di Teresa Uomo
Fino ad un secolo fa, l’Italia era soggetta a continue emigrazioni, specialmente nel Mezzogiorno. Lo storico docente e politico italiano Ettore Ciccotti citava “tra i fenomeni particolari che presenta l’Italia del Mezzogiorno nessuno è forse più significativo della sua emigrazione. Da oltre un trentennio, prima in misura limitata, poi in proporzioni sempre più vaste ed in maniera persistente, è incominciata, e si è diffuso ed affermato un flusso migratorio, un vero esodo verso i paesi più lontani”. L’Italia è stata terra di emigranti ed ora accoglie gente immigrata.
Siamo stati tra i principali paesi d’emigrazione del mondo, mentre ora siamo diventati una delle principali mete dei flussi migratori internazionali. Dietro a questi flussi d’immigrazione c’è il forte aumento delle cause espulsive nei paesi del terzo mondo, e l’aver reso l’Italia una meta possibile. Ogni giorno giungono centinaia di immigrati su gommoni ed imbarcazioni alla ricerca di una vita migliore.
Oltre all’immigrazione però l’Italia meridionale ha conosciuto da oltre un trentennio una forte emigrazione. Alcuni dei motivi che hanno spinto gli italiani a trasferirsi in terre lontane sono i sistemi arretrati di coltura, le crisi agrarie, i sistemi tributari che oberano eccessivamente sui bilanci. L’immigrazione è un fenomeno che si è verificato per secoli in molti paesi, condizionando fortemente anche il loro sviluppo e la loro storia. Voler combattere il problema dell’immigrazione piuttosto che risolverlo vuol dire andare contro la nostra stessa natura, vorrebbe dire vanificare gli sforzi di tutte quelle persone che hanno lasciato la terra in cerca di una vita migliore.
Le migrazioni di popoli hanno costituito - e tuttora costituiscono - uno degli aspetti più importanti della storia: oggi stiamo assistendo a nuovi flussi migratori, con la presenza di individui diversi per nazionalità, lingua e cultura, per il colore della pelle e per i tratti somatici, e per le loro fattezze.

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