giovedì 27 settembre 2018

Alla Campania la maglia nera per l’obesità

di Luigi Rinaldi 

Nonostante il grado di malnutrizione esistente sul pianeta, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. L’eccesso ponderale è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, in genere a causa di un’alimentazione scorretta e di una vita sedentaria. Sfatando un luogo comune abbastanza diffuso, l’obesità non è un “problema dei ricchi”. O almeno, non solo: le fasce di popolazione più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico tendono infatti a consumare più carne, grassi e carboidrati, piuttosto che frutta e verdura, e a curare meno la propria immagine e il benessere fisico. Anche l’Italia, considerata per antonomasia il paese della buona cucina, si trova sempre più costretta a fare i conti con il problema obesità. 

La passione per il cibo e la buona tavola, negli ultimi anni, è cresciuta in maniera esponenziale anche per effetto dei vari show/talent a tema culinario. Lo dimostrano le bacheche dei vari social network inondate di esperimenti ai fornelli o di veri e propri reportage fotografici realizzati quando ci si trova al ristorante. Naturalmente un buon piatto di spaghetti oppure un’abbondante porzione di frittura all’italiana, una tantum, non costituiscono di per sé un rischio per la salute. Le conseguenze dipendono molto dalle abitudini quotidiane che si seguono a tavola e dal tipo di vita che si conduce, soprattutto per quanto concerne l’attività fisica. 

Recentemente il Centro Nazionale di Epidemiologia, tramite il portale Epicentro, ha condotto diversi studi rendendo disponibili numerosi dati per tenere monitorato il panorama italiano sul fronte dell’eccesso ponderale. Alla base dell’analisi risiede il concetto di Indice di Massa Corporeo da calcolare come rapporto tra il peso espresso in Kg e il quadrato dell’altezza espressa in metri. 

La condizione di sovrappeso è identificabile con un indice compreso tra 25 e 29,9 Kg/m2, mentre si parla di casi di obesità quando il valore è maggiore uguale ai 30 Kg/m2. Si stima che oltre quattro italiani su dieci hanno un problema di peso: il 32% della popolazione adulta è sovrappeso e l’11% obeso. 

Osservando le due condizioni di eccesso di peso da un punto di vista geografico, si nota che il nord Italia con l’aggiunta della Sardegna presenta una percentuale di persone coinvolte nel problema sovrappeso inferiore alla media nazionale. Tra le regioni col valore percentuale minore spiccano Liguria (26%), Trentino Alto Adige (26,4%) e Valle d’Aosta (26,7%), mentre all’estremo opposto figura il terzetto composto da Campania (37,4%), Basilicata (36,6%) e Molise (36,8%). 

Decisamente più eterogenea invece la distribuzione percentuale relativa all’obesità che, pur presentando sempre la Campania come regione più in difficoltà (14,1%), rispetto al caso del sovrappeso, vede sia un’inversione di tendenza cromatica fra Emilia Romagna (11,8%) e Basilicata (9,2%), sia uno scenario migliore della media nazionale per gli abitanti di Marche e Lazio che fanno registrare rispettivamente valori più bassi di 2 e 1,3 punti percentuali paragonati al 10,7% italiano. 

Considerando il problema del peso nella sua interezza, senza quindi differenziarne la gravità, colpisce in particolar modo il caso della Campania in cui, con un valore pari al 51,5%, stando alle stime, per ogni 100 adulti ci sarebbero ben dieci persone in più a rischio rispetto alla media italiana e addirittura quasi venti rispetto alla più rosea situazione del Trentino Alto Adige (33,9%). 

Fermo restando eventuali fattori genetici, molti studi condotti a livello di sanità pubblica indicano che sul divario tra nord e sud incidono molteplici aspetti socio-economici, delineando quindi uno scenario in cui le regioni tipicamente associate ad un minore tasso di occupazione siano curiosamente le stesse in cui si presenta il rischio legato al peso in maniera più concreta. 






