martedì 18 dicembre 2018

Ancora un Commissario per la Sanità in Campania

di Luigi Rinaldi 

Il Ministro della salute Giulia Grillo
Secondo il Ministero della Salute, in Campania non è ancora possibile ripristinare i poteri ordinari in materia di Sanità. Il Ministro Giulia Grillo ha testualmente dichiarato: “i dati mostrano che la Campania deve fare ancora molto per uscire dal commissariamento anche se un salto in avanti c’è”. E’ stato puntato il dito soprattutto sui livelli di assistenza, che dividono la Campania dal tetto minimo di pochissimi punti. Tutto ciò, secondo il Ministro della Salute, renderebbe opportuno, anzi necessario, un ulteriore periodo di commissariamento. Non poteva mancare, naturalmente, la netta e decisa reazione da parte della Regione Campania

Il delegato della Regione, Enrico Coscioni, ha ricordato come al tavolo di verifica i tecnici dei ministeri vigilanti (Economia e Salute) abbiano sancito il raggiungimento degli obiettivi. Per la Regione la scelta del Ministero sarebbe dettata principalmente da finalità di natura politica ed elettorale

Nei corridoi della Regione Campania, in tanti sostengono che l’Esecutivo, grazie al Decreto Fiscale, che ha ripristinato l’incompatibilità tra la funzione commissariale e quella di governatore, punterebbe a scegliere un nuovo tecnico da mandare a Napoli, esautorando il Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, proprio nel momento in cui la strategia di questi anni ha realizzato l’obiettivo di un innalzamento dei livelli essenziali di assistenza. 

Una operazione che potrebbe avere riflessi anche sul piano elettorale, perché interverrebbe sugli ultimi diciotto mesi della legislatura regionale, che si avvia al rinnovo nella primavera del 2020. Non è escluso che la situazione porterà ad un vero e proprio conflitto tra Regione Campania ed Esecutivo dinanzi alla Corte Costituzionale. Il commissariamento, in realtà, dovrebbe corrispondere a situazioni eccezionali documentate e comprovate, trattandosi di una forzatura che altera il sistema democratico nei suoi equilibri fondamentali, cioè nel rapporto tra elettore e amministrazione dello Stato. 

Del resto la Sanità, è assegnata alle Regioni dall’ordinamento vigente, ragion per cui il Ministro dovrebbe solo prendere atto del quadro rappresentato ai tavoli ministeriali, per disporsi conseguentemente. Sulla questione, in verità, la Corte Costituzionale ha già avuto modo di esprimersi, nella sentenza n. 199 del 9 ottobre, depositata lo scorso 15 novembre, affermando che: “Questa Corte non può esimersi dal rilevare l’anomalia di un commissariamento della sanità regionale protratto per oltre un decennio, senza che l’obiettivo del risanamento finanziario sia stato raggiunto, con tutte le ripercussioni che esso determina anche sugli equilibri della forma di governo regionale, a causa del perdurante esautoramento del Consiglio e della stessa Giunta a favore del Commissario ad acta, soprattutto quando è impersonato dal Presidente della Giunta, in un ambito cruciale per il governo della Regione”. 

Ciò nonostante, il Governo continua a tirare dritto sulla questione del commissariamento della sanità campana e delle altre regioni come Molise e Calabria. E il ministro Grillo ha annunciato, in un'intervista esclusiva all’Adnkronos, che «i commissari e i subcommissari alla sanità nelle Regioni saranno generali e tecnici, scelti cioè sia fra figure di legalità che tecniche. Stiamo cercando una figura di legalità e una figura tecnica, lo schema che seguiamo è questo. In Molise mi hanno accusato di voler militarizzare la sanità: non è così. Ma in Molise, Calabria, Campania non puoi non mettere una figura di legalità, sono regioni dove sono agli onori della cronaca i problemi giudiziari. Quindi lo schema sarà questo: un generale e un tecnico, come subcommissario, così si ha una squadra completa. Mi hanno accusata di voler militarizzare la sanità, ma in alcune realtà questo è necessario». 


