale del Cardarelli ci ha sostenuto con forza e riteniamo che la formazione continua del personale sia cruciale anche come prevenzione del femminicidio».

«La scelta di un anno fa di creare una struttura dedicata al codice rosa presso l’Ospedale Cardarelli si è rilevata estremamente efficace. Il Centro Dafne è non solo un punto di riferimento per tante donne in difficoltà ma sarà – a breve – anche un punto di riferimento regionale per la formazione degli operatori nel campo sanitario al fine di poter diffondere questa buona prassi a tutto il territorio regionale», ha ricordato l’Assessore Chiara Marciani.

«In cuor mio avrei quasi sperato di non dover dire che il nostro Centro Dafne sta registrando numeri importanti. Purtroppo, ma anche per fortuna per le donne che si stanno salvando, abbiamo intercettato al nostro Pronto Soccorso Codice Rosa già 144 casi di violenza», ha dichiarato quindi Ciro Verdoliva, direttore generale dell’ospedale Cardarelli.

Marzio Honorato, registra del cortometraggio ha aggiunto: «Quando si parla di violenza sulle donne non si può più parlare di casi isolati, bensì di un fenomeno crescente. Questo cortometraggio vuole trasmettere un messaggio chiaro alle donne che si identificano nel personaggio di Lia. Il messaggio è: “Non continuate a far finta di niente”, non si può fingere che tutto vada bene, perché potrebbe essere estremamente pericoloso. Quello che desideriamo dire alle donne è: “Parlatene, rivolgetevi a centri di aiuto e prevenzione».


Proteste alle porte della Federico II per D’Alema e Camusso

Noemi Colicchio

Massimo D'Alema
E’ incredibile che qui qualcuno voglia venire a farsi una verginità politica”: questo il commento a caldo condiviso dai protestanti che la mattina del 9 Novembre scorso hanno occupato l’aula A2 nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli, in Via Marina, dove di lì a poco si sarebbe dovuto tenere un convegno con ospiti Massimo D’Alema e Susanna Camusso. In fase iniziale si è tentato di recuperare le sorti dell’incontro, dal titolo “L’Europa e la crisi della socialdemocrazia”, organizzato dal Centro Studi Concetto Marchesi e il giornale LiberoPensiero, che hanno chiesto ai dissidenti di partecipare al dibattito permettendo al contempo libera espressione di pensiero e parola anche alla controparte. Ma i centri sociali non hanno voluto sentir ragioni: nessuno parlerà in quell’aula, occupata fino a tarda sera dai militanti. D’Alema, in attesa di accedere all’Università, viene rimbalzato su consiglio delle forze dell’ordine e prosegue per Avellino senza fermarsi a Napoli mentre la Camusso, che era già entrata, è da scortare al di fuori dell’Istituto.

Si sono registrati momenti di tensione tra alcuni funzionari della Digos e i manifestanti. "E' sempre spiacevole quando non si riesce a discutere liberamente. In questo modo si fa un danno a tutti" ha detto la Segretaria CGIL lasciando la città, inseguita fino in auto dalle urla dei manifestanti al grido di “Jatevenne”.

In strada, un documento diffuso tra il pubblico cita testualmente: "Da studenti troviamo assurdo e quantomeno paradossale che siano invitati nel nostro ateneo a parlare di lavoro e diritti personaggi come quelli che vediamo oggi, che sono stati fautori delle peggiori politiche degli ultimi dieci anni, a spese degli ultimi e degli sfruttati".

E così D’Alema, piccato nell’animo, risponde dando degli ignoranti ai protestanti, forse non ben informati proprio circa il suo posizionamento politico negli ultimi dieci anni almeno. «Jobs act e buona scuola? Ma se sono stato contrario. C’è un problema a Napoli e va affrontato dalle autorità competenti. Sono gruppetti limitati, provocatori semiprofessionali. Mi dicono, tra l’altro, che alcuni siano sempre gli stessi, lo fanno praticamente di mestiere. Perché altrimenti dovrebbe essere così in tutta Italia. Invece è un fenomeno specificatamente napoletano. Mi preoccupa e mi dispiace. Troveremo un altro momento, ma ripeto, nessuno avrebbe proibito a qualcuno di porre domande. In fondo sia io sia Camusso eravamo stati invitati ad un dibattito organizzato da un’associazione di studenti. Ma grazie a queste democratiche e civilissime persone non abbiamo potuto parlare. Nessuno vuole lo scontro militare per un convegno». Continua poi: «Mi è dispiaciuto, ma non c’erano le condizioni per tenere quel dibattito. A quel punto ho soprasseduto. La mia totale solidarietà a Camusso che si è trovata in mezzo a queste contestazioni». Ricordando i precedenti registrati con Vincenzo De Luca, l’ex Presidente del Consiglio commenta così: «Il problema è capire se in questa città si possa ancora tenere un dibattito democratico oppure no. E questo era un dibattito, sarebbe bastato chiedere la parola per avere spazio». 

