mercoledì 24 gennaio 2018

Smart Working: filosofia di lavoro e di vita

di Noemi Colicchio

Maggiore flessibilità e autonomia nell'organizzazione di spazi, orari e strumenti di lavoro, coordinata ad una più profonda responsabilizzazione rispetto ai risultati raggiunti: ecco cos’è lo smart working in poche e semplici battute, riconosciuto in quanto tutelabile dallo Stato Italiano tramite la Legge 22 maggio 2017 n. 81 che cita testualmente «Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato».

Finalmente è stato istituito anche nel nostro paese un sistema di tutele economiche e sociali per tutti coloro che prediligono – per indole o esigenze personali – il lavoro autonomo, cioè una forma di lavoro non imprenditoriale o anche che consista nell’adozione di modalità flessibili di esecuzione delle prestazioni lavorative all’interno dei rapporti di lavoro subordinato. E’ così stato introdotto lo Smart Working anche tra le fila del pubblico impiego. L’obiettivo della Direttiva di fine giugno della Legge Madia è far avvalere di questa nuova modalità almeno il 10% dei lavoratori pubblici nei prossimi tre anni.

Attenzione a non confondersi con le terminologie: il “lavoro agile” non è una nuova forma contrattuale, ma una sua modalità di esecuzione svolta in parte negli uffici in parte all’esterno, solo entro gli orari lavorativi concordati ab origine. L’organizzazione dei compiti per fasi, cicli ed obiettivi presuppone la necessità di integrazione, ai classici strumenti, di una forte dose di tecnologie, il che apre a nuovi scenari finora mai conosciuti dalle grandi realtà perché ricchi di problematiche (quanto di opportunità). Al centro del progetto bisogna che ci sia, ad esempio, predisposizione di policy aziendali atte a definire l’insieme delle regole condivise con i lavoratori anche per quanto concerne i rischi connessi alla tutela dei dati, la gestione delle password e l’uso appropriato dei dispositivi tecnologici messi a disposizione. Questo faciliterà una buona riuscita dell’iniziativa senza cascate negative per ambo le parti in causa. Tutelato dalla legge anche il “diritto alla disconnessione”: i tempi di vita e di lavoro devono essere nettamente separati, nessuno dei due deve prendere il sopravvento e fagocitare l’altro. 

Il caso

Tra le grandi realtà che hanno acquisito questo status, anche Findus: l’esperimento parte con oltre 100 dipendenti della unit marketing di Roma che potranno lavorare da casa per un giorno al mese. Qualora il tentativo dovesse poi dare risultati positivi, si passerebbe poi alla regolamentazione di un maggiore coinvolgimento in termini numerici di unit. In realtà l’iniziativa è da inquadrare all’interno di un progetto di molto più ampio respiro. Come sottolinea Valerio Vitolo, Direttore Responsabile risorse umane e legale di Findus Italia, «l’introduzione dello smart working fa parte di un progetto più ampio di engagement delle nostre risorse, commissionato ad un team di manager aziendali, e aderisce perfettamente ai nostri valori. Il lavoro agile risponde a una crescente richiesta di responsabilizzazione e fiducia reciproca che abbiamo riscontrato nella popolazione aziendale: ci aspettiamo ritorni positivi in termini di worklife balance. L’opportunità di evitare il viaggio e molto spesso il traffico per recarsi in ufficio consente un notevole risparmio, sia in termini di costi che di tempo, ma anche in termini di sostenibilità ambientale». 

Ad ognuno dei lavoratori che rientrano nel cluster verrà assegnato un KIT di strumenti tecnologici utili al coordinamento con altri colleghi dall’ufficio o fuori: laptop con sistemi di videoconference e smartphone di team per connettersi da remoto. È stato previsto inoltre un piano formativo strutturato per incontri e pensato ad hoc per comunicare strategie di tutela della segretezza e confidenzialità nel trattamento di dati e nel loro invio da remoto.

Flessibilità negli orari di ingresso e di uscita, meeting aziendali e razionalizzazione delle mail sono solo alcuni dei filoni portanti del progetto. Molto interessante e da prendere a modello, inoltre, l’idea di aiutare i dipendenti nelle problematiche inerenti alle faccende domestiche con il servizio lavanderia che recapita il bucato in azienda o gli “incontri aperitivo” sulle terrazze degli uffici capaci di rendere più piacevoli le ore di permanenza tra le scrivanie.