L'Orientale: la prima Università di lingue in Europa. Un “mondo magico”

di Teresa Uomo 

Palazzo du Mesnil a via Chiatamone
Fondata a Napoli nel 1732 la più antica Scuola di sinologia e orientalistica di tutta l’Europa: l’Università Orientale. C’è chi la considera come un mondo magico: apri una porta e senti parlare una lingua, apri quella successiva e senti parlare in un’altra lingua. Ciò offre tante possibilità portando numerosi vantaggi. L’Orientale primeggia anche per gli studi arabistici e islamici, non trascurando però le culture, gli usi e i costumi del mondo occidentale rappresentato dall’Europa e dall’America. Ha la sede centrale a via Chiatamone

Nata nel dicembre del 1888 dalla trasformazione del Real Collegio Asiatico all’indomani dell’Unità d’Italia, evoluzione a sua volta dell’antico Collegio dei Cinesi. Quest’ultimo fu fondato nel 1724 da Matteo Ripa, missionario che dal 1711 al 1723 aveva lavorato come pittore e incisore su rame alla corte dell’imperatore mancese Kangxi. Quando il sacerdote tornò a Napoli, portò con sé quattro giovani cinesi e un maestro di lingua e scrittura mandarinica. Costituì così il primo nucleo della scuola impegnata nella formazione religiosa e nell’ordinanza sacerdotale di giovani cinesi destinati a diffondere il cattolicesimo nel loro paese. Il primo riconoscimento ufficiale arrivò nel 1732 dal papa Clemente XII

Uno degli obiettivi del Collegio era creare anche interpreti ed esperti nelle lingue dell’India e della Cina al servizio della Compagnia di Ostenda, costituita nei Paesi Bassi con il favore di Carlo VI d’Asburgo, per stabilire rapporti commerciali tra i paesi dell’Oriente Estremo e l’Impero Asburgico, nel cui ambito rientrava il Regno di Napoli. 

Dopo l’Unità d’Italia, il Collegio dei Cinesi fu trasformato in Real Collegio Asiatico, struttura divisa in due parti: missionaria e laica, per gli studiosi di lingue asiatiche. Intanto nella scuola si iniziò ad insegnare anche arabo e russo, oltre, a partire dal 1878, hindi, urdu, persiano e greco moderno

Nel 1888 la sezione missionaria della scuola fu eliminata del tutto e il nuovo Istituto fu trasformato in un’Università, mentre precedentemente, il Real Collegio Asiatico era considerato una scuola superiore secondaria. 

Università Orientale di Napoli
Agli inizi del Novecento l’Università passò dal ministero della Pubblica Istruzione al controllo del ministero delle Colonie. L’accademico italiano Carlo Alfonso Nallino fece un’opera di riqualificazione volta a trasformare l’Istituto nel centro di formazione del personale coloniale. 
Attualmente l’Università possiede tre dipartimenti

· Asia, Africa e Mediterraneo; 

· Scienze Umane e Sociali e Studi Letterari; 

· Linguistici e Comparati. 

Un Ateneo unico sul territorio regionale che mette a disposizione un’offerta formativa esclusivamente di tipo umanistico. L’Università degli Studi di Napoli “L'Orientale” è il principale ateneo statale italiano specializzato nello studio e nella ricerca delle realtà linguistico-culturali dell’Europa, dell’Asia, dell’Africa e delle Americhe. Sua peculiarità è l’insegnamento delle lingue e delle culture straniere: lingue europee e americane, quali inglese e angloamericano, francese tedesco, spagnolo e ispanoamericano, catalano, portoghese, svedese, olandese, russo, polacco, ceco, serbo-croato, bulgaro, rumeno, finlandese, ungherese, albanese, sloveno; lingue asiatiche quali turco, arabo, ebraico biblico e medievale, ebraico moderno e contemporaneo, persiano, hindi, urdu, sanscrito, tibetano, cinese, coreano, giapponese, indonesiano; lingue africane quali amarico, berbero, hausa, somalo, swahili, lingue del Ciad; lingue antiche quali accadico egizio, greco antico, latino, antico slavo ecclesiastico, sumero, antico persiano e altre lingue antico e medio iraniche, elamico. 

