di Teresa Uomo

Secondo i dati UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, tra il 1° gennaio e il 31 maggio 2018 sono sbarcate in Italia 13.313 persone. Tra i paesi di provenienza il più rappresentato è la Tunisia: tra giugno 2014 e giugno 2017 sono arrivate via mare in Italia 550 mila persone, la gran parte proveniente dall’Africa subsahariana. Da luglio 2017 la frequenza degli arrivi è calata sensibilmente, come effetto degli accordi che Italia ed Unione Europea hanno stretto con la Libia e con altri paesi di transito dei migranti, come il Niger. A seguire altri sbarchi provenienti da Eritrea, Nigeria, Sudan, Costa d’Avorio, Pakistan, Mali e Guinea.
Se dunque consideriamo gli sbarchi su tutte le coste europee, tra il 1° gennaio e il 31 maggio 2018 sono arrivati via mare in Europa circa 35 mila migranti. In parte sono sbarcati in Grecia ed in parte in Spagna.
In Grecia arrivano soprattutto siriani e iracheni; mentre in Spagna il numero delle persone in arrivo, in parte via mare e in parte via terra, è aumentato passando dagli ottomila del 2016 ai 22 mila del 2017. Il trend sembra continuare in questo 2018 con una crescita significativa proprio a metà anno.

Gli stati del centro-nord Europa – Austria, Germania, Danimarca, Svezia – accolgono già grandi numeri di richiedenti asilo e rifugiati e non sembrano disposti ad accoglierne altri, chiudendo di conseguenza confini. Gli stati dell’est Europa mostrano un atteggiamento di chiusura totale, rifiutando di accogliere anche numeri minimi di richiedenti asilo.
Attraversare il Mediterraneo è diventato sempre più pericoloso. Migliaia di persone sono intrappolate nei confini interni dell’Europa, in Grecia, Bulgaria, Serbia, Italia stessa, in condizioni in alcuni casi disumane. Il 2018 vede quindi un’Europa sempre più impegnata a contenere i continui flussi migratori in arrivo.
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