Campania in prima fila per le donazioni di organi

di Luigi Rinaldi

In Italia, in materia di donazione di organi, vige il principio del consenso o del dissenso esplicito (art. 23 della Legge n. 91 del 1 aprile 1999; Decreto del Ministero della Salute 8 aprile 2000). Non ha mai trovato attuazione, infatti, la regola del "silenzio-assenso" introdotta dagli artt. 4 e 5 della Legge 91/99. A tutti i cittadini maggiorenni è dunque offerta la possibilità (non l'obbligo) di dichiarare la propria volontà (consenso o diniego) in materia di donazione di organi e tessuti dopo la morte. Anche in questo delicato contesto, la popolazione italiana ha dimostrato la sua infinita generosità. 

L’anno 2017, infatti, ha registrato, su scala nazionale, un notevole incremento delle donazioni di organi ed una contestuale riduzione delle opposizioni. La regione che ha fatto segnalare numeri ragguardevoli è stata proprio la Campania, con 170 potenziali donatori di organi e tessuti, pari ad un aumento, rispetto al 2016, del 20%. L’indice di donazioni per milioni di abitanti è passato dal 13,6 del 2016 al 16,9 del 2017, con un aumento di 3 punti per milione. 

Il tasso di opposizioni dei familiari alla donazione è diminuito dal 42,9% al 38,9%, rappresentando anche in questo caso uno dei valori più bassi mai registrato. I risultati conseguiti sono anche frutto del notevole sforzo compiuto dal Sistema Sanitario della Campania, troppe volte balzato agli onori della cronaca per le sue inefficienze. Bisogna fare un plauso, questa volta, al lavoro di tutte le UOC di Anestesia e Rianimazione delle Aziende Ospedaliere e Sanitarie della Regione

Il Cardarelli è ormai un'eccellenza per i trapianti di fegato, la sua Rianimazione è la quarta in Italia così come la Federico II ha una storia molto forte per quanto riguarda i trapianti di rene. Vanno anche segnalati gli incrementi di attività dell’ AOU Ruggi di Salerno (23 segnalazioni, 15 donatori), la Casa di Cura Villa dei Fiori di Acerra, il PO S. Maria della Pietà di Nola, la Fondazione Evangelica Villa Betania di Napoli. Assolutamente significativa anche l’attività dei trapianti di cuore dell’equipe del Dott. Ciro Maiello dell’Ospedale Monaldi che come da trend nazionale risente dell’incremento dell’età media dei donatori di organi (circa 57 anni). 

Un altro dato che differenzia la Campania dal resto del Paese è la recente attivazione, proprio al fine di incentivare le donazioni, presso le varie ASL Regionali, degli sportelli informativi sull’attività di donazione e trapianto nell’ambito del Progetto denominato “Sportello Amico Trapianti”. Presso gli sportelli è possibile per i cittadini acquisire notizie sui percorsi assistenziali e registrare la propria dichiarazione di volontà. Nel 2018 è prevista l’apertura di altri 4 sportelli presso le Aziende Ospedaliere sede di Centri Trapianto, Cardarelli, Monaldi, Federico II e Ruggi di Salerno. L’obiettivo è di estendere a breve questo servizio a tutti i 550 comuni della Regione

Numeri davvero importanti per una Regione sottoposta al piano di rientro. Bisogna riconoscere che la Campania ha compiuto sforzi notevoli per essere in linea con gli standard nazionali. Non a caso la Regione Campania è stata scelta come una delle regioni pilota per il progetto “Difendi la Patria, dai valore alla Vita” per la promozione della donazione di organi e tessuti nelle Forze Armate.

Giffoni Film Festival: aperte le selezioni fino al 31 maggio

di Teresa Uomo 

Come diceva François Roland Truffaut, regista, sceneggiatore, attore, produttore e critico cinematografico: «Di tutti i festival, quello di Giffoni è il più necessario». E forse non è un caso che il Ministro dei Beni e delle attività culturali, Dario Franceschini, abbia inserito il Festival tra gli eventi culturali più importanti per l’Italia. 

Il Giffoni Film Festival è un festival cinematografico che si svolge ogni anno, tra Luglio e Agosto, per la durata di circa dieci giorni, nella città di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno. Il Festival nasce nel 1971 da un’idea di Claudio Gubitosi, che da sempre ne è il direttore artistico. Si tratta di un evento di fama internazionale, a cui oggi prendono parte personalità del mondo cinematografico, culturale e musicale. 

Protagonisti di questo grande evento sono i bambini e i ragazzi, provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo. Il loro compito è quello di vedere i film in concorso e di discuterne con registi, autori ed interpreti, per poi decidere il vincitore. 

Nell’edizione 2018 verrà avviata una serie animata dedicata alla streghe di Benevento. L’obiettivo posto per il 2020 è far lavorare 300 giovani per quell’occasione e da lì poter affermare a gran voce che Giffoni è una bella storia italiana che stupisce il mondo. Anche se il direttore artistico della kermesse ha ricordato che quello appena trascorso è stato un anno difficile, anche per via di alcuni tagli ai finanziamenti, si può dire che il Festival è ormai diventato un appuntamento fisso nel panorama italiano e, come tale, vero e proprio fiore all'occhiello per l'intera Regione Campania. 