Altri settori disciplinari di grande rilievo sono costituiti dagli studi archeologici, attraverso campagne di scavo presenti in Europa, Asia ed Africa, dagli studi di relazioni internazionali e dai più recenti orientamenti critici della realtà accademica internazionale, come gli studi femministi e di genere o gli studi post-coloniali.


Natale a teatro: gli spettacoli delle feste natalizie a Napoli

di Antonio Ianuale 

L’atmosfera del Natale e la magia del teatro sono una combinazione eccezionale: non a caso nei teatri napoletani non mancano rappresentazioni per tutti i gusti. Dalle pièce natalizie in senso stretto, alla grande tradizione del teatro napoletano fino alla grande musica e alla grande lirica, la scelta è davvero varia. Coloro che vogliono trascorrere un Natale all'insegna delle risate avranno solo l’imbarazzo della scelta: al Teatro Augusteo il Natale vede protagonista l’attore Carlo Buccirosso che porta in scena la commedia Colpo di Scena, dal 21 dicembre al 6 gennaio. 

Al Teatro Bracco, invece, Gigi e Ross portano l’arte del cabaret, insieme ad altri comici come Alessandro Bolide, Ivan e Cristiano nella pièce “Tutti insieme”. Al Teatro Diana, Marisa Laurito e Benedetto Casillo, dal 18 dicembre al 5 gennaio portano in scena il capolavoro di Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista

A Natale non possiamo dimenticare la tradizione: al Teatro Politeama, Peppe Barra porta in scena La Cantata dei Pastori. Lo spettacolo, scritto dallo stesso Barra con Paolo Memoli, e liberamente ispirato alla sacra rappresentazione di Andrea Perrucci, sarà in scena dal 20 dicembre al 6 gennaio. 

Un’opera legata al Natale, che ne rispecchia lo spirito di magia, di riscatto e di generosità è il testo del britannico Charles Dickens, The Christmas Carol, portato in scena al piccolo teatro di Piazza San Domenico Maggiore, Il Pozzo e il Pendolo, con protagonisti Paolo Cresta e Carlo Lomato

Al Cilea spazio per la musica partenopea con ospite il cantante napoletano Sal da Vinci, in scena per tutte le festività natalizie con Sinfonie in Sal Maggiore. La programmazione vede anche spazio per uno speciale in occasione del Capodanno, con un repertorio ad hoc curato da Sal da Vinci per iniziare il nuovo anno in musica. 

Sempre musica, ma di altro genere, quello lirico, è protagonista del Natale al Teatro San Carlo che propone lo Schiaccianoci del compositore russo Čajkovskij. L’opera, ormai un appuntamento fisso per il Natale, è tratta dal racconto Lo Schiaccianoci e il re dei topi di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, scritto nel 1816. 

Al Bellini, dal 26 dicembre va in scena Viva Momix Forever: lo spettacolo scritto nel 2015, per celebrare i 35 anni della compagnia, è stato rappresentato nei più importanti teatri di tutto il mondo, riscuotendo un incredibile successo di pubblico e critica. Un’ offerta ampia e affascinante per trascorrere una serata a teatro per allietare le vacanze natalizie, per divertirsi, per godere della buona musica, per riscoprire dei capolavori italiani e stranieri. 



