giovedì 30 novembre 2017

Proteste alle porte della Federico II per D’Alema e Camusso

Noemi Colicchio

Massimo D'Alema
E’ incredibile che qui qualcuno voglia venire a farsi una verginità politica”: questo il commento a caldo condiviso dai protestanti che la mattina del 9 Novembre scorso hanno occupato l’aula A2 nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli, in Via Marina, dove di lì a poco si sarebbe dovuto tenere un convegno con ospiti Massimo D’Alema e Susanna Camusso. In fase iniziale si è tentato di recuperare le sorti dell’incontro, dal titolo “L’Europa e la crisi della socialdemocrazia”, organizzato dal Centro Studi Concetto Marchesi e il giornale LiberoPensiero, che hanno chiesto ai dissidenti di partecipare al dibattito permettendo al contempo libera espressione di pensiero e parola anche alla controparte. Ma i centri sociali non hanno voluto sentir ragioni: nessuno parlerà in quell’aula, occupata fino a tarda sera dai militanti. D’Alema, in attesa di accedere all’Università, viene rimbalzato su consiglio delle forze dell’ordine e prosegue per Avellino senza fermarsi a Napoli mentre la Camusso, che era già entrata, è da scortare al di fuori dell’Istituto.

Si sono registrati momenti di tensione tra alcuni funzionari della Digos e i manifestanti. "E' sempre spiacevole quando non si riesce a discutere liberamente. In questo modo si fa un danno a tutti" ha detto la Segretaria CGIL lasciando la città, inseguita fino in auto dalle urla dei manifestanti al grido di “Jatevenne”.

In strada, un documento diffuso tra il pubblico cita testualmente: "Da studenti troviamo assurdo e quantomeno paradossale che siano invitati nel nostro ateneo a parlare di lavoro e diritti personaggi come quelli che vediamo oggi, che sono stati fautori delle peggiori politiche degli ultimi dieci anni, a spese degli ultimi e degli sfruttati".

E così D’Alema, piccato nell’animo, risponde dando degli ignoranti ai protestanti, forse non ben informati proprio circa il suo posizionamento politico negli ultimi dieci anni almeno. «Jobs act e buona scuola? Ma se sono stato contrario. C’è un problema a Napoli e va affrontato dalle autorità competenti. Sono gruppetti limitati, provocatori semiprofessionali. Mi dicono, tra l’altro, che alcuni siano sempre gli stessi, lo fanno praticamente di mestiere. Perché altrimenti dovrebbe essere così in tutta Italia. Invece è un fenomeno specificatamente napoletano. Mi preoccupa e mi dispiace. Troveremo un altro momento, ma ripeto, nessuno avrebbe proibito a qualcuno di porre domande. In fondo sia io sia Camusso eravamo stati invitati ad un dibattito organizzato da un’associazione di studenti. Ma grazie a queste democratiche e civilissime persone non abbiamo potuto parlare. Nessuno vuole lo scontro militare per un convegno». Continua poi: «Mi è dispiaciuto, ma non c’erano le condizioni per tenere quel dibattito. A quel punto ho soprasseduto. La mia totale solidarietà a Camusso che si è trovata in mezzo a queste contestazioni». Ricordando i precedenti registrati con Vincenzo De Luca, l’ex Presidente del Consiglio commenta così: «Il problema è capire se in questa città si possa ancora tenere un dibattito democratico oppure no. E questo era un dibattito, sarebbe bastato chiedere la parola per avere spazio». 

Intanto il gruppo Dema esprime totale solidarietà ai due ospiti per quanto accaduto, mentre anche la conferenza tra i capigruppo del Comune di Napoli registra uno spaccamento notevole tra favorevoli e contrari a cotanto dispiacere per i fatti avvenuti. Probabilmente non è stato, anche in questo caso, ben chiaro l’oggetto di discussione: non la fazione d’appartenenza politica, ma il diritto di parola.


Nessun commento:

Posta un commento