In vista della 48esima edizione di Giffoni Experience 2018, in programma dal 20 al 28 luglio, sono state aperte le selezioni. Fino al 31 maggio 2018 sarà possibile iscrivere alla selezione la propria opera, sia essa un lungometraggio, cortometraggio o documentario. 

Saranno oltre 100 i film in concorso, e 8 le sezioni in cui poter candidare il proprio lavoro: cortometraggi d’animazione per bambini dai 3 ai 5 anni, lungometraggi e cortometraggi di fiction e animazione per un pubblico dai 6 ai 9 anni, lungometraggi e cortometraggi di fiction e animazione per un pubblico dai 10 ai 12 anni, lungometraggi di fiction e animazione per un pubblico dai 13 ai 15 anni, lungometraggi di fiction e animazione per un pubblico dai 16 ai 18 anni, lungometraggi e cortometraggi d’animazione sull’infanzia e i giovani ma rivolti ad un pubblico adulto, documentari sull’infanzia e l’adolescenza, e cortometraggi fiction. 

La selezione delle opere avverrà a giudizio indiscutibile della direzione artistica del Giffoni Experience, che comunicherà i risultati finali solo alle produzioni e distribuzioni dei film scelti entro il 15 giugno 2018.



La Napoli (Ri)Velata di Ozpetek al cinema

di Antonio Ianuale

Peppe Barra e Ferzan Ozpetek
Il 28 dicembre scorso è uscito il nuovo film del regista turco naturalizzato italiano Ferzan Ozpetek, “Napoli Velata”, un noir con protagonista Giovanna Mezzogiorno, che sta riscuotendo un grande successo. Una trama intrigante e misteriosa che sembra avvolgere lo spettatore e condurlo nella Napoli ritratta da Ozpetek. Possiamo dire che la vera protagonista è la città di Napoli con le riprese che sono state girate nei vari luoghi simbolo della città partenopea, dal Museo Archeologico, alla Galleria Principe, fino a Castel dell’Ovo e Cappella Sansevero

Il ritratto di Napoli che viene fuori non è certo quello che siamo abituati a vedere, né dal lato estremamente edulcorato né da quello oscuro e violento, ma una Napoli in cui si innesta una continua duplicità tra Vita e Morte, Razionalità e Irrazionalità, Logos e Caos, mediata dall’arte personale del regista: “la visione di me stesso dentro una città costruita come un palcoscenico teatrale tra le quinte di due sistemi vulcanici non comunicanti tra loro: il Vesuvio che erutta lava basica di colore grigio- nero, e il Flegreo, che va da Posillipo a Ischia ed emette gas acidi e una polvere di colore giallastro”. 

Il personaggio principale, Adriana, un medico legale, la cui vita si intreccia con la città, diviene la rappresentazione della Napoli stessa, dei contrasti che vive la città. Una donna che, fredda per esigenze lavorative, viene coinvolta in una sfrenata passione, che termina in modo drammatico. L’indagine che ne segue diviene ben presto doppia: la ricerca del colpevole del crimine è affiancata ad una ricerca molto più intima e personale, per riportare in superficie delle verità nascoste, con cui fare i conti.

Il film ha come protagonisti, Adriana e Napoli, e la scelta non è certo casuale: Ozpetek ha scelto il personaggio di Adriana, “perché Napoli - ai miei occhi - è femmina”. Una rappresentazione di Napoli a tutto tondo, che proietta lo spettatore in un’atmosfera ambigua, con la tradizione che ha un ruolo predominante: riti popolari come la tombola vajassa, la figliata, la smorfia fanno da sfondo all’indagine della protagonista che sembra perdersi nelle maglie della città, e contemporaneamente non riesce a districarsi nella sua indagine psicologica. Il resto del cast include i napoletani Peppe Barra, Lina Sastri e Maria Pia Calzone, "una serie di personaggi incisivi, riuscitissimi" come ben ha evidenziato il regista.


Comune di Napoli: i nuovi criteri per gli stipendi dirigenziali

di Antonio Cimminiello

Si è sentito tanto parlare negli ultimi anni di "spending review". E' il piano, predisposto innanzitutto a livello nazionale, preposto al taglio di tutto ciò che normalmente viene visto come "superfluo" ma al tempo stesso si pone quale onere gravoso sulle casse pubbliche (dalle famigerate auto blu fino ai discussi vitalizi dei politici), con il preciso fine di ottenere altresì un risparmio di spesa che comunque è considerevole (nel 2017 ha fruttato qualcosa come circa 30 miliardi di euro). 