Gestione dei rifiuti in Campania: un'emergenza sempre dietro l'angolo

di Antonio Cimminiello 

"Noi abbiamo liberato Napoli dai rifiuti". E' la frase, a più riprese pronunciata nell'arco dei suoi mandati politici, dal sindaco Luigi de Magistris con riferimento alla città partenopea. Ed effettivamente tra le strade di Partenope non si scorgono più (quanto meno con la medesima "frequenza" ed intensità) le montagne di rifiuti che purtroppo alcuni anni fa minarono l'immagine nazionale ed internazionale, la vivibilità ed il decoro della città. Ma è davvero difficile oggi proclamare, per la Campania intera, il radicamento di un sistema virtuoso di gestione dei rifiuti, la cui mancanza giustificò il primo commissariamento, che risale ormai ai primi anni '90. 

Quasi 30 anni di alti e bassi, e a quanto pare senza tante certezze all'orizzonte. La soluzione più volte ha assunto ed assume un solo nome: esportazione. Da intendere come rimozione delle ecoballe -iniziata, ma ancora a rilento- ma soprattutto come spedizione della "monnezza corrente" in altre città d'Italia, e poi all'estero...e poi? Si, perchè non solo sono cresciuti i costi, ma a quanto le ultime gare indette per garantire lo spostamento dei rifiuti campani non hanno avuto buon esito. 

E' chiaro che la gestione dei rifiuti diviene virtuosa se vi è una capacità di autogestione: ma si può dire che tra le istituzioni sul punto le idee sono veramente chiare? A prescindere dai contrasti insorti politicamente a livello nazionale (che si riassumono nel leit motiv "inceneritori si- inceneritori no"), anche la strategia regionale arranca: a fronte dell'intento più volte manifestato dal Governatore Vincenzo De Luca di installare nuove infrastrutture - quali ad esempio gli impianti di compostaggio - si riscontra la ferma opposizione delle comunità locali- la più recente delle quali è stata quella proveniente dalle realtà di Casoria e San Pietro a Patierno, contrarie al progetto di creazione di due ecodistretti per la valorizzazione dei rifiuti sul proprio territorio- e persino di altre istituzioni, come testimoniato dalla recente bocciatura del Tar Campania, che ha annullato il decreto regionale che autorizzava proprio la creazione di un impianto per la messa in riserva, stoccaggio, recupero e smaltimento di rifiuti pericolosi e non nel territorio di Acerra. 

Quali sono le conclusioni? C' è un sistema che sostanzialmente dipende ancora dall'esterno, da pochi impianti (si pensi al termovalorizzatore di Acerra) e da progetti privi di piena concordia e non del tutto chiari ed incisivi: lo stesso recente "Protocollo sulla Terra dei Fuochi" varato dal Governo del Premier Giuseppe Conte sembra più che altro soffermarsi essenzialmente sul tema della prevenzione e repressione della gestione illecita dei rifiuti, fenomeno quest'ultimo che è arrivato a lambire coi suoi roghi persino la Lombardia. Mentre vicende recenti, su tutte l'emergenza rifiuti che ha coinvolto Torre del Greco (e proprio a causa di fattori concomitanti, che vanno dai problemi interni alla ditta deputata allo smaltimento fino alla presenza di isole ecologiche dove si sversa di tutto) dimostrano che, forse, l'emergenza rifiuti in Campania rimane dietro l'angolo. 

Napoli: la nuova stazione Duomo aprirà nel 2019

di Teresa Uomo 

La nuova stazione metro "Duomo" a Napoli
Ben presto, la città di Napoli potrebbe ospitare la stazione della metropolitana più bella del mondo. La stazione Duomo della Linea 1 della metropolitana di Napoli dovrebbe aprire i battenti nel 2019: anello di congiunzione tra le fermate Università e Municipio, incrementando così ulteriormente i collegamenti del centro storico della città partenopea. Si ritiene possa essere una delle strutture più belle del mondo, se non addirittura la migliore sotto il profilo estetico-artistico. 