Lavori per 4 giorni, ti pagano per 5. Sogno o son desto?

di Noemi Colicchio

Perpetual Guardian
Arriva da Wellington, Nuova Zelanda, il modello di lavoro “sostenibile” che rende felici imprenditore, dipendente ed anche l’ambiente. Un primo esperimento è stato condotto dall’azienda Perpetual Guardian, impegnata nel campo dei testamenti e delle assicurazioni per nucleo familiare, ottenendo un successo tale da esser stato ormai preso ad esempio per un cambiamento si spera attecchisca su scala globale. 240 i dipendenti che hanno preso parte all’esperimento che ha ridotto la settimana lavorativa a 4 giorni invece che 5 in due mesi dell’anno appena trascorso e nel luglio 2018 sono state già tirate le somme di quanto accaduto: la produttività ha toccato picchi fino a quel momento sconosciuti alla corporate, proprio perché i lavoratori hanno avuto la possibilità di ottimizzare il proprio lavoro in un margine di ore ristretto, dedicando così più tempo ad affetti e hobby. 

Due ricercatori sono stati assunti per verificare gli effetti di questa scelta sul personale, tra cui Jarrod Haar, Docente HR presso la University of Technology di Auckland, che ha rilevato un miglioramento del 24% nell'equilibrio vita-lavoro. Percentuale irrisoria? Non direi! Già dopo i primi giorni liberi, i dipendenti sono tornati più attivi ed energici alle proprie postazioni. "I supervisori hanno dichiarato che lo Staff era più creativo, con una presenza più partecipata, puntuale e nessuno lasciava l’ufficio in anticipo o si concedeva pause lunghissime” conferma il Sig. Haar affermando che “la loro effettiva prestazione lavorativa non era affatto mutata, pur essendo stata eseguita per 4 giorni invece che per 5”. 

Si potrebbe dire, anzi, che il meccanismo psicologico scattato nel personale abbia funzionato esattamente all’opposto: avere meno tempo a disposizione ha indotto tutti - o quasi - ad ottimizzare i tempi aumentando la propria produttività durante le ore dietro la scrivania. Le riunioni sono state ridotte da 2 ore a 30 minuti e i vari Team di lavoro hanno addirittura creato un codice di comunicazione, fatto di segnali utili a contrassegnare chi avesse bisogno di silenzio e concentrazione in quel momento, per lavorare senza distrazioni. Probabilmente è questo il primo caso al mondo, in assoluto, dove un dipendente viene pagato per più giorni di quelli in cui realmente lavori! In Svezia, nella città di Gothenburg, è stato condotto un esperimento simile che ha portato alla riduzione delle ore di lavoro giornaliere. Siamo tutti d’accordo però nell’affermare che avere un giorno libero in più… è tutt’altra storia! 

Andrew Barnes del Perpetual Guardian
Come nasce l’idea? Andrew Barnes, il fondatore dell'azienda, ha raccontato di aver avuto questa intuizione dopo aver letto un interessante rapporto scientifico in cui si sottolineavano gli effetti delle distrazioni a lavoro sui dipendenti: simili a quelli dati da una notte insonne o fumo di marijuana. In media, sottolineava l’articolo, ogni lavoratore impiega in modo totalmente improduttivo tre ore della propria giornata lavorativa. Attenzione, di ogni sua giornata lavorativa. I risultati raggiunti dal Perpetual Guardian hanno palesemente dimostrato che non è importante il numero di ore, quanto la comunicazione dirigenziale e manageriale che dà l’impronta culturale all’azienda. Si lavora per obiettivi, mettendo in campo le proprie capacità di problem solving, nei tempi necessari e sufficienti. Aggiunge Barnes: "Un contratto dovrebbe riguardare un livello di produttività concordato. Se termini il lavoro in meno tempo, perché dovrei tagliare la tua paga?". 

Testimonianza interessante quella di una madre lavoratrice, la Signora Barker, che afferma di esser sempre stata distratta durante le ore lavorative dai mille pensieri che affaticano le madri lavoratrici: questioni familiari, fare la spesa, i bambini a scuola, le bollette da pagare. Avere un giorno in più libero ha significato poterle risolvere e rilassarsi durante il weekend. Risultato? Dice di non esser mai stata più produttiva a lavoro come in quei due mesi. 

Finora abbiamo considerato i benefici che incidono positivamente sul personale. Ma diamo un’occhiata all'ambiente: cosa significa far lavorare un giorno in meno i propri dipendenti? Per l’azienda, meno energia elettrica ed in generale costi legati ad utenze che si abbassano notevolmente. Per il mondo intero, una importante diminuzione dell’inquinamento ambientale! Potremmo ideare spazi più piccoli da dedicare ai nostri uffici e concentrarci sulla possibilità di declinare il concetto di “smart working” in più sfaccettature, tali da realizzare gli interessi dell’intera collettività. 