Intanto il gruppo Dema esprime totale solidarietà ai due ospiti per quanto accaduto, mentre anche la conferenza tra i capigruppo del Comune di Napoli registra uno spaccamento notevole tra favorevoli e contrari a cotanto dispiacere per i fatti avvenuti. Probabilmente non è stato, anche in questo caso, ben chiaro l’oggetto di discussione: non la fazione d’appartenenza politica, ma il diritto di parola.


Cresce il divario tra Nord e Sud: nel Meridione, rischio povertà

di Teresa Uomo

L’Italia: uno Stato dai mille volti, ma spaccata in due. Un’Italia segnata dalla povertà. Il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud continua ad aumentare. È ciò che emerso dagli ultimi studi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Cgia di Mestre circa il differenziale economico tra il Nord e il Sud della nostra Bella Italia. 

In questi ultimi anni di crisi, il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud del Paese è aumentato. Quattro i fattori presi in considerazione: il Pil pro-capite; il tasso di occupazione; il tasso di disoccupazione; il rischio povertà o esclusione sociale. 

Rispetto ai dati del 2007, ovvero prima che la crisi economica prendesse il sopravvento sul mondo intero, la situazione è peggiorata praticamente per tutti, ma è al Sud che si riscontrano maggiori preoccupazioni, come in Sardegna, in Sicilia, in Campania, in Calabria e in Molise.

Secondo gli studi della Cgia, la divaricazione più importante emerge dai dati relativi al tasso di disoccupazione e all’esclusione sociale. La situazione nel Mezzogiorno costituisce “un’emergenza”. 

Monsignor Filippo Santoro - presidente della commissione Cei per la pastorale sociale e del lavoro - sottolinea che al Sud un cittadino su due è a rischio povertà: se nel 2007 la percentuale di popolazione a rischio povertà nel Sud era al 42,7%, nel 2015 (ultimo dato disponibile a livello regionale) è salita al 46,4%. In pratica quasi un meridionale su due si trova in gravi difficoltà economiche. Al Nord, invece, la soglia di povertà è passata dal 16 al 17,4%. 

Paolo Zabeo – coordinatore dell’Ufficio Studi della Cgia – afferma che il Mezzogiorno ha delle potenzialità straordinarie ed è in grado di contribuire al rilancio dell’intera economia del Paese. Bisogna però tornare ad investire per rinnovare questa parte del Paese che, purtroppo, presenta ancora oggi forti disagi sociali e degrado ambientale.

La Campania, tuttavia, è la regione italiana, e non solo meridionale, che ha registrato nel 2016 il più alto indice di sviluppo. Sono questi i dati più rilevanti emersi nelle anticipazioni del rapporto Svimez – Associazione per lo Sviluppo dell’Industria del Mezzogiorno – che nel 2017 ha lanciato un allarme per il Sud: «Oltre un terzo dei meridionali è a rischio povertà».

Il Vicedirettore di Svimez, Giuseppe Provenzano, illustrando le anticipazioni del rapporto 2017, ha evidenziato che nel 2016 circa 10 meridionali su 100 erano in condizione di povertà assoluta, rispetto a poco più di 6 nel Centro-Nord. 

Anche i dati ISTAT sulla povertà continuano ad indicare che la disparità fra Mezzogiorno e Centro-Nord costituisce un fattore determinante per la disuguaglianza italiana complessiva.



A Pompei in scena il teatro mobile con Octavia

di Massimiliano Pennone

Un esperimento scenico che ha proposto un modo differente di conoscere l’antica città di Pompei, rivivendo le storie del passato. Octavia, l’unica tragedia romana pervenutaci integralmente e attribuita a Seneca (appositamente tradotta e adattata da Pina Catanzariti) è stata portata in scena, per la prima volta a Pompei, sabato 11 e domenica 12 novembre dal Teatro Mobile - Memoria e immaginario di Roma, un progetto di Marcello Cava, che ha visto protagonista Galatea Ranzi, attrice storica del teatro italiano, assieme a Nicola D’Eramo, Pietro Faiella, Liliana Massari, Galliano Mariani, Paolo Musio, con la partecipazione straordinaria di Ludovica Modugno.