I due architetti Massimiliano Fuksas e Doriana Mandrelli hanno presentato ufficialmente il loro progetto lo scorso 14 novembre a Palazzo San Giacomo, alla presenza del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. L’innovativa stazione farà parte del cosiddetto “Metrò dell'Arte”, costituito dalle varie fermate della Linea 1 che rappresentano un vero e proprio fiore all’occhiello per il capoluogo campano. 

La fermata sorgerà presso la cosiddetta Piazza “Quattro Palazzi”, così chiamata perché vi sorgono quattro edifici identici tra di loro. L’apertura della nuova stazione Duomo nel 2019 consentirà ai cittadini partenopei – ed ai numerosi turisti che solitamente visitano il capoluogo campano – di poter accedere agevolmente al cuore della città antica, ossia i Decumani

L’avveniristica e modernissima fermata di piazza Nicola Amore si presenta come una grande cupola di vetro che farà da ingresso alla metropolitana. Secondo quanto annunciato dai due architetti, una volta all’interno sarà come “fare una passeggiata nello spazio”, grazie alla presenza di una serie di pannelli retroilluminati che permetteranno ai passeggeri di avere la sensazione di passare attraverso le varie ore della giornata. La stazione sarà coperta da un’enorme calotta trasparente che darà l’idea di un museo aperto a tutti

La nuova stazione sarà una bellissima passeggiata tra luce e buio. Molto preziosa, con tutto quello che è stato trovato sottoterra. Un progetto all’avanguardia, destinato a dare ulteriore trasparenza alla città di Napoli a partire dal prossimo anno. 

Durante gli scavi archeologici sono stati riportati alla luce reperti che risalgono all’epoca romana, tra cui un tempio del I secolo d.C., un porticato Ellenistico di età Flavia e una pista da corsa del ginnasio. Tra questi circa tre milioni e mezzo di reperti sono stati recuperati a Napoli in 35 anni di lavori. 

Scendere sottoterra talvolta comporta ansia. È stato previsto che si possa vedere la luce del giorno attraverso la cupola trasparente sotto la quale c’è il tempio. Nel piano sottostante, si vedono ancora il cielo e i palazzi di piazza Nicola Amore attraverso una trave scoperta, fissa nel vetro. Ancora più sotto si trovano le banchine, lungo le quali sono montati una serie di pannelli retroilluminati: i colori cambiano, si va dal celeste chiaro all’arancio del tramonto e oltre, alla notte. Sembra essere la passeggiata di un astronauta che dalla luna vede la terra e osserva le fasi del giorno che si susseguono.


Grande successo di pubblico per “L’Amica geniale”

di Luigi Rinaldi

Una scena de "L'amica geniale"
Grande successo di share e di critica per la fiction L’Amica geniale”, tratta dai romanzi di Elena Ferrante e trasmessa su Rai 1. L’Amica geniale è piaciuta tanto in Italia che all’estero: basti pensare che la serie è andata in onda anche sul canale americano HBO, che ha partecipato alla realizzazione della fiction. Il consenso è stato unanime anche oltreoceano: tra le recensioni ottenute dal film spicca quella del New York Times, che l’ha definito un prodotto riuscito al pari di un’istituzione come Game of Thrones

La narrazione comincia con un’anziana signora, Elena Greco, interpretata da Margherita Mazzucco e da Elisa Del Genio (giovane), la cui vita viene scossa dalla scomparsa improvvisa di Raffaella Cerullo, detta Lila, interpretata da Gaia Girace e da Ludovica Nasti (giovane), l’amica più importante che abbia mai avuto. Nel bel mezzo della notte il figlio di Lila, Rino, telefona a Elena, per avvisarla della scomparsa della madre. Elena, con voce dura e perentoria, dice a Rino: “Per favore, una volta tanto comportati come vorrebbe lei: non la cercare”. 