Nessun sogno, bisogna che ci destiamo. 


“Ricomincio dai Libri”, 5-6-7 ottobre al MANN di Napoli

di Teresa Uomo 

La V edizione di Ricomincio dai Libri, la Fiera del libro di Napoli si terrà nei giorni 5, 6 e 7 Ottobre. Il grande evento ad ingresso gratuito si terrà al MANN, il Museo Archeologico di Napoli e presso la Galleria Principe di Napoli di fronte al Museo. Il tema della quinta edizione sarà quello delle frontiere, tema molto attuale in questo periodo in cui si parla con insistenza di alzare muri e respingere gli stranieri. In un mondo dove non si fa altro che parlare di alzare muri e respingere lo straniero, l’unica arma che abbiamo per abbattere le frontiere ed aprirle a tutti sono gli strumenti della cultura. 

Novità anche dal punto di vista editoriale. Sarà lo scrittore Lorenzo Marone il nuovo direttore editoriale della Fiera del Libro di Napoli “Ricomincio dai Libri”. Scrittore napoletano, ex avvocato, Marone è l’autore di bellissimi libri come “La tentazione di essere felici” del 2015 da cui è stato tratto nel 2017 il bel film “La tenerezza” con Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, e tanti altri bravi attori; altri successi di Marone sono “La tristezza ha il sonno leggero”, “Magari domani resto”, “Un ragazzo normale”. 

Sono contento ed orgoglioso che i ragazzi di Ricomincio dai Libri abbiano voluto affidarmi la direzione editoriale della Fiera – sostiene Lorenzo Marone - darò il mio contributo e porterò il mio entusiasmo in una casa già piena di gioia”. Questa fiera godrà del patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e ai Giovani del Comune di Napoli, e della collaborazione della III Municipalità

“Ricomincio dai Libri” nasce nel 2014 ed è la prima fiera del libro dopo Galassia Gutenberg. Si avverte il bisogno di valorizzare quelle realtà editoriali e associative che con il loro lavoro contribuiscono alla diffusione della cultura nel nostro paese, e vuole essere un trait d’union tra chi fa cultura e chi ama fruire di essa, un appuntamento per gli amanti delle lettere e delle arti. Una fiera del libro che rappresenta un nuovo inizio per il panorama editoriale, con al centro i veri protagonisti della cultura, una vera festa, un momento di aggregazione, d’incontro, di scambio e di crescita culturale, soprattutto per gli amanti della cultura. 

I primi autori che parteciperanno alla V edizione di Ricomincio dai Libri: Gennaro Aiello, Vincenzo De Lillo, Mariagrazia Giuliani, Oscar Nicodemo, Lilly Pinto, Gabriella Ronza, Lucio Sandon, Maria Sirago, Annunziata Zinardi, Mario Volpe, Daniela Vellani, che presenteranno i loro romanzi. 



Mahmud Darwish: essere esule non è sinonimo di essere solo

di Fiorenza Basso

“[…] e l’amore, come la morte, è una promessa che non si può rifiutare … e che non svanisce”. 

Questi sono alcuni dei versi che compongono la raccolta poetica intitolata “Undici pianeti” scritta da Mahmud Darwish, poeta palestinese, morto nel 2008. 

L’opera, edita da Editoriale Jouvence, è stata presentata da Silvia Moresi, arabista, traduttrice e curatrice della stessa e da Gennaro Gervasio, docente dell’università Roma Tre, nei giorni scorsi al Caffè Arabo di piazza Bellini. 

Undici pianeti è stato composto e pubblicato nel 1992, anno particolarmente ricco di significati per lo scrittore palestinese, sia dal punto di vista storico sia privato: ricorreva il cinquecentenario del 1492, anno della scoperta dell’America e della definitiva espulsione di arabi ed ebrei dall’Andalusia; nel 1992 Mahmud Darwish ha visitato per la prima volta la Spagna; nel 1991 erano stati avviati dei negoziati tra Israele e Palestina, tesi ad un processo di pace, che si concluderanno con il clamoroso insuccesso degli accordi di Oslo nel 1993

Il titolo dell’opera del poeta palestinese richiama la XII sura del Corano, dove è rivelato che Giuseppe svela a suo padre Giacobbe di aver visto in sogno undici pianeti inchinarsi davanti a lui, segno della volontà di Dio di concedergli la capacità di interpretare il passato e di prevedere il futuro attraverso i sogni. 