Una recente delibera adottata dalla Giunta Comunale di Napoli si pone in tal direzione, perseguendo contestualmente ulteriori ed importanti obiettivi, come ad esempio l'acquisizione di risorse umane per settori particolarmente delicati. Nell'ottica di un restyling della classe dirigenziale cittadina la più importante novità è proprio quella legata alla determinazione dei compensi della stessa. In parole povere, si provvederà d'ora in poi a definire gli stipendi di coloro che rivestono appunto un ruolo dirigenziale in base al grado di responsabilità connesso al proprio lavoro nonchè ai risultati che si otterranno. 

Si va ben oltre quindi una semplice e statica riorganizzazione della struttura burocratica - anche se, come detto, tale fine non manca, per combattere ostacoli quali l'eccessiva frammentazione di taluni uffici o la mancanza di personale con adeguato "know-how" tale da impedire collaborazioni esterne - visto che la previsione di uno stipendio in alcuni casi anche lauto può garantire però, se soppesato al livello di responsabilità, l'attrazione verso ambiti di intervento davvero delicati e che spesso determinano proprio un fenomeno di "fuga", con conseguente incremento di efficienza. 

Basterà questo per allontanare dall'opinione pubblica la brutta immagine delle "rendite da posizione" che normalmente si tende ad associare a chi riveste ruoli istituzionali? Sta di fatto che Napoli sembra non poter più tollerare dispendi di risorse pubbliche destinate alla risoluzione dei problemi della città: si pensi, ancora una volta, alla mancata bonifica di Bagnoli in passato nonostante l'utilizzo di soldi pubblici. Non è un caso che l'iniziativa del Comune del Sindaco de Magistris faccia seguito alle indicazioni della Legge di Stabilità 2018 di recente approvata dalla Regione Campania con le quali si è disposto un taglio per il periodo 2018-2020 su assegni di reversibilità e vitalizi di importo superiore ai 2.000 euro, a carico dei componenti della Giunta regionale e degli ex- consiglieri regionali.


Gioco d'azzardo: in Campania dati sempre più allarmanti

di Massimiliano Pennone

Poco più di 145 milioni: è quanto è stato speso in giochi (al netto delle vincite) nel Comune di Napoli nel corso dei primi sei mesi del 2017. Il capoluogo partenopeo si posiziona al quinto posto della classifica nazionale. In totale, riferisce Agipronews, considerando la popolazione adulta, ogni partenopeo in un semestre ha destinato ai giochi 154 euro. La voce più rilevante è quella che riguarda slot e Vlt, per i quali sono stati spesi circa 53 milioni di euro.

Fortissimo, come da tradizione, il Lotto, che incassa 41,3 milioni (solo a Roma va oltre, ma con una popolazione più che tripla). Seguono le scommesse sportive (15,5), i Gratta e Vinci (14,5), Superenalotto (8), Bingo (8), scommesse virtuali (6,9) e scommesse ippiche (2,1).

Secondo i dati pubblicati dall'Agenzia Dogane e Monopoli, la spesa complessiva nazionale per il primo semestre 2017 risulta così' ripartita: 5 miliardi di euro all'Erario e circa 4,3 miliardi alla filiera. L'incidenza dell'Erario sulla spesa è quindi superiore al 54%.

La spesa complessiva per il gioco fisico e online nel 2016, invece, è stata di circa 19,4 miliardi di euro (pari al 20% della raccolta, che è arrivata a 96,1 miliardi). Al secondo posto, dopo Roma, si posiziona Milano con poco più della metà dei soldi spesi nella Capitale (141,7 milioni) e Torino con 98 milioni. Ai piedi del podio c'è Genova con 56,4 milioni. Nella top 10 rientra anche Prato, unico Comune con meno di 200mila abitanti che rientra fra le città che giocano di più: qui la spesa arriva a 43,2 milioni, di cui poco meno della metà all'erario.

In Campania, Napoli è seguita da Salerno con oltre 2 miliardi di euro spesi in giochi, Caserta con poco più di 1 miliardo e mezzo, infine Avellino con quasi 700 milioni di euro e Benevento con 500 milioni di euro. 

Numeri preoccupanti, che hanno portato il Movimento 5 Stelle a chiedere nuove norme per l'abolizione della pubblicità, l'approvazione di disposizioni che limitino l'accesso al gioco, l'istituzione di osservatori regionali e benefit per esercizi che non si dotano di macchinette. Secondo i grillini, infatti, il denaro speso in gioco d’azzardo sarebbero soldi sottratti all’acquisto di beni reali che favorirebbero, al contrario di slot e schedine, la ripartenza dell’economia reale, considerato anche che soltanto la metà del denaro finisce all’erario.