Elena decide di infrangere la promessa fatta a Lila secondo la quale non avrebbe mai raccontato la loro storia, e comincia così a raccontare un’amicizia epica, ambientata nella Napoli degli anni ’50. È una Napoli pericolosa e affascinante, sfondo di un’amicizia durata sessant’anni. Per le due protagoniste bambine la vita si limita al loro quartiere. Non si sono mai avventurate fuori. È nel quartiere, mai citato, che si intrecciano le loro storie con quelle di tantissimi altri personaggi, da Don Achille ai fratelli Solara, da Melina a Donato Sarratore, passando per decine di altre persone. Le due amiche sono le prime della classe. Elena riuscirà a proseguire gli studi. Lila, a causa della povertà e dell’ignoranza del padre, non andrà alle medie. La narrazione parte da qui, per arrivare a percorrere 60 anni di amicizia di Lenù e Lila

Le riprese della prima stagione sono iniziate nell'ottobre 2017 e si sono concluse nel giugno 2018, svolgendosi a Napoli, Ischia, Caserta, Marcianise e Spiaggia di Fontania. La selezione del cast è durata quasi un anno, durante il quale sono stati esaminati ben cinquemila candidati di tutte le età. Elena Ferrante ha chiesto espressamente l'impiego di attori bambini dilettanti: «I bambini attori ritraggono i bambini come gli adulti immaginano che dovrebbero essere. Invece i bambini che non sono attori hanno qualche possibilità di uscire dallo stereotipo, specialmente se il regista è capace di trovare il giusto equilibrio tra realtà e finzione».

Tra l’1 e il 3 ottobre 2018, infatti, i fan dei romanzi di Elena Ferrante hanno potuto vedere in anteprima i primi due episodi della serie in alcuni cinema di tutta Italia. Molti appassionati, dunque, avevano già visto le puntate andate in onda martedì 27 novembre. Eppure hanno deciso di premiare lo stesso la serie, riguardandola in tv. Una conferma di quanto siano state apprezzate dal pubblico sia la storia scritta dalla Ferrante che la fiction diretta dal regista Saverio Costanzo

L’amica geniale, la serie tv tratta dal romanzo bestseller di Elena Ferrante, avrà ufficialmente una seconda stagione. A comunicarlo è Casey Bloys, il presidente di HBO, coproduttore della serie insieme alla Rai. Bloys, ha dichiarato: «Siamo entusiasti che l’epica storia di Elena Ferrante abbia avuto un impatto così forte tra telespettatori e critici. Non vediamo l’ora di continuare il viaggio di Elena e Lila». Fabrizio Salini, amministratore delegato RAI, ha commentato, entusiasta del successo internazionale ottenuto dalla serie: «RAI è tremendamente orgogliosa dello straordinario successo de L’Amica Geniale. È un traguardo importante che conferma il nostro impegno a concentrarci sulla co-produzione internazionale e sul valore del talento italiano». 


La Normale non sbarca a Napoli: saltato l’accordo, la Scuola Superiore Meridionale in stand by

di Antonio Ianuale

Svolta clamorosa nell’affaire Scuola Normale a Napoli: l’ateneo pisano avrebbe dovuto aprire una sede distaccata a Napoli, in collaborazione con l’ateneo napoletano Federico II come previsto da un emendamento, approvato dalla Commissione Bilancio e contenuto nel Decreto fiscale collegato alla Legge di bilancio, che istituiva appunto la Scuola Normale Superiore Meridionale. L’accordo raggiunto prevedeva una sperimentazione triennale, al termine di questa, era prevista una valutazione da parte dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, che se favorevole, avrebbe portato al consolidamento e all’indipendenza della Scuola Normale Superiore Meridionale. 

L’idea era nata dalla volontà del rettore della scuola Normale Vincenzo Barone in collaborazione con quello della Federico II, Gaetano Manfredi: il piano prevedeva nei prossimi tre anni dei dottorati a numero chiuso, ospitati presso i locali della Federico II e con l’ausilio dell’ateneo partenopeo. 