L’opera poetica sebbene divisa in due parti è attraversata da un unico fil rouge che lega indissolubilmente tutti i componimenti fra loro: l’esilio. Il poeta palestinese scava, con l’ausilio della poesia, nel doloroso passato per portare alla luce non solo l’identità propria e del popolo palestinese, ma di tutti quei popoli che sono stati costretti a calpestarla a causa dell’egoismo egemonico perpetrato dalla potenza dell’uomo. La poesia, dunque, diventa l’unico antidoto contro l’oblio della Storia, e un lieve conforto per chi vive la stessa condizione di esule. Darwish decostruisce l’immagine dello straniero che il vincitore ha disegnato negli anni fino a renderla impossibile da identificare. L’esule, pertanto, non è più una sola persona e una persona sola, è invece un uomo che condivide la sua triste condizione insieme all’altro, abbattendo qualsiasi barriera, perché i grandi dolori non hanno confini. 

La poesia di Mahmud Darwish si presta, così, a diventare un locus amoenus, dove si ritorna ogni volta che la tristezza inaridisce i cuori, dove la parola scritta rinfranca l’animo dell’esule, dove è possibile rinascere dando voce al proprio dolore solo attraverso il confronto con l’altro e il conforto dell’altro, perché non si è più soli. 



"Decreto Ischia": i primi passi verso la ricostruzione

di Antonio Cimminiello 

A poco più di un anno dal terribile sisma che ha colpito Ischia, seminando distruzione e morte in particolare nei Comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno, sta per avviarsi a completamento l'iter di approvazione del Decreto con il quale si potrà cominciare concretamente ad avviare un piano per la ricostruzione ed il soddisfacimento delle esigenze degli abitanti dell'Isola verde nate in virtù del sisma: in altre parole, l'obiettivo sarà assicurare "la riparazione, la ricostruzione, l’assistenza alla popolazione e la ripresa economica". 

Infatti l'intento dell'esecutivo nazionale guidato dal premier Giuseppe Conte - tra l'altro venuto sull'isola ad annunciare l'iniziativa normativa - è andare oltre la sola possibilità di ridare un tetto a chi non l'ha più, il tutto sotto la supervisione di un Commissario, individuato nella persona del Prefetto Schilardi, sui cui poteri effettivi - per lo più di gestione e coordinamento degli interventi- non sono mancate polemiche. 

Nel Decreto si prevede una serie di iniziative di carattere economico e fiscale, come la concessione di un contributo per gli imprenditori ed i professionisti che abbiano subito un significativo ridimensionamento del loro fatturato annuo, o ancora la sospensione della riscossione dei cartelle esattoriali e di alcuni tributi fino al 2020

Quanto alla ricostruzione vera e propria, viene assicurata l'intera copertura dei costi che sarà necessario sostenere per creare una nuova abitazione, e precisamente per gli interventi più disparati, dalla "riparazione, ripristino, ricostruzione, delocalizzazione e trasformazione urbana degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo e per servizi" fino all'eliminazione dei "danni agli edifici privati di interesse storico-artistico". 

Non vengono previsti precisi limiti temporali, per cui si potrà anche ricostruire a spese proprie per poi successivamente ottenere il contributo descritto. Potrà accedere al contributo chiunque non sia stato in passato responsabile di abusi edilizi, compresi coloro per i quali i competenti Comuni accoglieranno le istanze di condono presentate ai sensi delle apposite Leggi del 1985, 1994 e 2003: con questa scelta viene finalmente chiusa un'aspra polemica sorta proprio in ordine all'estensione della platea dei beneficiari, considerato che l'Isola d'Ischia purtroppo è uno dei territori più colpiti dal fenomeno del "cemento selvaggio" e che molti abitanti negli anni hanno edificato costruzioni abusive in parte interessate proprio dal sisma. 

Il provvedimento normativo promette bene - anche in virtù della sua apparente operatività "ad ampio raggio" - nella speranza che non venga "affossato" dai tempi della burocrazia, quegli stessi tempi che hanno praticamente paralizzato tutto, a partire dal funesto 21 Agosto del 2017. 





