di Luigi Rinaldi

Eppure di esempi di doping nel calcio ce ne sono moltissimi, anche se si tende a parlarne poco. Non mancano nomi illustri che oltre alle vicende sportive, sono andati alla ribalta dei media per aver utilizzato una sostanza proibita o l’altra. Andando indietro nel tempo, molti calciatori famosi si sono trovati a fare i conti con il famigerato nandrolone, uno steroide anabolizzante riscontrato, nei primi anni del nuovo millennio, su giocatori del calibro di Edgar Davids, Frank De Boer e addirittura Josep Guardiola, attuale allenatore del Manchester City.
Qualche anno fa, il Sunday Times, il più famoso quotidiano britannico, uscì, in prima pagina, con il sospetto di abuso di steroidi da parte di giocatori all’interno di competizioni Uefa. Un’indagine voluta proprio dal massimo organismo calcistico europeo avrebbe raccolto 68 casi sospetti o atipici nei risultati delle analisi delle urine su 879 giocatori testati nel periodo 2008-2013.
Tuttavia la stessa Uefa immediatamente cercò di minimizzare lo scoop del giornale britannico, adducendo la mancanza di prove scientifiche tali da consentire l’apertura di procedimenti sanzionatori per abuso di sostanze dopanti. Ha suscitato molto clamore il caso Sergio Ramos, trovato positivo dopo la finale di Champions League, vinta dal Real Madrid sulla Juventus in quel di Cardiff.

Anche in questo caso la Uefa ha deciso per l’archiviazione, accettando le scuse e le spiegazioni del medico del Real, il quale, alla vigilia della partita, per errore, aveva comunicato l’assunzione, da parte di Sergio Ramos, di un altro farmaco simile ma non proibito, il Celestone Cronodose.
La vicenda ha destato tante perplessità, non solo per le decisioni assunte dalla Uefa, ma, soprattutto, per il fatto che non se ne sia minimamente parlato subito dopo la finale di Cardiff. Con i diretti interessati che hanno gestito il tutto in silenzio, preoccupati di non alimentare polemiche. Ancora troppi tabù nel mondo del calcio forse perché gli interessi economici e mediatici non ne consentono il superamento.
Nel calcio non si può parlare di omosessualità così come non si può parlare di doping. Sembra che il solo fatto di parlarne possa danneggiare l’immagine dello sport. Chissà se è vera la notizia diffusa da un giornale spagnolo, “Sport”, secondo la quale l’associazione mondiale antidoping, nel 2020, potrebbe mettere al bando anche sostanze come la caffeina e la nicotina. Il sistema calcio consentirà mai un definitivo addio alla vita normale per gli atleti?
Nessun commento:
Posta un commento