La sede era stata individuata in uno dei locali di Via Mezzocannone, strada che ospita numerosi locali destinate alle attività universitarie. Sembrava tutto pronto per l’istituzione della sede distaccata a Napoli con i corsi attivi per l’anno accademico 2019/2020, ma sembra essere saltato tutto proprio in questi giorni. 

Il progetto ha destato perplessità e dure critiche negli organi politici della città toscana e anche all’interno dell’ateneo: contrario al progetto è il sindaco di Pisa Michele Conti che non ha usato molti giri di parole per stroncare senza appello il progetto: “Non è smembrando una delle eccellenze del mondo universitario di questo Paese - afferma Conti - che si favorisce la ricerca o la divulgazione delle conoscenze. La maggioranza di governo ci ripensi, si ravveda, faccia marcia indietro sull'istituzione di un inutile distaccamento meridionale". 

Anche altri esponenti del Consiglio comunale pisano hanno sottolineato le loro perplessità a riguardo, sostenendo la necessità di investire risorse sulla scuola Normale di Pisa, e non suo distaccamento. Stessa reazione anche da parte degli studenti della Normale che preoccupati, hanno chiesto al rettore la convocazione della Conferenza d’Ateneo per discutere del progetto. La svolta è arrivata dopo l’incontro del sindaco con il Miur a Roma che ha definitivamente azzerato il progetto. 

Il primo cittadino pisano ha lasciato la sua soddisfazione ad un videomessaggio dove esulta per la clamorosa svolta: “la Scuola Normale è salva. Rimane la Scuola Superiore Normale, al sud non verrà istituita nessuna sede secondaria, l'università rimane unica e nella nostra città. Una battaglia vera per Pisa, la dimostrazione che quando le amministrazioni locali insieme ai deputati eletti lavorano per il territorio i risultati arrivano. Io credo che si debba tornare indietro di 40 anni per trovare risultati eccellenti come quello di oggi. Noi l'abbiamo fatto per il territorio e la nostra città che amiamo tantissimo". Ma la Federico II non vuol certo rimanere con il cerino in mano e anche con l’ausilio del Governo, che aveva finanziato la sede distaccata a Napoli, sembra voler continuare nel progetto anche senza fregiarsi del marchio della Normale: la Scuola Superiore Meridionale nascerà grazie alla sinergia tra l’Ateneo Federico II, la Federazione delle Scuole Superiori e il Miur. 



A Napoli la vita è felicità. E lo dimostra uno studio di settore

di Teresa Uomo 

Tutti noi siamo accomunati dallo stesso desiderio: essere felici! La felicità è il fine ultimo di tutte le scelte che facciamo. Quando si parla di felicità ognuno dà un senso diverso a questa parola. C’è chi identifica la felicità con un momento di euforia per qualcosa di straordinario che entra nella propria vita, o per un regalo, o per un incontro inaspettato, o per un obiettivo raggiunto. C’è chi invece identifica la felicità in quel sentimento di benessere, di pace interiore che si raggiunge quando si è in armonia con se stessi e con il mondo, quella serenità appagante che ci fa essere contenti e compiaciuti della nostra esistenza, e che ci resta nonostante le difficoltà della vita, nonostante gli alti e bassi, nonostante tutto. 

Si può imparare ad essere felici. Da dove si parte? Dalla mente umana, perché è proprio lei la principale artefice della nostra felicità o infelicità. Secondo i neuroscienziati la mente produce circa 60mila pensieri al giorno, ed è dalla qualità di questi pensieri che dipende gran parte della qualità della nostra esistenza. 