Nuovo scontro De Laurentiis- Comune di Napoli sullo stadio San Paolo

di Antonio Ianuale 

Un contenzioso infinito si è ormai stabilito tra il Comune di Napoli e la SSC Napoli per la proprietà e l’utilizzo dello stadio San Paolo, teatro delle partite casalinghe della squadra di calcio. I rapporti tra il Comune e il presidente Aurelio De Laurentiis sono sempre stati difficili, caratterizzati da alti e bassi, con continue e reciproche provocazioni. E la questione dello stadio San Paolo è sempre stata oggetto di incomprensioni tra le parti in causa.

 Ad agosto, però, sembrava che le parti si fossero riavvicinate e ormai pronte ad un accordo, ma la mancata firma del presidente del Napoli alla convenzione ha bloccato tutto. Negli ultimi giorni il patron De Laurentiis, nuovo proprietario del Bari, ha paragonato lo stadio San Nicola con lo stadio napoletano, esaltando la struttura e l’amministrazione barese, e lamentandosi invece del San Paolo e del rapporto con l’amministrazione comunale napoletana. 

Il vulcanico presidente del Napoli ha paventato anche l’opzione di giocare la gare casalinghe della Champions League in un altro stadio, spiazzando l’amministrazione comunale che ha risposto lamentando delle mancanze del piano per lo stadio presentato dal Calcio Napoli. L’inizio del campionato di serie A ha imposto almeno una soluzione di compromesso: il Napoli pagherà l’affitto del San Paolo almeno per la prima parte della stagione con un cospicuo introito per le casse comunali. 

La questione stadio agita l'opposizione in Consiglio comunale: “Le dichiarazioni del Presidente De Laurentiis circa la possibilità di disputare le partite di Champions del Napoli al San Nicola di Bari hanno un unico responsabile ed è l’Amministrazione comunale. L’unico colpevole della rottura dei rapporti istituzionali è il Comune, che non è stato capace di trovare una soluzione valida per evitare che ciò accadesse. Ma, ci chiediamo, l’irreprensibile esecutivo cittadino è consapevole di cosa possa significare questo per la città e per l’indotto che ruota intorno ad una manifestazione sportiva così importante? Una perdita senza precedenti, che avrà notevoli ricadute sull’intera economia cittadina. Alla luce di ciò, abbiamo già inoltrato una richiesta urgente di convocazione della conferenza dei Capigruppo per calendarizzare al più presto una Monotematica sulla questione”. Ad affermarlo sono i Consiglieri comunali David Lebro (La Città) e Diego Venanzoni (PD). 

I consiglieri lamentano la mancanza di trasparenza del progetto stadio con il Consiglio comunale, tenuto all’oscuro dell’evolversi della vicenda che sembra difficile da districare, almeno in tempi brevi: “Siamo molto preoccupati -sentenziano ancora Lebro e Venanzoni- perché prima hanno esautorato il nostro ruolo di Consiglieri, negandoci addirittura il diritto di accesso a documenti ed informazioni importanti e poi, forti della loro incapacità amministrativa, stanno continuando a coltivare il terreno dello scontro. E’ arrivato il momento che il Consiglio comunale faccia la sua parte, ecco perché crediamo che solo una Monotematica sull’argomento possa rappresentare uno strumento efficace per riaprire finalmente la strada del dialogo e della mediazione”. La querelle è ancora aperta e destinata a nuove puntate.




Porti: si intensifica la collaborazione tra Campania e Hong Kong

di Luigi Rinaldi 

Lo scorso mese di maggio, con la firma da parte del Presidente del Consiglio del DPCM di ratifica del Piano di Sviluppo Strategico, è stata istituita la Zona Economica Speciale della Campania. Una importante opportunità per attrarre nuove attività produttive e logistiche e per aumentare la capacità di internazionalizzazione delle imprese della Campania. I porti, in particolare, saranno destinati a ricevere grande impulso dall'attuazione della Zes, con l'esaltazione del loro ruolo di sbocco dei prodotti campani verso il Mediterraneo e il mondo intero. 

In quest’ottica, durante la passata primavera, è stato avviato un tavolo di confronto e dialogo tra il sistema portuale campano ed il governo di Hong Kong nel corso della visita organizzata in Asia dal Propeller Club. Al fine di dare ulteriore impulso a questa forma di collaborazione, nei giorni scorsi, l’Autorità Portuale del Mar Tirreno Centrale ha promosso, d’intesa con l’International Propeller Club, un incontro con Benjamin Wong, responsabile del Dipartimento dei Trasporti e dell’Industria di Invest Hong Kong, struttura del ministero dell’Economia. 