La tragedia narra di Ottavia, la sposa che Nerone abbandona per Poppea, condannandola all’esilio e alla morte. I visitatori-spettatori muniti di audiocuffia hanno potuto ascoltare la partitura testuale, sonora e musicale del dramma in un percorso che, partendo dalla Basilica, attraverso il Foro, la via dell'Abbondanza, le Terme Stabiane e il teatro piccolo si è concluso al teatro grande. Nella tappe di questo "viaggio nel tempo" gli spettatori hanno potuto incontrare Octavia, “Chorus", e poi Seneca e Nerone, la voce del fantasma di Agrippina e Poppea in un esperimento che ha associato i luoghi, le parole e le persone alla ricerca della "memoria dell'antico".

Spazi attraversati e visioni spettacolari si sono alternati ad azioni dal vivo create per i luoghi, una messinscena che si è allontanata dalla tradizione, sperimentando l'efficacia di un dispositivo scenico che ha il connotato della leggerezza e della mobilità.

Il teatro mobile fa parte del progetto “MEMORIA E IMMAGINARIO DI ROMA” che è arrivato a Pompei dopo il successo delle anteprime nell’Estate Romana 2016, grazie al contributo diretto del Ministro per i beni, le attività culturali e il turismo e all’ospitalità del Parco archeologico di Pompei.

A Octavia si sono affiancati altri eventi collaterali in questo primo tentativo di dar vita e voce alla memoria di Roma Antica nel luogo che ne è l’emblema: venerdì 10 è stato celebrato il Bimillenario di Ovidio nell’ambito di un progetto che ha già toccato Roma, Sulmona a Costanza (i luoghi di nascita, vita e morte di Ovidio) con l’ascolto in cuffia, di Pietro Faiella e Liliana Massari che leggeranno brani da L’arte di Amare di Ovidio.

La produzione degli eventi è stata possibile grazie ai sistemi audioriceventi di MUSOUND, azienda leader nel noleggio di sistemi e apparecchiature audio per luoghi culturali e musei. L’iniziativa è inoltre si è mossa a sostegno delle aziende estrattive e di lavorazione del travertino romano per raccogliere contributi e adesioni per i suoi sviluppi futuri.


Liceali e laureati lasciano il Sud: una nuova “emigrazione intellettuale”

di Teresa Uomo

Perché si parla di «nuova emigrazione intellettuale»?! Nuova, perché ha caratteristiche profondamente diverse dalle ondate migratorie del passato degli anni ’60; intellettuale, perché riguarda la stragrande maggioranza di laureandi e laureati. Se infatti già dal 2002 al 2015 molti studenti emigravano, successivamente la tendenza si va rafforzando e coinvolge adesso anche i diplomati delle scuole medie superiori. Ciò ha avuto conseguenze demografiche con un impoverimento culturale del Mezzogiorno. Queste conseguenze demografiche hanno di seguito influito sul calo della fertilità. Al Sud non si fanno più figli come una volta e di conseguenza non si sviluppa una società civile, moderna, dinamica e responsabile. 

Secondo l’Economista Gianfranco Viesti, docente all’Università di Bari, un quarto degli studenti meridionali oggi si immatricola negli atenei del Centro-Nord. Nel 2015/2016 Puglia e Sicilia hanno perso 6 mila studenti guadagnati da Lazio, Emilia e Lombardia e in totale oggi il 24% delle immatricolazioni, ossia 25mila persone ogni anno si sposta verso Nord. A determinare il tutto, secondo l’economista barese, concorrono maggiormente i canali che esse offrono per incontrare la domanda e l’offerta di lavoro dei laureati. 

Negli ultimi anni c’è stato uno spostamento degli studenti più verso Milano e Torino a danno del Lazio e della Toscana: un’ulteriore dimostrazione secondo Gianfranco Viesti la si rintraccia esaminando i dati dei laureati del triennio. Nel 2008-2014 diversi ragazzi meridionali avevano scelto di prendere la successiva laurea magistrale al Nord. Un ruolo decisivo nell’influenzare le scelte dei giovani lo gioca anche la possibilità di spostamento e la disponibilità di reti di trasporto. 