"Una ludopatia cronica e di proporzioni enormi, stando alle statistiche”, denunciano i consiglieri regionali del Movimento. “Basti pensare che la spesa annua che le famiglie campane sostengono è di 4.600 euro per attività di gioco (contro i 24.780 euro spesi per l'acquisto di beni di consumo ordinari, circa 1.700 pro capite), che vanno a gravare sul bilancio familiare medio, pari a poco più di 2mila euro al mese (dei quali 400 euro sono impiegati nell'acquisto di beni alimentari). Le statistiche raccontano che le vincite vengono in parte immediatamente rigiocate (e magari perse)".


News dal mondo universitario

di Noemi Colicchio

Auto in corsa a San Giovanni

E dopo l’avvio dei finanziamenti Apple, alla sede di San Giovanni a Teduccio la sete di inventiva dei ragazzi dell’Università Federico II di Napoli pare inarrestabile nella sua crescita. L’ultima figlia dell’innovazione è un’auto da corsa, costruita interamente in leghe di carbonio e progettata in vista della Formula SAE, la competizione mondiale di auto delle Università. Partecipanti provenienti dal mondo intero, dagli Stati Uniti d’America al Giappone, passando per il Politecnico di Milano, accomunati da un unico obiettivo: raggiungere, nella corsa di luglio, il podio.

«La Formula SAE è una competizione mondiale - spiega Nicolò Ceneri, Direttore Commerciale Unina Corse - prevede che diversi progetti realizzati dagli studenti vengano prodotti e messi su pista. Vince l'auto più veloce, a basse emissioni e creata con le più sofisticate tecnologie.» 

«Le particolarità della nostra auto sono sicuramente la moltitudine di componenti stampati in 3D - dice Ferdinando Chianese, Team Leader di Unina Corse - come la nostra aspirazione e i supporti per l'aerodinamica. Facciamo molta ricerca per trovare materiali sempre più innovativi e ottimali per il nostro scopo. Ad esempio tutto l'aerokit è sviluppato in carboresina per un peso complessivo di 20 kg. Tutto il sistema power unit, progettato interamente da noi, ha molte componenti stampati in 3D in carbonio caricato a nylon così come gran parte del sistema sospensivo. La macchina è guidata da un reparto piloti, 4 secondo regolamento, studenti specializzati in questo ambito, che si susseguono nelle varie sfide della competizione». 

L’obiettivo è conferire la vittoria a chi ha creato un progetto valido dal punto di vista tecnico ed anche economico: spesso la fattibilità concreta come parametro di valutazione in fase di progettazione viene fatto scivolare in secondo piano, quando invece dovrebbe essere il principale termometro della qualità di un progetto. I finanziamenti arrivano da ogni dove, con una catena di montaggio pensata ad hoc. L’Università provvede a fare da incubatore, procurando consulenza e sponsor per il progetto dei ragazzi. Gli sponsor, a loro volta, provvedono alla fornitura di mezzi, strumenti e pezzi di ricambio che rendano possibile la partecipazione alla competizione.


UNINA truccata: il concorso viene annullato

Gaetano Manfredi
Un decreto del Rettore dell'Università Federico II di Napoli, Gaetano Manfredi, ha sciolto la commissione del concorso per Ricercatore in Ingegneria aeronautica, nel dipartimento di Ingegneria industriale, e contestualmente ne ha annullato tutti gli atti. La causa è da ricercare tra le fila della commissione stessa, il cui Presidente si è rivelato coautore di 9 sui 12 scritti presentati dal vincitore finale, che ad oggi ha un pugno di mosche tra le mani. Leandro Maio era risultato il migliore tra tutti i concorrenti, con un punteggio di 81,50. Pochissimo lo scarto rispetto al secondo in graduatoria: Angelo De Fenza, che ne aveva ottenuti 79,83, in coda poi Natalino Boffa con 75,25 punti.

La stretta collaborazione tra i due era stata notata già dai membri della commissione e dagli stessi partecipanti, ma nessuno aveva ancora mosso palesemente una foglia. Le discordie e l’insofferenza sempre crescente hanno spinto il Rettore a prendere provvedimenti prima che lo facesse la magistratura o l’Anac. Non sarebbe però imputabile l’Ateneo in quanto tale poiché, una volta stabiliti i membri della commissione, è previsto che questi agiscano in totale autonomia d’operato. 

«Al dipartimento tocca solo chiedere il posto di ricercatore, sulla base delle esigenze didattiche e di ricerca (posto poi concesso dal consiglio di amministrazione dell’ateneo), e proporre i nomi dei docenti da mettere in commissione, successivamente nominati con decreto del rettore. Da quel momento in poi, la commissione si muove in piena autonomia». Ma nel rispetto delle norme per i concorsi pubblici e delle indicazioni fornite dall’Anac: «Sussiste un obbligo di astensione laddove emergano indizi concreti – scrivono gli uffici del presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantonedi un rapporto personale di tale intensità da far sorgere il sospetto che il giudizio possa non essere improntato al rispetto del principio di imparzialità, quale ad esempio la circostanza per cui uno dei commissari sia coautore della quasi totalità delle pubblicazioni di uno dei candidati». Il caso è dunque tutto aperto e da discutere.