Il confronto, che si è tenuto nella sala riunioni dell’Authority, ha visto la partecipazione di una significativa rappresentanza del cluster marittimo partenopeo. Pietro Spirito, Presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno centrale, ha evidenziato come l’istituzione della Zes della Campania offrirà l’opportunità di sviluppare non solo l’economia regionale ma di aprire a nuovi investitori e di individuare con realtà, dove già esistono da anni le Zes, i punti di contatto, le iniziative da intraprendere per accrescere l’economia e l’occupazione in Campania. 

Hong Kong, come ha sottolineato mister Wong, è tra le città asiatiche quella più internazionale e disponibile a collaborare per supportare lo sviluppo di Napoli, di Salerno e della Campania. “Una città – ha ricordato Riccardo Fuochi, presidente del Propeller Club di Milano – che ha fatto della logistica il fulcro del proprio sviluppo e soprattutto del settore marittimo”. Il presidente dell’Autorità Portuale ha, infine, precisato che “bisogna lavorare ad una strategia di medio periodo per dare continuità ad incontri che possono aprire opportunità alla nostra portualità, ma in generale al sistema economico del nostro territorio”. 



Duomo di Napoli: una terrazza per ammirare tutta la città

di Teresa Uomo

La Napoli che non smette mai di sorprendere. Il Duomo di Napoli apre le sue terrazze a tutti i visitatori. La bellissima passeggiata sui tetti del Duomo è già stata annunciata diverse volte nel passato, ma questa volta si concretizza, ed è stata indicata finalmente una data di apertura prevista per Natale 2018

Il nuovo percorso permetterà ai cittadini napoletani ed ai turisti la possibilità di passeggiare sui tetti del Duomo ammirando così tutto il Centro Storico di Napoli. Si potrà ammirare il capoluogo campano in tutta la sua bellezza e che si candida a diventare una delle attrazioni della città per il Natale 2018, sia per i tanti turisti in visita sia per i cittadini, che avranno a disposizione così un nuovo punto di vista sulla loro città natale. 

A cinquanta metri d’altezza si potrà ammirare con un unico sguardo l’architettura del Duomo, lo skyline napoletano dal Vesuvio, le piazze ed i palazzi del centro, e le diverse bellezze: dai caratteristici vicoli di Napoli alle isole di Ischia e Capri

I tetti del Duomo saranno accessibili tramite ascensore che porterà ad un corridoio all’aperto con diversi punti panoramici. Il percorso sarà illuminato in modo da permettere di organizzare diverse visite serali sulle terrazze. I lavori sono stati svolti dal Comune di Napoli e dalla Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti per rivalutare e preservare il Centro Storico di Napoli Patrimonio dell’Unesco

La terrazza dispone di un panorama spettacolare che affaccia sul centro storico della città, dalle colline di Capodimonte e Camaldoli alle isole del golfo di Napoli. La passeggiata offre un punto di vista straordinario ed inedito su Napoli, una veduta a 360° nel corpo vivo della città. Il progetto è finanziato per 100 milioni di euro dall’Unione Europea, quattro dei quali sono stati usati per la passeggiata sul tetto del Duomo, ma anche per il recupero e il restauro della navata laterale della Cattedrale, della cappella del Tesoro Vecchio di Santa Restituta, degli affreschi del battistero. I lavori da poco conclusi al Duomo di Napoli fanno parte delle opere realizzate grazie ai fondi del grande progetto UNESCO per il Centro storico di Napoli che, solo per il Duomo, ha coperto lavori per ben 4 milioni di euro iniziati già circa 4 anni fa. 

La passeggiata sul tetto ci porta a scoprire dall’alto i vicoli di Napoli con le sue terrazze multicolore. Il progetto è nuovo, ma l’idea è datata anni ’60 quando già Roberto Di Stefano, ingegnere e storico dell’architettura, promosse una passeggiata sul “tetto” di Napoli, mettendo ancora di più a nudo ed in risalto le bellezze del Duomo.