I giovani meridionali continuano a laurearsi nelle università del Sud, ma una volta finito il ciclo di studi si rivolgono immediatamente al mercato del lavoro settentrionale. È la carenza di occasioni di occupazione qualificata nel Sud a rappresentare, secondo gli analisti, la causa prima di questi flussi di pendolarismo. Si sono ristretti gli spazi occupazionali nella pubblica amministrazione e risulta del tutto insufficiente la presenza di imprese in grado di assumere personale di livello elevato. L’economista Claudio De Vincenti sottolinea che il Mezzogiorno per poter ripartire veramente avrebbe bisogno di un ciclo di ripresa economica lungo e strutturale.



Refezione scolastica a Napoli: un diritto "in pericolo"?

di Antonio Cimminiello

I continui tagli alla spesa scolastica hanno tracciato scenari di ogni tipo, su tutte la progressiva "scomparsa" delle suppellettili. Via i gessetti, al bando l'arredo, carta igienica da portare da casa. Ma cosa succede quando tutto questo riguarda addirittura il cibo? E' la triste vicenda della refezione scolastica, che da tempo sta interessando alcuni quartieri di Napoli. In pratica l'attuale anno scolastico ha avuto inizio senza che tale servizio venisse garantito a tutte le scuole delle Municipalità partenopee. Il motivo è facile da individuare.

 Lo stop è stato determinato principalmente dai lunghi tempi della burocrazia e dall'ormai noto stato negativo delle finanze di Palazzo San Giacomo, i cui conti sono da tempo sotto la lente d'ingrandimento della Corte dei Conti. Nello specifico, il bando di gara per l'affidamento dell'attività è stato approvato e pubblicato a Luglio 2017, e da questa data ha avuto inizio un iter burocratico che però, quasi paradossalmente e anche in virtù di cause particolari (il blocco della spesa pubblica imposto dalla stessa Corte dei Conti), richiedendo circa tre mesi per il suo completamento, ha finito con il superare ampiamente il logico termine finale, che ovviamente doveva essere rappresentato dalla data di riapertura delle scuole. 

Dopo polemiche e rimpalli di responsabilità (ci si è chiesti anche il perchè dell'avvio del bando dopo tre mesi dall'approvazione del bilancio comunale) la situazione sembrava volgere al meglio con la comunicazione dell'avvio del servizio per il 6 Novembre a partire dalla Municipalità 5 (quartieri Vomero ed Arenella), con a seguire progressivamente il ripristino della normalità per tutte le altre Municipalità. E invece sembra che non tutte le nubi siano state dissipate: proprio nella Municipalità 5 in questi giorni è stata lamentata l'assenza, presso alcuni istituti, dei menu speciali che devono essere garantiti agli studenti affetti da patologie sul piano alimentare, il che ha significato la persistente assenza del servizio per tale platea. 

Senza dimenticare che allo stato neanche può dirsi garantita la refezione, seppur "limitata" sul piano dell'offerta come prima evidenziato, su tutto il territorio cittadino. Per dirne una, la gara non risulta ancora conclusa presso la Municipalità 6 - che ricomprende i quartieri di Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio - per presunte difformità documentali ascrivibili alla ditta aggiudicataria. La situazione quindi non è delle migliori, visto che in definitiva sembra più che altro che si proceda "a singhiozzo". Non si chiude così bene un 2017 che già di per sè non è stato particolarmente felice proprio per quanto riguarda tale aspetto: risale solo a Maggio scorso infatti lo scandalo della somministrazione di cibi avariati alla mensa scolastica delle scuole "Montale" e "Kennedy", con un elevato livello di intossicazione tra studenti e personale scolastico. Tempi difficili per un diritto essenziale ancora "in pericolo".


Sfatato il mito meridionale “casa dolce casa”: giovani del Sud pronti ad emigrare per lavoro

di Teresa Uomo

Chi l’ha detto che i giovani del Sud non sono disposti a trasferirsi pur di lavorare? Un’indagine promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo, in collaborazione con l’Università Cattolica, ha sfatato il mito “casa dolce casa” del meridionale tra i 19 e i 32 anni. Diversi giovani son pronti ad emigrare in qualsiasi regione italiana ed altri all’estero a patto di avere un impiego fisso. A fare questa scelta, sono prevalentemente i ragazzi con un titolo di studio elevato. Circa il 30% dei giovani del Sud è insoddisfatto del lavoro che svolge, contro uno su quattro del Nord. Pesa molto, nella decisione di trasferirsi, anche la scarsa fiducia nelle istituzioni, soprattutto quelle locali. 