La Commissione Europea sceglie il Comune di Napoli come Centro di Informazione Europe Direct

di Massimiliano Pennone

Il Comune di Napoli ha superato brillantemente la selezione indetta dalla Commissione europea finalizzata ad individuare i Centri Europe Direct in Italia per il triennio 2018/2020. I Centri Europe Direct costituiscono un canale di comunicazione diretta con la Commissione Europea, integrano e supportano le attività di comunicazione della Rappresentanza in Italia della Commissione a livello locale e regionale, con l'obiettivo di interagire con i cittadini, fornendo informazioni di base sull'Unione Europea e sulle sue politiche, organizzando eventi ed occasioni di confronto diretto con i vertici delle istituzioni europee.

Gli sportelli ubicati presso le città individuate dalla Commissione collaborano attivamente con l'Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, contribuendo alla divulgazione delle politiche dell'Unione europea sia nei Comuni che nelle scuole, e promuovendo eventi ed attività sui temi di interesse europeo. In particolare, i Centri agiscono anche da hub in grado di fornire informazioni sui programmi europei, e nello specifico quelli rivolti ai giovani.

Presso i Centri d'informazione locale Europe Direct i cittadini possono inoltre ottenere risposte a domande riguardo ai diritti dei cittadini europei, richiedere documenti e pubblicazioni sull’UE (sia digitali che cartacei) e recapiti delle organizzazioni e degli organismi competenti. Se si è invece interessati a organizzare sul territorio italiano eventi che abbiano come tema l’UE o come ospiti membri delle istituzioni dell’Unione, i Centri mettono a disposizione del pubblico dei consulenti specializzati. Gli studenti e i ricercatori possono poi effettuare presso i Centri, ricerche su temi inerenti l’Unione, anche avvalendosi della consulenza di esperti giuristi o accademici. 

L'Assessore Alessandra Sardu con delega alla Cooperazione Decentrata ha commentato così la notizia: "abbiamo lavorato intensamente per partecipare a questo bando, e sono molto felice che la Commissione Europea ci abbia scelto come centro Europe Direct. E' un ottimo risultato per la città. C'è bisogno di più Europa tra i cittadini, e siamo orgogliosi del fatto che il Comune di Napoli potrà rafforzare i propri rapporti con le istituzioni europee attraverso questa collaborazione diretta con la Commissione Europea. Avere uno sportello Europe Direct a Napoli significa permettere ai nostri giovani, alle imprese, ai professionisti e ai cittadini tutti di essere costantemente e direttamente informati sulle attività delle istituzioni europee e sulle possibilità offerte dall'Unione Europea. Abbiamo davanti un triennio ricco di eventi da programmare, con un focus specifico sulle prossime elezioni europee e sui temi di attualità politica europea e internazionale. Abbiamo selezionato i nostri partner tramite procedura ad evidenza pubblica, siamo soddisfatti del fatto che sono numerosi e prestigiosi".


Diabete di tipo 1: la ricerca italiana all'avanguardia sulle staminali

di Teresa Uomo

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune caratterizzata dalla mancanza di produzione di insulina da parte del pancreas. Il Centro di Ricerca Pediatrica Romeo ed Enrica Invernizzi della Statale di Milano ha rimodellato il sistema immunitario con un mix di terapia genica e cellule staminali. Un gruppo di ricercatori italiani, infatti, è riuscito ad ottenere la remissione del diabete di tipo 1 in un modello murino tramite l’infusione di cellule staminali che hanno fermato la reazione autoimmune in altri modelli murini di diabete.

Ed è proprio Paolo Fiorina, Professore Associato di Endocrinologia e Direttore del Centro di Ricerca Internazionale sul Diabete di Tipo 1, presso il Centro di Ricerca Pediatrico Romeo ed Enrica Invernizzi, a sottolineare che, con la somministrazione di queste cellule, il sistema immunitario viene rimodellato

Lo studio mostra come le cellule staminali, trattate e successivamente iniettate nel topo, siano in grado di trasferirsi nel pancreas, in cui sono contenute le isole pancreatiche che producono insulina. In tutti i topi trattati il diabete è stato completamente curato ed un terzo di loro ha mantenuto la glicemia con valori normali per una lunga durata. Basta quindi pronunciare 'cellule staminali' per cominciare a sognare cure futuribili e futuristiche. La Società Italiana di Diabetologia (SID) esamina tutti i filoni di ricerca in corso nel mondo. Curare il diabete con le staminali è una possibilità di giorno in giorno più vicina