NAS in Campania: picco di autocertificazioni fasulle

di Noemi Colicchio

Tutte le scuole d’Italia hanno aperto le porte agli studenti. La corsa ai banchi in ultima fila è iniziata in date differenti lungo tutto lo stivale ma, certamente, la polemica prevalente tra i genitori resta quella che ci ha accompagnati durante tutta l’estate 2018: vax sì o no

La lotta di Vincenzo de Luca, Presidente della Regione Campania, per una copertura vaccinale totale della regione non è ancora andata a buon fine. Siamo ad una percentuale del 97% con grossi passi in avanti soprattutto negli ultimi mesi grazie a campagne di sensibilizzazione che hanno permesso di fare un balzo in avanti dall’80%, soglia quasi limite per l’incolumità dei più piccoli. 

"In Campania a scuola si va solo con la certificazione di avvenuta vaccinazione che rilasciano i medici e non i liberi pensatori" ribadisce De Luca, a margine della presentazione della rete dei progetti di ricerca oncologica che interesseranno il territorio avvenuta il 10 Settembre scorso, "usciamo dalle cialtronerie - aggiunge - le certificazioni mediche le rilasciano i medici e non i politici, se vogliamo tutelare i bambini immunodepressi". 

La realtà è ben diversa: dopo il voto alla Camera all'emendamento del Movimento 5 Stelle che ratifica la preesistente circolare ministeriale, sono bastate anche delle semplici autocertificazioni per permettere ai bambini di accedere alle scuole senza problema alcuno. De Luca accusato di allarmismo ingiustificato e “acchiappalike”, teso solo ad incutere timore in quei genitori che proprio non sono riusciti a munirsi di certificato ASL visti i tempi molto ristretti. 

Intanto nelle scuole i NAS dipingono un quadro di totale sconforto: la Campania risulta prima in classifica per i ‘furbetti’ del certificato vaccinale. Sono 1.493 gli istituti scolastici ed educativi italiani monitorati dai Carabinieri dei Nas nel periodo compreso tra il 4 ed il 14 Settembre al fine di controllare la veridicità delle certificazioni ed autocertificazioni di regolare adempimento degli obblighi vaccinali dei minori, presentate dai genitori al momento dell’iscrizione a scuola. Risultato? Su 55 casi di “segnalazioni all’autorità giudiziaria” per “acclarato falso documentale di autocertificazioni” – come si legge sul sito del ministero della Salute – ben 15 sono state commesse in Campania e 12 in Basilicata, seguite da Veneto e Sardegna con 7, Puglia (4), Sicilia e Toscana (3), Lombardia (2), e un caso per Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. 

Nel dubbio che l’autocertificazione dei genitori sia documento bastevole ad attestare l’adempimento degli obblighi vaccinali previsti, ci si ritrova nella devianza dal legale con falsi pericolosi per la salute di centinaia di bambini per istituto. 




Telecamere alla Sanità: quando lo Stato "non vede"

di Antonio Cimminiello 

"Mai più". Sono le parole che affiorarono nella mente di tutti, all'indomani dei funerali di Genny Cesarano, il giovane che ha pagato con la vita la "colpa" di trovarsi nel mezzo di una sparatoria di camorra, di trovarsi al posto sbagliato, anche se quel posto è una semplice piazza, e cioè quello che dovrebbe essere un normale e sicuro luogo di aggregazione. O ancora meglio, una testimonianza viva "dell'oro di Napoli", perchè si sta parlando del Quartiere Sanità, della culla del "Principe della risata" Totò ed anche di tante bellezze storiche ed architettoniche. 

Ma la Sanità è anche dedalo di vicoli ed umanità dove troppe volte gli occhi non arrivano, o peggio vengono chiusi, quando si tratta di "stese", di criminalità, di lotte per la conquista anche solo di pochi metri di strada. Proprio per questa ragione venne salutata con entusiasmo la decisione di installare alla Sanità una serie di telecamere, come tra l'altro già accaduto nel resto della città: una misura semplice, ma che racchiude tanta efficacia deterrente. 

Cosa è cambiato a questo punto da quel triste Settembre 2015 in cui mori Genny? La Sanità oggi sembra "aprirsi al mondo", si riescono perfino a scorgere turisti in quei vicoli, ma ad un certo punto si scopre che delle telecamere non c'è nessuna traccia: precisamente, si può parlare solo della comparsa di "occhi elettronici", per nulla funzionanti a partire dal 24 Agosto scorso. 