La motivazione che spinge i giovani meridionali a spostarsi non sarebbe solo la scarsa opportunità occupazionale al Sud, ma anche una bassa qualità della vita. Il più delle volte, infatti, i ragazzi devono adattarsi ad un impiego non in linea con l’indirizzo di studi intrapreso e che non rispecchia le proprie aspettative o aspirazioni professionali. Va da sé che diversi giovani dichiarano di essere profondamente insoddisfatti del lavoro che svolgono, contrariamente a quelli residenti al Nord. 

Talvolta, però, non è sempre facile spostarsi. Soltanto il 10% dei giovani del Sud sarebbe disposto: situazione economica e lavoro, soprattutto per i giovani meridionali (80%), sono i motivi principali della mancata uscita dalla famiglia di origine. È uno dei dati evidenziati dal Rapporto giovani 2017, realizzato dall’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo, presentato a Catania.

I dati del rapporto mostrano che il giovane italiano è dinamico, vuole lavorare, ma avere al contempo una buona remunerazione. Gran parte dei giovani, soprattutto quelli del Sud, denuncia una situazione finanziaria sfavorevole: solo il 34% si sente tranquillo e rassicurato. Le ripercussioni sono che non si lavora, che una quota di giovani resta a lungo in casa dei genitori e ritarda l’idea di mettere su famiglia. Nel Sud il 37% circa dei giovani non accetterebbe un lavoro a nessuna condizione, gli altri sono aperti a trovare un’occupazione. Elementi come la distanza da casa, la comodità degli orari, il prestigio dell’azienda e la coerenza con la formazione non sono indispensabili e sono considerati solamente da un 25% come preminenti, il quale accetterebbe il lavoro anche immediatamente pur di lavorare.

Un Commissario per le Universiadi 2019

di Luigi Rinaldi

L’estate del 2019 vedrà Napoli protagonista di una grande manifestazione sportiva, le Universiadi. Un evento in grado di dare grande slancio allo sviluppo e all’economia dell’intera Campania, consentendo, al contempo, l’ammodernamento dei vecchi e poco funzionali impianti sportivi presenti nelle città che ospiteranno le manifestazioni sportive. Tuttavia, nonostante l’importanza dell’evento, il tempo passa ed i cantieri sono ancora tutti fermi, con lavori mai iniziati. 

Questa situazione preoccupa non poco il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, il quale ha evidenziato che seppur non via sia la necessità di lavori strutturali, le lungaggini burocratiche, tipicamente italiane, potrebbero diventare ostacoli insormontabili, tali da mettere a repentaglio lo svolgimento della manifestazione. La soluzione al problema è rappresentata, secondo Malagò, dalla nomina di un Commissario, in grado di coordinare l’intera organizzazione dell’evento. La nomina di un Commissario è una conclusione condivisa da tutti, a partire dal Ministro Luca Lotti, sino ad arrivare al Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ed al Presidente del CUSI, Lorenzo Lentini

La questione è ora sul tavolo di Raffaele Cantone, Presidente dell’ANAC, l’autorità anticorruzione, che sta predisponendo, insieme al Governo, le norme per arrivare alla nomina. A quanto è dato sapere, il Commissario sarà scelto dal Ministro dell’Interno e sarà un Prefetto, con il potere di scegliere direttamente i propri collaboratori. La figura del Commissario, per l’organizzazione di questo genere di eventi, è diventata molto frequente. Basti pensare alle prossime Olimpiadi invernali di Cortina ed alle ultime Universiadi a Taipei. 

Attualmente, però, è davvero una corsa contro il tempo. La norma pro - commissario da inserire come emendamento alla Legge di Bilancio, in Senato, dovrà essere presentata entro le ore 18.00 del 20 novembre. Circostanza che comunque comporta la perdita di altri due mesi, atteso che la legge entrerà in vigore, di fatto, non prima del 2 gennaio 2018. Tempi sicuramente molto ristretti per organizzare un evento cosi importante come le Universiadi. La scelta del Commissario, come da molti evidenziato, finirà per cadere su uno dei più fidati collaboratori di Francesco Paolo Tronca, già Prefetto di Milano ed al vertice della struttura di missione sui rischi di infiltrazioni mafiose nei lavori del dopo sisma nell’Italia centrale. Il papabile è Ugo Taucer, già braccio destro del Prefetto Tronca nella complessa macchina di Expo 2015 nonché sub commissario, sempre a fianco di Tronca, nella provvisoria gestione di Roma Capitale.