A dimostrare ciò è il fatto che, secondo quanto riportato da Lorenzo Piemonti, (Diabetes Research Institute - IRCCS Ospedale San Raffaele e Coordinatore del Gruppo di Studio Medicina rigenerativa in ambito diabetologico, del SID), nell’ottobre del 2014 è stata fatta la prima sperimentazione nell’uomo per la terapia del diabete di tipo 1, utilizzando cellule produttrici di insulina, derivate da cellule staminali. Lo stesso Piemonti, con grande fiducia, ha evidenziato come la medicina rigenerativa con cellule staminali abbia la possibilità di trattare e di guarire in modo definitivo il diabete. Le cellule staminali possono essere utilizzate per sostituire le cellule produttrici di insulina mancanti o malfunzionanti, e possono servire nel trattamento delle complicanze del diabete, su diversi organi come cuore, reni ed occhi.


Una biblioteca a Scampia per combattere la camorra

di Antonio Ianuale

La cultura come arma contro la criminalità organizzata, come antidoto alla violenza, nei luoghi dove la criminalità imperversa e detta legge. Se è certo che non basta la repressione contro la criminalità, è sempre più centrale il ruolo della cultura nella lotta al crimine organizzato. Così un ex deposito di armi della camorra, può diventare un luogo di aggregazione culturale, come l’Officina delle Culture Gelsomina Verde, situato nel centro del quartiere di Scampia, che porta il nome di una vittima innocente della faida tra Di Lauro e Scissionisti, Gelsomina Verde, torturata e uccisa a soli 22 anni nel 2004. 

All’interno dello spazio, Ciro Corona, presidente dell'Associazione (R)esistenza Anticamorra, insieme a 2.500 volontari ha contribuito alla bonifica e alla riqualificazione del luogo che è stato trasformato in un centro di incontro e promozione culturale del quartiere. Il 22 dicembre scorso è stata inaugurata, alla presenza del sindaco de Magistris, la Biblioteca di Scampia, un progetto ideato da Anart (Associazione nazionale autori radiotelevisivi) e finanziato da SIAE - Società italiana degli autori ed editori -, con il sostegno di Aib -Associazione italiana biblioteche, dell’associazione Amici di Città della scienza, di Aie - Associazione italiana editori - e patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli

Un progetto che ha coinvolto la SIAE che ha donato cento volumi provenienti dalla preziosa Biblioteca Teatrale SIAE del Burcardo a Roma. Il presidente della SIAE, Filippo Sugar ha evidenziato la soddisfazione per un progetto ambizioso, ma divenuto una concreta realtà: “la SIAE è orgogliosa di sostenere concretamente la realizzazione della Biblioteca di Scampia, un progetto meraviglioso perché ha dentro i semi di tutto quello che come Società Italiana degli Autori ed Editori reputiamo fondamentale”. 

La biblioteca verrà inserita nel circuito delle biblioteche pubbliche, con l’ausilio e la collaborazione dell’Assessore alla Cultura, Gaetano Daniele e del direttore della Biblioteca nazionale di Napoli, Francesco Mercurio. La collezione della biblioteca è rivolta ai ragazzi, con un ruolo attivo di LiBeR, la biblioteca della legalità sui temi dell’antimafia e dell’impegno civile, e alla cultura del Mezzogiorno, che renderà disponibili alcuni testi. 

Altri volumi provengono da La Scugnizzeria di Rosario Esposito La Rossa, la prima libreria di Scampia inaugurata lo scorso settembre. Alla biblioteca stanno contribuendo il Banco di Napoli e, tramite donazioni di libri e dvd, numerosi editori e distributori, fra i quali Bollati Boringhieri, Chiarelettere, La Coccinella, Einaudi, E/O, Garzanti, Guanda, Longanesi, Lucky Red, Marsilio, Medusa Film, Mondadori, Nord Sud, Piemme, Ponte alle Grazie, Rizzoli, Salani, Sperling & Kupfer. Lì dove vi erano le armi, adesso sono dei libri, “le armi” della cultura nella lunga guerra alla camorra. Una guerra che si vince anche con la cultura.


Cambia volto il Liceo “Genovesi” di Napoli

di Luigi Rinaldi

Il liceo Genovesi a piazza del Gesù
Il liceo classico “Antonio Genovesi” è uno dei più antichi e rinomati licei classici del capoluogo partenopeo. Ubicato in piazza del Gesù Nuovo, quartiere San Giuseppe. Il Sindaco della Città Metropolitana di Napoli, Luigi de Magistris, nell’ambito del suo programma a favore delle scuole del territorio, ha dato il via libera al progetto definitivo per la ristrutturazione, riqualificazione, messa in sicurezza, prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi anche non strutturali del Liceo Classico “Genovesi”.