E se, dunque, si vuol vivere una vita fatta di felicità bisogna stare a Napoli, visto che nel resto d’Italia la depressione la fa da padrona. Si sostiene che la depressione stia diventando sempre di più la “malattia degli italiani”. Secondo l’Osservatorio Mondiale della Sanità c’è una grande diffusione della depressione nel Bel Paese. Stando alle ricerche, questa gigantesca diffusione è stata registrata soprattutto nei paesi economicamente poco sviluppati. Ad andare contro tendenza è Napoli

La cosa ha reso orgoglioso anche il Sindaco de Magistris, il quale ha detto che amiamo la nostra città, e questo amore ci ha portato a crescere talmente tanto che negli ultimi anni tutti vogliono venire a Napoli. Qui impari ad apprezzare le bellezze che la storia ci ha preservato da secoli, andirivieni di turisti e città affollate, le file chilometriche nelle pizzerie e nelle pasticcerie, i teatri che coinvolgono i bambini, ed anche i panni stesi che affacciano sulla città. 

Napoli è una città con mille problemi, ma nonostante ciò, non esiste la tristezza poiché c’è un modo di vivere fatto con la filosofia dell’accontentarsi di quello che si possiede. È una città in cui si mescolano cuore, entusiasmo, passione, generosità. Ci si innamora subito di questo luogo. Ci si innamora dei contrasti tra la moda e la vita, tra il moderno ed il classico, e ci si innamora della gente perché sono tutti molto sinceri ed espressivi. E' proprio così. Napoli è una città con un grande cuore. 



Protocollo "Scuole sicure": l'intesa tra Prefettura e Comune di Napoli

di Antonio Cimminiello 

Dal 2007 ad oggi in Italia le persone segnalate come consumatrici di sostanze stupefacenti sono state non meno di 30.000 circa ogni anno. Numeri certamente importanti, che lo diventano ancora di più se si tiene conto, con riferimento al solo anno scorso, della sorprendente crescita del consumo di droga tra i minori (4493 assuntori tra questi ultimi nel 2017 per la precisione), fenomeno questo molto probabilmente alimentato da recenti trend preoccupanti. Su tutti la "vicinanza" dello spaccio, che avviene sempre più in luoghi -come le scuole- che dovrebbero essere luoghi di formazione veramente sicuri, nonchè ad opera di giovanissimi stessi, pusher in erba anche se provenienti da contesti familiari e sociali non degradati e comunque "senza problemi" quanto meno in apparenza. 

Istituzioni come la Prefettura di Napoli e lo stesso Comune partenopeo hanno mostrato di tenere in considerazione questo fenomeno, come testimoniato dalla recente sottoscrizione da parte di tali enti del protocollo denominato significativamente "Protocollo scuole sicure". Lo strumento prescelto, come sua natura, non prevede specifici interventi nell'immediato, ma si traduce innanzitutto nell'assunzione di un impegno, quello cioè dell'adozione e varo di strategie condivise, tali da vedere impegnati i due enti nel raggiungimento dell'obiettivo di "...rafforzare la sicurezza e l'attività di prevenzione e di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti nei pressi degli istituti scolastici". 

Strategia congiunta, "... sia in chiave preventiva che di controllo del territorio", significherà tra le altre cose impiegare nei luoghi sopra indicati tanto la Polizia Locale che le altre Forze di Polizia, in maniera coordinata. Sempre in via anticipata, il Protocollo prevede la possibilità di contrastare anche "dall'interno" il consumo e diffusione di droga tra i giovanissimi, attraverso l'implementazione di sistemi di videosorveglianza ma anche con l'organizzazione di percorsi formativi, all'interno delle scuole, in grado di garantire un'adeguata conoscenza sul tema della droga in generale. 

Il Protocollo in questione -sottoscritto ufficialmente dall'Assessore Alessandra Clemente per il Comune, dall'Assessore Sonia Palmeri per la Regione e dal Prefetto di Napoli Carmela Pagano- sembra comunque già vedere avviato il proprio iter attuativo, visto che il Ministero dell'Interno ha già accolto la domanda di finanziamento del progetto avanzata dall'Ente del sindaco Luigi de Magistris, con un impegno di spesa complessivo che sarà pari a più di 243.000 euro. Senza dubbio un primo ed importante passo in avanti, in attesa della predisposizione degli interventi concreti veri e propri che daranno attuazione al Protocollo.