Ha avuto così inizio l'oramai solito tourbillon delle competenze e delle responsabilità. La Questura veniva a conoscenza della disdetta, ad opera della ditta che ha installato le telecamere, del contratto di fornitura di energia (relativo ai contatori che avrebbero alimentato l'impianto di videosorveglianza) in virtù della mancata voltura dello stesso da parte del Comune di Napoli. Accuse prontamente rispedite al mittente da quest'ultimo, il quale, per il tramite del Capo di Gabinetto Attilio Auricchio, fa sapere di aver da molto prima chiesto tale voltura, frenata in ciò proprio dalla disdetta - non annunciata - della ditta installatrice. 

Adempimenti doverosi mancati? Assenza di comunicazione? La causa di tutto ciò forse non verrà mai chiarita del tutto, o forse si, anche se ciò conta davvero poco. Ciò che conta è l'impatto che anche un semplice disservizio può avere su una "rinascita" che sembra davvero coinvolgere la Sanità, una rinascita che sembra sempre sul punto di spiccare il volo, che avrebbe sempre bisogno degli occhi dello Stato, salvo poi scoprire che quegli occhi non "vedono", anche se elettronici. 



La stagione teatrale del Teatro Nuovo sarà una….Esperienza Inattesa

di Antonio Ianuale 

La stagione teatrale 2018/2019 è alle porte, l’offerta culturale garantita dai teatri napoletani è sempre di altissimo livello, che spazia dalla drammaturgia alla musica alla danza, con un mix tra tradizione popolare e drammaturgia contemporanea. Il Teatro Nuovo del direttore Alfredo Balsamo con la sua ottava programmazione Esperienza inattesa conferma una vocazione per la sperimentazione continua tra prosa, musica e danza a cui si affiancherà la nuova comicità. L’avvio della stagione è affidato all’attore e regista stabiese Gianfelice Imparato che dall’11 al 14 ottobre, dirige i giovani diplomati della Scuola per Attori "Orazio Costa della Fondazione Teatro della Toscana" in Eduardo per i Nuovi, una rappresentazione di una selezione di atti unici del repertorio eduardiano. 

Dal 20 al 21 ottobre in scena c’è il drammaturgo napoletano Fortunato Calvino che con La Tarantina, mette in scena la vita di un travestito napoletano dei Quartieri Spagnoli. La classicità della drammaturgia nazionale è garantita dalla rappresentazione dell’Aminta portata sulla scena da Antonio Latella dal 16 al 18 novembre

Grande attesa per Claudio Santamaria e i Marlene Kuntz ne Il Castello di Vogelod, tratto dal romanzo omonimo di Rudolf Stratz, dove alcuni uomini per le condizioni avverse meteorologiche sono costrette a restare insieme in un castello. 

Il nuovo anno è aperto da Marco Baliani con Kohlhaas, pièce che riprende un fatto di cronaca realmente accaduto nella Germania del 1500, scritto da Heinrich von Kleist, e con Corpo di stato, per la drammaturgia e la regia di Maria Maglietta. Baliani ripercorre i giorni della prigionia dello statista democristiano Aldo Moro, con la voglia di interrogarsi su un episodio particolarmente oscuro della nostra storia repubblicana. L’appuntamento è per il 12 e il 13 con Kohlhaas e dal 16 al 20 con Corpo di Stato

Il versatile attore Giuseppe Battiston sarà il protagonista di Churchill con la regia di Paolo Rota dal 30 gennaio al 3 febbraio 2019. Un Churchill che riesce a parlare di oggi non senza un pizzico di ironia. La commedia calca la scena con Buon anno, ragazzi di Francesco Brandi, dove i personaggi non riescono a comprendersi e ad esprimere le proprie emozioni. 

 A marzo, dal 2 al 3, sarà in scena Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, tratta dalle pagine iniziali del romanzo L’esattore dello scrittore greco Petros Markaris, ambientato nella Grecia colpita dalla crisi economica. 

Il programma si chiude con Nerium Park di Josep Maria Mirò dal 6 al 10 marzo 2019, Regina Madre di Manlio Santanelli, nell'adattamento e la regia di Carlo Cerciello dal 20 al 24 marzo 2019, Cantico dei Cantici di Roberto Latini dal 3 al 4 aprile 2019, Incognito di Nick Payne dal 10 al 14 aprile 2019. 

L’offerta culturale si impreziosisce con un repertorio di danza contemporanea: Quelli della danza, la seconda edizione di Stand up Comedy a cura di Eduardo Ferrario, la terza edizione della rassegna Il Nuovo Suona Giovane con protagonista la musica e Migranti Bandoneón, rassegna dedicata al tango argentino.