venerdì 15 dicembre 2017

Napoli: al Bellini "Questi Fantasmi" di De Filippo

di Antonio Ianuale


Con l’anno nuovo in arrivo, torna sul palcoscenico il genio di Eduardo con la pièce “Questi Fantasmi” in scena al Teatro Bellini dal 9 al 21 gennaio dopo aver fatto tappa a Foggia, Firenze e Torino. La regia è affidata a Marco Tullio Giordana, regista di titoli apprezzati come “I cento passi”, “La Meglio gioventù” e “Romanzo di una strage”, il protagonista Pasquale Lojacono è affidato all’attore Gianfelice Imparato, nato artisticamente sotto la guida di Luca De Filippo, che si divide molto abilmente tra teatro, cinema e televisione. 

L'intramontabile testo è portato in scena da Elledieffe, la Compagnia di Luca De Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi con un cast che unisce accanto ad attori più esperti e navigati un nutrito gruppo di giovanissimi, il tutto sotto la sapiente regia di Giordana: “Ho deciso di affidare il testo – ha dichiarato Carolina Rosi – alla preziosa ed attenta regia di Marco Tullio Giordana, sicura che ne avrebbe esaltato i valori ed i contenuti, che avrebbe abbracciato la compagnia e diretto la messinscena con lo stesso amore con il quale cura ogni fotogramma”. Il testo è uno dei più conosciuti dell’immensa produzione eduardiana, portato due volte al cinema con Renato Rascel prima e con la coppia Gassman-Loren successivamente, riportato in televisione da Massimo Ranieri proprio pochi anni fa. 

Scritta nel 1945, fu una delle prime opere di Eduardo portate all’estero, nel 1955 a Parigi, al Théâtre de la Ville con Sarah Bernhardt. La trama è fin troppo conosciuta: Pasquale Lojacono è un borghese in cerca della svolta, per lasciarsi alle spalle le miserie della guerra e ricostruire il suo rapporto con la moglie. A tal fine va ad abitare in un palazzo seicentesco che si crede infestato dai fantasmi, e per questo affittato a un prezzo molto modesto. Pasquale all’inizio si mostra sicuro nel non credere ad alcun fantasma, ma presto dovrà fare i conti con strane sparizioni e apparizioni inspiegabili che fanno vacillare la sua ferma convinzione. Tra il meschino guardaporta Raffaele e il professore Santanna, “l’anima utile” che non si vede ma fa da spalla ai monologhi del personaggio, il povero Lojacono si dovrà districare tra la moglie, l’amante della stessa e altri personaggi che renderanno il progetto iniziale più complicato del previsto. 

Questi fantasmi è un testo che, come tutto il teatro di De Filippo, analizza con senso critico, condito da un po’ di amarezza, la società italiana ancora sconvolta dalla guerra, e ne mostra tutte le sue più infime contraddizioni, fino all’identificazioni dei fantasmi con gli stessi uomini: “Niente, professore… non è niente, i fantasmi non esistono, li abbiamo inventati noi; siamo noi i fantasmi!”. 

De Filippo stesso ha sentenziato l’essenza di questo testo drammatico che sembra non lasciare spazio ad alcuna possibilità di redenzione per gli uomini: “ho dichiarato sempre che si tratta di una tragedia moderna perché c'è la capitolazione di tutti i sentimenti, la distruzione di tutti i poteri morali di questa nostra, tra virgolette, civiltà. Insomma, è il momento di sbandamento del dopoguerra che ha rivoluzionato poi tutto. I fantasmi, chi sono? … Io dico che i fantasmi siamo noi, lo siamo quando non vogliamo credere che una realtà ci annienta, anzi ci schiaccia, ne consegue che per salvare la faccia crediamo in tutto quello che può illudere”. Un testo che conserva una sua precisa attualità in un universo dove i punti di riferimento sono sempre più instabili, e dove gli uomini, come direbbe Pirandello, sono ormai sempre più personaggi che persone.


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