giovedì 30 novembre 2017

La sicurezza passa dall’ educazione

di Gian Marco Sbordone

A Napoli, nel Rione Sanità il 40% dei ragazzi frequenta la scuola in modo discontinuo o non la frequenta affatto. E’ un dato allarmante e riguarda non la scuola primaria e dell’ infanzia, ma la scuola media inferiore e, ancor di più, quella superiore. Il 17 ottobre scorso, in occasione dei festeggiamenti per l’ avvio del nuovo anno scolastico, la Municipalità, i Presidi delle scuole e gli educatori delle associazioni territoriali hanno firmato un protocollo che prevede una serie di iniziative per contrastare tale fenomeno.

È stato giustamente messo in evidenza come sia necessario l’aiuto del Governo sotto il profilo finanziario perché, senza adeguate risorse, non è possibile organizzare e gestire progetti in modo continuativo in questo campo. È un dato di fatto che, negli ultimi anni, se sono state adottate varie misure per contrastare la diffusione della delinquenza e della criminalità organizzata, scarso risulta invece l’ impegno sociale ed educativo.

Eppure appare evidente che sicurezza ed educazione, culturale e sociale, sono intimamente collegate. In alcuni quartieri cittadini, dove degrado e fenomeni delinquenziali sono purtroppo più diffusi, occorre urgentemente un cambio di marcia. Non è possibile, infatti, continuare ad affrontare certe tematiche esclusivamente sotto un profilo “militare”. 

Occorre innanzitutto lavorare affinchè si affermi il valore positivo della scuola. Infatti il problema dell’ evasione scolastica ha radici nelle stesse famiglie ove la frequentazione scolastica dei figli viene considerata in modo tutt’altro che positivo. E se un tempo i ragazzi abbandonavano la scuola per ragioni essenzialmente economiche, in quanto molte famiglie abbisognavano della collaborazione di tutti, anche dei più piccoli, per sopravvivere, oggi il fenomeno appare molto più legato ad un modello culturale negativo. Si ritiene, infatti, che la scuola sia una perdita di tempo, poiché l’ affermazione sociale passa essenzialmente attraverso canali economici e non culturali. Occorre fare soldi per essere considerati tra gli amici, nel quartiere e nella vita: è questo che emerge purtroppo in modo diffuso.

Senza scendere nella valutazione sociologica delle responsabilità anche dei Media, circa la diffusione di questo schema sociale, si può facilmente affermare che esso, in ambienti depressi sotto il profilo economico e con scarse possibilità di “far soldi” in modo lecito, svolgendo un lavoro dignitoso, può aprire la strada, con sconcertante facilità, all’ adesione da parte dei ragazzi a percorsi criminali.

E allora è quanto mai urgente investire in “sicurezza sociale” poiché, come dice Laura Marmorale, Assessore alla scuola della III Municipalità di Napoli, “quando le persone sono tutelate, seguite e incoraggiate, si abbassano i livelli di criminalità”. E bisogna cominciare a seguire gli adulti, se si vogliono salvare i ragazzi. Fare in modo che negli adulti possa maturare il convincimento della necessità che i ragazzi seguano percorsi di istruzione adeguati, senza accondiscendere, come purtroppo spesso fanno, alle demotivazioni dei loro figli. Non è un obiettivo facile da raggiungere e c’è bisogno del coinvolgimento di tutte le istituzioni per conseguirlo. Tuttavia, è l’unica strada che possa essere percorsa per il futuro della nostra società.


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