I lavori interesseranno lo storico “Palazzo delle Congregazioni”, oggi sede del Liceo. Un edificio molto antico che sorge nella bellissima piazza del Gesù Nuovo, alla sinistra dell'omonima Chiesa. La struttura fa parte, unitamente alla Chiesa ed alla Casa Professa dei Padri Gesuiti, della famosa insula gesuitica, ossia il complesso della compagnia di Gesù, instauratasi nel 1584 nel Palazzo Sanseverino.

L’enorme valore artistico - culturale della struttura fatta costruire da Roberto di Sanseverino Principe di Salerno, attribuisce assoluto rilievo ai lavori di ristrutturazione approvati dal Comune di Napoli. L’edificio, non a caso, è sottoposto a vincolo architettonico, tanto che la maggior parte degli interventi ha richiesto il parere preventivo della Soprintendenza per i Beni Architettonici.

L’importo stanziato per i lavori ammonta a circa 900 mila euro. Molto soddisfatto ovviamente il Sindaco dell'Ente di piazza Matteotti, il quale ha orgogliosamente affermato che: “la Città Metropolitana di Napoli ha tra i suoi obiettivi strategici la funzionalità e la sicurezza delle scuole superiori su tutto il territorio metropolitano e la salvaguardia del patrimonio edilizio che le ospita. Da quando mi sono insediato abbiamo messo in campo il più grande investimento sull’edilizia scolastica che si sia registrato dal terremoto ad oggi. E questo nonostante i gravi tagli inferti agli enti locali e grazie alla tenacia del sottoscritto e del Consiglio Metropolitano”.

Napoli è una città ricca di cultura, di storia e testimonianze monumentali ed il Liceo Genovesi rappresenta una delle massime espressioni del nostro patrimonio culturale, per cui va fatto un plauso all’Amministrazione de Magistris, per gli sforzi profusi al fine di approvare il progetto per la sua riqualificazione.



Un nuovo "orizzonte" per il Litorale Domizio

di Antonio Cimminiello

Da terra di rinomate strutture produttive, ricettive e balneari a "set" di degrado ed inquinamento. Il Litorale Domizio ha tradito negli anni le sue aspettative originarie, che lo hanno visto almeno fino agli anni '80 del secolo scorso come meta ben gradita per trascorrervi vacanze all'insegna di mare e natura, mentre oggi viene per lo più ricordato come una sorta di "banlieu" nostrana, dove a regnare è l'abbandono, in ogni senso. 

Una speranza però sembra emergere a seguito dell'approvazione di un protocollo di intesa, e cioè di un apposito piano di intervento che vede coinvolti la Città Metropolitana di Napoli, la Provincia di Caserta e 14 Comuni del Litorale. Ma cosa prevede il protocollo? Partendo da un iniziale stanziamento di circa 200 milioni di euro, si intende cioè intervenire in maniera mirata con riguardo ad ambiti eterogenei ma essenziali, da una sorta di "riurbanizzazione" del territorio alla garanzia per esso di un'effettiva tutela per l'ambiente, passando per il potenziamento dei presidi di sicurezza. 

Non mancano progetti di nuova creazione, con un ampio coinvolgimento anche di operatori privati, ma, aspetto interessante, si provvederà al contempo allo "sblocco" di analoghe iniziative già in atto, ma paralizzate per qualsivoglia motivo. Il tutto con la supervisione e la collaborazione di tutti i soggetti interessati, anche attraverso l'istituzione di organi ad hoc - come il Tavolo permanente dei Sindaci e dei referenti tecnici degli Enti locali, o ancora il Laboratorio di pianificazione partecipata - al fine di abbattere le pastoie burocratiche che spesso derivano anche da una specie di "contrapposizione" tra gli enti stessi, come nel caso del riparto delle competenze. 

Viene così alla luce un piano complessivo, dai tempi alquanto ridotti (è stato già pubblicato il bando per le manifestazioni di interesse indirizzato ai privati) che sposa appieno le caratteristiche del modello "Masterplan", già adottato positivamente nel resto d'Italia. L'obiettivo è senza dubbio ambizioso, in quanto si tratterà non solo di recuperare lo status di "attrazione" per il Litorale Domizio, ma di migliorare al tempo stesso la vivibilità di una realtà davvero significativa, fatta di una popolazione complessiva pari a circa 500.000 abitanti e di un territorio di più di 700 chilometri quadrati, ma dove sinistri appellativi quali "Terra dei fuochi" si pongono ancora oggi a testimonianza di un disinteresse durato troppo a lungo, e purtroppo a spese della civile convivenza e della salute di tante persone.